MI
DICEVANO CHE PRIMA O POI TUTTO SAREBBE FINITO.
NON CI HO MAI CREDUTO.
Mi
dicevano che prima o poi tutto sarebbe finito, ma io nn
vi ho mai creduto. Mi dicevano esci e
divertiti, non ci sarà più tempo per fare queste
cose, ma non mi è mai
passato per la testa che queste parole sarebbero state vere; avevo
ancora tanto
tempo a dispozione e mi sembrava che non potesse finire mai, per questo
non ci
ho mai pensato seriamente. Questa notte qualcosa dentro di me
è cambiato, in un
modo del tutto inaspettato, sono in un qualche modo cresciuto, anche
solo per
il fardello che mi tocca portarmi dietro.
La scuola è finita, gli studenti gridano, gioiscono, si
lanciano in azioni
folli e di puro divertimento: finalmente vacanza! Dopo aver passato
un’intero
anno dentro quelle mura, ora ci si può divertire senza dover
studiare, la sera
si può stare fuori molto più a lungo del solito,
mare, sole ... Per me non è
tutto rosa e fiori. Mi mancano di già le mie abitudini,
l’arrivare di corsa in
box, prendere la moto, seguire il mio amico fino a scuola e
lì rompermi a
sentire lezioni noiosissime di greco e latino; in tutto questo,
però, ero
felice, perchè sapevo di avere al mio fianco amici che mi
avrebbero fatto
ridere, avremmo fatto tante stupiderie una dietro l’altra,
senza pensarci e ci
saremmo veramente goduti la vita. Ora per tre mesi non so cosa fare, il
caldo
sarà insopportabile, l’ombra non
porterà refrigerio, la malinconia e la voglia
di rincominciare inizieranno a farsi strada, come succede tutti gli
anni,
prepotentemente.
Stamattina, non riuscendo a dormire, mi sono alzato di buon ora, ho
preso
casco, chiavi e un quadernino e mi sono deciso a fare un giro in
qualche parco
per prendermi del tempo in pace per pensare. La voglia mi è
presto passata,
perchè sono passato vicino a dove giocavo a calcio un
po’ di anni fa, e mi sono
voluto fermare. Vedere bambinetti che rincorrevano un pallone,
esattamente dove
l’avevo fatto io, riconoscere quei campi e quegli spogliatoi
dove ho passato
miglialia di pomeriggi ogni anno, le porte e i palloni che sembravano
salutarmi, le vecchie scritte che ho lasciato con i miei compagni,
ancora lì in
bella vista. Poi il saluto dei miei vecchi dirigenti e il loro stupore
nel
rivedermi da quelle parti, il fatto che mi hanno chiesto dove giocassi
adesso e
i loro complimenti mi hanno riempito di gioia, a dimostrazione che i
ricordi e
la malinconia servono, e che da un ricordo lontano ne derivi quasi
sempre anche
uno più recente, che si aggiunge a quello.
Rimesso il casco e riacceso il motorino, ho preso la palla al balzo e
sono
andato a vedere anche gli altri posti più simbolici ed
importanti dell’ultimo
anno, per cercare di rivivere altre emozioni forti come quelle che
avevo
vissuto. Sono tornato, com’è naturale, ad Opera, e
sono andato a cercare tutte
le strade nelle quali sono salito per le prime volte su una moto; mi
sono
ricordato di quando Ale veniva da noi esclusivamente per fare
chilometri, e noi
prendevamo la scusa per usare la moto e divertirci a cambiare marce.
Non vedevo
la strada, negli occhi avevo
ancora le
immagini di quelle volte, non stavo guidando la mia moto, ma la sua.
La cosa veramente importante è che ho trovato il vero potere
dei ricordi:
farteli rivivere ancora una volta, cambiando o magari migliorandoli,
sempre
facendoteli avere ben stampati nella mente. Tornato a casa, ovviamente
non
avevo scritto che poche righe, forse una decina, ma sapevo che da
quelle poche
righe sarebbe nata dentro di me una convinzione, quella che ora sto
malamente
cercando di riportare qui, la mia certezza su quello che
accadrà. E se tutto
dovrà cambiare, che lo faccia, cambi pure. Se siamo
destinati a non vivere più
certi momenti, questi non se ne andranno mai, ma rimarranno dentro di
noi. Se
non parliamo più come prima con una persona, non vuol dire
che l’abbiamo persa,
ma che le nostre strade si sono allontanate, ma potremo sempre farle
riavvicinare proprio grazie ai nostri ricordi e a ciò che
abbiamo in comune.
Una paura mi è rimasta, in fondo: tutto ciò che
mi sono ricordato oggi, e che
mi ritornerà in mente in futuro, è solo
l’ultimo strato, e sbiadito, dei miei
ricordi. Temo che domani non mi ricorderò più di
quella strada fatta sulla sua
moto, ma di quello che ho fatto oggi, che l’ultimo fatto si
posi come un velo a
coprire quello vecchio. Temo che un ricordo possa sbiadirsi col tempo,
anzi lo
farà, e non sarà sempre una cosa positiva. Certi
momenti vorresti riviverli in
eterno, vorresti che il tempo si fosse fermato, ma non
succederà; quindi perchè
non possiamo smettere di pensarci e viverne altri intensi allo stesso
modo, che
più nuovi sbiadiranno dopo e ci faranno rimanere questo
piacere più a lungo?
Forse è proprio questo il trucchetto, forse dobbiamo solo
cercare di non
lasciar scomparire un ricordo, ma di donargli nuovo colore prima che
sia troppo
tardi. Ognuno di noi si ricorda di azioni che ha fatto e che ora sa
perfettamente essere stupide, ma perchè ogni volta che
guardiamo al nostro
passato queste cose ci fanno piacere? Perchè vorremmo che
quel ragazzino ormai
lontano dal mondo esterno, riuscisse a tornare ancora per un solo
secondo dalla
nostra mente? La risposta che mi sono riuscito a dare è una
sola, ma è
complessa. Io penso che ci faccia piacere pensare a qualcosa, ma
ricordandola,
vorremmo essere lì a viverla e per questo che nasce la
malinconia, la
malinconia di non riuscire a far rivivere quei momenti.
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