Note: Lo so…
So bene che questa è un coppia molto
strana, ma durante i movimenti per l’indipendenza dell’Irlanda
del Nord gli Stati Uniti parteggiarono, naturalmente non aiutando i
terroristi, per quest’isola che si vedeva menomata di una parte
in mano agli inglesi.
Sia l’Irlanda che gli Stati Uniti hanno
subito la dominazione inglese, quindi li vedo come due paesi
amici..almeno questa è una mia idea..
Irlanda, nome ed aspetto, è un personaggio
inventato da me non avendolo ancora visto in Hetalia..
Ambientazione: periodo a cavallo tra le prime
emigrazioni negli Stati Uniti degli Irlandesi, quando ancora non
venivano discriminati e la famosa grandi immigrazioni con la
conseguente storia dei Five Points…
Penso che Alfred non concordasse con lo sterminio
degli irlandesi come quello degli africani o degli indiani e
continuerò a credere che si dissociò da questa scelta
del suo popolo.
Ad un passo da me
Hai mai amato tanto da
Fermare il tempo
io
Rinasco nei tuoi occhi
E sono pronta per
Amare il mondo che
Ti porta via da me
Perché mi hai reso donna
Una piccola galea solcava le acque dell’oceano
per dirigersi verso il porto di New York, le grandi vele bianche
gonfiate dal vento favorevole portarono in poche ore la nave nella
sicura area portuale, sul pennone era issata una bandiera bianca.
Un equipaggio misto, privo di un comandate che
aveva giurato fedeltà ad una nazione..
Una comandante libero.
Quando la nave fu ormeggiata al porto un gran
numero di persone scese attraverso il ponticello che permetteva di
non cadere in acqua.
Alfred era seduto lì al molo a guardare
tutta quella gente arrivare nel suo paese in cerca di fortuna, come
sempre si soffermò a guarda ogni singolo individuo
immaginandosi i suoi sogni e le sue speranze.
Dentro di sé prego Dio per ognuna di quelle
persone,
pregò perché facesse fortuna e
trovasse ciò che più ardentemente desiderava.
Si ritrovò a fissare una ragazza che stava
scendendo sul pontile in quel momento, la vide tra centinaia di
persone con i suoi lunghi capelli rossi, la pelle chiara leggermente
macchiata dalle lentiggini sugli zigomi e quegli occhi verde
smeraldo.
La vide e, quando i loro sguardi si incrociarono,
si accorso di non potersi liberare da quegli occhi.
La ragazza gli fece un sorriso distendendo le
rosse labbra prima di alzare il cappuccio nero del suo mantello e
superarlo senza dire una parola.
Jones la sentì allontanarsi e sospirò.
Andata…
Quella ragazza sembrava molto carina, era da tempo
che il suo cuore non perdeva un battito alla vista di una donna..
Si ritrovò a fissare il mare calmo,
pensando se mai avrebbe rivisto quella ragazza dai capelli rossi..
- Mi stavi fissando?-
America sussultò, cadde dal punto in cui
era seduto e finì anche giù dal molo per lo spavento
per aver udito una voce femminile improvvisamente, direttamente nel
suo orecchio.
Una risata divertita, piacevole gli fece alzare il
capo verso l’alto.
Si ritrovò ad incontrare nuovamente quegli
occhi verde smeraldo, la ragazza poco prima vista era davanti a lui
con le braccia sui fianchi, leggermente piegata in avanti per poterlo
guardare negli occhi dato che era caduto.
Si, era una bella donna.
Ora che vedeva da vicino quel minuto corpo
riusciva a capire che era perfetto: il seno era piccolo, ma perfetto
per fisico dalle curve così dolci, la pelle era chiara e
quelle lentiggini sugli zigomi davano alla ragazza un’aria
sbarazzina.
Si, poteva dire che gli piaceva..
Sentiva il cuore battere veloce nel petto mentre
la ragazza continuava a scrutarlo in attesa di una risposta:
- Lo sai che non bisogna fissare intensamente una
ragazza? È maleducazione!-
Il biondo sorrise, non era abituato a flirtare con
le femmine, quindi fu estremamente sincerò quando ribatte:
- Scusa, è che ti ho trovato molto bella e
non sono riuscito a staccare lo sguardo da te!-
La ragazza arrossì in pochi istanti udendo
le parole dell’americano, fu colpita dalla sua schiettezza..
Quel ragazzo gli stava simpatico!
- Io sono Alfred Jones, e tu?-
La rossa sorrise dolcemente, conosceva quel nome..
Arthur l’aveva nominato molte volte nei suoi
discorsi..
America aveva preso a calci Inghilterra
sbattendolo fuori dai suoi territori, solo per questo guadagnò
diversi punti in simpatia verso la ragazza ancora prima che lo
conoscesse.
Alfred porse la mano:
- E tu? Come ti chiami?-
La donna gli strinse la mano con forza:
- Evelyn, Evelyn McGragor…ma molti mi
chiamano Irlanda!-
C’è una vita intera
in un momento,
per cercarti ho attraversato il
mondo
e poi,
tu hai trovato me.
Erano passati tre mesi da quando lei ed America si
erano conosciuti al porto di New York, non avendo una casa né
un posto dove stare Alfred aveva portato la ragazza a casa sua…
Una piccola villa a poca distanza dal porto e,
soprattutto, dalla Statura della Libertà.
Inizialmente sarebbe dovuta stare qualche giorno,
il tempo necessario a trovarsi un lavoro ed un’abitazione, ma
dopo tante preghiere l’americano era riuscito a convincerla a
restare.
Come tutti i giorni da tre mesi, alle ore cinque
si trovarono nell’ampia piana al confine nord della città,
Evelyn indossava un corto abito verde con le maniche corte, i capelli
erano legati in una lunga treccia, teneva tra le mani una palla
ovale fatta di cuoio e sorrideva facendola roteare divertita:
- Sei pronto Alfred?-
Gridò al ragazzo che si trovava a più
di trenta metri di distanza, il giovane annuì e la donna
lanciò.
La palla costruì una parabola nel cielo
dirigendosi nell’area delimitata da due pali paralleli fra di
loro e distanziati di tre metri.
Il biondo saltò mancando di poco la palla
che cadde a poca distanza dai pali, non riusciva mai a battere
l’Irlanda!
In quel gioco era praticamente imbattibile!
Prese la palla e, stringendola urlò:
- Sei pronta? Ora tocca a me!-
Esclamò iniziando a correre tenendo a se
l’ovale con un braccio, sfrecciò davanti alla ragazza
dirigendosi verso la porta che si trovava al lato opposto del campo,
ma non fece che poche falcate dato che la rossa lo placcò alle
gambe atterrandolo nell’erba:
- Preso!-
Evelyn afferrò per il polsi l’americano
bloccandolo sotto di sé, era a cavalcioni su di lui.
I loro visi a pochi centimetri.
Entrambi sorridevano felici,quando i loro sguardi
si scontrarono si ritrovarono ad avvicinarsi sempre di più.
Alfred poteva sentire il fiato della ragazza sulle
sue labbra.
Profumava di menta.
Poi accadde, in un solo istante, senza dare a
nessuno dei due il tempo di pensarci.
Le loro labbra si unirono in un casto bacio.
L’americano sobbalzò sorpreso da quel
gesto avventato, ma non si staccò.
Le mani dell’irlandese si erano spostate
sulle sue spalle in modo tale da avvolgerlo con le braccia, il biondo
alzò una mano accarezzando una guancia della ragazza, mentre
ad occhi chiuse per meglio concentrarsi tentava di approfondire quel
contatto leccando le labbra vellutate dell’amica.
Il bacio non fu lungo, duro soltanto pochi attimi.
Ma quando si staccarono ad entrambi parve che
fosse passata un’eternità e che, chi ora stavano
guardando negli occhi, era una persona completamente diversa.
Come un angelo guerriero
Tu sai illuminare il sole nel mio
cielo
C’è pace dentro di me
E tutto ha un senso
La ragazza correva veloce, Alfred la stava
trascinando con sé verso il porto spintonando le numerose
persone che correvano verso il centro.
Molte cose erano cambiate dai primi anni in cui
c’erano state le prime emigrazioni, ora la città era
avvelenata da un morbo che pareva incurabile.
Persone che si fregiavano del titolo di “nativi”
uccidevano senza pietà tutti coloro che, giunti nel paese, non
si sottomettevano al loro volere.
Alfred sapeva che Irlanda doveva fuggire se non
voleva finire uccisa..
Corse più velocemente che poteva fino alla
nave che aveva comprato insieme all’equipaggio che la governava
per poter far ritornare a casa la rossa.
La amava, questo lo sapeva bene, ma proprio per
questo doveva allontanarla da sé..
Il suo popolo non capiva..
Il suo capo non capiva..
Nessuno capiva!
Improvvisamente il suo popolo sembrava chiuso
verso chiunque fosse diverso, la portò sulla nave lasciandogli
solo in quel momento la mano.
Hai mai amato tanto da
Fermare il tempo io
Rinasco nei tuoi occhi
E sono pronta
Per amare il mondo che
Ti porta via da me
Perché mi hai reso donna.
Evelyn lo abbracciò, lo strinse a sé
con forza mentre alcune lacrime solcavano le verdi iridi:
- Non voglio andarmene, Alfred, questa è la
mia casa ormai..-
America sospirò ricambiando l’abbraccio
con la medesima forza:
- Lo so, ma devi andare comunque, non voglio che
muori, sei troppo importante per me..-
Evelyn sorrise, un sorriso triste.
Era diventata donna con Alfred.
Era stato lui il primo a baciarla.
Il primo ad amarla per ciò che era.
Il primo a..
Dovevano sposarsi, entrambi lo desideravano!
Eppure i loro capi non volevano, o meglio, il capo
di America non voleva.
Era tutto così crudele, perché Dio
permetteva che accadesse?
- Alfred, verrai a trovarmi, vero?-
L’irlandese strinse la mano alla camicia
bianca che quel giorno Alfred indossava, lo fissò dritto nelle
iridi azzurre in attesa di una risposta, il biondo annuì:
- Quando tutto questo sarà finito, verrò
da te…te lo prometto!-
La rossa sorrise, si tolse dal collo una catenina
d’oro con appesa al collo una croce, la mise al collo
dell’americano sorridendo dolcemente:
- Così ti ricorderai di me, ti
proteggerà..-
Le iridi azzurre di Alfred stavano iniziando a
diventare lucide, con voce leggermente tremante disse:
- Stupida, tu sei nel mio cuore non potrò
mai dimenticarmi di te!-
Evelyn gli accarezzò una guancia:
- Grazie, Alfred..-
L’americano gli prese la mano tra le sue e
né baciò il dorso:
- Evelyn..-
Sussurrò con ancora le labbra posate sulla
pelle, Irlanda posò le mani sulle sue guance e, facendolo
alzare, lo baciò dolcemente assaporando, forse per l’ultima
volta, le labbra di Alfred che, stringendola nuovamente a sé,
rispose al bacio con passione intrufolando la lingua nella bocca
della ragazza per iniziare una lotta con la sua lingua, quando si
staccarono fu l’americano a parlare per primo:
- Ti amo, Evelyn -
La rossa rise felice:
- Anch’io ti amo Alfred, peccato che ci
siamo fatti coraggio solo ora..-
- Già..-
Alfred abbassò la testa, poi come si fosse
ricordato improvvisamente di qualcosa frugò nelle tasche dei
pantaloni prendendo un orologio da taschino argentato.
Lo porse alla donna:
- Per te, volevo dartelo il giorno dopo che…che
abbiamo fatto l’amore, ma non ho trovato il momento..-
Evelyn prese l’orologio, lo aprì
trovando sul lato sinistro una foto di loro due..
La foto che avevano fatto davanti alla casa quando
era passato il fotografo del presidente per palare con Alfred.
Il biondo rubò un ultimo bacio all’amata,
poi corse giù dalla nave lasciando che i marinai facessero il
loro lavoro.
Evelyn ed Alfred continuarono a guardarsi per
tutto il tempo senza mai staccare lo sguardo,
non avevano bisogno di parole.
La nave si allontanò, il vento per fortuna
era a loro favore..
America iniziò a camminare verso gli uomini
del presidente che avevano lo attendevano alla fine del morto,
sentiva che la rivolta si era fatta più forte…
Quella città gli appariva improvvisamente
cupa e buia senza la sua Evelyn:
- AMERICA!-
Si girò, Irlanda aveva gridato il suo nome
dal ponte della nave..ormai era a più di trenta metri di
distanza, l’irlandese alzò la palla ovale con una mano
e, dopo aver fatto due passi per prendere la rincorsa, gliela lanciò.
Alfred fissò la palla scagliata verso il
cielo eseguire una parabola, cercò di prevedere il punto
preciso in cui sarebbe caduta.
Corse.
La palla stava per cadere a terra!
Con una scivolata riuscì a stringerla al
petto prima che cadesse, si voltò alzandola in alto per
mostrarla all’irlandese ormai troppo lotta perché
riuscisse ad udirla, ma dentro di sé sapeva che Evelyn aveva
visto tutto e stava sorridendo.
Si sarebbero rivisti, ne era certo, intanto si
sarebbe allenato con quella palla ed il giorno in cui si sarebbero
visti.
L’avrebbe finalmente sconfitta!
Vai, non ho più paura
Se chiudo gli occhi
Tu sei qui,
ad un passo da me
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