It's nobody's business but ours (titolo provvisorio)
Quando
scesi dalla limousine sembrò quasi fossi passato dall'ombra
alla
luce. In effetti, materialmente, era stato così. Quella
grossa
macchina, color nero pece, lucida e dai finestrini altrettanto scuri mi
aveva sempre dato un senso di chiuso e di oscurità. Forse
era
stato anche il fatto che, a parte l'autista, avevo viaggiato da solo,
ma appena aperto lo sportello, non fu solo la luce ad investirmi,
ma anche un'infinità di voci, e di urla. Normale
amministrazione, certo, ormai non ci facevo più caso, solo
che
quella volta mi ero parecchio assentato durante il viaggio, in una
sorta di trance e mi
ero trovato quasi impreparato davanti la marea sempre più
agitata di
gente che si trovava fuori. In realtà,
ero stato sovrappensiero già dalla mattina, tanto che sia
mia madre che mia sorella mi
avevano richiamato con aria interrogata.
Il pensiero era lo
stesso, ricorrente, ormai da molto più di un
anno a quella parte, che avevo cercato di ignorare all'inizio...Si, ci
avevo provato...
Poi, qualche chiamata,
qualche incontro, e tutto il periodo precedente,
di promozione del film (che sarebbe terminato a breve) più
che
aiutarmi, mi aveva messo molto in difficoltà.
"Jake!"
Qualcuno mi
chiamò qualche metro più in là dalla
mia posizione e decisi finalmente di allontanarmi da quella macchina e
mettere piede sul Red Carpet che portava al Kodak Theatre, dove, come
ogni anno, si sarebbe svolta la cerimonia di premiazione più
importante di tutto il mondo del cinema: Gli Oscar.
Mi
ritornò in mente, così, d'improvviso, che
quell'anno, per la prima volta nella mia vita, ero stato candidato in
una delle categorie, proprio grazie al film che stavo promuovendo.
Certo, la categoria come migliore attore non protagonista non contava
poco, e non ero per niente invidioso della nomination che aveva avuto
invece il mio collega, Heath Ledger, quella del miglior attore
protagonista, che, ne ero convinto fino all'osso, meritava
tutta. Lui non solo era stato bravo, ma aveva davvero fatto suo il
personaggio. Lo aveva reso così fragile ma allo stesso tempo
impulsivo, così misterioso e...affascinante....e...
"Ok, Jake, stai pensando
a Heath (di nuovo) e non ad Ennis Del Mar.
Datti una calmata che questi pensieri non ti aiutano." dissi tra me e
me facendo poi un sospiro e inumidendomi le labbra con la lingua.
Qualcuno
bussò con la mano su una delle mie spalle, chiamandomi
e mi girai di scatto, salutando due persone anziane che, non ne ero
sicuro, dovevano essere amici dei miei genitori. Dopo qualche frase di
circostanza e innumerevoli saluti, mi rimisi di nuovo al centro del
tappeto rosso e cominciai a camminare. Fui fermato da diverse persone
ancora, compresi giornalisti e fotografi, ma almeno mi
servì,
per distrarmi. Solo che ogni volta che salutavo qualcuno e rimanevo da
solo, aveva una
paura strana, che non sapevo spiegarmi, di incontrarlo e non riuscire
più a spiccicare parola per tutta la giornata. Ok, era vero,
ci
eravamo visti da poco, ormai si era arrivati all'inizio del terzo mese
del 2006 e ci eravamo visti si e no circa quattro o forse
più
volte sia a gennaio che a febbrario, per le altre cerimonie di
premiazione e eventi pubblici.
Ero stato da dio. Quanto
ci eravamo divertiti! Sopratutto durante gli eventi in cui lei non
c'era.
Lei, Michelle, non la
odiavo. Non ce la facevo. Eppure un'altra
persona al mio posto lo avrebbe fatto. Avrebbe provato rancore eterno
per colei (o colui) che gli aveva portato via l'unico vero amore della
sua vita.
"Che romanticone che
sei...e anche fin troppo sognatore. Svegliati
Jake! Stiamo parlando di Heath e Michelle, che hanno anche una
figlia..."
Che dolore allo stomaco,
feci una smorfia, sperando che nessuno se ne
accorgesse. Pensavo ancora a lui. Che illuso. Si, illuso. Continuavo a
fare pensieri e sogni su di lui, rimanendo però in disparte,
senza
fare nulla. E come avrei potuto fare qualcosa? Avevamo terminano di
girare Brokeback Mountain con Heath e Michelle belli e fidanzati ormai
già da un pò e poi avevano anche una figlia,
una bellissima bambina di cui ero padrino. Non sarei mai riuscito ad
odiare neanche
lei.
Il problema ero io, che
continuava a credere nell'impossibile.
"Sicuro che sia impossibile?"
Ecco, erano questi
pensieri del cazzo, queste false speranze che mi
facevano andare in bestia. Ma perchè continuavo a sperare?
Io e Heath avevamo
passato molte serate insieme, a ridere e scherzare,
a parlare di tutto, ma mai si era sbilanciato troppo o
nemmeno mi aveva fatto intendere qualcosa, quel qualcosa in cui io
invece speravo. Forse ero impazzito, si...
"Ehi ciao bello!" sentii
arrivare una forte pacca sulla spalla e un
mezzo secondo dopo mi ritrovai a salutare Will Smith, con cui parlai
per diversi minuti.
"Allora in bocca al lupo
Jake, io tifo per te!" terminò lui
riferendosi alla nomination e facendomi un occhiolino che ricambiai
salutandolo con la mano.
Se solo avessimo parlato
di più, forse non avrei mai avuto
quella bellissima
visione
davanti agli occhi, in formato gigante, sorridente, che
teneva per mano una dama dal vestito giallo.
Heath e Michelle stavano
per essere intervistati e molti tra gli
schermi posizionati in alto, tra la folla e la struttura li ritraevano
in procinto di parlare.
Non fui sicuro di aver
sentito tutto il discorso che fece. La mia
mente, i miei occhi e il corpo tutto erano stati impegnati ad osservare
il suo di corpo. Il suo viso con la barbetta ben curata, i capelli
ormai cresciuti e con diverse ciocche alzate in avanti con un
pò di gelatina, pettinatura simile a quella che aveva avuto
ai
DGA, quel sorrisetto, molto nervoso, ma allegro allo stesso tempo e
quello smoking che, cavolo, gli calzava a pennello. Trattenni il
respiro per qualche secondo con il cuore a mille e mi schiarii la voce
da solo come fossi stata un' altra persona accortasi della situazione e
le mie gambe per fortuna si mossero quasi da sole verso un altro punto
del tappeto rosso, che a dire il vero quel pomeriggio sembrava
davvero immenso, dove George Clooney si stava sbracciando salutandomi e
invitandomi a raggiungerlo. Parlai con lui e con sollievo sentii di
essere tornato me stesso. Mi scapparono due o tre battute e risi a
crepapelle alle sue fino a quando non fummo raggiunti da altri
colleghi, compreso Heath. Mi salutò con un gesto
della
testa, a cui risposi sorridendo, provando un'euforia immensa. Ci
rivolgemmo qualche sguardo di sfuggita e solo dopo una decina di minuti
potemmo
avvicinarci e scambiarci qualche parola in confidenza. Fece un sopiro.
"Ehi...come sta
andando?" gli chiesi dandogli una leggera pacca sulla spalla
Lui dondolò
la testa "Bene...non mi ricordavo ci fossero così tante
persone però"
Risi e Heath mi fece
l'occhiolino, cosa che mi fece salire il cuore in gola per un attimo.
"Comunque stai andando
benissimo dai..." continuai e lui, che aveva
rivolto lo sguardo verso gli schermi, mi guardò di nuovo.
"E se posso dirlo..."
non seppi neanche come quelle parole mi uscirono di bocca "Sei
bellissimo stasera..."
Mi rivolse uno sguardo
sorpreso che poi abbassò. Non disse
più nulla, fece solo un mezzo sorriso ringraziandomi e si
girò per raggiungere Michelle, rivolgendomi un ultimo pseudo
saluto con la mano.
Mi diedi dell'idiota,
cretino, stupido, e ancora una volta illuso.
Ok, però, ero
un idiota, cretino, stupido innamorato.
*
Ero confuso. C'era
qualcosa che non quadrava.
Presi per mano Michelle
e ricambiai il sorriso che mi stava facendo,
l'ennesimo da quella mattina e le feci segno con la testa di entrare.
"E Jake? Cosa sta
facendo? Aspettiamolo..." mi disse
"No lascia stare...ha
detto che ci raggiunge" le risposi semplicemente,
inventandomi una scusa e girandomi di sfuggita verso di lui, fermo,
nello stesso punto in cui lo avevo lasciato ma con lo sguardo rivolto
altrove. Strinsi la presa ancora di più e con un altro mezzo
sorriso finalmente raggiungemmo l'entrata del teatro ed entrammo.
Non avrei voluto
lasciare Jake così, senza rispondere, ma quelle
parole mi avevano leggermente scosso. Era anche vero che esclamazioni
del genere, lui ne aveva sempre fatte, non solo rivolte a me, ma quella
mi sembrò diversa. Il tono che aveva usato era stato
diverso,
più serio e convinto, e il suo sguardo la diceva lunga.
Avevo
incontrato i suoi occhi grandi e azzurri tante volte da quando ci
eravamo conosciuti, sopratutto negli ultmi mesi. Li avevo sempre
trovati affascinanti, e così grandi da potermici perdere
dentro.
Di occhi chiari ne avevo visti tanti nella mia vita, ma quelli di Jake,
il suo modo di rotearli e di piazzarli prima verso i miei e poi verso
le mie labbra mi aveva sempre lasciato senza fiato e dovevo ammetterlo,
all'inizio avevo cercato di non farci caso, ma poi, non ci ero
più riuscito, mi attirava troppo e mi piaceva molto quando
lo
faceva. Non seppi esattamente definire il sentimento che potesse aver
portato Jake a tali attenzioni verso le mie labbra e i miei sentimenti
verso quel piacere che mi provocava notandolo e assecondandolo. Ok,
forse lo sapevo, ma non non ne avevamo mai parlato, supponendo ci fosse
davvero quel qualcosa di cui parlare. Come al solito,mi stavo facendo
dei pensieri contorti in testa, tanto da non sentire le parole che
Michelle mi stava dicendo.
"Scusa...ripeti...non ho
sentito" per fortuna in sala c'era una confusione tale da giustificare
quella mia esclamazione.
"Ho detto che stiamo
lì...proprio vicino al corridoio...in prima fila"
Seguì le sue
indicazioni e notai, per niente felice, che eravamo
posizionati proprio sotto al palco, ovviamente, ma forse anche troppo.
Annuii e mi lasciai trascinare fino alle nostre poltrone dove ci
sedemmo quasi subito, giusto il tempo di aggiustare il vestito di
Michelle e posizionarlo in modo che non si stracciasse.
Fece un sospiro euforico
e ancora una volta sorrise prendendomi la
mano. Era davvero adorabile quel giorno, era riuscita con le sue parole
e i suoi gesti a tranquillizzarmi, visto che eventi del genere mi
avevano sempre messo a disagio, e anche in quel momento
riuscì a
farmi rilassare di nuovo. Aveva in quei mesi, dimostrato di essere una
brava madre, e anche se Matilda era arrivata senza veri
programmi, non sarei
potuto essere più contento di aver
affrontato la cosa con lei. Stavo bene, questo si, però
c'erano
dei momenti in cui sentivo che mancava qualcosa, che ,appunto, quella
sensazione che provavo quando Jake mi rivolgeva le sue attenzioni era
così forte e a volte così lontana che avrei
voluto
trovare il modo per poterla vivere sempre. Avrei dovuto sentirmi in
colpa? Pensare che Jake ci provasse con me nonostante avessi una
compagna e una figlia? Forse avevo solo frainteso, ci avevo dato troppo
peso, ci avevo pensato troppo
Da
troppo tempo.
"Ehi
però smettetela dai...così mi farete morire
d'invidia!"
Sentii improvvisamente
una voce dietro di noi e non ci fu neanche
bisogno di girarsi perchè, ci avrei messo la mano sul fuoco
sul
fatto che si trattasse proprio di lui, di Jake.
Michelle rise e lo
guardò
"Perchè?" gli
chiese
A quel punto fui costretto a
guardarlo anche io, e appena lo feci, i battiti del mio cuore
aumentarono immediatamente.
"Ma perchè
siete troppo carini insieme!...io invece sono sempre
solo soletto, non c'è neanche mia miglie Lureen stasera..."
Ridemmo tutti e tre, ma
io fui il primo a smettere perchè sentii avere il fiato
corto.
Si, dovevo avere
frainteso tutto, come un cretino. Quell''esclamazione ne era la prova.
Però quando Michelle accolse
calorosamente la sua migliore amica, Busy Philipps, la madrina di
Matilda, che salutammo e che si andò a posizionare di fianco
a
lei occupandola in una conversazione tra donne, Jake mi guardò
di nuovo, come sul Red Carpet, nella stessa identica maniera.
"Scusa per prima"
dicemmo entrambi contemporaneamente, poi mi fece segno con la mano di
parlare per primo.
Feci un colpetto di
tosse e ricominciai "Non volevo andarmene
così, solo che...scusa, ho dato troppo peso alle parole,
sono
troppo nervoso non capisco neanche quando scher..."
"Scusami tu Heath" mi
interruppe "Non volevo metterti a disagio." si fermò facendo
un mezzo sorriso strano.
Scossi la testa
"Avrò frainteso" mentii. Non mi sentivo per niente
sicuro. Mi aveva chiesto scusa ma non mi aveva spiegato il motivo per
cui aveva detto quelle parole. Ormai era ciò che volevo
sapere.
Non mi spiegavo bene neanche il perchè.
Le luci cominciarono a
spegnersi e dovetti girarmi di nuovo, mentre
Michelle mi prese per mano e sussurò entusiasta "Ci
siamo!"
Poi, venne il silenzio.
.
*
Per tutta
la sera evitai volutamente ogni tipo di contatto con i fotografi, che
in ogni caso non si avvicinarono neanche per loro iniziativa a me,
dedicandosi ai vincitori dei premi, ovviamente, e sopratutto ad Heath e
Michelle. Parlai con poche persone anche, e bevvi diversi bicchieri di
champagne pensando e ripensando non solo al momento appena passato
della premiazione, ma anche alla conversazione precedente con Heath,
con la speranza di non aver rovinato il nostro rapporto d'amicizia.
Almeno quello, avrei voluto manternelo. Mi sarebbe bastato un periodo
senza vederlo e così come mi ero innamorato di lui,
così
non lo sarei stato più. Almeno, in teoria...
"Complimenti per
l'oscar!" esclamai ad Ang, venutomi vicino
abbraciandomi e poi allontanandosi di nuovo dopo una pacca sulla spalla.
Mi
sedetti, finalmente, ad un tavolo, dove dopo poco fui
raggiunto da Diana e Larry con cui parlai per più di dieci
minuti, fino a quando non mi resi conto di avere la vescica in cattive
condizioni e chiedendo "congedo" ai due sceneggiatori mi diressi alla
toilette.
Vidi con la coda
dell'occhio Jake uscire dalla sala e sperai non fosse andato via. Non
senza salutare almeno!
Ripensai ancora alle sue
parole, alla sua non-risposta,
mi stava assillando ormai dall'inizio della premiazione e mi ero
distratto solo per qualche secondo. Finalmente i fotografi erano andati
via, da almeno quindici minuti, e feci un sospiro di sollievo non
sentendomi più seguito durante ogni minimo spostamento.
Appena
ebbi finito di parlare con Joaquin Phoenix mi diressi al tavolo dove
erano sedute Michelle e Busy e dissi loro che avevo bisogno di andare a
fumare una sigaretta.
In realtà, il
pacchetto non lo avevo proprio porato, per dimenticanza, ma la scusa
sembrò reggere. Ovvio che invece cercassi Jake, non sarei
andato
via da lì se non mi avesse spiegato le sue intenzioni, il
significato di quelle parole.
Ero sempre stato
insoddisfatto di natura, e una risposta così
povera come quella che avevo sentito prima non mi aveva convinto di
certo.
Aprii la porta della
sala che dava su un corridoio, in
semioscurità, in cui diversi metri più in
là
c'erano due porte, una più grande che era l'uscita e
un'altra
leggermente più piccola e di lato, che doveva essere il
bagno.
Lo attraversai nel silenzio più assoluto, visto che non
c'era
nessuno e arrivai davanti la porta bianca che in realtà
scoprii
essere divisa in due, rispettivamente per il bagno delle donne e degli
uomini.
Entrai immediatamente e
fui piacevolemente sorpreso di trovare proprio Jake vicino uno dei
lavandini, intento a lavarsi le mani.
"Ehi!" feci attirando la
sua attenzione. Lui mi aveva notato comunque.
Mi rispose facendo un
segno con la testa e pensai a quanto fosse
assurda quella situazione perchè da quando ci conoscevamo
ero
stato sempre io quello che si esprimeva a gesti e lui a
parole.
"Anche tu uscito per
cambiare un pò aria?" dissi di nuovo entrando
definitivamente chiudendo la porta ed
avvicinandomi di più poggiando le mani sul lavandino di
fianco a quello dove stava lui "Non se ne può
più lì dentro"
Jake rise "Veramente"
rispose "E' stato qualcos'altro a voler uscire...la mia vescica stava
scoppiando"
Ridemmo frragorosamente
entrambi, lui poi, si asciugò le mani.
"Non ti sei fatto vedere
per tutta la serata" ripresi "Ti sei nascosto?"
Jake rise di nuovo
poggiando come me le mani sul lavandino e rispose "Stasera non avevo
tanta voglia di mostrarmi ai fotografi"
"Strano" commentai
alzando un sopracciglio "Non è da te"
Abbassò lo
sguardo sorridendo "Beh...in ogni caso erano
impegnati con soggetti migliori...o possiamo dire anche i soggetti del momento"
Non seppi bene a cosa si
riferì, ma fu lui stesso a chiarire
"Tu e Michelle ormai
siete sotto i riflettori e non vi ci toglie più nessuno per
un bel pò!"
Scossi la testa alzando
anche gli occhi al cielo "Vorrei tanto
scomparire invece..." risposi amaramente e dopo quel commento ci
zittimo.
Avevo ancora lo stomaco
sottosopra, quel peso che non se ne andava,
quella domanda che aveva bisogno di una risposta. Non ero mai stato
bravo a dire le cose direttamente.
"Sai...Michelle mi dice
spesso che è strano..."
Jake mi
guardò di nuovo e per poco non persi il fiato incontrando i
suoi occhi.
"Cosa?" mi chiese
curioso inumidendosi per un secondo le labbra con la lingua.
Presi un bel respiro
"Beh...che un ragazzo come te sia ancora single!"
Lo vidi assumere un
espressione sptupita e spiazzata, tanto che riportò lo
sguardo a terra.
"Forse
perchè..." rispose subito e cominciai a tremare
leggermente "L'ultima volta è stata davvero tosta da
superare"
Quell' ultima volta risaliva a
due anni prima, quando si era lasciato con Kirsten Dunst
definitivamente, dopo un periodo di tira e molla e io sapevo tutto, mi
aveva detto tutto, e gli ero stato vicino.
Evidentemente c'era
ancora una parte di lui che non era riuscita
a superarlo, purtroppo non potevo saperlo, ne provarlo, visto che
invece io mi ero sempre buttato a capofitto verso nuove relazioni
subito dopo la conclusione di altre, proprio per non dare spazio alla
sofferenza di logorarmi sempre di più. Questa era una cosa
di me
che non riuscivo a capire, il fatto di non dare il giusto peso a cose
che invece
altre persone affrontavano come vere e proprie tragedie, come Jake
ad esempio, sopratutto all'inizio. Davo peso ad altro invece, come in
quel momento.
Come uno stupido avevo
subito pensato all'assurdo, però, quelle
parole di prima erano state rivolte a me, dovevano significare qualcosa.
"Sei davvero troppo
pesante Heath!" mi dissi e decisi di andargli vicino, dandogli una
scrollatina.
"Mi dispiace" sussurai
"Lo sai che pui sempre parlarmene se ti va"
Jake alzò
nuovamente lo sguardo verso di me, ma scosse la testa.
"No e che...la persona
di cui sono innamorato adesso è già felice..."
Lo guardai con sguardo
interrogativo e lui fece solo un mezzo sorriso
"E' già
troppo felice insieme alla sua compagna e alla sua bambina..."
Cazzo!
Lo guardai sgranando gli
occhi e lasciando le sue spalle. Stava parlando di me?
La porta del bagno si
aprì ed entrarono due uomini, che salutammo, ma che, almeno
in quel momento, non riconobbi.
Nello stesso istantante
in cui loro si andarono a chiudere nei
bagni, Jake mi superò abbandonando la toilette. Lo seguii a
ruota, con il cuore in gola. Attraversammo tutto il corridoio, ancora
in semioscurità, ancora vuoto e lo fermai giusto in tempo,
visto
che già aveva messo la mano sul pomello della porta che dava
sulla sala del party.
"Sono felice si" dissi e
lasciò stare la porta, ma senza girare a guardarmi
"Ma è come
se...mi mancasse ancora qualcosa..."
Finalmente
alzò lo sguardo di nuovo facendo un sopiro grave.
"Come se ti mancasse
qualcosa?" rispose ma non era arrabbiato "Heath, hai Michelle
che ti ama, e una bellissima bambina..."
Questa volta fui io ad
abbassare lo sguardo non riuscendo ad affrontare il suo
"Senti"
continuò più serio "Io tengo alla nostra
amicizia...e...non voglio rovinarti la vi..."
A quel punto mi ero
già fiondato su di lui stringendogli forte un braccio.
"Tu non sei uno che
parla a sproposito..." gli dissi avvicinando anche il viso al suo
"Credi in quelle parole"
Lui aveva girato il viso
di lato e aveva chiuso gli occhi. Dopo diversi
secondi annuì. Lasciai la presa, e invece del
braccio,
la mia mano si poggiò sul suo viso.
Mi feci coraggio
"Ho sempre pensato, ogni
volta, che mi stessi facendo solo delle
paranoie, pure paranoie, e che fosse impossibile che tu potessi provare
seriamente attrazione per me"
Non disse nulla, quindi
ne approfittai per continuare "Io l'ho sempre
notato Jake...sempre...il tuo atteggiamento. Ma non ho mai pensato che
facessi sul serio, almeno fino ad oggi pomeriggio"
"E questo cambia
qualcosa?" domandò "Heath lascia stare, torna da
Michelle...io..."
"Tu sei innamorato di
me?" lo interruppi "Perchè non me l'hai detto prima?"
"Che differenza avrebbe
fatto?"
"L'avrebbe fatta
Jake...l'avrebbe fatta..."
Tolsi la mano dalla sua
guancia di scatto perchè la porta del
bagno si aprì e gli stessi due che prima ci avevano
interrotti
lo avevano fatto ancora. Jake si chinò fingendo di
allacciarsi
una scarpa e quando furono rientrati in sala si alzò di
nuovo.
"E' troppo tardi..."
disse amaramente abbassando lo sguardo ancora, non
so quante volte lo aveva fatto da quando stavamo parlando.
"Forse no..." risposi
mettendomi nella stessa posizione di prima
"Anche tu sei
bellissimo..." feci un sospiro e lo vidi riaprire gli
occhi divenuti lucidi "Anche più di me...lo sei sempre stato"
Rifece finalmente quel
suo gioco di sguardi, e prima ancora di capire cosa stessi per fare, mi
ritrovai con le labbra sulle sue.
L'ultima volta che
avevamo avuto quel tipo di contatto era stato
durante le riprese di Brokeback Mountain della cosìdetta seconda
scena nella tenda, voluta da Ang. Avevo anche allora assaporato quel
gusto salaticcio, diverso da tutti gli altri, della bocca di Jake, ma i
sentimenti erano cambiati, erano nuovi.
Non mi avrebbero mai
giustificato, ne Michelle, ne Matilda quando
sarebbe stata grande, ne i miei genitori, ne gli amici per quello che
feci. L'unica cosa che però importò in quel
momento fu
che l'unica persona da cui sarei voluto essere giustificato e capito,
sempre,
fosse solo Jake.
Chi mi aveva sempre
ascoltato nonostante i discorsi contorti, con
chi sarebbe bastato solo uno sguardo per capirsi, chi mi aveva sempre
fatto capire che fossi speciale e che dovevo credere in me stesso,
quello era stato senza ombra di dubbio, assolutamente, sempre Jake.
Però ero
stato stupido. A non accorgermene prima, e a non
averglielo chiesto prima, lasciando che i dubbi continuassero a girare
nella testa. E se non fosse stato per quella frase, chissà,
saremmo andati avanti in quel modo in eterno. Non volli
pensarci. In quel momento eravamo solo io e lui.
Ci staccammo,
perchè sentii le guance umide e mi accorsi
trattarsi delle sue lacrime che stavano scendendo abbondantemente su
tutto il viso.
"Shhhh" gli dissi
poggiando la fronte contro la sua e poi agiunandogliele con i pollici.
Lo baciai di nuovo, e a
quel punto si sbloccò definitivamente stringendomi le spalle.
"E' affar nostro e di
nessun altro..." gli dissi sorridendo.
Lui ricambiò
il sorriso e, non sono mai riuscito a dimenticare
lo sguardo che mi fece in quel momento, migliore di tutti gli altri e
che mi rese completamente pazzo di lui.
"Ehyyy...."
sussurrò mezzo divertito "Quella battuta è mia..."
Sorrisi di
più e gli permisi di riprendermi le labbra, e lo avrei fatto
ancora, e ancora, e sempre.
Lo strinsi forte a me
divenendo ad ogni bacio sempre più suo.
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Non
è la prima ff che scrivo su di loro e penso non
sarà nemmeno l'ultima, spero solo che vi piaccia.
Ringrazio già da ora coloro che leggeranno e/o
commenteranno. GRAZIE.
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