Questa storia si
è classificata al PRIMO POSTO nel contest "Spicchi
di sole - Concorso per racconti brevi (Jacob Bella)"
indetto da Kukiness
e Saorio
sul forum di EFP.
Titolo della raccolta:
Frantumi
Titoli delle Shots: Goodbye, Eyes, Bars
Raiting: Verde
Genere: Romantico
Personaggi: Bella, Jacob, Edward
Avvertimenti: What if?, Raccolta di OneShots, OOC
Sentimento e canzone scelti:
1. Goodbye
James Blunt, Goodbye My Lover
Malinconia e rimpianto
2. Eyes
Keane, Your Eyes Open
Egoismo
3. Bars
Dire Straits, Romeo & Juliet
Gelosia
1. GOODBYE
(James
Blunt, Goodbye My Lover)
Did I disappoint you or let you
down?
Should I be feeling
guilty or let the judges frown?
[…]
Yes I saw you were
blinded and I knew I had won
So I took what's mine by
eternal right
Took your soul out into
the night
[…]
I've kissed your lips
and held your hand
Shared your dreams and
shared your bed
I know you well, I know
your smell
So che forse
questo non è il modo migliore per farlo.
Presentarmi
dal nulla davanti a casa sua dopo mesi che non ci vedevamo, dopo che
l’ho lasciata per proteggerla da qualcosa che è
più grande anche di me, dopo che le ho mentito unicamente
pensando di fare il suo bene. Sono davanti alla porta di casa di Bella
e aspetto che lei esca da un momento all’altro,
perché l’ho sentita trafficare dietro la porta ed
ho riconosciuto ogni suo piccolo rumore: i passi leggeri giù
per le scale, lo strofinio sulla sua pelle della felpa che sta mettendo
per ripararsi da uno dei freschi pomeriggi di Forks, lei che cerca le
chiavi nella borsa e ci mette un po’ troppo a trovarle,
sbuffando.
È
sempre lei, Bella. La mia Bella. Bella che ancora non lo sa, ma tra
poco sarò di nuovo suo. Non appena aprirà questa
porta.
Sospiro piano,
per non farmi sentire da lei ed è proprio allora che lo
percepisco: un odore caldo e pungente che mi penetra nelle narici e mi
costringe a fare una smorfia di disgusto, quasi a digrignare i denti di
riflesso.
Puzza di cane.
Non ho bisogno
di voltarmi per sapere che si tratta di Jacob, l’amico lupo
della mia Bella.
Non voglio
voltarmi e dargli così la soddisfazione di pensare che mi
interessi qualcosa di lui. Non ho intenzione di parlargli o di
permettergli di rovinare questo momento.
Un giorno, se
mai dovesse passarmi un po’ questa voglia che ho sempre di
ucciderlo, potrei addirittura ringraziarlo per quello che ha fatto per
Bella. Perché, in effetti, l’ha
salvata… e non parlo solo di questa volta, né
solo di scogli e mari in burrasca.
Il solo
pensiero mi fa digrignare ancora di più i denti, tanto che
non so più se riuscirò a trattenermi.
Maledetto
licantropo.
Deve esserla
venuta a prendere; in parte nascosti dal suo odore fastidioso, sento
anche quelli meno irritanti di benzina, pelle, gomma calda e metallo.
Deve essere venuto con quel patetico rottame che si è
costruito da solo. Già, conosco anche questo simpatico
dettaglio; d’altra parte ho dovuto sorvegliare Bella almeno
un po’ attraverso Alice, quando ero via.
Quasi mi fa
pena, il lupo.
Sa che lei
è mia e che lo sarà sempre, eppure le
è stato vicino in tutto questo tempo, sperando che lei
potesse mai ritenerlo qualcosa di più di un amico.
Comportandosi
non solo da amico, ma da vero e proprio… cane. Poverino.
Io ho le mie
colpe, è vero, ma lei mi perdonerà.
Perché è così che deve essere. Giusto?
Improvvisamente,
anche se questa non è proprio la parola giusta da usare,
visto che grazie ai miei sensi di vampiro i secondi mi sembrano secoli,
la porta si apre e lei compare davanti a me.
È
bella, anche se è persino più pallida del solito,
anche se sembra più stanca e stropicciata del solito.
Resisto alla fortissima tentazione di passare delicatamente un dito su
quegli aloni scuri sotto i suoi occhi, per cercare di mandarli via; mi
concentro invece su quello che dovrò dire tra poco.
Lei mi guarda,
attonita ma composta ed io sono quasi più stupito di lei nel
constatare il suo autocontrollo. Mi aspettavo che urlasse, che
piangesse forse, magari che inciampasse per la sorpresa nei suoi stessi
piedi, che cercasse di picchiarmi, che mi abbracciasse…
Mi aspettavo
di vederla cadere in frantumi tra le mie braccia.
Invece, niente
di tutto ciò. La guardo ed il mio cervello si svuota, come
non mi era mai successo. Lei, in un modo o nell’altro,
è l’unico essere umano e non, vivente e non, che
sappia sorprendermi, sempre.
Non appena
però il mio cervello smette di contemplarla, i pensieri si
fanno spazio nella mia testa vuota come un fiume in piena ed allora so
che devo farli in qualche modo uscire, finalmente, per non essere
sommerso.
- Ciao, Bella.
Sono tornato.
Faccio una
breve pausa, durante la quale lei lancia un’occhiata alle mie
spalle, forse preoccupata.
Inspiro
inutilmente e continuo:
- Ti capisco,
non te l’aspettavi e non sai cosa dire. Ma lascia che ti
spieghi. Tutto quello che è successo, il fatto che me ne sia
andato, dicendo di non amarti più… l’ho
fatto solo per il tuo bene. Per proteggerti da me, dalla mia natura, da
quello che sono e dal male che potrei farti. Mi dispiace che tu ci sia
stata male, non sai quanto… Ma, credimi, sono stato
malissimo anch’io. La verità è che non
ho mai smesso di amarti, ti ho mentito solo per far sì che
riuscissi ad allontanarti da me e a dimenticarti di me. Poi
però Alice mi ha detto che ti eri buttata da uno scoglio e
nonostante avesse aspettato di avere la certezza che stavi bene prima
di dirmelo, mi sono sentito morire, un’altra volta.
Se ora sono
qui è perché mi sono reso conto che non posso
vivere senza di te. Non posso farlo e non voglio farlo. Non posso
nemmeno sopportare il pensiero che tu non faccia più parte
del mio mondo. Se sarai disposta a perdonarmi, voglio stare con te per
il resto… per tutto il tempo che vorrai. Non ti
lascerò più, Bella. Mai più.
Io… ti amo.
Mentre le
rovescio addosso la verità, fisso il terreno sotto i miei
piedi, vorrei sparire, vorrei non essere lì fisicamente
davanti a lei; vorrei essere vento, per sussurrarle queste parole di
scuse infinite all’orecchio. Vorrei chiederle perdono come si
conviene per il male che le ho causato. Vorrei quasi mettermi in
ginocchio, se solo riuscissi a muovermi. In ogni caso, so di non essere
ancora degno di guardarla. Non mi ha ancora perdonato e non so ancora
se lo farà.
Ma so anche
che lei è mia e che è così che deve
andare, è giusto così.
Siamo legati
per l’eternità e questo anche lei deve pur
saperlo. O, almeno, sentirlo.
It may be over but it won't stop
there,
I am here for you if
you'd only care.
[…]
And as you move on,
remember me,
Remember us and all we
used to be
I've seen you cry, I've
seen you smile
I've watched you
sleeping for a while
[…]
And I love you, I swear
that's true
I cannot live without
you.
Eppure, quando
rialzo gli occhi sui suoi, nel suo sguardo si accende una luce.
Quasi
indietreggio, per la sorpresa, come colpito da un pugno.
Non
l’ho mai vista così e questo mi fa paura. Non ho
mai visto i suoi occhi così limpidi e solo ora mi rendo
conto che sono diversi perché non sono più pieni
di luce.
Ora SONO luce;
emanano luce.
Mi dicono che
lei forse mi ha già perdonato, ma che non è
più questa la cosa importante. Non c’è
rabbia, nel suo sguardo e non c’è più
nemmeno dolore. Mi aspettavo di trovarla a pezzi e di dover raccogliere
i suoi ulteriori minuscoli frammenti da terra dopo che mi avesse
rivisto. Invece, non solo mentre parlavo non ha detto una parola; non
solo è stata dritta in piedi davanti a me per tutto il
tempo, come per affrontarmi. Adesso, le sue labbra si stanno schiudendo
in un sorriso strano, che mi spiazza e mi confonde ancora di
più.
Profondamente
stranito, come non sono abituato ad essere da secoli, faccio una breve
pausa e riprendo il fiato di cui non ho bisogno. Poi, dico a voce
bassa, incerto:
- Bella. Ti
sto offrendo tutto il mio cuore, stavolta.
Bella mi
guarda con quel suo sorriso nuovo che mi spaventa tanto. Poi, dice solo:
- Scusami, ma
non ho più bisogno di un cuore intero.
Apro la bocca
per chiederle cosa sta dicendo, cosa significa quella frase, se vuol
dire che non mi vuole più, se non mi ama più, se
non mi vuole, se è una ripicca, se mi ha perdonato, se lo
farà mai, se sa che il nostro è un legame eterno,
se si rende conto di quello che è successo e…
perché.
Cerco di
capire se mi stia lasciando e sto ancora cercando di capacitarmi di
come questo possa essere vero, quando lei si muove.
Senza dire
altro, mi supera, sfiorando la mia spalla senza toccarla e va veloce
verso quel cancello che quando me ne sono andato mesi fa non
c’era ancora, il cancello che ora circonda casa sua e che
adesso sento chiudersi alle mie spalle. Ancora immobile, non riesco ad
impedire ai miei sensi sovrasviluppati di sentire la portiera della
macchina del cane aprirsi e poi sbattere poco dopo, quando si richiude
alle spalle di lei.
Non
l’ho guardata andare via da me, ma l’ho sentita:
tutto quello che mi ha lasciato è la scia del suo profumo,
che sta già velocemente svanendo.
E, mentre la
sento scivolare via dalle mie dita per la seconda volta in pochi
giorni, sapendo però che stavolta è per davvero,
affonda in me la convinzione eterna e lancinante che lei sia
l’unica per me.
Goodbye my lover,
You have been the one
for me.
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