Dear Agony
DEAR AGONY
Si chiamava Agony, la ragazza più bella
che avessi mai visto. Ma anche la più triste. I suoi occhi,
specchio dell'anima, riflettevano un mondo di sofferenze e di
malinconia.
Quando le parlai la prima volta, presentandomi a lei, non capii subito
i segreti che nascondeva il suo sguardo, mi sembrò semplicemente
triste per qualcosa che poteva essere successo in giornata. Dopo
che la invitai a fare un giro con me, i suoi occhi si illuminarono di
una nuova vita, più felice e più bella rispetto a quella
passata.
Passammo tutta la sera a parlare di ogni cosa ci venisse in mente; io
le raccontai praticamente tutto di me, dei miei studi, dei miei sogni
di voler diventare scrittore, dei miei amici. Lei ascoltò molto
e parlò poco di sè, mi raccontò però che
aveva dovuto crescere in fretta e adattarsi a vivere in un mondo che
non faceva per lei. Di amici veri non ne aveva molti perciò
passava molto tempo da sola, ma questo non l'aiutava molto a non
pensare alle cose tristi.
La vedevo soffrire nell'aprire la sua anima ad una persona che
conosceva solamente da qualche ora, ma io cercavo di confortarla, non
volevo metterla sotto pressione e nemmeno farmi gli affari suoi.
Lei capì di potersi fidare di me. Io volevo aiutarla davvero. I
suoi occhi mi avevano molto colpito, così tristi, così
profondi, infiniti, freddi e distanti.
Nei giorni seguenti io e Agony ci vedemmo molto spesso, cercai in tutti
i modi di farla divertire e devo dire che mi sorrise sempre più
spesso. Quel suo sorriso timido finì per contagiare anche gli
occhi, che pian piano divennero meno distanti, meno tristi.
Un giorno, mentre le stavo raccontando di una mia buffa avventura con
un grosso cane arrabbiato, mi fermò guardandomi intensamente e
mi ringraziò; "Grazie
Francesco. Grazie per avermi riportato alla vita e per avere tutta
questa pazienza con me. Con me che non potrò mai essere come una
qualunque ragazza con cui tu potresti uscire".
Io non ci pensai un attimo e ti baciai. Solo dopo pensai al fatto che
avrei potuto turbarti ma tu non rifiutasti il bacio, anzi, mi trasmisi
tutto l'amore che potevi darmi. E ti assicuro Agony, che il sentimento
che mi hai trasmesso era veramente grande. Toccai il cielo con un dito,
ti avevo finalmente baciata e tu non mi avevi rifiutato, ti eri donata
a me, e io mi donai a te.
Quanto ti amavo Agony, eri tutto per me. Dopo quel giorno passammo
tutto il tempo possibile insieme, eravamo una cosa sola tu ed io.
Eri finalmente tornata a sorridere. a gioire, a divertirti, a vivere.
Cinque giorni dopo il nostro primo bacio ci fu un terribile incidente.
Stavo venendo a prenderti per andare fuori a cena insieme. Mi ero messo
in tiro, ero agitato come un ragazzino alla prima cotta: cosa ci potevo
fare, mi facevi quest'effetto!
Ero uscito di casa in anticipo, dopo averti chiamata per dirti che
stavo arrivando; volevo vederti subito. Fortuna che i semafori erano
tutti verdi così non perdevo tempo.
Accadde tutto in un attimo, troppo velocemente. Erano così
fastidiosi i fari di quell'auto. Feci appena in tempo a voltarmi per
vedere la macchina venirmi addosso da sinistra. L'impatto fu tremendo e
fortissimo.
I presenti chiamarono subito l'ambulanza, qualcuno si avvicinò
alle due auto per vedere se fossimo ancora vivi. Il guidatore
dell'altra macchina non aveva la cintura perciò aveva impattato
contro il parabrezza: per lui non c'era più niente da fare. Io
era svenuto e perdevo molto sangue, il mio sportello era completamente
distrutto.
Mi portarono di corsa all'ospedale; i medici fecero del loro meglio ma
io ero iin coma e non riuscivo a svegliarmi. Ma dovevo aprire gli
occhi, dovevo svegliarmi, tu mi stavi aspettando. Non so come sia stato
possibile ma mentre il mio corpo era attaccato alle macchine in
ospedale il mio spirito ti vedeva, da sola a casa; mi stavi aspettando
impaziente e avevi provato a chiamarmi già molte volte. Poi il
tuo cellulare squillò, era mia madre in lacrime.
Poche parole e tu sei scivolata in terra, il viso una maschera di terrore e disperazione.
Gli occhi di nuovo vuoti e spenti.
No, non doveva andare così. Non dovevi perdere il sorriso che da
qualche giorno era tornato sul tuo viso. Agony, io ero in coma ma mi
sarei svegliato fra poco.
No, mi sbagliavo. Il mio cuore aveva smesso di battere, i medici non avevano potuto fare niente.
Non volevo perderti Agony, eri troppo importante per me, e io troppo
importante per te. Ma non ti persi perchè sono sempre rimasto
accanto a te, a vegliare su di te e a proteggerti.
Il giorno del funerale eri seduta vicino a mia madre, cercavate di
farvi forza a vicenda. I singhiozzi di mia madre ogni tanto si
calmavano, ma le tue lacrime silenziose fatte di dolore e disperazione
non si fermavano.
Nei giorni seguenti hai smesso di vivere, mia piccola Agony. Ti sei
rinchiusa nella tua stanza a piangere senza mangiare nè dormire.
Io ero al tuo fianco ma tu non potevi vedermi; continuavi a invocare il
mio nome senza sapere che ero lì, senza potermi toccare. Non
potevo vederti soffrire così tanto, soffrire ancora dopo tutto
quello che avevi dovuto sopportare in passato; non te lo meritavi, ma
non era colpa mia; avessi visto prima quell'auto.
Un giorno ti sei alzata dall'angolo della tua stanza, sei andata in
bagno e hai aperto l'acqua dentro la vasca. Bene, stavi reagendo; un
bagno caldo a volte aiuta.
Poi sei andata in cucina e hai preso un coltello; sono stato uno
sciocco a non capire cosa volessi fare. Sei tornata in bagno, hai
chiuso l'acqua e sei entrata nella vasca vestita.
Francesco ti amo.
Non me l'avevi mai detto. In quel momento ero il ragazzo più felice della terra!
Poi però l'acqua nella vasca si è tinta di rosso. I tuoi
polsi stavano sanguinando ma tu non facevi niente per fermare
l'emorragia. Avevi semplicemente appoggiato la testa al bordo della
vasca e avevi chiuso gli occhi. Non piangevi nemmeno.
Perchè Agony? Perchè lo stai facendo? Non valgo
così tanto. Solo perchè la mia vita è finita non
deve finire anche la tua. Devi continuare a lottare, ad andare avanti.
Io sono qui accanto a te, non ti lascerò mai sola, non ti abbandonerò mai. Ma tu non devi arrenderti.
Perchè lo hai fatto? Mia dolce Agony, amore mio, perchè?
Ho voluto mettere fine alla mia agonia.
Prima di conoscerti ero come morta;
poi sei arrivato tu e mi hai fatto rinascere, hai riportato la gioia di
vivere nella mia vita.
Ma poi anche tu te ne sei andato lasciandomi da sola. E io sono morta un'altra volta.
Non puoi pretendere che una persona rinasca una terza volta. E' impossibile.
Per questo ho fatto la mia scelta. Così ho messo fine all'agonia che era la mia vita.
Credimi, è stato il modo migliore.
Agony, non doveva andare così, scusami.
Ora però, saremo insieme per sempre.
************************************************************************************************************
Spazio autrice: Questo breve racconto è nato davvero in poco
tempo; l'ispirazione mi è venuta ascoltando la canzone "Dear
Agony" e si può dire che io abbia avuto un lampo di genio
(sempre che la storia si possa definire geniale).
Bè, che dire, sono graditissimi i commenti! Fatemi sapere cosa ne pensate!!
|