*E
vidi quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli,
e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di
tuono:
«Vieni».
e vidi
Ed ecco mi apparve un cavallo bianco
e colui che lo cavalcava aveva un arco,
gli fu data una corona
e poi egli uscì vittorioso
e per vincere ancora.
Non aveva mai preteso nemmeno una
delle sue attenzioni.
Riku non dava attenzioni a nessuno se
non a sé stesso. Riku
era invincibile, Riku era un’ombra che Sora non faceva altro
che inseguire.
Riku non si sarebbe fatto
acchiappare, non si sarebbe fatto
fermare.
Cosa celasse al di sotto delle sue
candide palpebre, là, nel
verde splendente dei suoi occhi, nessuno lo sapeva.
Riku era solo un’ipotesi.
Nessuno conosce i cuori delle
ombre (ma un’ombra ce
l’ha, un cuore?)
Riku sapeva tutto di Sora, ma Sora
non sapeva nulla di Riku.
L’ombra è ciò che ti porti sempre
dietro, l’unica cosa che non ti abbandona mai
e della quale non sai nulla.
*Quando
l'Agnello aprì il secondo sigillo,
udii il secondo essere vivente che gridava:
«Vieni».
E uscì un altro cavallo rosso,
e a colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla
terra
perché si sgozzassero a vicenda
e gli fu consegnata una grande spada.
Era una corsa perpetua, una corsa per
salvarlo da sé stesso.
Perché nemmeno Riku sapeva niente del suo cuore.
A dire il vero, in Riku aleggiava una
perenne e
indissolubile lotta interiore. Sora non sarebbe riuscito a fermarlo, a
sentire
tra le dita la timida consistenza dei suoi capelli argentei, la gentile
bora
che sembrava spirare tra le sue vene, nella sua pelle fresca.
Nel cuore di Sora non c’era
spazio per la rassegnazione.
*Quando
l'Agnello aprì il terzo sigillo,
udii il terzo essere
vivente che gridava:
«Vieni».
E vidi,
ed ecco, mi apparve un cavallo nero
e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano.
E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi:
«Una misura
di grano per un danaro
e tre misure d'orzo per un danaro!
Olio
e vino
non siano
sprecati».
Sangue.
Sora stentava a riconoscerlo. Il suo
cuore era tornato alle
tenebre dalle quali era nato, dalle quali tutti nasciamo.
Che colore aveva il suo sangue? Nero,
nero come il mantello
che lo avvolgeva, come la benda che gli ottenebrava lo sguardo.
Le ombre provano vergogna?
Evidentemente sì…
*Quando
l'Agnello aprì il quarto sigillo,
udii la voce del
quarto essere vivente che
diceva:
«Vieni».
E vidi
ed ecco, un cavallo verdastro.
E colui che lo cavalcava si chiamava Morte
e gli veniva dietro l'Inferno.
E fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra
per sterminare con la
spada,
e con la fame,
e con la peste,
e con le fiere della terra.
C’erano una volta sue
ragazzi. Uno di loro diceva di saper
lottare, l’altro diceva di saper vincere.
C’erano una volta due amici
che dicevano di sapere cosa
fosse l’amore. Il primo grande errore di Riku. Le ombre non
conoscono amore,
solo vergogna.
C’erano una volta due
rivali che dicevano di sapere cosa
fosse la morte. Il primo grande errore di Sora. Gli innocenti non
conoscono la
morte, solo la felicità. È nel momento esatto in
cui una lama preme contro la
tua gola che conosci la cupa mietitrice, ma allora la tua anima non
è più pura
poiché tra i morti non vi sono né innocenti
né peccatori.
*Quando
l'Agnello aprì il quinto sigillo,
vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa
della parola
di Dio
e della testimonianza
che gli avevano resa.
E gridarono a gran voce:
«Fino a quando, Sovrano,
santo
e verace,
non farai giustizia e
non vendicherai il nostro
sangue sopra gli abitanti della terra?».
E fu data a ciascuno di essi una veste candida
e fu detto loro di pazientare ancora un poco,
finché fosse completo il numero dei loro compagni di
servizio e dei loro
fratelli
che dovevano essere
uccisi come loro.
Per Sora non esisteva vendetta. Punire Riku non aveva senso,
per lui. Non
era colpa sua se le tenebre l’avevano assalito. Sora non
conosceva vendetta,
soltanto la sua stupida cocciutaggine. avrebbe ritrovato Riku, avrebbe
salvato
Kairi, avrebbe dimostrato che sapeva cosa fossero sia l’amore
che la morte,
avrebbe dimostrato che le ombre sanno cos’è
l’amore e possono ripudiare la
vergogna. Sora
voleva fare tante cose,
senza badare al fatto che sono le ombre a seguire noi, non noi a
seguire loro.
*E
vidi quando l'Agnello aprì il sesto sigillo,
e fu un violento terremoto,
e il sole divenne nero come sacco di crine,
e la luna diventò tutta simile al sangue,
e le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra,
come
quando un
fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi,
e il cielo si ritirò come un volume che si arrotola
e tutti i monti
e
le isole furono
smossi dal loro posto.
E quando Sora ritrovò Riku, si convinse che le
ombre conoscessero l’amore.
Sora lo avrebbe aiutato, Sora l’avrebbe perdonato, Sora
l’avrebbe
sostenuto. Perché
Sora è troppo puro,
troppo ingenuo, troppo stupido per temere la tenebra e le ombre sue
figlie. Il frutto
non era più il sigillo alla loro amicizia,
la loro amicizia che era nata e era caduta, e si era rialzata,
barcollando, e
aveva urlato, e era caduta di nuovo, e si era ripulita dal sangue e
aveva
urlato ancora, ululato ala luna, più forte, e si era
inginocchiata, e si era
presa la testa tra le mani, e aveva pianto.
*Quando
l'Agnello aprì il settimo sigillo,
si
fece silenzio in
cielo per circa mezz'ora.
E vidi che ai sette angeli
ritti davanti a Dio
furono date sette
trombe.
E venne un altro angelo
e si fermò
all'altare, reggendo un incensiere
d'oro,
e gli furono dati molti profumi
perché
li offrisse
insieme con le preghiere di tutti i santi
bruciandoli
sull'altare d'oro, posto davanti al
trono.
E il fumo degli aromi salì insieme con le preghiere dei santi
dalla
mano
dell'angelo
davanti a Dio.
E l'angelo...
E l'angelo prese
l'incensiere,
e lo
riempì del fuoco preso dall'altare
e lo gettò
sulla terra:
e ne seguirono scoppi
di tuono,
e clamori,
e fulmini,
e scosse di terremoto.
Seduti insieme, uno accanto
all’altro, nel regno di ombre
che Riku affermava essere perfetto per lui.
Vicini, il viso della luna vi scruta
da lontano, lanterna
della sera, con le nubi a farle da arruffati capelli.
Una lettere, una porta, la luce
dell’aurora, e poi giù,
verso il mare, verso la vita, verso la soglia di rugiada
dell’orizzonte, verso
gli occhi di cielo della fanciulla ferma, immobile, in piedi sulla
spiaggia,
che affermava di guardare il mare ma che in realtà vedeva
oltre.
Forse Sora aveva ragione, forse aveva
torto, forse aveva il
più gran torto del mondo. Fu così.
L’espressione di Riku,
costantemente adornata di educata
indifferenza.
Il secondo grande errore di Sora.
*Cantavano un canto
nuovo:
”Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei
stato immolato
e hai riscattato Dio con il tuo sangue”
Le
ombre, in realtà, non
conoscono l’amore.
*E
i sette angeli che avevano le sette trombe si accinsero a suonarle.
FINE
Le frasi contrassegnate
dall’asterisco
(*) sono tratte dai vari libri dell’Apocalisse
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