1.
Era sera e pioveva. Una pioggia
insistente, leggera ma fitta e fredda, come migliaia
di piccoli aghi che cadessero dal cielo. Ed andava
avanti così da giorni, il peggior ottobre da molti anni a questa parte. Perchè
quando piove c'è poco da fare, anche in una scuola di magia come Hogwarts,
specie se sei stato fin troppo diligente e non hai più compiti da svolgere o
lezioni da studiare.
Milo Ogilvie, studente del terzo
anno, sbadigliò, alzandosi dalla poltrona in cui era sprofondato: si stiracchiò
facendo scrocchiare gli arti, quindi lanciò un'occhiata annoiata tutto attorno.
La sala comune di Serpeverde era un vero mortorio. Nel tavolo vicino al camino un
paio di studenti del primo anno si attardavano ancora sui libri, nel disperato
tentativo di carpire il significato di quelle arcane formule: l'inizio è duro per tutti, una cosa è sapere che esiste la magia, un'altra è
riuscire a capirla e metterla in pratica. C'era passato anche lui due anni
prima.
Intanto dall'altra parte della
stanza Draco Malfoy era intento a confabulare con la sua
solita combriccola, vale a dire gli inseparabili Tiger e Goyle: due
armadi ambulanti dal cervello non propriamente fino. E forse proprio questa era
la ragione per cui riuscivano ad andare d'accordo con Malfoy: erano troppo stupidi
per capire che il viziato erede di una delle casate
più prestigiose del mondo magico era il classico caso di "tutto fumo e
niente arrosto".
Le sue labbra si curvarono in un
sorriso sarcastico mentre la mente ritornava a qualche
giorno prima, quando l'eccentrico insegnante di Difesa contro le Arti Oscure,
l'ex auror "Malocchio" Moody, aveva trasformato Malfoy in un candido
furetto sotto gli occhi di tutti, quale punizione per aver tentato di attaccare
alla spalle Harry Potter, il suo storico rivale, contro il quale aveva
collezionato un'impressionante sfilza di umiliazioni fin dal primo anno di
scuola.
- Se
quell'idiota gode ancora di un minimo di considerazione nella casa dei
Serpeverde – pensò – lo deve tutto all'influenza di suo padre... –
La sola presenza di Malfoy lo
metteva di cattivo umore. Era già abbastanza dura essere un Serpeverde ad Hogwarts, continuamente accompagnati dal pregiudizio
delle altre casate, senza che quell'idiota peggiorasse continuamente le cose, prova
evidente e palese che la cattiva fama della casata era evidentemente meritata.
Perso nei suoi pensieri, non si
accorse che l'oggetto dei suoi strali lo stava a sua
volta guardando con aria seccata:
- Qualcosa che non va, Ogilvie?
Cos'hai da fissare? –
Milo si scosse dal torpore e realizzò
la situazione: avrebbe dovuto essere più accorto, un Malfoy contrariato è
sempre una seccatura. Ma ormai non poteva più
sottrarsi al confronto:
- Non preoccuparti, è che mi stava
tornando in mente un certo episodio di qualche giorno fa... – gli rispose sarcasticamente.
Le gote di Malfoy si tinsero
leggermente di rosso: Tiger e Goyle scattarono in piedi
mentre i ragazzi al tavolo smisero di leggere e rimasero muti ad
osservare la scena.
- Ti stai riferendo a qualcosa in
particolare? – gli chiese un Malfoy livido di rabbia.
Non era una bella situazione: il
biondo Serpeverde e i suoi due gorilla sembravano sul punto di saltargli
addosso. Provocarli era stata una cosa stupida, ma
Milo non aveva resistito alla tentazione e non era la prima volta che la sua
lingua lunga lo metteva nei guai.
- Quando
imparerò a contare a dieci prima di parlare? – pensò, maledicendosi in
silenzio.
D'altronde non gli andava nemmeno di darla vinta a Malfoy, quindi l'unica soluzione
possibile era passare al contrattacco.
- Sai bene a cosa mi riferisco,
Malfoy. Non è certo colpa mia se hai rimediato l'ennesima umiliazione davanti a
Harry Potter... – gli rispose, estraendo al contempo
la bacchetta e puntandola verso il terzetto.
La mossa li lasciò interdetti, ma Draco si riprese in fretta e con un movimento
rapido si portò alle spalle di Goyle ed impugnò a sua volta la bacchetta.
- Coraggioso come al solito – lo apostrofò ironicamente Milo.
- Ti pentirai di avermi provocato,
Ogilvie – gli rispose Malfoy, accingendosi a scagliare
una magia sempre protetto dalla mole di Goyle, che pareva impietrito.
Con scatto ferino Milo saltò giù
dalla poltrona poco prima che questa venisse colpita
dall'incantesimo, dopodichè si portò rapidamente al riparo dietro di essa: nel
frattempo anche Tiger e Goyle mettevano mano alle loro bacchette.
La faccenda si faceva
sempre più pericolosa, occorreva pensare velocemente ad un piano di fuga.
La fortuna venne in suo aiuto quando la porta si aprì
ed un gruppo di ragazze entrò chiacchierando rumorosamente nella sala: automaticamente
Draco e i suoi guardaspalle nascosero le bacchette e Milo ne approfittò per
sgattaiolare fuori, accompagnato dallo sguardo furente di Malfoy.
Una volta arrivato
nel corridoio esterno reputò opportuno allontanarsi velocemente, giusto nel
caso in cui ai tre venisse la tentazione di inseguirlo.
- Bene, volevo trovare qualcosa da
fare ed ora ce l'ho – si disse – complimenti Milo, sei
proprio un genio... –
Imboccò le scale che portavano alla
biblioteca, che in quel frangente gli sembrava il rifugio ideale per trascorrere
un paio d'ore al sicuro e far sbollire la rabbia di Malfoy. Nonostante
la giornata piovosa, tuttavia, gli altri studenti dovevano aver pensato che
c'era di meglio che passare la domenica pomeriggio a studiare, perchè trovò la
stanza desolatamente vuota, eccezion fatta per la solita Hermione Granger che
pareva vivere in simbiosi con quegli antichi tomi polverosi. La ragazza parve
non notare nemmeno il suo arrivo.
Milo recuperò dal consueto scaffale
il suo testo preferito, un corposo volume di Storia della Magia, quindi andò a
sedersi il più lontano possibile dalla Granger. Gli piaceva leggere del
passato, anche perchè il nome della sua casata compariva spesso, almeno per
quanto riguardava le vicende scozzesi. Molti suoi antenati avevano preso
attivamente parte alle rivolte scozzesi contro il dominio inglese, forse per
sincero patriottismo, più probabilmente per malcelate mire di potere, visto che
non esitavano a ricorrere anche alle arti più oscure per raggiungere i loro scopi.
Comunque nessuno di loro ebbe molta fortuna ed a
tutt'oggi la casata degli Ogilvie era ritenuta secondaria all'interno della
nobiltà magica e guardata con sospetto, specie dopo le turbolente vicende
susseguenti all'avvento di Voldemort. Molti sospettavano che i membri della sua
famiglia fossero seguaci del Signore Oscuro. Ma in
realtà nessun Ogilvie si sarebbe mai messo alle dipendenze di un altro mago:
semmai avrebbe tentato di diventare lui stesso Signore
Oscuro...
Perso nei suoi pensieri, il ragazzo
non fece molto caso al tempo che passava, finché non venne
riportato alla realtà dal tocco di una mano sulla spalla:
- E' ora di
andare, la biblioteca sta chiudendo – gli disse Hermione Granger,
accennando ad un sorriso formale.
Lui annuì col capo e lei si accomiatò.
Milo si alzò e mise con tutta calma a posto il volume che stava consultando, in
modo di dare alla Grifondoro tutto il tempo di
allontanarsi, quindi uscì anche lui... |