Tadan! Eccomi qua! Un po'
in ritardo forse, ma ho già quasi finito il prossimo
capitolo, quindi potrò aggiornare presto, questa volta sul
serio =P Ora vi lascio alla storia.
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CAPITOLO
12
(dove Bella
diventa un’assidua frequentatrice dell’ospedale di
Forks e le manie di persecuzione di Edward si concretizzano)
In quei giorni capii
come dovevano sentirsi gli ebrei durante le persecuzioni Naziste. E
dopo la prima settimana cominciai anche ad invidiarli: i campi di
concentramento non potevano essere peggio della Swan. Si appostava
dietro alla porta dei bagni maschili, fuori dalle aule, vicino alla mia
Volvo, per tendermi delle imboscate mentre passavo; e quando tornavo a
casa cercava di pedinarmi per scoprire dove abitassi. Alla centesima
volta che mi ero rifiutato di farle da agenzia matrimoniale, mi aveva
minacciato con un paio di forbici dalla punta arrotondata rubate a
Tonio Cartonio. Di quel passo, il WWF avrebbe dovuto inserirmi nella
lista delle specie a rischio di estinzione. Per non parlare delle ore
di Biologia… nel senso letterale della frase: è
proprio meglio che stia zitto, perché mi sono sempre
considerato una persona educata.
Dopo la prima,
straziante settimana, tornai in segreteria per chiedere di cambiare il
corso di Biologia con una qualsiasi altra materia, anche un corso di
ricamo, ma la segretaria era ancora offesa per la storia delle tette e
mi cacciò via brandendo un fermacarte dall’aria
letale. Il genere di cose che sarebbero piaciute alla Swan.
Il giorno peggiore
in assoluto fu un grigio lunedì di fine marzo. Tanto per
cominciare, pioveva. (Colpo
di scena che darà sicuramente una svolta epocale alla
storia… NdA). Come stavo dicendo prima che
qualcuno mi interrompesse, pioveva. (Si, si era capito. NdA)
Sei egocentrica, lo sai? Dovresti stare zitta e scrivere, invece di
metterti sempre in mezzo per attirare l’attenzione dei
lettori. Dunque… cosa stavo dicendo? Ah, vero…
pioveva. Il che non è una gran novità, a Forks,
ma fornisce un ottimo pretesto per essere pessimisti. E in quel periodo
il pessimismo mi stava più appiccicato della Swan. Avevo
appena finito l’ultima ora di lezione, così mi
diressi verso la Volvo, facendo lo slalom tra le pozzanghere.
L’avevo appena fatta riparare: Emmett continuava a sostenere
che il garage fosse troppo piccolo e per darne una prova concreta aveva
parcheggiato la sua Jeep sopra alla mia Volvo. Vedere la mia dolce
macchinuccia di nuovo perfetta, unito al fatto che quella mattina avevo
marinato Biologia ed ero riuscito a sfuggire a tutti gli agguati della
Swan, mi mise di buon umore. Perciò mi sentii autorizzato a
canticchiare la sigla delle Winx mentre cercavo le chiavi, aprivo la
portiera e mi sedevo al posto del guidatore.
- Notte
magica, s’illumina il cielo, tra le stelle la sfida per me
inizierà. Su una nuvola, io volo nel tempo, con gioco e
fantasia, coloro la mia vita. Le mie ali nel…
Mi bloccai con la
cintura in mano, posando la sguardo per la prima volta sul sedile
accanto al mio. Bella Swan era seduta con i piedi sul cruscotto, e mi
fissava in silenzio, con un’espressione impenetrabile. Le
rivolsi un sorrisetto imbarazzato, sperando che non avesse sentito
quello che stavo cantando.
- Ehilà,
Swan… - accompagnai il mio saluto tutt’altro che
entusiasta con un debole cenno del capo.
- Guardi
le Winx? – s’informò lei, discretamente
disgustata.
- Ehm…
- decisi di cambiare argomento, prima che la situazione diventasse
troppo imbarazzante – Come hai fatto a entrare nella mia
auto?
Bella mi
sventolò sotto il naso un piede di porco e fece un cenno in
direzione della portiera destra, che – lo notai solo in quel
momento – pendeva dal fianco dell’auto tutta
ammaccata. Rimasi impalato ad osservare quella funesta visione, mentre
il mio cervello inviava impulsi sconnessi ed intermittenti.
“Auto appena riparata… Isabella Swan…
piede di porco… portiera rotta… uccidere Isabella
Swan”. Quando finalmente riacquistai l’uso della
parola, balbettai.
- Tu…
tu… hai distrutto la mia auto!
Se non fossi stato
un gentleman degli inizi del ‘900, ero certo che mi sarebbe
venuto un raptus di pazzia selvaggia durante il quale avrei
accidentalmente ucciso la Swan. Lei alzò le spalle e si mise
a giocherellare con il piede di porco.
- Era
chiusa a chiave.
Infondo i tempi
erano cambiati: continuare a fare il gentleman sarebbe stato davvero
antiquato. Indi per cui…
Saltai
giù dalla Volvo e mi misi a saltare dentro ad una
pozzanghera, strappandomi i capelli.
- Cazz…
tu… tu sei… dio… ma come?…
la Volvo… pazza!… ti odio!
Bella
aprì un pacchetto di pop corn e si sistemò meglio
sul sedile per godersi il mio sclero. Continuai a sfogarmi per una
decina di minuti, e conclusi la scenata scagliando un bidone della
spazzatura a cento metri di distanza.
- Ti
odio!
Urlai dietro al
bidone, che atterrò con uno schianto nella foresta dietro la
scuola. Ignorai la bestemmia soffocata e lo sparo che seguirono il
lancio del bidone e mi voltai verso la Swan, ansimando e tremando di
rabbia.
- Finito?
– chiese lei, perfettamente a suo agio. Sospirai ed annuii
mestamente.
- Sì.
Bella mi rivolse un
gran sorriso e mi battè una pacca sulla spalla.
- Bene,
possiamo andare.
- Andare?
– ripetei, confuso – dove?
- A
casa tua, ovvio.
Spiegò
lei, con l’aria di pensare davvero che fosse ovvio.
- Io
adesso devo andare dal meccanico a far riparare la portiera, Swan.
– le feci notare.
Lei
lanciò una rapida occhiata alla portiera che aveva appena
distrutto, come per valutarne i danni, ed infine fece spallucce.
- Il
mio pick-up è messo peggio, e va ancora.
- Il
tuo pick-up fa cagare. – la corressi – Sembra il
fossile di un carro attrezzi preistorico.
E di certo non
volevo che la mia Volvo assomigliasse al suo Catorcio.
- Fattostà
che il mio pick-up non perde portiere per strada.
Replicò
lei, offesa, colpendosi una tempia con il piede di porco (non so se per
imbranataggine o per puro e semplice masochismo).
- Neanche
la mia Volvo perderebbe portiere, se tu non le staccassi. –
obiettai.
- Dettagli.
Bella fece un gesto
noncurante con la mano, solo che, trattandosi della mano con cui teneva
il piede di porco, riuscì a rompermi lo specchietto
retrovisore e a colpirsi il naso in un colpo solo. Gemetti (per lo
specchietto, non credo che ci sia bisogno di dirlo): chiunque le avesse
dato quell’attrezzo doveva essere pazzo completo. Persino una
matita con la punta diventava potenzialmente pericolosa in mano a Bella
(per gli altri e soprattutto per lei), figurarsi una cosa come un piede
di porco. Era come regalare un raggio laser distruttore a un bambino
patito di Guerre Stellari.
Nei pochi istanti
che mi ci vollero per disperarmi silenziosamente per
l’ingiusta sorte dello specchietto, la Swan riuscì
a rompere anche il gancio della cintura.
- Potresti.
Smetterla. Di. Distruggere. La. Mia. Auto. Per. Favore?
Ringhiai, studiando
un modo per toglierle di mano il piede di porco prima che si accorgesse
delle mie intenzioni e lo usasse per procurarsi un trauma cranico. Lei
sbuffò e mi guardò male.
- Voi
uomini siete tutti fissati con le macchine. Cosa vuoi che sia, per due
graffi, tanto finché l’auto va avanti…
- Se
ti stacco un braccio cammini comunque – replicai, immaginando
con sommo piacere di farlo davvero.
La reazione di Bella
mi lasciò senza parole: gli occhi le si riempirono di
pagliuzze brillanti e fece una faccia che mi sarei aspettato di vedere
soltanto in un cartone animato giapponese.
- Oh,
Edward! Davvero faresti questo per me?
Forse avrei dovuto
aspettarmelo, ma non credevo che il suo masochismo potesse arrivare a
tanto.
- Oh,
ehm… bhe, se ti fa piacere no.
Ammisi.
- E
se ti dicessi che non mi fa piacere, lo faresti sul serio? –
s’informò lei, sinceramente interessata.
Oddio, ma in che
razza di fiction sono finto? Mi chiesi, considerando l’idea
di lasciare la Volvo incustodita in balia della psicopatica e darmela a
gambe. Meglio la Volvo che io, infondo. Ma sono un vampiro coraggioso (“…”
NdA), perciò decisi di restare.
- Ma
ormai so che lo diresti solo per convincermi a fare una cosa che vuoi
che faccia facendomi credere che non vuoi che la faccia. –
ragionai, certo di essermi meritato come minimo un premio Nobel per
quella perla di saggezza.
- E
se invece io avessi saputo che tu non avresti mai fatto una cosa che mi
fa piacere e ti avessi fatto credere che una cosa che non mi faceva
piacere mi facesse piacere, in modo da indurti a non fare una cosa che
non mi faceva piacere?
Insinuò
Bella, inarcando le sopracciglia con aria misteriosa. Misteriosa come
il senso della frase che aveva appena detto. (Ehi, non vale! Solo io
posso dire queste frasi incasinate! NdJack Sparrow).
Scoppiai a ridere.
- Avanti,
non vorrai farmi credere che sai cosa significa la frase che hai appena
detto.
Decisamente, il suo
cervello non era così evoluto.
- In
effetti no – ammise Bella – volevo solo confonderti
un po’ le idee.
- Bhe,
ci sei riuscita – sbuffai.
- Non
che ci voglia molto – borbottò lei e, prima che
potessi offendermi per l’insulto neanche tanto velato che mi
aveva appena rivolto, aggiunse - Comunque, parlando di cose
serie…
- No,
aspetta – la interruppi – se le cose serie
sarebbero Carlisle, preferisco continuare ad ascoltare le tue menate.
- Sì
ma, nel caso non ci fossi ancora arrivato, a me non interessa quello
che vuoi tu. – mi zittì, dandosi un colpo in testa
con il piede di porco.
Almeno questa volta
non aveva danneggiato la Volvo – mi dissi, ma quel pensiero
non mi confortò molto.
- Lo
so, a te interessa solo il pene di un trentenne biondo, sposato, che
tra le altre cose è anche mio padre.
- Adottivo
– precisò lei – se fosse il tuo padre
genetico dovreste essere o tu molto più figo, o lui molto
più scemo.
- Grazie,
sono commosso dall’alta opinione che hai di me. –
mugugnai, mettendo il muso – E comunque non capisco cosa ci
trovi in Carlisle: è solo uno stronzo sequestratore di Play
Station.
- Adoro
gli stronzi…
Sospirò
la Swan, ed estrasse dalla tasca dell’impermeabile una
scatolina di legno che, sotto al mio sguardo allibito, si mise a
sbaciucchiare. Aspettai un paio di minuti per vedere se la smetteva, ma
ad un certo punto cominciai a temere che, se non l’avessi
fermata, si sarebbe anche potuta scopare la scatolina davanti ai miei
occhi, nella mia macchina. Il colpo che si era data con il piede di
porco doveva essere stato più forte di quanto pensassi.
- Ehm,
Bella? – balbettai – forse ti sembrerà
una domanda stupida ma… cosa diamine stai facendo?
Lei
staccò la bocca dalla scatolina solo il tempo necessario per
rispondermi.
- Bacio
Carlisle – spiegò – Idealmente
– aggiunse poi, vedendo la mia faccia da “adesso ti
porto in un bel posto con dei simpatici tizi vestiti di
bianco”.
- Idealmente?
– chiesi, dubbioso – A me sembra soltanto che tu
stia insalivando un’innocua scatolina di legno.
- Ma
tu non sai cosa c’è dentro alla scatolina
– soggiunse Bella, con un sorrisetto che non prometteva nulla
di buono.
Il tuo cervello,
forse, se ne hai mai avuto uno.
- Me
lo stai dicendo perché vuoi che ti chieda cosa
c’è? – chiesi.
- Perspicace.
Comunque no.
- Ok.
Alzai le spalle: non
ero del tutto sicuro di voler sapere cosa c’era in quella
scatolina. Anzi, conoscendo il genere di cose che la Swan avrebbe
potuto metterci, ero certo di non volerlo sapere.
- Avanti,
chiedimelo.
Roteai gli occhi:
forse avrei dovuto davvero portarla nel “posto con i
simpatici tizi vestiti di bianco”…
- Facciamo
che apro la scatolina e lo scopro da solo – sbuffai
– non possiamo restare qui in eterno.
Almeno, io si, ma tu
prima o poi morirai. E quel giorno non hai idea di quanto
godrò…
Allungai la mano per
prendere la scatolina, ma Bella mi sbatté il piede di porco
in testa.
- Non
toccare la mia scatolina! È sacra! –
esclamò, accanendosi sulla mia testa con il piede di porco e
concludendo con un sonoro colpo sulla sua.
- Perché,
ci ha cagato dentro Dio? – m’informai, scettico.
Bella si
premurò di allontanare la scatolina dalla mia portata e
scosse il capo.
- Mi
dispiace deluderti, ma no. Niente cacca.
Dunque non ci aveva
messo dentro il suo cervello, a quanto pareva.
- Dentro
c’è… - fece una pausa alquanto
teatrale, spalancando gli occhi finché le rimasero dentro
alle orbite solo perché la scrittrice non ha gusti
così macabri –
c’è… la canna.
Erba: ora si
spiegavano molte cose… Forse mio padre l’aveva
convertita al culto della Maria.
- La
canna che ti ha dato Carlisle? – domandai, incredulo
– Pensavo che te la fossi fumata. Ma in effetti,
l’effetto dell’erba non dura così
tanto…
Bella
spalancò occhi e bocca, scandalizzata.
- Fumarla?
Ma sei fuori? È il primo regalo che mi ha fatto Carlisle, lo
conserverò per sempre! – preferii non commentare
– Sai, le ho anche fatto un tempietto sotto alla scrivania.
– soggiunse poi.
Ok, chiamo i
simpatici tizi vestiti di bianco.
- D’accordo,
Bella – cominciai, scegliendo attentamente le parole
– che ne dici se adesso sali sul tuo Pick-up e vai a casa?
Tuo papà ti starà aspettando per pranzo.
- Non
credo – replicò lei – l’altra
settimana gli ho insegnato a usare il telefono, e ora è
capace di ordinarsi una pizza da solo.
Sottolineò
la frase sbattendosi il piede di porco sulla fronte.
- Tu
vai comunque, potrebbe essere in pensiero – suggerii - E
dammi quel piede di porco – aggiunsi, strappandole di mano
l’oggetto prima che potesse sbatterselo di nuovo sulla testa
– se vuoi ucciderti hai tutto il mio supporto, ma evita di
farlo nella mia auto.
Ma spostiamoci
ordunque (?) nel grazioso ospedale di Forks, dove un paio di giorni
dopo un simpatico tizio vestito di bianco stava fumando uno spinello
sopra una rivista porno.
- Dottor
Cullen! – un’infermiera spalancò la
porta di scatto, facendo irruzione nel mio ufficio.
Nascosi la rivista
sotto alla cartella di un certo Thomas Butler, che si era tranciato un
dito con il tosaerba, e rivolsi alla donna un sorriso molto
professionale. Il genere di sorriso che fanno i dottori quando quelli
delle Iene vengono a fare domande moleste sul funzionamento
dell’ospedale.
- Dottor
Cullen, deve venire subito al pronto soccorso! È appena
arrivata una ragazza con una grave emorragia, se non la fermiamo subito
potrebbe morire.
Spensi la canna sul
foglio di dimissione di Thomas Butler e seguii l’infermiera
lungo il corridoio che portava al pronto soccorso. Certo che quei
cretini sceglievano sempre i momenti peggiori per ammazzarsi: mai che
riuscissi a finire una canna in santa pace, mentre ero in servizio.
Quando entrammo
nella stanzetta del pronto soccorso, fui abbastanza stupito di trovarmi
davanti Isabella Swan con un sorriso da “quando non puoi
lavarti i denti, c’è Daygum Protex” ed
un coltello da cucina conficcato nell’interno del gomito.
- Dottor
Cullen! – esclamò – Bella giornata, vero?
Non mi capacitavo di
come potesse trovare bella la giornata in cui si era quasi segata il
braccio con un coltello da cucina, ma decisi di non contraddirla: forse
le avevano dato un antidolorifico a base di sostanze oppiacee.
- Ehm…
ciao, Isabella.
- Chiamami
Bella – ammiccò lei.
- Ehm…
d’accordo, Bella. Ora distenditi sul lettino e resta ferma,
dobbiamo fermare l’emorragia prima possibile.
Lei mi rivolse un
sorriso da gattamorta ed eseguì.
- Devo
togliermi i vestiti, dottor Cullen?
Rimasi interdetto
per un secondo.
- Ehm…
no, non ce ne sarà bisogno, puoi restare così.
- Oh…
d’accordo.
Pareva alquanto
delusa dalla mia risposta. La ignorai e mi misi al lavoro: in un paio
di minuti riuscimmo ad estrarre il coltello dall’arteria e
fermare l’emorragia. Non appena finimmo di fasciarle il
braccio, mandai le due infermiere ad aspettarmi in corridoio: volevo
chiarire la faccenda del coltello. Non mi fidavo del tutto di Edward e
delle sue promesse…
- Allora,
Isabella…
Esordii, sedendomi
sul lettino accanto alla sua gamba. Lei si mise a sedere, avvicinando
il suo viso al mio.
- Siamo
rimasti soli… - sussurrò, guardandomi
ardentemente il cavallo dei pantaloni.
Deglutii a vuoto un
paio di volte.
- Sì,
ehm… volevo farti un paio di domande.
- Mi
chieda tutto quello che vuole… - sussurrò lei,
solleticandomi il braccio con la punta delle dita - posso chiamarla
Carlisle?
- Ehm…
a dire il vero preferirei dottor Cullen. È più
professionale, in un rapporto dottore-paziente.
Risposi, a disagio.
Bella intanto continuava ad accarezzarmi il braccio come se niente
fosse. Sbatté le ciglia un paio di volte e
sussurrò, con voce melliflua.
- Come
vuole lei, dottor Cullen. Le piace giocare al malato e
all’infermiera? Potremmo invertire i ruoli…
- Io
sono qui per lavorare. – obiettai, allontanando il braccio
dalla sua mano.
- Giusto
– annuì Bella – doveva farmi delle
domande?
- Si.
Dunque – esitai – come ti sei procurata quella
ferita?
Bella fece un gesto
noncurante e si spostò una ciocca di capelli dal viso,
rivolgendomi uno sguardo provocante.
- Sono
caduta con il coltello in mano.
- Sei
caduta? – ripetei, scettico.
- Sì.
- Con
il coltello in mano?
- Esatto.
– approvò lei.
Avrei
creduto di più a Jasper che mi raccontava di non aver mai
mangiato un umano in vita sua. Forse Edward aveva tentato di ucciderla,
ma era troppo spaventata per dirmelo. Se l’avessi convinta
che era al sicuro, magari avrebbe sputato il rospo.
- Isabella,
sei sicura di essertelo fatta da sola? Se qualcuno ti ha fatto del
male, voglio sapere chi è. Ti giuro che non gli
permetterò mai più di avvicinarsi a te.
E
alla sua Play Station. Bella sospirò, con un sorriso ebete
stampato in faccia, e si avvicinò pericolosamente al mio
viso.
- È
così gentile da parte sua, dottor Cullen… Ma non
deve preoccuparsi, è successo tutto per colpa mia: a volte
sono davvero sbadata.
Le
sue labbra erano quasi sulle mie…
- D’accordo
– dissi, alzandomi dal letto con uno scatto repentino ed
allontanandomi dai suoi inquietanti occhioni languidi – io
adesso devo andare: il dovere mi chiama.
La
Maria mi chiamava. Dopo quell’esperienza traumatizzante,
urgeva una canna, ma di quelle strong.
- Arrivederci,
dottor Cullen. Spero di rivederla presto.
Mi
salutò Bella.
- Io
no – mi lasciai sfuggire –
cioè… non al pronto soccorso – tentai
di rimediare, in extremis.
Al
massimo all’obitorio. Me la svignai più in fretta
possibile, meditando di restituire a Edward la Play Station. Forse,
infondo, aveva ragione: la Swan era solo una pazza masochista.
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RiceGrain >
Bhe, ho aggiornato. E prima di 6 mesi... è un
traguardo, no? xD
mammasaura >
Un chap ogni tre giorni? hahaha... no, dico, potrò avere
anche una mia vita fuori da qui? Non so ogni quanto
aggiornerò: dopo un giorno o forse dopo un anno, se non sono
ispirata non mi metto a scrivere oscenità solo x rispettare
una scadenza. Grazie per tutti i complimenti, comunque, mi hanno fatto
molto piacere. =) spero che non ti arabbierai se sono stata un po'
troppo franca, ma sono fatta così
Nessie93 >
Non so come mi è saltato in mente di Bella e Carlisle, ma
sinceramente trovo più stupido innamorarsi di Edward che di
Carlisle. E poi mi serviva x lo sviluppo della storia... capirai xD
HpK00 >
Grazie di tutto, chiaretta (posso chiamarti così? mi
è venuto xD)... la tua recensione mi ha davvero commossa,
non scherzo. Sapere che anche se i miei impegni mi tengono lontana dal
pc, tu sarai sempre disposta a leggere le mie fiction, mi da davvero un
enorme gioia =P tra paentesi, sto scrivendo una fiction a 4 mani con
RoseScorpius, se vuoi darci un'occhiata la stiamo pubblicando sul suo
account...
FairyFlora >
Grazie di tutto =) sono felice che tu abbia colto la presa in giro alle
bimbeminkia ke credono di amare qualcuno DOPO 5 MINUTI CHE LO CONOSCONO
solo perché è "figo" XD
hale1843 >
Lieta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto. nel
prossimo dovrebbero fare la loro molesta comparsa anke jazz ed emm, ma
dovrai aspettare perché bella riesca ad installarsi a casa
loro, perché sto comunque seguendo la trama del libro (molto
più o meno xD) alla prossima, ciau
Queen Miriam X Cullen
> grazie di tutti i complimenti
anche a te *me salta in giro urlando "yeeee uuna nuova lettricee"* xD
RoseScorpius >
Lara <3 lo sai ke ti amo, vero? Xò smettila di
stracciare i maroni =P
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