I
think we have an emergency.
I've
seen love die so many, many times..
..when
it deserved to be alive.
(
Emergency - Paramore
)
Il
fatto è che mi manchi.
Mi
manca ogni fibra del tuo essere, amore mio, e io tutta questa
mancanza, questo vuoto, lo farei provare a tutti quelli che mi dicono
che devo andare avanti.
Come
posso, dimmi, continuare questo stupido cammino insensato, senza la
bellissima sensazione che provavo nel voltarmi e vedere i tuoi passi
accanto ai miei?
E tu
mi dirai che posso, lo so, perché hai sempre avuto questo
strano
pensiero fisso che era la mia vita e la mia felicità, mi
dirai che è
un po' come le para-olimpiadi.
Ma
scusami tanto, sai?, se io proprio non ce la faccio a infilarmi
quella maledetta protesi al cuore. Il mio cuore non c'è,
è stato
amputato, e con lui fegato, pancreas, reni, polmoni e intestino.
Come
posso vivere senza polmoni? Come posso respirare?
E
neanche me li posso riprendere. I trapianti, in questo caso, non
è
che funzionino. E mi servirebbero i miei, ma per quello dovresti
riportarmeli tu.
Quasi
quasi ti maledico, ogni tanto, perché, caspita, va bene che
te
l'hanno detto così all'improvviso che in questo mondo non
c'era più
posto per te, e ci sarai pure rimasto male di uno sfratto
così
improvviso, e capisco pure che sapevi ti sarei mancata almeno quanto
tu manchi a me.. però, amore mio, potevi evitare di portarti
via
così tanto di me. Tu, i miei organi interni.. a questo punto
potevi
direttamente portarmi con te, e saremmo stati contenti entrambi.
L'altro
giorno -che son fuori lo sai pure tu- rileggendo l'opera di
quell'uomo che così poco sopporto, e lo sai, mi sono
soffermata
sulla frase “Ai posteri l'ardua sentenza”.
Già
la conoscevo, e la usavo pure fin troppo, ché me lo ricordo
di
quando una sera d'estate m'hai detto “Ma perché
non possiamo
giudicare noi? Cos'hanno i posteri che noi non abbiamo?” e
t'ho
risposto che probabilmente sarà l'esperienza che li
renderà così
saggi, e tu m'hai detto che non sempre l'esperienza è
sinonimo di
giudizio. Comunque dicevo, di questa frase, che sulla parola
“posteri” ho riflettuto un bel po'. E sai quale
devastante
pensiero m'ha scosso le membra?
Che
i posteri non vedranno mai i tuoi occhi.
Neanche
io li vedo quasi più ormai -le tue foto le ha tutte tua
madre, e chi
sono io per chiedergliene una?- e mi dispiace, perché io mio
figlio
l'ho sempre immaginato con i miei capelli ed i tuoi occhi.
Sai
che bello, sarebbe stato? Un bell'ometto con i capelli corvini e gli
occhi verdazzurri. E magari la pelle sarebbe stata diafana come la
mia, o forse meno pallida, come la tua. Non lo so. Però
avrebbe di
sicuro avuto i tuoi occhi.
Ed è
una fitta allo stomaco sapere che se mai avrò un figlio,
sarà con
un uomo che non amerò mai quanto ho amato te, e che non
avrà i tuoi
occhi.
Ci
pensi? Magari, per il bisogno di colmare questo vuoto, mi
metterò
accanto qualcuno con gli occhi piccoli ed anonimi, che magari
soddisferà questo mio bisogno primordiale di braccia e di
labbra e
di mani, ma che darà pure un aspetto alieno
al mio bambino,
che avrei tanto voluto fosse tuo ma che mai lo sarà.
Comunque,
dicevo, ci pensi a queste generazioni e generazioni che mai sapranno
che tu sei esistito? Non te la prendere, eh, ma data la
brevità
della tua vita saremo in pochi, noi eletti che ti ricorderemo fino
alla fine.
E mi
vien rabbia, sai?, perché io lo so, sono sicura, che tu
saresti
diventata una di quelle persone che cambiano il mondo.
Chissà,
magari avresti scoperto una cura definitiva contro il cancro, o
magari avresti sfamato tutto il terzo mondo.
Non
lo so. Fatto sta che tu la mia vita sì che l'hai sconvolta.
È
che tu lo sai, che quando m'hai conosciuto ero solita nascondermi
nell'armadio perché avevo paura del mondo. E di me. Di me,
capisci?
E
volevo scappare, scappare lontano, ma come ha detto qualcuno
“Da te
stesso non scappi neppure se sei Eddy Mercks”, ma io mica me
lo
volevo ficcare in questa testolina malata che mi ritrovo. E poi ecco
che arrivi tu, strano ragazzo con gli occhi meravigliosi, che mi dici
che occorre fidarsi.
Ma
fidarsi di chi, t'ho chiesto un giorno ch'ero in crisi. “Di
te
stessa” mi hai risposto.
E te
l'avrei voluto dire, che era come se tu m'avessi chiesto di fidarmi
di te, ma che allora era inutile, perché eri l'unico di cui
mi
fidavo, dal basso dell'angolino buio in cui m'avevano metaforicamente
rilegato, e invece son stata zitta, perché sono fatta
così male che
le cose importanti non riesco mai a dirle, maledetta me.
Come
quando dovevo dirti che t'amavo, perché infondo, dai, come
potevo e
come posso chiamare quel che ci lega in un altro modo?, e c'ho messo
così tanto che davvero non capisco con che coraggio tu m'hai
aspettato.
“Non
serviva tu me lo dicessi” m'hai detto, “Te l'avevo
già letto
negli occhi tempo fa”.
“E
vaffanculo”, t'ho risposto, ricordi?, “Potevi
evitarmi tutta 'sta
fatica”.
La
tua risata, che anche quella mi manca, non ti credere, non me la
dimenticherò mai. “Maddai, vuoi mettere la
soddisfazione?”.
E
t'ho baciato, me lo ricordo, con una dolcezza che quasi non mi
apparteneva.
È
che tu hai sempre tirato fuori il meglio di me, ed adesso
m'è quasi
venuto il dubbio che tu te lo sia preso, ma che te lo sia pure tenuto
senza mai restituirmelo.
L'hai
vista, da lassù, cos'è stata la mia esistenza
nell'ultimo anno?
L'hai
visto quanto mi sei mancato e quanto, neanche un mese fa, t'ho
cercato nelle braccia forti di quel ragazzo che diceva d'essersi
innamorato di me? Lo vedevi, amore mio, quanto mentre lui mi baciava
io gridavo che, cazzo!, non eri tu? Lo vedevi quando evitavo il suo
sguardo, e mi nascondevo nel suo petto alla ricerca di qualcuno che
mi scaldasse un po' dopo il gelo che m'ha avvolto esattamente un anno
fa? Lo vedevi quanto mi sentivo in colpa, perché sapevo che
tu sei
sempre stato geloso e mi sentivo come se ti stessi tradendo? Lo
vedevi quanto mi torturavo?
E
l'hai visto quando lui poi m'ha alleggerito la coscienza, mollandomi
non appena s'è accorto che di buono non ce n'è
più, che te lo sei
portato tutto via? L'hai visto?
Cos'hai
pensato, amore mio? Hai pensato che fosse un bene, che finalmente
avevo smesso di fare la più grande cazzata della mia vita?
Hai
pensato questo pure tu, come me? Oppure hai pensato che era un
imbecille, come hanno detto i miei migliori amici, che uno poi era
pure il tuo?
Ti
sei sentito davvero tradito, amore?
È
che io non lo so come devo comportarmi, perché tu,
trecentosessantaquattro giorni fa, m'hai fatto promettere che sarei
andata avanti, in caso qualcosa fosse andato storto, e allora, mi
dispiace dirtelo con questo tono incazzoso, dovevi pure metterlo in
conto, no?, che andare avanti significava finire in braccia altrui.
Ma
io, che per questa promessa mi maledico ogni giorno, l'idea che tu
abbia considerato l'ipotesi non voglio neanche che mi passi per la
testa. Perché se così fosse, lo sai, no?,
significherebbe che tu
quel giorno m'hai lasciato, che m'hai messo nelle mani di un altro
uomo, come fa il padre con lo sposo il giorno del matrimonio.
E
allora no, voglio pensare che sei geloso. E che stai male.
Ma
non stare male, amore mio, che io lo faccio perché sono
così..
stupida e debole, e così maledettamente umana, che ho
bisogno d'un
abbraccio che mi tenga in piedi, sennò i miei pezzi si
spargono
automaticamente per il mondo, e allora come faccio a continuare a
vivere?
Io
amo te, e mi sento tremendamente simile a quelle donne che tradiscono
il marito e poi inventano scuse su scuse, ma vorrai perdonarmi se
penso che sia un pochino diverso. Perché se io t'avessi qui,
ma col
cazzo che cercherei altre braccia! Sono le tue che voglio, è
te che
voglio qui, sono i tuoi baci ed i tuoi abbracci che necessito come un
albero necessita del sole per quella maledetta fotosintesi.
Come
stai, amore? Come stai? Stai bene? Ti fanno mancare qualcosa,
lì
dove sei?
E
soprattutto, davvero, dove sei? Dove sei capitato?
Aveva
ragione Dante, ed è tutto organizzato in gironi neanche
fosse uno
stadio?
O
magari è un po' come nel re leone, quel cartone che per amor
mio ti
sei sopportato più del dovuto, e tu sei davvero la stella
che
m'illumina ogni notte, illuminando la mia stanza, ed a cui auguro la
buonanotte?
Non
lo so, non lo so, non lo so.
Il
fatto è che di te non so niente, so solo di me.
So
solo che mi manchi, e che ti amo ancora come il primo giorno, e che
l'altro giorno per poco non mi metto a piangere perché
cercando di
ricostruire il tuo volto nella memoria non mi son ricordata la forma
delle tue orecchie, e ho guardato una tua foto e un po' mi sono
rincuorata, salvo poi realizzare che era solo il primo passo, che
magari col tempo dimenticherò cose più
importanti, cose per cui una
foto non basterà. Magari dimenticherò il battito
del tuo cuore, o
il suono della tua risata, o il tuo tono sarcastico, o la tua voce
arrabbiata quando ti accorgevi che non credevo in me stessa. O magari
dimenticherò il sapore dei tuoi baci o il calore del tuo
abbraccio.
E sarà tragedia, spero tu te ne renda conto.
Tu
ti ricordi di me?
Non
è che t'han fatto il lavaggio del cervello, vero?
Perché già mi ci
vedo, sì, a spaccare i denti a una bella angioletta bionda
che ha
osato toccarti.
Scusami,
davvero. Perdona questo scatto di rabbia, è che ci sono
tutti questi
ricordi che mi corrono per la testa e io davvero sto perdendo il
lume.
Che
ricordi conservi, tu, dell'incidente?
Cosa
ricordi dell'impatto, del viaggio all'ospedale, del ricovero? Cosa
ricordi di quel maledetto giorno di un anno fa, quando sei diventato
freddo tra le mie braccia?
Cosa
ricordi? E soprattutto, ricordi? Mi piacerebbe
sentirti
rispondere “no”, sai?
Vorrei
tu avessi dimenticato tutto, vorrei tu adesso conservassi solo il
ricordo di quel che è stata la tua vita, ché me
lo ricordo, e l'ho
pure letto nei tuoi diari, tu dalla vita non volevi altro se non
quello che già avevi, vorrei che tu sapessi solo che sei
stato
felice e vorrei tu lo fossi anche adesso, nonostante tutto.
Vorrei
che la mia mancanza non ti devastasse come la tua fa con me, vorrei
che vedere persone felici attorno a te non ti facesse sentire solo
come accade a me.
Voglio
tu sia felice, amore mio.
Voglio
che tu lanci una stella ogni volta che mi pensi, e voglio ogni notte
perdere il conto delle stelle cadenti che vedo dalla finestra. Voglio
un'eterna notte di San Lorenzo.
Voglio
che ti ricordi di me, ma che la mia immagine non ti lasci un senso di
vuoto attraversandoti la mente, bensì che permei ogni tua
cellula
cerebrale di quella dolcezza che un po' mi prende, quando penso a
quelle frecciatine che ci lanciavamo senza offenderci mai ed a quei
baci che chiudevano ogni finto attrito.
Voglio
che tu stia bene anche se per me non è così.
Voglio
sapere che mi ami ancora, anche se il tuo corpo sarà ormai
in
decomposizione in quella cassa in frassino che tuo padre ha voluto
per forza, nonostante tua madre premesse tanto per il mogano,
perché
tu negli ultimi tempi dicevi di volere la cucina in mogano, che il
mogano era il legno più bello del mondo.
Voglio
voglio voglio. Io che a te ripetevo in continuazione che
“L'erba
voglio non cresce neanche nel giardino del re”, e che si dice
“vorrei”, adesso voglio.
Vorrei
te, ma alla
fine
voglio
solo la tua
felicità, perché io ti amo, e voglio far lo
stesso sacrificio che
tu hai fatto abbandonandomi alle braccia di qualcun altro, anche se
poi io m'ostino a voler pensare che non l'hai fatto.
Voglio
che oggi, ad un anno esatto dalla partenza -no, non la voglio dir
quella parola che inizia per “m”, ché le
cose morte se ne vanno
per sempre e si dimenticano, prima o poi, e io voglio pensare che tu
non te ne vai, che tu torni, che tu sei qui e che io non ti dimentico
e che tu non mi dimentichi-, ad un anno esatto da quando ti sei
addormentato per la notte più lunga di cui io abbia masi
sentito
parlare, tu venga qui anche solo per cinque minuti.
Abbracciami,
amore mio, che sento freddo a partire dal centro del petto e tu che
eri sempre caldo sei l'unico che può scaldarmi. Sorreggimi,
che mi
cedono le gambe e lo so che tu ce l'hai la forza di tenermi dai
gomiti.
Ma
amore mio, se anche non potessi farlo, per favore, lancia una stella.
Ho
bisogno di sapere che mi pensi ancora un po'.
A me
basta sapere che mi pensi anche un minuto, perché se
così non
fosse, sai, io potrei anche morire, ma morire davvero, qui, in questo
letto troppo caldo ma che non mi scalda perché non sei tu.
È che
nessuno mi scalda, nessuno è te.
Tu
non ci sei, ma infondo poi ci sei.
E
questo susseguirsi infinito di “se” e
“ma” e “perché” e
“infondo” e “però” e
“forse” m'ha già stancato. Voglio
certezze. Voglio te.
Voglio
che si possa viaggiare racchiusi in una bolla di pensieri e
raggiungere il cielo e raggiungere te, e allora è un po'
come dire
che voglio volare, ma volare lontano, dove gli occhi non vedono e le
orecchie non sentono, e tutto è affidato al cuore e alle
mani e alle
labbra, e allora te lo direi con le labbra che ti amo, ti amo senza
aggettivi e senza descrizioni, e che mi manchi, mi manchi per tutto
l'amore che mi manca da quando non ci sei e per tutto quello che
vorrei tu sentissi, ma te lo direi senza parole. Te lo direi in uno
di quei baci che non concedo e che conservo per te.
E ti
farei sentire con le mani tra i tuoi capelli quanto ho bisogno di te,
e ti farei sentire il battito del mio cuore per farti capire quanto
è
vero, stretti in un abbraccio che colmi la parte vuota dei nostri
petti col battito dell'altro.
Ma
quanti condizionali, amore mio. Quante cose che farei e che non posso
fare.
E
non ti mette tristezza? Spero di no, spero di no.
Non
t'angosciar dei miei desideri, sai? Stai tranquillo, e stai sereno.
Che
infondo, oggi, è un po' come se fosse il tuo compleanno.
E
allora auguri, auguri. Spero tu stia facendo bei sogni, anche se
vorrei tu ti svegliassi presto. Buonanotte, amore mio.
Aprirò
le tendine, e lascerò che il sole colpisca i tuoi occhi,
sperando
stupidamente che tu mi
sorrida, come quella sera che ti sei addormentato in spiaggia, e che
tu mi chieda se hai russato, che ti capita quando fai brutti sogni, e
al mio “no” voglio tu mi dica di nuovo che lo
sapevi, perché
avevi sognato me.
Chissà
cosa stai sognando.. Spero di addormentarmi, così lo sogno
anche io.
Buonanotte
amore mio.
Lancia
una stella, e io lancerò un bacio. E nel nostro scagliare
oggetti
per il cosmo, forse, ci ritroveremo.
Buonanotte
mio Romeo, la tua Giulietta starà ogni notte sul balcone ad
aspettarti.
Mille
volte cattiva, la notte, ora che manca la tua luce.
Pensieri
di una notte insonne, all'avvento di un giorno particolare.
Non
l'ho riletta, spero questo basti a scusare eventuali errori.
Perdonatemi, davvero, se ho sentito il bisogno di postarla qui, ma
dicono che internet arrivi ovunque, no?
Human_
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