Buonasera!
Nuova shot solo per voi xD
L'idea per questa storia mi è venuta
in circostante un po' improbabili xD (Ero in bagno che facevo
pipììì)
però dai, non mi dispiace u.u Spero possa piacere un pochino
anche a
voi!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
I
Tokio Hotel non mi appartengono e quanto segue è frutto
della mia
immaginazione. Non scrivo a scopo di lucro.
Non
sei il mio tipo
Le
luci colorate avevano da poco cominciato ad illuminare Amburgo.
L’atmosfera natalizia che si respirava in tutta la
città rendeva
ogni cosa confortante e calorosa. Era tutto così pieno di
vita.
I
fuochi d’artificio.. L’eco delle grida dei bambini
che,
trepidanti, attendevano il venticinque dicembre per poter scartare i
loro tanto agognati regali.. Le ultime spese pazze prima del grande
giorno..
Bill
dorava il Natale. Era in assoluto la sua festa preferita. Ancora
più
della Pasqua e delle conseguenti indigestioni di cioccolato di cui
soffriva in quel particolare periodo dell’anno.
Si
rimirò allo specchio, squadrandosi da ogni angolazione e
costatando
che, sì, era un figo mostruoso, gli veniva quasi voglia di
saltarsi
addosso da solo.
Doveva
fare bella figura quella sera. C’era la super mega festa di
Natale
alla Universal e il caro, buon vecchio Peter aveva invitato tutti, ma
proprio tutti, i pezzi grossi della casa discografica; oltre a tutti
i componenti dello staff, vale a dire: tecnici delle luci, dei led,
del palco, truccatrici, costumiste, acconciatrici.. e via dicendo.
Era
ormai una tradizione quel party. Da qualche anno, infatti, Davi,
Peter e Benjamin lo organizzavano prima delle meritate vacanze
concesse alla band.
Era l’evento più atteso. Almeno per Bill,
che, letteralmente, non stava più nella pelle.
“Bill!
Muoviti!” Strillò Tom dal piano di sotto,
scocciato.
Il
moro sbuffo, facendo una linguaccia al suo riflesso e arricciando le
labbra. “Sei una meraviglia persino quando fai
l’idiota.”
Mormorò estasiato, ridacchiando poi tra sé e
sé.
Scese
le scale trotterellando, mentre con una mano si aggiustava la
giacchetta di pelle che aveva appena indossato sopra la maglia bianca
e rossa. Si sentiva assolutamente perfetto.
In salotto non trovò
nessuno, così si diresse in cucina, dove vide Lucy, la donna
delle
pulizie, intenta a pulire il piano cottura. C’era una macchia
incrostata che proprio non voleva saperne di venir via.
“Lucy,
David e l’autista sono già arrivati?” La
donna sobbalzò,
girandosi verso di lui con un sorriso gentile.
“Sono
in limousine con i ragazzi, hanno detto che l’aspettano
lì”
“Oh
perfetto! Ci vediamo domani Lucy, buonanotte!”
Gridò mentre si
avviava già verso l’uscita, dopo aver arraffato la
sua enorme e
capiente borsa dal divano in soggiorno.
“Buonanotte!”
Sentì l’eco della voce di Lucy, appena prima di
richiudere il
pesante portone bianco dietro di sé.
“Oh,
la Miss è arrivata.” Sbuffò divertito
Georg non appena Bill entrò
in macchina. Era seduto di fianco a Gustav, che soffiò una
risata
senza farsi vedere. “Avevi perso il mascara?”
“No,
ma tra poco perderò un piede sulla tua testa se non la
finisci.”
Borbottò, incrociando le braccia al petto e fissando il suo
sguardo
fuori dal finestrino, visto che l'auto aveva cominciato a muoversi.
Gli era sempre piaciuto osservare i vari decori di Natale con cui le
famiglie adornavano le proprie case.
“Ehi,
sei nervosetto?” Tom gli pungolò una spalla con un
dito.
“Sì,
sono sempre emozionato prima delle feste alla Universal! Voi
no?”
Batté le mani, saltellando sul posto.
Un’improvvisa luce gli
illuminò gli occhi scuri.
“Il
Natale ti da alla testa, Billie.” Scherzò Gustav,
strappandogli un
sorriso. “Ritorni bambino.”
“Cosa
pretendi, è la festa dei regali! E’ ovvio che sia
la mia
preferita!” Esibì un sorriso furbo, soffiando via
un ciuffo che
gli era ricaduto sul viso, poi torno a guardare oltre il vetro del
finestrino, il mondo che sfrecciava velocemente intorno a loro.
Sì,
non vedeva l’ora di arrivare alla festa.
***
Quell’anno
Peter e gli altri avevano organizzato le cose in grande, non avevano
proprio badato a spese! Solamente le decorazioni con cui avevano
abbellito il salone dovevano costare qualche migliaio di euro.
“Ragazzi,
ma voi li conoscete tutti quelli che ci sono qui?”
Domandò Tom
ridacchiando, mentre si guardava intorno spaesato. In effetti, la
metà delle persone presenti, non le avevano mai nemmeno
viste.
“E’
spaventoso!” Esclamò Georg “Non pensavo
conoscessimo così tanta
gente!” Scrollò le spalle, salutando ragazzi,
ragazze, uomini e
donne che, passando davanti a loro, sorridevano e agitavano le mani
nella loro direzione.
“Secondo
voi c’è qualche imbucato?” Gustav
schioccò la lingua,
incrociando lo sguardo di una biondina che, ormai da qualche minuto,
aveva cominciato a lanciargli occhiate di fuoco.
“Be’, imbucati o
no, io vado a fare nuove conoscenze.” Rise, partendo alla
carica.
“E
uno lo abbiamo perso..” Farfugliò Bill divertito,
guardandolo
allontanarsi dal gruppo.
“Ragazzi,
finalmente vi ho trovato!” Peter si parò davanti a
loro,
trascinandosi dietro un ragazzo alto e allampanato, gli occhi scuri e
i capelli biondi. Sembrava piuttosto spaesato, non doveva essere
abituato a quel tipo di feste. “Volevo presentarvi mio
nipote,
Karl.” Diede una spintarella al giovane, che alzò
una mano di
fianco al viso, sorridendo impacciato.
“Ciao.”
Mormorò incerto, visibilmente imbarazzato.
“Ciao!”
Esclamarono Georg e Tom in sincronia, allargando i sorrisi sulle loro
facce e stringendo a turno la mano a Karl, che, nel frattempo, era
arrossito appena.
Bill
lo studiò attentamente, squadrandolo dall’alto in
basso,
rischiando di sembrare anche abbastanza snob e presuntuoso. Ma non ci
poteva fare niente, doveva capire le persone a primo impatto e
l’unico modo era quello di analizzarle alla perfezione.
Gli
sembrava un tipo a posto. Forse un po’ troppo timido.
“Piacere
di conoscerti.” Sorrise infine allungando una mano affusolata
e
completa di smalto verso di lui, che gliela strinse forte,
guardandolo a lungo negli occhi.
“Piacere
mio..” Sussurrò, rimanendo con la bocca dischiusa
per qualche
secondo. “Sono Karl.”
Sì,
già lo so questo.
“Bill.”
Annuì, girandosi poi verso gli invitati e scoprendo che suo
fratello
e Georg si erano dispersi tra la folla.
Quando
riportò il suo sguardo sul ragazzo che aveva vicino, lo
scoprì
mentre lo fissava da capo a piedi, gli occhi vagamente sgranati.
Erano rimasti soli, anche Peter s n’era andato
chissà dove.
“Non
sei abituato a tanta gente, vero?” Chiese con poco interesse,
servendosi un cocktail dal bancone imbandito di bevande, dolci e
quant’altro.
“Non
direi, però quest’anno mio zio ci teneva che
venissi, allora l’ho
accontentato.” Imitò il moro, prendendo qualcosa
da bere anche per
sé. Gli si stava seccando la gola.
“Sembrano
un disastro queste feste, viste così.. Ma sono anche
divertenti dopo
un po’ che ci fai l’abitudine. Si balla, si ascolta
musica..”
Si portò il bicchiere alla bocca, prendendo un sorso di
quella che
aveva tutta l’aria di essere un’ Havana Cola.
“Sì
immagino, ma non è che mi sia mai interessato al lavoro di
mio zio
Peter. Anzi, a dirla tutta non siamo mai andati molto
d’accordo.”
Rise. “Solo nell’ultimo periodo sembra si sia un
po’
riavvicinato a me..” Lasciò la frase in sospeso,
senza aggiungere
altro, e Bill non chiese nulla, non gli sembrava il caso.
“Mi
accompagni fuori?” Chiese poco dopo il moro, notando che Karl
continuava a sentirsi a disagio.
“Certamente.”
Bill
camminava lento e con il suo classico passo leggero e felpato, il
ragazzo di fianco a lui lo sfiorava ogni tanto con il
braccio.
Arrivarono all’uscita posteriore, quella che dava su un
immenso giardino. C’erano un paio di tendoni bianchi qua e
là e
una fontana piazzata in mezzo. Il prato e le siepi erano curati con
una perfezione quasi maniacale.
“E’
bello qui..” Mormorò Karl, guardando il cortile di
fronte a loro
con uno strano luccichio negli occhi. “E’
più.. silenzioso.”
“Oh
sì, ci puoi contare.” Ridacchiò Bill,
estraendo dalla sua borsa
un pacchetto di sigarette e un accendino. “Ogni tanto
è piacevole
staccare un po’ e ricercare la
tranquillità.” Si sedette su una
seggiola che aveva trovato lì di fianco, offrendo il
pacchetto
bianco al biondo, che negò con la testa.
“Non
fumo, grazie lo stesso.”
Il
cantante scrollò le spalle, portandosi la sigaretta alle
labbra e,
dopo averla accesa, cominciò a fare i primi tiri.
Karl
lo guardò incantato, rimproverandosi per non riuscire a
farne a
meno. Era..
la sua natura.
Era
di una bellezza quasi ultraterrena, faceva quasi paura osservarlo,
temeva che da un momento all’altro avesse potuto scomparire.
Bill
probabilmente se ne accorse, perché lo guardò con
un sorriso
incerto e il sopracciglio destro sollevato in un gesto interrogativo.
“Scusa.”
Arrossì, pentendosi. Perché
diavolo devi chiedere scusa, idiota!
“Ahm..
niente.” Il moro scosse la testa, confuso. Trovava abbastanza
strano quel ragazzetto che, a occhio e croce, doveva avere
più o
meno la sua età. Anno più, anno meno.
“Tu..
no, volevo dirti che siete bravi tu e i tuoi amici.”
Annuì
vigorosamente. Aveva sentito qualche loro canzone e gli erano subito
piaciuti. Quella sera poi, se doveva essere sincero, si era
trascinato ad una festa così solo per poterli vedere. Uno di
loro in
particolare, che, dal vivo, era uno spettacolo ancora più
bello.
“Oh
beh, ti ringrazio.” Sorrise, prendendo una lunga boccata di
fumo
che, poi, soffiò via, vedendo la nuvoletta grigiastra
disperdersi
nel buio di quella serata più gelida del solito.
“Hai
la ragazza?”
Bill
per poco non si strozzò a quella domanda. Perché
cavolo uno
sconosciuto avrebbe dovuto chiedergli se era fidanzato o meno?!
Karl,
dal canto suo, si prese a pugni mentalmente per la sua patetica
ingenuità. Non riusciva proprio a cucirsela quella
boccaccia, era
come se fosse scollegata dal cervello.
“No,
no.. non sono insieme a nessuna” Biascicò,
tentando di ricomporsi,
ritornando a respirare regolarmente. Che
strano tipo…
“Ah.”
Gioì interiormente, quasi poté vedersi
volteggiare ad un metro dal
suolo. “Io invece sto una ragazza da due anni. Si chiama..
Alice.”
Sgranò impercettibilmente gli occhi. Allora ce la metteva
davvero
tutta per rovinarsi con le sue mani. Cretino,
cretino, cretino.
“Wow,
è tanto tempo..”
“Già..”
Ci
fu un momento di silenzio, in cui ognuno dei due si perse nei propri
pensieri.
A
Bill non convinceva dl tutto quel ragazzo, era.. strano. Ma
fondamentalmente simpatico ed era quello l’importante. Alla
fine la
sua stranezza poteva essere data dal fatto che era molto timido.
“Ti
va se torniamo dentro?” Chiese il moro “Comincia a
fare freddo
qua fuori.”
“Sì,
hai ragione” Karl sorrise e lo seguì
all’interno del locale. Ora
si sentiva meno a disagio e avvertiva uno strano calore al cuore
mentre, fianco a fianco, riusciva a far toccare le loro braccia.
Bill
era quasi certo di aver sentito la mano di Karl sfiorare la sua.
“Tu
non abiti da queste parti, vero?” Il cantante si sedette su
una
delle seggiole in vimini piazzate ai lati del salone, osservando Tom
provarci spudoratamente con una moretta, Georg arraffare quanto
più
cibo riusciva al bancone delle vivande, e Gustav ridere apertamente
alla biondina di qualche minuto prima. Lui, invece, era seduto
insieme al nipote di Peter a parlare di cavolate. Non male. Se
l’era
immaginata diversa quella sera, ma doveva ammettere che non era
spiacevole fare quattro chiacchiere con un ragazzo della sua
età,
più o meno. Non gli capitava tutti i giorni, dopotutto.
“No,
sono di Brandenburg. Non vengo spesso qui, solo ogni tanto a salutare
mio zio. Solitamente comunque è lui che viene a trovare mia
madre,
sua sorella.” Accavallò le gambe, dipingendosi in
faccia un
sorriso. “Tu sei di Magdeburg, se non sbaglio.”
“No,
non sbagli. La mia famiglia vive lì, io e i ragazzi abitiamo
ancora
con i nostri genitori. Solo nei periodi in cui dobbiamo incidere ci
trasferiamo nell’appartamento sopra allo studio, qui ad
Amburgo.”
Fece un gesto vago con la mano. “E’ un posto
tranquillo, ci siamo
solo noi.”
Karl
annuì sorridente, guardandosi un po’ intorno, meno
spesato di
quando, qualche ora prima, era arrivato in quel salone con suo zio.
“Quanti
anni hai?” Domando ad un tratto Bill, curioso come al solito.
“Ho
un anno meno di te, ne ho venti!” Ridacchiò,
riportando lo sguardo
su di lui. Bill Kaulitz lo metteva in soggezione, accidenti. Non gli
era mai capitato con nessuno, eppure on lui..
Era
una figura esile e magra, eppure possente. Poteva terrorizzare
chiunque anche solo con uno sguardo. Con lui però era sempre
stato
carino e gentile. Significherà
pur qualcosa..
Accarezzò
il suo profilo perfetto, pensando che, forse…
***
“Io
non so perché dobbiamo andare in studio così
presto! Accidenti,
ieri siamo tornati tardissimo!” Esclamò, chiudendo
la portiera del
minivan e accingendosi a oltrepassare le enormi porte a vetro della
Universal.
“Che
vuoi, Bill, abbiamo rimandato quel set fotografico un sacco di volte.
David ci fa fuori se non ci presentiamo oggi.”
Borbottò Georg,
riparato dal suo cappotto super invernale.
“Sì,
sì certo!” Sbuffò, oltrepassando il
salone e arrivando
esattamente davanti all'ascensore. Stava per pigiare il bottoncino di
richiamo, quando una voce lo interruppe, facendolo voltare vagamente
stupito.
“Ciao
ragazzi!”
“Ehi,
Karl” Sorrise Gustav, insieme a Tom. “Che ci fai da
queste
parti?” Chiese quest'ultimo.
“Così,
passavo per Amburgo e ho deciso di fermarmi a salutare zio
Pet”
Mentì, tirando un sorrise un po' stropicciato sulle labbra.
“Ciao
Bill” Si girò poi verso il moro.
“Ciao”
fece un gesto con la mano. “E' bello rivederti”
ridacchiò,
premendo finalmente il pulsante dell'ascensore.
Il
cuore di Karl perse un battito.
Ok,
era decisamente troppo per il suo autocontrollo. Tom, Gustav e Georg
avevano da poco finito il loro set fotografici individuali e ora
erano sparsi di qua e di là a bere e mangiucchiare qualcosa
dal
buffet.
Era
il turno di Bill e Karl non ce la poteva fare. Non riusciva a
staccargli di dosso e le sue movenze così sensuali, quegli
sguardi
penetranti e ipnotici, le posizioni a volte leggermente maliziose..
No. Era troppo!
Il
suo istinto gli stava urlando di interrompere bruscamente il
fotografo e fiondarsi sul cantante.
Accidenti
a te e alla tua carica ormonale!
Deglutì,
nel momento in cui vide Bill fare l'ultimo scatto e, con un sorrio di
congedo verso il fotografo, camminare ondeggiante verso di lui.
Preso
dal panico si mise a rigirare dei fogli che teneva tra le mani,
fingendosi molto interessato e, allo stesso tempo, indaffarato.
“Allora,
come sono andato?” Deglutì nuovamente, alzando
intimorito lo
sguardo e incontrando quei pozzi nocciola tanto intensi da far venire
i brividi.
“Oh,
hai già finito?” Mormorò, fingendosi
disinteressato “Ho buttato
un'occhiata ogni tanto,s ei stato bravo” Annuì
sorridente,
tornando a guardare le cartacce.
“Hai
da fare?” Chiese Bill “O hai il tempo per un
caffè?” Prese il
giacchetto da una sedia in vimini lì a pochi passi e
cominciò ad
indossarlo, attendendo la risposta di Karl che tardava ad arrivare.
“Ma
sì! Un caffè me lo posso prendere.” La
sua felicità non era
nemmeno descrivibile in quel momento. Un caffè con Bill.
Nemmeno nei
suoi sogni aveva sperato tanto.
I
ragazzi camminarono silenziosamente fino al bar che c'era appena
fuori dalla Universal, qualche passo più a sinistra. La band
di
solito ci andava sempre, erano clienti di fiducia.
Ordinarono un
caffè macchiato per Bill ed uno liscio per Karl.
“Avete
già finito per oggi?”
“Sì,
fortunatamente il lunedì è uno dei giorni peno
pesanti. Qualche
fotografia, a volte un'intervista... niente di
più.” Alzò le
spalle, rovesciando un paio di bustine nel suo caffè.
“Sono
belli i set, non ne avevo mai visto uno.” Sorrise, mescolando
nella
sua tazzina.
“Niente
di che, normale amministrazione” Schioccò la
lingua, sembrando
parecchio annoiato, suscitando così l'interesse del biondino.
“Perché
dici così? Non ti piace il tuo lavoro?”
“No,
aspetta, non fraintendermi.” Sorrise. “Io amo il
mio lavoro.
Solamente che, dopo tutti questi anni, molte cose sono diventate
abitudini. I set fotografici sempre quelli, le interviste sempre
quelle.. Capisci? E' una routine che, ogni tanto, mi annoia.”
Si
strinse nelle spalle, picchiando il cucchiaino contro il bordo della
tazzina, per poi portarselo alla bocca e leccarlo, pulendolo dai
resti di caffè. Karl si sentì avvampare e
avvertì il suo cuore
accelerare i battiti. “Se, però, c'è
una cosa che non cambierà
mai.. sono i concerti, di quello ne sono certo. L'adrenalina che
sento prima di salire su un palco non è equiparabile a
nient'altro.
E poi il calore delle fans, l'emozione, il tremore alle gambe.. la
paura di sbagliare. Sono cose insostituibili.”
Sussurrò, guardando
un punto indefinito avanti a sé e prendendo un lungo sorso
di caffè,
riscaldandosi.
“Wow..”
Bisbigliò, non sapendo che altro dire. “Ti piace
davvero tanto..”
“Direi
di sì!” Rise, alzandosi e andando alla cassa.
“Non ti
preoccupare, offro io.”
Karl
lo guardò tirare fuori il portafoglio e parlare con la
cameriera.
Risero insieme, per cui ipotizzò che si conoscessero da
molto.
“Ora io devo
andare.” Bill si materializzò davanti a lui, non
lo aveva nemmeno
visto tornare, era troppo perso nei suoi pensieri. “Ci
vediamo, mi
ha fatto molto piacere rivederti e parlare un po' con te.
Ciao!” Lo
salutò sventolando la mano di fianco al viso, mentre usciva
frettolosamente dal bar, senza aspettare risposta.
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
“Spiegami
cosa cavolo vuole da me, accidenti!” Sbottò,
andando avanti e
indietro lungo il perimetro della loro zona relax. “E' tutta
la
settimana che viene in studio quando prima non lo avevo mai nemmeno
sentito nominare! Mi sta appiccicato al culo tutto il tempo e.. e..
che diavolo vuole, santo cielo!” Gracchiò,
lasciandosi cadere a
peso porto su una poltrona bianca.
“Billie..”
Tentò di parlare Tom visto che, in quell'ultima ora e mezza,
suo
fratello non aveva fatto altro, non lasciandogli possibilità
di
replica. “Io credo che tu debba parlarne con lui.”
“Oh,
per favore! E cosa gli dico? Scusa, gentilmente mi
spiegheresti
perché mi stai addosso? Ti prego, Tom!”
Sospirò,
massaggiandosi le tempie con le punte degli indici.
“Non
intendevo questo, ma forse.. potresti provare a fargli qualche
domanda pr capire come mai è sempre da queste parti
nell'ultimo
periodo.” Borbottò, stava per aprire bocca di
nuovo, ma un bussare
secco alla porta lo interruppe.
“Un
attimo!” Strillò Bill.
“Sono
Karl.”
“Oddio
Tom! E' Karl! Digli che non sono qui!” Si
spiaccicò un cuscino
sulla faccia, soffocando un urlo di disperazione.
“Bill,
ma.. gli hai risposto tu!”
“Oh
cazzo! Tu sì che sei d'aiuto!”
Tom
sbuffò, alzandosi dalla sua comoda poltrona e dirigendosi a
grandi
falcate verso la porta. “Risolvi la faccenda al
più presto.”
Mormorò, per non farsi sentire dal biondo. “Ehi
Karl!” Lo
salutò, quando se lo ritrovò davanti.
“Ciao
Tom.” Sorrise, entrando e richiudendosi immediatamente la
porta
alle spalle. Sembrava nervoso. Lo testimoniavano i suoi movimenti
meccanici e quasi intimoriti dal ritrovarsi solo nella stanza con
Bill.
“Ciao”
Mormorò, con lo sguardo basso, questa volta rivolgendosi al
cantante, che lo guardava con un sopracciglio leggermente inarcato e
fece un accenno di saluto in sua direzione.
Karl
si schiarì la voce e si sedette sella poltrona in cui pochi
secondi
prima era svaccato Tom. Seguì un lunghissimo minuto di
silenzio
imbarazzato.
“Dobbiamo
parlare.” Si ritrovarono a dichiarare in sincronia, per poi
abbozzare un sorrisino incerto.
“Vai
prima tu..” Annuì il moro, mettendosi
più composto a sedere.
“Dunque..”
Cominciò, grattandosi la fronte con le dita. “Non
so da dove
partire ma.. forse ti sarei chiesto, anzi sicuramente, cosa vengo a
fare qui ogni giorno da lunedì scorso.”
Soffiò, era terribilmente
difficile per lui toccare quell'argomento. “Beh..
è complicato ma,
vengo per te..”
Bill
si irrigidì. Cosa voleva intendere con 'Vengo per
te'?.
“In..
in che senso?”
“Nel
senso che.. vengo per vederti, per stare insieme a te. Io.. Bill,
io.. sono gay.” Deglutì. L'aveva detto! Ce l'aveva
fatta, l'aveva
detto!
Bill
strabuzzò gli occhi. Ok, era gay, quindi? Cosa c'entrava lui
con
l'orientamento sessuale di quel biondino? Non sarà
che..
“E..
io, che c'entro?” Balbettò.
“Cioè, non ho assolutamente nulla
contro i gay! Ma..”
“Mi
piaci.”
“COSA?!”
“Dai,
dimmi che non te n'eri accorto, Bill!” Karl si
animò, alzandosi in
piedi e guardandolo dall'alto. “Insomma, ti sono sempre
appiccicato, non ti lascio un secondo, mi incanto a guardarti, alle
volte, balbetto.. dai!” Si afflosciò nuovamente
sulla poltrona,
guardandolo esausto.
Bill
non fiatò, non sapeva che dire. Non era proprio una
dichiarazione
d'amore quella che si aspettava. Era abbastanza spiazzato, doveva
ammetterlo.
“Ma
tu.. Alice.. tu..”
“Non
era vero” Bisbigliò “Non so nemmeno
perché ti ho detto di avere
una ragazza.”
“Senti..”
Tentennò non sapendo come trattare l'argomento. Insomma,
aveva
ricevuto un migliaio di richieste di matrimonio e dichiarazioni
d'amore da ogni tipo di persona: donne, uomini, bambine, anziane...
Però non si era mai trovato a trattare questa situazione
così da
vicino. “Sei.. davvero simpatico, intelligente, sei anche un
bel
ragazzo. Queste qualità io le apprezzo moltissimo ma.. non
sei
decisamente il mio tipo.. Karl.”
Il
biondo tenne lo sguardo fisso a terra e non si mosse per quella che a
Bill parve una vita intera. Non si era mai sentito a disagio
così
tanto come in quel momento.. ma non poteva farci nulla se a lui
piacevano le donne!
Qualche
momento dopo, Karl si alzò dalla poltrona e
strascicò qualche passo
verso la porta. Prima di aprirla e di andarsene si girò
verso il
moro, mantenendo sempre gli occhi fissi a terra. “Lo sapevo,
ma
apprezzo comunque la sincerità..”
Poi
uscì.
***
“Non
è colpa tua, Billie.. dai” Tom stava tentando di
consolare il
fratello da un eternità. Ci avevano già provato
Georg e Gustav ma
niente.. era troppo amareggiato. Non era uscito dalla zona relax, era
lì dentro da più di un'ora. Suo fratello era
lì con lui, mentre
Karl da qualche parte da solo a piangere, sicuramente. “Vuoi
un po'
di red bull?” Provò ancora a tirarlo su di morale.
“Vuoi un
orsetto gommoso? L'orsetto Teddy?”
“E
tu lo vuoi un calcio in culo?” Sbottò,
lanciandogli un'occhiata in
tralice. “Mi sento così in colpa, Tomi”
Piagnucolò, portandosi
le mani a coprirgli il viso.
“Senti,
te lo ripeto, non devi fartene una colpa. Non puoi corrispondere il
suo amore, succede ogni tanto.. deve incassare il colpo e andare
avanti.”
“Tomi..
posso chiederti un piccolissimo enorme favore?”
Sbatté le ciglia
velocemente, allargando gli occhi, che divennero due giganteschi
pozzi nocciola. Languidi e estremamente convincenti.
Tom
sbuffò.
“Vai
da lui e consolalo un po', stacci un po' insieme, insomma..”
“Cosa?!
E perché non lo fai tu?”
“Ma
ti pare? Mi ha appena confessato di essersi preso una bella
folgorante cotta per me, non posso andare io! Renderei il tutto
più
difficile”
“Ma..”
“Ti
prego”
Tom
sbuffò. Di nuovo.
“Quindi,
capisci?” Gli tirò qualche pacchetta sulla spalla.
“Troverai
presto un altro ragazzo pronto a ricambiare il tuo sentimento..
vedrai.” Sorrise incoraggiante, benché si sentisse
tremendamente
fuori posto in quel momento. “Non stare male, Karl, davvero.
Per
una cosa così non ne vale la pena. Di rifiuti se ne ricevono
tanti
nella vita”
“Sei..
come dire, confortante.” Ironizzò, fingendosi per
lo meno un
tantino più in forma. “Comunque apprezzo il
pensiero, non ce n'era
bisogno..” Sfiatò, facendo poi un respiro
profondo.
Non
avrebbe dovuto starci così male, eppure non riusciva ad
impedirselo.
Era affranto.
“Non
ho proprio possibilità, vero?” Tentò
ancora, tanto per farsi più
male.
“Credo,
ecco.. no.” Sospirò dispiaciuto, scuotendo
debolmente il capo,
cercando di fargli capire che davvero lo intristiva vederlo ridotto
così.
“Ok,
va bene così..”
“Vuoi,
insomma.. vuoi un abbraccio?” Biascicò, stupendosi
per quella
proposta un po' strana. Di solito era molto restio alle
manifestazioni d'affetto, eppure vedendo quel ragazzo così
triste..
gli era quasi venuto spontaneo.
“Grazie.”
Squittì, lasciandosi scappare qualche lacrima e rifugiandosi
tra le
braccia del chitarrista, che rimase comunque un po' rigido. Avvolse
titubante il suo corpo esile e gli massaggiò la schiena,
dandogli
qualche pacca.
“Figurati”
Deglutì, sentendosi terribilmente a disagio ad abbracciare
un
ragazzo, che non fosse suo fratello, in quella maniera
così..
intima.
“Sei
davvero gentile” Tirò su col naso, senza decidersi
a mollare la
presa. “E' stato carino da parte tua parlare un po' con
me”
“Oh
non ti preoccupare, è stato un piacere” Bill,
mi devi il mondo!
***
Una
settimana dopo
“Grazie
mille ragazzi!” Esclamò l'intervistatrice,
stringendo a turno la
mano a tutti quanti “Speriamo di ritrovarci presto e in bocca
al
lupo per lo show di stasera!”
“Grazie
mille!” Sorrise Bill, uscendo per primo da quella stanza,
seguito
poi dagli altri componenti della band.
“Il
palco è già stato preparato?” Chiese
Georg, raggiungendo
cantante, batterista e chitarrista, essendo l'ultimo.
“L'impianto
per il fuoco sì, bisogna montare la mia batteria e poi siamo
a
posto” Rispose Gustav “Anzi, sbrighiamoci, tra poco
faranno
entrare i fans” affrettò il passo.
Arrivarono
nel backstage e Bill incontrò proprio il viso del ragazzo
che
avrebbe voluto evitare per almeno un po' di tempo.
Karl
si avvicinò a loro con un sorriso smagliante stampato in
faccia.
“Ragazzi!
Che bello rivedervi” Salutò tutti e il suo viso
così luminoso
sembrava davvero sinceramente contento.
“Ciao
Karl” Incorarono Georg e Gustav “Come
va?” Azzardarono, stando
all'ultima volta in cui si erano visti. Le circostanze non erano
proprio felici.
“Tutto
alla grande e voi?”
“Benissimo,
stasera abbiamo un concerto” Intervenne Tom, assestando una
gomitata a Bill, che era rimasto muto.
“Lo
so, siamo venuti a vedervi infatti!” Rise, aggiustandosi la
borsa
che aveva a tracolla.
“Siamo?”
Chiese Bill, curioso.
“Oh,
che sciocco! Volevo presentarvi una persona!” Sorrise,
facendo una
breve pausa “Amore, vieni qui!” Urlò
verso un ragazzo che
chiacchierava con un tecnico delle luci.
Bill
e Tom guardarono il diretto interessato che, pian piano, si era
avvicinato a loro e aveva circondato le spalle di Karl con un
braccio. Le loro mascelle toccarono quasi terra.
“Questo
è il mio fidanzato, Cole” Voltò il viso
verso il castano di
fianco a lui e i suoi occhi azzurri vennero attraversati da un
luccichio nel momento in cui incontrarono quelli verdi di Cole.
“Piacere
a tutti.” Sorrise cordiale quest'ultimo, alzando la mano in
un
saluto generale.
“Ora
noi dobbiamo proprio andare” Intervenne Karl, sorridendo a
tutti
“Ma non vi preoccupate, torneremo in tempo per vedere il
concerto!”
E,
senza un'altra parola, se ne andarono.
“Wow..”
Mormorò Georg.
“Si
è consolato in fretta” Rincarò Gustav,
girandosi poi verso i due
gemelli che sembravano caduti in uno stato di mutismo improvviso.
“Sono
stato divorato dai sensi di colpa...”
“Ho
passato due ore a consolarlo....”
“Mi
sono sentito una merda per giorni...”
“L'ho
persino abbracciato!”
“Ok”
Li interruppe il bassista. “Direi che possiamo andare a
preparare
la batteria sul palco, ora”
“Non
mi pare che sia stato così afflitto dal dolore!”
Strillò Bill “Si
è già trovato un altro!”
“Ma
di cosa ti lamenti!” Sbottò il fratello
“Sono IO che ho
sopportato i suoi piagnistei!”
“Ragazzi,
ragazzi.. calmiamoci, su” Gustav cercò di
separarli, mettendosi
tra di loro. “Un respiro profondo, da bravi.” Bill
e Tom
inspirarono profondamente ed espirarono.
Poi si guardarono e
scoppiarono a ridere.
***
Allora?
Dai, un pochino è carina.. eh? XD
Ringrazio
_Pulse_
per
la consulenza e per il suo aiuto immancabile *__* ti voglio bene un
sacco!
Dico grazie in anticipo anche a tutti voi, alla prossima!
Ho in serbo per voi qualcos'altro u.u
Un
bacio a tutti, ma proprio tutti, la vostra Utopy! Ale
^__^
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