so easy
Titolo: So Easy
Fandom: D. Gray man
Personaggio/Coppia: Allen Walker, Yu Kanda; KandaAllen
Set: Set 1
Prompt: 01.00 Nascosto dietro i tuoi occhi
Rating: Giallo
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà esclusiva di Katsura Hoshino
Tabella: http://margherota.livejournal.com/13665.html
Frase del set: Solo i pesci morti vanno con la corrente. (Stefano Benni)
Note autore:Era da troppo tempo che non facevo Yullen <3 Mi sono mancati tantissimo.
Questa ff partecipa anche alla community di LJ “24 ore”, giusto per spiegare l’ambientazione notturna e via discorrendo.
Indi, il primo prompt era per la community, il secondo per il contest. Scusate la confusione, ma ho cercato di agire per due diverse mete XD
Il prompt, questa volta, mi ha suggerito una cosa più immediata: la staticità manca di senso critico, ovvero chiunque sia vivo deve ragionare con la propria testa. Ragionamento non troppo contorto e abbastanza trito – almeno per la mia poetica – ma per me assai efficace.
Spero che la ff vi possa piacere <3
Fan fiction SECONDA classificata al "Tears Arena Contest", indetto da Red Diablo sul forum di EFP <3 Scritta per la Community 24 ore di LJ, Pair KandaxAllen
So easy
E’ facile – forse fin troppo – fermarsi alla sottile patina che ricopre ogni cosa.
Apparenza. Qual volgare termine per indicare l’immagine prima di
ogni oggetto e di ogni persona, lo spettro immediato catturato dagli
occhi e registrato dalla mente.
Come la polvere che giace su tutto, immobile e statica, sempre se stessa e mai diversa. Senza evoluzione alcuna.
E’ facile credere a quello che la prima impressione suggerisce,
non si compie nessuno sforzo ad essere creduloni o stupidi, privi di
ogni ragionamento critico.
Da certe premesse si hanno certi risultati, secondo una logica lineare
e scorrevole come l’acqua – eppure… eppure persino
lungo il letto di un piccolo rivo si può incontrare qualche
spigoloso e duro sasso.
Proprio per quel fastidio creato dal lieve attrito una coscienza viva non può rimanere
indifferente.
Allen Walker dormiva beato, le mani serrate attorno al candido cuscino
di quel letto piccolo per due persone e fin troppo freddo per una sola.
Ancora le coperte erano tiepide, ancora le lenzuola sfatte per quanto
era appena concluso. La pelle del ragazzo profumava in maniera intensa
e un sudore leggero la rendeva appena lucida.
Notte fonda, nessun rumore tranne quello del suo respirare stanco e del cuore che batteva nel petto glabro.
Kanda era sveglio, sdraiato di lato tra lui e il muro alle sue spalle.
Guardava i capelli bianchi incorniciargli il viso e distendersi sopra
il materasso, a formare una sorta di corona attorno al capo. Guardava
quelle palpebre così placidamente chiuse sopra gli occhi grandi,
abbandonate all’incoscienza.
Akuma, Noah, Ordine o altro erano totalmente dimenticati in quel
momento – troppo lontani perché la loro essenza potesse
essere afferrata.
I lineamenti di quel viso, solitamente contorti in qualche espressione
contrariata, arrabbiata o dispiaciuta, ora erano rilassati come poche
altre volte, distesi in un languore tipico del sonno profondo.
Kanda guardava Allen, attentamente, come uno scienziato la sua cavia.
Aveva litigato con lui non più di quattro ore prima, si era
rotolato nella polvere del piccolo campo d’addestramento con lui
non più di tre ore prima – ancora ricordava il dolore che
l’aveva colpito alla guancia – e, alla fine, era riuscito a
insultarlo e a sputargli quanto veleno possibile addosso persino mentre
lo stringeva e lo conduceva sul proprio letto, mentre lo sentiva ridere
e sogghignare come la più impudica delle creature.
Dannata mammoletta…
Non riusciva a soffrire l’ipocrisia che lo animava sempre, quella
maschera bianca e pulita che stava come fissa sul suo volto in ogni
singolo istante della sua vita. Era irritante il solo pensiero di non
poterlo guardare in faccia realmente – come se davvero lui avesse
mostrato tutto di sé senza doversi rimproverare nulla.
Interrompendo ogni fuorviante pensiero estraneo, Allen si mosse appena,
abbracciando con una stretta più salda il cuscino morbido,
sospirando soddisfatto. La sua schiena aderì maggiormente al
petto del giapponese, godendo di un calore carezzevole.
Questi fece schioccare le labbra, ricordando l’irritazione sopita nel lontano ricordo.
Lo guardò ancora, statico in una posa attenta. Non avrebbe preso
sonno tanto facilmente, se continuava a fissarlo a quel modo.
L’uomo allungò infine una mano, in un gesto che sapeva di
ricerca, di desiderio nascosto – ma come potevano due occhi
chiusi catturare l’essenza di un simile movimento? Fuori
pericolo, in ogni caso.
Traballante in aria, era troppo intenta a cercare di convincersi
dell’innocenza della propria azione per decidere davvero di
annullare una distanza effimera e inesistente. Così, passava il
tempo a rimanere immobile.
Il giovane Walker si girò all’improvviso, abbracciando il
suo petto al posto del cuscino candido e accoccolandosi contro di lui
cercando chissà quale rifugio tanto desiderato.
E ogni cosa fu interrotta da un’espressione un poco sconvolta e
l’incanto si spezzava all’istante sotto la pressione
energica di un orgoglio invincibile.
Kanda si alzò con un gesto secco e meccanico, abbandonando ogni
cosa sul materasso – lontano da lui, lontano e non più
raggiungibile.
Prese il mantello e uscì dalla propria stanza, camminando veloce
in un silenzio pressoché intatto.
Immergendosi in un buio tetro e solitario, cercò semplicemente
di dimenticare l’immagine di un amante rilassato tra le sue
braccia sottili – e quel suo respiro così profondo e
tranquillo da entrare nella propria testa senza più uscire.
Allen è maledetto, sicuramente qualcosa di strano l’avrà fatto.
Allen è educato, sicuramente ha qualcosa da nascondere, qualche scheletro nell’armadio che non vuol far intendere.
Allen è inglese, sicuramente ha la puzza sotto il naso.
Allen è, Allen non è.
Semplice addizione. Pura logica.
Ma la logica scompare quando prende atto qualcosa di più importante.
E benché costi rinunciare all’apparenza, benché si
faccia fatica a compiere un gesto di troppo o pensare diversamente da
quanto desiderato, è grande la sensazione che pervade il petto
una volta raggiunta la meta.
L’Apparenza è fondamentale, perché ogni cosa paia uguale a se stessa e per sempre.
Perché il cambiamento non sia in superficie ma ben più radicato e profondo.
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