Shot
through the heart
Dedicata
a Hika chan, la mia Hiki,
with
love.
E
ricorda: dove c'è lemon, c'è casa
ù_ù.
Shot
through the heart as I lay there alone
In the dark through the
heart
It's all part of this game that we call love
(Shot
through the heart – Bon Jovi)
I.
La
prossima volta
(SuigetsuKarin)
Suigetsu
raggiunse davvero il limite, quando iniziò a notare alcune
cose:
Karin lasciava il tubetto del dentifricio aperto oppure si prendeva
più della metà del lenzuolo nel letto o, ancora,
quando iniziava a
mettere sottosopra il suo armadio, per ritrovare qualcosa che aveva
proprio accanto a lei. Sebbene all'inizio non badasse più di
tanto a
quegli atteggiamenti, ora ne aveva addirittura troppo.
La
goccia che fece traboccare il vaso fu quando Karin un giorno decise
di fare la lavatrice e di mischiare bianchi e colorati insieme.
Oh,
davvero fantastico: Suigestu tirò fuori dalla bacinella una
bella
camicia rosa confetto, che avrebbe fatto concorrenza coi capelli
dell'Haruno.
«Dannata
arpia... Cosa diavolo hai combinato?»
Le
mostrò la camicia, ormai irrimediabilmente danneggiata. Di
tutta
risposta, Karin scrollò le spalle e lo fissò con
aria di
sufficienza per un nano secondo.
A
quel punto, la vena che pulsava sulla tempia dell'uomo
iniziò a
ingigantirsi in modo preoccupante: digrignò i denti,
gettò la
camicia a terra e afferrò saldamente il polso dell'arpia.
Quest'ultima, che gli era stata indifferente tutto il tempo,
iniziò
a lamentarsi per il dolore, finché non lo
supplicò con pietà di
lasciarla andare.
«Accettare
di vivere con te è già stressante» le
ruggì contro. «Mi hai
messo con le spalle al muro però, maledetta...»
Si
riferiva al fatto che Suigestu avesse preso un impegno tanto gravoso
quale quello di accollarsi una cozza del genere, dopo mesi di tira e
molla continuo. Come se quello non bastasse, ora l'arpia minacciava
di stabilirsi perennemente nel suo attico... Allora sì che
aveva
avuto paura.
«Cosa?
Vorresti scaricarmi?»
Mormorò,
tirandolo per il colletto. Era un particolare assolutamente
irrilevante che ora i suoi riflessi venissero meno, si convinse
Suigetsu. «Nessuno mi scarica. Casomai, sono io che ti
scarico.»
Continuò,
respirandogli sul collo.
Allorché
i loro sguardi s'incontrarono, ma nessuno dei due sembrava prendere
seriamente l'altro: fu con un gesto avventato e privo di grazia che
Suigestu la inchiodò con le spalle al muro, alla prima
parete
disponibile. Poi furono le dita di Karin a slacciare velocemente
tutti i bottoni, le stesse sfilarono rapidamente la cintura, come se
già conoscessero il percorso da fare ma, ogni volta,
volessero
riprendere quella strada... e ancora,
ancora,
per un
numero infinito
di volte.
Suigestu
poggiò le labbra sull'incavo del suo seno,
dopodiché mormorò: «La
prossima volta... Ti scarico.»
La
ragazza sorrise, quasi priva di fiato: «Già, la
prossima volta.»
II.
Caduta...
con stile
(SasukeSakura)
«Non
mi dire, Mister ghiacciolo
ha deciso di portarti fuori a
cena!»
Esclamò
Ino, come se si fosse trattata di una barzelletta.
«Hai
sentito, Shika?»
Diede
una gomitata al ragazzo seduto di fianco a lei.
«Non
sono sordo, Ino.»
La
tartagliò semplicemente; la ragazza non badò
più di tanto al
fidanzato, si concentrò di più sulle news
dell'amica.
«Sì...
Beh, diciamo che non è ancora successo quello che poteva
succedere.»
Bisbigliò
sottovoce Sakura, improvvisamente in soggezione. L'amica la
squadrò
da capo a piedi, poi scoppiò in una fragorosa ed inquietante
risata.
«Haruno,
stiamo parlando di Winnie the
Pooh o di Sasuke?
Cioè, voglio
dire...» si avvicinò all'orecchio dell'amica, che
prestò
immediatamente attenzione. «... Ti sei depilata,
no?»
Sakura
scattò all'istante, tutta rossa in viso. Shikamaru, ignaro
di tutto,
si limitò solamente a commentare la poca delicatezza della
fidanzata, che d'altro canto aveva preso quella frecciatina come un
vanto personale. Allorché Sakura afferrò la
borsa, mugugnò
qualcosa e abbandonò il tavolino del bar.
Camminava
per strada, con aria piuttosto assorta; in realtà, Ino
sapeva
solamente metà della storia: tra lei e Sasuke, a dire il
vero, non
c'era stato nemmeno un bacio. Ebbene sì, quando stava con
lui
ritornava la timida studentessa delle superiori e l'unica cosa che
riusciva a biascicare erano dei monosillabi totalmente
incomprensibili. D'altro canto, lei e Sasuke avevano deciso di
andarci coi piedi di piombo: le era ben nota la sua fama di donnaiolo
incallito e, se doveva essere una delle tante,
preferiva di
gran lunga diventare nessuna.
Quella probabilmente fu l'unica
conversazione che riuscirono a fare seriamente, Sasuke aveva recepito
in pieno il messaggio.
Già,
così in pieno
che aveva deciso di non sfiorarla neppure.
Sakura
camminava con il capo chino, finché non impattò
contro qualcuno
all'entrata: con sua somma sorpresa si accorse che si trattava del
ragazzo.
«Tu
sei qua... per me?»
Azzardò,
sentendo le guance colorarsi all'istante.
«Haruno,
un alieno saprebbe esprimersi meglio di te.»
grugnì, degradandola
come al solito.
«Beh,
di solito sono io che ti cerco.»
«Beh,
di solito non rimango chiuso fuori casa»
Imitò
il suo tono di voce, beffeggiandola. Sakura non polemizzò,
ma sulla
punta della lingua non poteva che sorgerle spontanea una domanda:
«Come mai?»
Sentire
il resoconto di Sasuke che aveva dimenticato le chiavi dentro la sua
abitazione, sarebbe stato esilarante. Si promise di non ridere, lui
non avrebbe gradito.
«Naruto...
E' in periodo luna di miele, tutto il giorno a... Sì,
insomma,
finché ci sono i lavori
in corso non posso entrare in
casa.»
Incredibile.
Sì,
il primo aggettivo che le era balenato in mente era proprio quello:
incredibile.
Anzitutto,
Sasuke aveva parlato per circa dieci secondi, il ché,
secondo ogni
sua stima, era un record. Ebbene sì, aveva superato
brillantemente
le sue aspettative. Mentre, cosa che la lasciava leggermente
atterrita e forse anche stupita, non poteva immaginare Naruto
– il
suo coinquilino, un'idiota al quadrato che si proclamava suo migliore
amico – in compagnia, men che meno azzardava a pronunciarsi
circa
le sue prestazioni fisiche.
«Contenuti
troppo forti, Haruno?»
Sakura
gli rispose con un sorrisino falso, poi salì il gradino. In
meno di
un secondo, cadde all'indietro e dovette ringraziare solamente il
prodigo intervento del ragazzo, che le aveva risparmiato sicuramente
una brutta collisione con il marmo dei gradini e il cemento
dell'asfalto.
Si
ritrovò il viso di Sasuke ad una spanna dal suo, da quella
distanza
riusciva persino a sentirlo respirare – e sì,
anche sbuffare di
scherno.
«Non
ti rialzi?»
Sempre
galante, ovviamente.
«Non
così presto.»
Dove
trovò il coraggio di proferire quella frase non lo sapeva,
fatto era
che Sasuke parve recepire il messaggio: Sakura sentì le
labbra del
ragazzo adagiarsi sulle proprie e, sebbene non fosse proprio in una
posizione comoda, poteva afferrare i capelli di Sasuke senza pudore e
avvinghiare le sue braccia attorno al suo collo.
«Guarda
che...» no, la magia era già terminata? Sakura
rimase con un ovale
a dir poco esorbitante sulle labbra, un'espressione ancora ebete in
viso. «... Non mi fermo.»
Non
poteva credere – sì, per la seconda volta
– cos'aveva appena
udito: allorché la ragazza scrollò con noncuranza
le spalle e
blaterò semplicemente: «Nessuno te l'ha chiesto,
Uchiha.»
III.
Fottutissimo
bastardo
(ShikamaruIno)
«Dimmi
se non sono un'amica eccezionale!»
Si
complimentò con se stessa da un buon quarto d'ora Ino,
giocando con
la cannuccia del proprio aperitivo.
«Se
attentare in gran segreto le scarpe della tua migliore amica ti
sembra un gran vanto...»
Disse
Shikamaru, pensando che quella ragazza non avrebbe mai finito di
stupirlo.
«E
pensare che gliele ho scelte io stamattina. Ah, avevo previsto...
Anche se per convincere Naruto c'è voluto un po', ma mi
sarei
prestata pure io pur di--»
Poi
s'accorse dell'espressione scettica del ragazzo, allora gli
passò
una mano sul viso, come per rassicurarlo.
«I
tacchi rimangono la mia arma preferita, mio caro. Ricordi?»
Ricordava,
eccome.
Shikamaru
l'aveva rincorsa per un bel pezzo di strada, finché Ino non
era
caracollata, nel vero senso del termine, tra le sue braccia,
assassinata da due trampoli di circa dodici centimetri.
«Ricordo
di averti dovuto ripagare di tasca mia quelle scarpe, umph.»
Sospirò,
pensando alle sue povere finanze.
Ino
sorrise tutta raggiante, poi sentì l'atmosfera diventare
meno
giocherellona.
Quando
Shikamaru la osservava così intensamente, aveva paura di
affogare
nel suo sguardo; così, sentiva il respiro venire meno e una
stranissima sensazione – imbarazzo?
– sul viso, nello
stomaco, all'interno della sua mente.
«Taxi?»
Domandò
Shikamaru. Aveva capito che quello era un modo per dirle che aveva
voglia di stare con lei, senza pensare più a nulla, che
quello era
il momento giusto per godersi un po' d'intimità, che
nonostante
tutti i problemi quella relazione che si preannunciava più
precaria
che stabile reggeva.
Durante
il breve tragitto, non gli lasciò la mano: era
così calda, di quel
tepore che investiva tutto il corpo e riusciva a penetrare persino
l'anima.
Allora
il respiro diventava un po' più irregolare e non c'era da
stupirsi
se le parole venivano sconfitte dai silenzi quando arrivava
finalmente il momento... Ma, in fondo, cosa erano i silenzi?
Era
la melodia delle parole, il brusio dei respiri, la riunione dei
movimenti che si collegavano per poi produrre una scala infinita di
note musicali. E sì, esattamente in quell'attimo, i loro
sguardi
s'incontravano, in sincrono, il cuore si fermava, i respiri evitavano
di urtarsi tra loro, i corpi smettevano di muoversi e i loro occhi
parlavano.
«Ti
odio quando ti fermi.»
Mormorò
la Yamanaka, con falso tono di rimprovero.
«Ma
ami quando ricomincio.»
Grugnì
lui, prima di strapparle le parole di bocca: «Eppure ti amo,
fottutissimo
bastardo»
Shikamaru
non disse nulla, dopo quelle parole dibattere era impossibile persino
per lui. Ma dentro – d
e n t r o – lo
sentiva: era
il rumore di una frase trattenuta, di un ghigno diverso dai soliti,
di un sentimento impetuoso – e, sì, di un ti
amo mancato.
Note:
Or
bene, queste sono le tre one-shot spin-off di Taxicab:
il taxi passa sempre due volte!
La
fan fiction può essere letta benissimo da tutti, non
è necessario
leggere Taxicab. Ho inserito le tre coppie che per me sono le
migliori: SuiKa, SasuSaku e ShikaIno <3
Per
il titolo, mi sono ispirata ad una canzone di Bon Jovi, che potete
trovare qui.
Il titolo
della canzone letteralmente è "Colpito al cuore", questa
è la traduzione del ritornello che ho usato
nell'introduzione alla storia:
"Colpito
al cuore, mentre ero qui da solo
Mi
trafigge il cuore al buio
Fa
tutto parte di sto gioco che chiamiamo amore"
Avrete
notato che la SuiKa è più lime, mentre la
SasuSaku più sul comico-romantico (e quanto ho faticato con
Sasuke non potete avere idea XD), mentre la ShikaIno più
introspettiva. Ebbene, non sono scelte azzardate: il SuiKa l'avevo
veramente narrato poco nella storia, il loro rapporto lo vedo molto
odio/amore. Mentre il SasuSaku è più sul comico -
beh sì, la sagacia dell'Uchiha non è di tutti i
giorni XD - ma alla fine si conclude con romanticismo <3.
Infine, volevo concentrarmi sullo ShikaIno e sul fatto che il loro
rapporto si è evoluto - rivedere sempre Taxicab, in caso XD
- e quindi, sì, è definitivamente amore. La
SasuSaku e la ShikaIno in qualche modo sono collegate: Ino infatti
"contribuisce" a mettere "alle strette" l'Uchiha, come avrete
letto.
Inoltre,
queste tre fic fanno parte della mia tabella “50
Couples” per
l'estate – sfida con Mayumi e Red Diablo – una
sfida di
cinquanta pairings in vari fandom.
Ci
rivedremo presto, dato che nella tabella ho il SasukeHinata, il
SasoriDeidara e lo ShinoKiba *_*.
See
you soon!
Kiki.
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