C'era puzza di umidità e di chiuso in quel piano
dell'edificio, puzza di morte. I gradini delle scale scricchiolavano. La
striscia gialla dinanzi all'ingresso che recitava "CRIME SCENE - DO NOT ENTER" era stracciata: qualcuno era entrato in
quella casa abbandonata prima di me. E forse quel qualcuno eri tu, Eric...
Aprii la porta – che emerse un cigolio sinistro – ed
entrai guardandomi attentamente intorno, cercandoti. Tentai di non far caso al disordine e al ciarpame sparso sul pavimento
logoro...
-Eric?-, domandai.
Niente. Feci una smorfia.
-Sarah, tu stai
diventando pazza...-, mormorai.
Pretendere di aver visto una persona morta non era
normale... per giunta, quella stessa persona mi aveva anche salvata
da una macchina! Sì, forse stavo dando di matto...
Un ciuffo bianco compave dinanzi a
me emettendo un... miagolio?!
-Gabriel!-, esclamai
accovacciandomi per accarezzare il tuo, il vostro bellissimo gatto bianco.
-Pensavo che fossi morto...-, sospirai prendendolo in braccio. -Ma invece sei vivo, vero?-, sorrisi.
"Gran bella scoperta, Sarah...", pensai
sarcastica.
Una puzza di bruciato attirò la mia attenzione. Mi guardai
attorno finché non ne scoprii la fonte: il camino. Mi avvicinai titubante: non
era mica entrato un piromane? Forse voleva bruciare l'appartamento... come se
non fosse abbastanza provato. Poi mi accorsi di qualcosa che giaceva sul
pavimento proprio dinanzi al camino. Mi avvicinai con ancora Gabriel in braccio
e mi accorsi che si trattava di un pezzo di carta; o meglio, di una fotografia.
Ritraeva voi due che ridevate ed era bruciata per metà dal lato in cui vi era
il tuo volto.
La feci cadere a terra. Ora tornava
tutto.
Lasciai andare Gabriel e m'incamminai
per la stanza.
-Sapevo che eri tu-, dissi, continuando a cercarti. Esitai:
-Anche se hai il trucco-. Guardai in una finestra rotta di una porta che dava
su un'altra stanza. Non c'eri.
-L'ho capito da quella frase...-,
la mia voce stava iniziando a incrinarsi. -Hai detto... "Non può piovere per sempre"...-, mormorai.
-E' un verso della tua canzone-, continuai con voce
un po' più alta. Guardai dietro una trave di legno. Storsi la bocca e mi
diressi nuovamente verso il centro della stanza.
Qualcosa svolazzò accanto il
soffitto. Alzai lo sguardo e lo vidi.
Il corvo.
Quello che si appostò anche sulla tua
tomba, qualche giorno fa... era come se mi guardasse. Come se mi
aspettasse, a dire il vero.
Forse era diventato un tuo compagno... una specie di
mascotte come nelle squadre di football, chissà... ciò significava che anche tu
eri lì... sì, eri lì... riuscivo a percepire la tua presenza, forte e nitida...
ma allora perché non ti mostravi ai miei occhi? Avevi forse paura delle mie
reazioni vedendoti ricomparire?
-Fatti vedere, lo so che sei qui-, dissi,
continuando a cercarti con gli occhi. Anche solo uno
sguardo mi sarebbe bastato... anche solo un'ombra... giuro, mi sarei
accontentata di tutto, l'importante era che non sfuggissi da me...
-Mi mancate-, confessai mormorando.
-Tu e Shelly-. Abbassai il capo. Pensare a voi mi
faceva sempre formare un magone alla gola. -Mi sento
così sola senza di voi...-.
Aspettai... non potevi essere sordo
anche alla mia ultima confessione...
No, nulla: non ti facevi vedere. Alla tristezza sopraggiunse
il dispiacere. Il dolore. La frustrazione. Poi la rabbia. Rabbia nei miei
confronti, che mi ero illusa che tu ci tenessi ancora a me; rabbia nei tuoi
confronti, che eri così vigliacco da non uscire allo
scoperto; rabbia per il corvo, che continuava a fissarmi con i suoi occhi
luccicanti senza fare nulla - come se mi aspettassi che uno stupido uccello
potesse fare qualcosa di speciale; e rabbia per la mia debolezza: le lacrime
non mi avrebbero risparmiata per molto. E io odiavo
mostrarmi debole.
-Basta!-, conclusi, afferrando lo skateboard con veemenza e dirigendomi verso l'uscita.
-Pensavo che mi volessi bene-.
Sul muro di fronte a me comparve un'ombra. Un'ombra che
conoscevo fin troppo bene.
-Sarah...-.
Sgranai gli occhi. Non era possibile...
Mi voltai.
E ti vidi, finalmente. La tua
figura slanciata si stagliava nella luce serale, quel fisico e quei capelli li avrei riconosciuti ovunque...
-Ti voglio bene-, mormorasti.
Io lasciai cadere lo skate e
sorrisi, felce.
Corsi verso di te, in preda alle lacrime. Tu ti abbassasti e
allargasti le braccia. Mi vi tuffai senza indugi.
Il tuo profumo era proprio come lo ricordavo. Non fui capace
di fermare il pianto, ma non m'importava più di tanto. Ti mi accarezzasti i
capelli e io ti strinsi più forte.
Non ti avrei mai lasciato andare. Mai più. Non potevi
abbandonarmi di nuovo.
La pioggia cominciò a scrosciare, lenta, irrefrenabile: il
cielo aveva assitito a quella scena e si era
commosso...
Ma mi consolò pensare che presto
l'acquazzone sarebbe terminato e il sole si sarebbe fatto strada nel cielo,
trionfante.
Come avevi sempre detto tu...
"Non può piovere per sempre"...
ANGOLO DELL’AUTRICE
Sì,
forse non è un granché… un po’ troppo breve, in effetti… ma
ci tengo molto a questa ff. Dopotutto, la scena narrata è una delle mie
preferite, che riesce sempre a commuovermi. E poi Sarah è una bambina
sensazionale, nel contempo fragile e forte… le
avversità della vita l’hanno formata e segnata… le voglio un mondo di bene,
proprio come Eric^^
Bene,
non ho nient’altro da aggiungere se non che ho
pubblicato questa FF anche su FB, nella mia pagina (quindi non ho copiato un
bel niente u.u).
Anzi,
vi posto anche il link: http://it-it.facebook.com/notes/le-migliori-frasi-del-film-il-corvo-3/cera-puzza-di-umidita-e-di-chiuso-in-quel-piano-delledificio-puzza-di-morte-i-gr/123834894324032
Uuuuh funzionaaa!!**
Bene, ora sì che mi divertirò… muahahahaaa!!
Ok
basta u.u
La
smetto di tartassarvi e vi lascio!! Ciaoo a tuttiiii!! :D
MissProngs