Beh, è il mio primo vero racconto
sull'omosessualità. Ho sempre trovato affascinante l'amore
tra due ragazzi. Lo trovo.. vero. Non so sono
riuscita a rendere, ma ci ho provato almeno.
Ah, mi sono servita di Alex, un mio personaggio nelle mie du storie Situations; This Love.
e Situations; A New Life.
(:
Ma soprattutto amore.
Ha i capelli leggermente lunghi e un sorriso che ti fa sciogliere. Uno
di quei sorrisi che sogni per tutta la vita, ma sai che non lo vedrai
mai. Perchè non esistono.
E lui sembra l’esatto contrario della realtà. Si
chiama Eric e ha ventinove anni. Si chiama anche amore, dolore,
tristezza, angoscia, ansia. Ma soprattutto amore.
«Alex, guarda quello!» squittisce Anna,
indicandolo. Io lo guardo e faccio spallucce. Nessuno deve sapere di
lui. «E’ un figo da paura.» continua,
ridendo. Io annuisco e mi immergo nella mia bevanda super alcolica.
Insomma, per dimenticare.
«Già.» dico tanto per farla contenta,
sennò si arrabbia e mi terrà il muso per giorni.
Anna è fatta così. Stupida, superficiale e
bambina. Ma è anche una delle poche persone che non mi
considera uno scarto dell’umanità.
«Lo conosci già?» domanda,
insospettendosi.
Io faccio spallucce. «Non ricordo.»
l’indifferenza è l’arma migliore. E
decido di non pensarlo più, perchè la voragine
dentro al petto si sta riaprendo.
«Vado a chiedergli di ballare!» si alza e si
avvicina a lui, facendo lo slalom tra la gente. Anna è
bella, ma Eric non accetterà. Eric balla solo con quelli che
vuole lui. Fa il prezioso e alla gente piace. E anche a me piaceva.
Eric è tutto ciò che desideri dalla vita.
Così, Anna torna indietro con il broncio. Si risiede al suo
posto e incrocia le braccia al petto. Poi sbuffa. «Ha detto
che non ha voglia di ballare.» mi dice e chiede ancora da
bere.
Io la consolo per un po’, poi la mia attenzione viene
catturata da Eric. Mi fa segno di seguirlo in bagno, mi deve dire una
cosa. Io lo guardo impassibile e mi sforzo di far finta che non ci sia.
Ma mi riesce difficile perchè lui c’è.
Ed è ogni giorno più presente che mai. Non
fisicamente. Perchè fisicamente Eric sta nel letto di
qualche donna quarantenne. È il suo modo di guadagnarsi da
vivere. È sbagliato, ma tutto quello che Eric fa ai miei
occhi appare affascinante. Sono diventato cieco, credo.
Perchè l’unica cosa che riesco a vedere
è Eric.
Alla fine sbuffo e mi alzo dalla sedia.
«Dove vai?» mi domanda incuriosita Anna.
«In bagno.»
Annuisce e ritorna a bere.
Mi faccio spazio tra la gente che balla e mi trovo davanti alla porta
del bagno. Esito un attimo, ma poi entro perchè sento la
presenza di Erica anche attraverso la porta.
Così entro e lo vedo. Cerco di trattenermi perchè
mi viene da vomitare. Vomitare tutti miei sentimenti inutili. Tutto
quello che non gli ho detto vorrei confessarglielo adesso. È
così che mi rende Eric: cieco e vulnerabile.
«Ciao, Alex.» e mi sorride. È seduto
sopra il lavandino, con i piedi che penzolano sopra il pavimento. Li
dondola, come fanno i bambini.
Mi avvicino e mi appoggio alla porta del cesso, davanti a lui. Lo
guardo negli occhi, perchè sono mesi che non lo faccio.
Anche la prima volta che l’ho visto ho amato i suoi occhi.
Quegli occhi schifosamente azzurri e schifosamente seri. Gli occhi di
un ragazzo che vuole dar di se una falsa impressione. Ma io
l’ho conosciuto realmente. Io ho conosciuto il vero Eric.
E non ho ancora capito se è stato lui a permettermelo oppure
sono entrato nella sua vita con la forza.
Sospira, senza sapere cosa dire. Poi scende e si avvicina a me.
«La tua amica ci è rimasta male?» mi
chiede, con quella voce che scatena in me tutto quello che non dovrebbe
scatenare.
«No.» mento e lui annusce, assorto in
chissà quale pensiero. Mi viene da abbracciarlo, che stupido.
Abbasso la testa, mi guardo le scarpe. Mi appaiono così
interessanti in questo momento.
Poi sento i suoi vestiti che si muovono e alzo la testa. Si
è avvicinato ancora di più. Fa per toccarmi il
viso. Sono desideroso del suo tocco, di quella sensazione familiare, ma
con uno schiaffo allontano la sua mano. «Cosa vuoi,
Eric?» gli domando, arrabbiato.
Dio, fa un male cane. Mi ero abituato alla sua assenza nella mia
schifosa vita. Ma è proprio vero che appena cominci a
scordarti una persona quella ritorna proprio il quel momento.
Ed Eric sa che mi è mancato. Eric è sicuro di se.
«Lo so che sono stato un bastardo ma...» incomincia
e io scuoto la testa più volte. Non voglio sentirlo.
Mi sento un bambino accanto a lui.
«Lo sai quanto ci ho messo ad accettare la tua cazzo di presa
in giro? Io non sono un burattino nelle tue mani.» poi
rifletto e aggiungo «Non più.»
I suoi occhi si abbassano e non sa che dire. Meglio, non se
l’aspettava. Vuol dire che sarò il primo a
rifiutare Eric.
«Alex.. io..»
«Alex per te è morto.» sputo e mi fa
male il cuore. Vorrei non avercelo, perchè ogni giorno sono
costretto a lottarci furiosamente. E quando vinco io si vendica: fa
riaffiorare Eric e tutto l’amore che io gli ho donato. Gli ho
donato me stesso e lui mi ha usato come uno schifo di straccio.
Tanto Alex c’era sempre per lui. La giornata era andata male?
Alex era pronto ad aprire la porta e ospitarlo e farlo stare meglio.
Poi Alex è passato di moda.
«Alex...» sussurra, e mi sembra un lamento. Un
terribile lamento. Ma non voglio ascoltare niente. Me l’ero
ripomesso. Eric non ha il diritto di giocare con il mio cuore.
«Sai, Eric, non hai il diritto di giocare con mia
omosessualità. Ritorna dalle tue mille donne e dimenticami.
Non osare mai più riapparire all’improvviso
perchè mi fai solo un male del cazzo.» gli dico e
solo alla fine del discorso mi rendo conto che mi trema la voce in modo
spaventoso.
«Io.. io non ho giocato..» balbetta, con gli occhi
sbarrati.
«Dai, Eric, è inutile prenderci in giro a vicenda,
no? Io sono un finocchio del cazzo e tu un ragazzo che ama le donne.
Sono stato un passatempo. E va bene così, ok? Ma ora
lasciami in pace.» concludo, quasi lamentandomi. Lui capisce
e abbassa il capo.
Così sembra veramente pentito.
«Non sei stato solo un passatempo. Eri molto di
più.» bisbiglia e tenta ancora di accarezzarmi il
volto.
Quasi inconsciamente lo lascio fare. Poi mi allontano e comincio ad
avvicinarmi alla porta. Voglio uscire da questo bagno,
perchè all’improvviso mi sembra troppo stretto.
«Alex!» mi afferra il braccio e automaticamente mi
giro verso di lui. Non ha il viso segnato dal dolore, come invece ce
l’ho io. Lui non ha dovuto soffrire gli scherzi di una
società chiusa e superficiale. Lui non appartiene al mio
mondo. Non è mai appartenuto al mio mondo. E me ne rendo
conto solo adesso. Che illuso.
Si avvicina velocemente, pirma che possa fare qualcosa e mi sfiora le
labbra. poi preme di più, ma non osa fare altro. Io resto
immobile, con il cuore che pulsa come un dannato.
Sono un illuso che ama qualcuno che non potrà mai avere.
Eric non mi appartiene. E non sono ancora pronto a perdonarlo. Credo
che non lo perdonerò mai completamente.
«Io non voglio le mie donne, Alex. Io voglio il mio ragazzo,
cazzo. Voglio te.»
Scuoto la testa. «No. Non vuoi me, perchè io non
voglio te.»
Lui sgrana gli occhi, poi smette di abbracciarmi, abbandonando le
braccia lungo il corpo.
Io resto un attimo fermo, aspettando qualche frase brillante che mi
faccia cambiare idea. Ma questa non arriva e decido di andarmene.
Perchè soffrire ancora?
«Così, tu ed Eric..» Anna lascia cadere
la frase e mi guarda. Le ho raccontato tutto perchè avevo
bisogno di sfogarmi.
«Non pensavo fosse...» continua.
«Infatti non lo è. Mi ha preso in giro.»
mi guardo le unghie e mi sento uno sciocco.
«Magari non voleva farti soffrire..»
«Ma l’ha fatto.» sputo, facendola
sobbalzare sulla panchina.
Guardo il lago dove mi rifuggio sempre. Oggi sembra abbandonato. Non ci
sono i pesci. Si sentirà solo. Un po’ come mi
sento io.
«E’ incredibile come la gente abbia così
paura di accettare la realtà.» dice e guarda il
cielo. «Vuole a tutti i costi punire chi è
diverso. Eric è un codardo. Prendersi gioco di qualcuno in
questo modo... beh, è da bastardi.» cerca di
consolarmi. È buffo come Anna riesca ad alternare la parte
di Bambina e quella di Adulta.
«Credo che mia madre mi abbia partorito al contrario. Sono
una persona completamente fuori dal comune. Le cose che dovrei amare le
odio e quelle che dovrei odiare, quelle proibite, le amo da impazzire.
Come Eric.» confesso e mi sento ridicolo.
«Oh, Alex! Tu sei la persona più gusta al
mondo!» esclama, convinta. Io le sorrido e lei ricambia.
Credo che se non fossi omosessuale, andrei a rifuggiarmi dentro al
cuore di Anna. Lei sì che ne ha di amore da dare.
«E tu sei la ragazza con la memoria più corta del
mondo. Dieci minuti fa dovevi vederti con quel tizio.» le
ricordo divertito. Arriverà in ritardo e anche questa volta
non combinerà niente. Anna ha bisogno che qualcuno le vada
incontro. Ma quel qualcuno non arriverà, perchè
non c’è nessuno che faccia completamente quello
che vuoi tu.
«Cavolo! Hai ragione! Allora vado!» si alza, mi
schiocca un bacio sulla guancia e promette di chiamarmi e raccontarmi
tutto.
Resto solo a guardare il lago. Vorrei immergermi e fargli compagnia.
Magari riuscirà a colmare questo terribile vuoto che mi
corrode giorno dopo giorno.
«Ho passato tutta la mia vita a letto con donne per
guadagnarmi da vivere perchè sono povero marcio.»
sobbalzo leggermente, ma non ho voglia di girarmi. So già
chi è.
«Ma poi arrivi tu. E cazzo. Mi sembra di non aver mai vissuto
veramente. Tu sconvolgi tutto. Ogni giorno con te era qualcosa di..
indescrivibile, ecco.» fa una pausa per trovare le parole
giusto per andare avanti. «Ma poi.. beh, poi mi rendo conto
che tu sei un ragazzo. E credo di non averci mai fatto caso. Che io
faccio.. beh, che sto con un ragazzo. E mi sento sbagliato,
perchè i miei amici cominciano a darmi del finocchio,
checca.» sussurra. Stringo forte il bordo della panchina.
«Faccio quello che so fare meglio: scappare. E non mi rendo
conto di ferirti. Di farti male e di abbandonarti. È che...
non mi riconoscevo più.» si giustifica, e mi pare
più sincero che mai.
«Cazzo, Alex. In tutti questi mesi non ho fatto altro che
pensarti. Non voglio più nessuna ragazza. Mi sembra quasi
assurdo che l’unica persona al mondo che voglio accanto sia
tu. Un ragazzo. E io sono omosessuale. Mi sembra strano anche questo..
cioè, ammetterlo. Non l’ho mai detto
esplicitamente.» e sorride leggermente.
Mi giro verso di lui e vedo i suoi occhi più sinceri.
È spaesato e non sa se sta facendo la cosa giusta.
E lo capisco. Ho provato le stesse cose. Mi sento in colpa di averlo
giudicato così, senza sapere nulla di lui. Ho completamente
stravolto la sua vita. Non ne avevo il diritto.
«Mi sembrava giusto.. dirtelo, insomma.» continua e
io annuisco. «Non so cosa si dice in questi casi.. ma credo
di amarti. Insomma, se desiderarti con ogni cellula del corpo vuol dire
questo.. beh, ti amo. Ed è più fico dirlo a un
ragazzo che a una ragazza.» ride piano e timidamente.
Eric è tutto ciò che desidero.
E allora dico l’unica cosa che lui non ha detto da quando si
è seduto sulla panchina, accanto a me.
«Ciao, Eric.» ed è quasi un sussurro. Un
sussurro colmo di felicità.
Lui rimane sorpreso, ma sorride. «Ciao, Alex.»
Faccio scivolare la mano sopra il legno ruvido della panchina. Le mie
dita incontrano le sue e si incrociano. Esita un po’, ma alla
fine stringe la presa.
Sono omosessuale e l’ho accettato solo oggi. Sono omosessuale
e il mio ragazzo si chiama Eric e ha ventinove anni. Si chiama anche
amore, dolore, tristezza, angoscia, ansia. Ma soprattutto amore.
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