Messaggio dell’autrice:
Okay, visto che con l'orale che incombe non ho proprio tempo di
mettermi qui a scrivere qualcosa di nuovo, ho deciso di pubblicare
questa fan fiction (o “esperimento”,
chiamatela come volete XD)
che avevo scritto già da un po’.
Richiede senza dubbio
una premessa. Innanzitutto, bisogna dire che l’ispirazione
per scriverla mi è venuta ascoltando la bellissima canzone “Remember when it
rained” di Josh Groban, una delle mie preferite
in assoluto. Inoltre, vi avverto che questa storia potrebbe essere
giustamente definita “a
strati” XD
Infatti:
- le parti in corsivo a destra,
raccontano il momento presente.
Subito dopo l’arrivo dell’Enterprise al molo
spaziale della Terra (inizio del 3º film), ho immaginato che
l’equipaggio potesse essersi preso un breve periodo di riposo
sul pianeta. È proprio in un verde prato della campagna nord
americana, infatti, che troviamo Len immerso nei suoi dolorosi ricordi;
- le parti scritte in
carattere normale e più discorsive sono, invece, i ricordi del
dottore, vissuti e raccontati in prima persona (fine 2º film);
- le parti in grassetto e centrali
sono le parole
della canzone, che dovrebbero incorniciare il tutto ^_^
Ah, e ho notato che leggerla con il sottofondo della canzone di Groban
è tutta un’altra cosa… senza, secondo
me, perde un sacco. Quindi se riuscite, leggete e ascoltate insieme
(anche da Youtube e facendola ripartire più volte, nel caso, mi
è venuta proprio lunga questa fic ^_^”).
Detto questo, spero
che il risultato sia di vostro gradimento ^o^ Buona lettura!!
Wash away the thoughts inside
That
keep my mind away from you.
La pioggia cade silenziosamente sul mio corpo,
rigando
il mio viso di fresche lacrime di rugiada.
Lacrime
esitanti, estranee.
Lacrime
non mie.
Certo,
perché le mie le ho versate tutte una ad una fino
all’ultima, ormai.
All’incontenibile
pensiero di te.
Al
vivido ricordo di quel dannato giorno.
Caos. La mia testa rimbomba di una molteplice eco indistinta di grida
confuse.
“Dottore, sta perdendo molto sangue…”
“Qui abbiamo una bruciatura di terzo grado! Immediato
intervento-” “Venite qui, presto, ce
n’è un altro!” “50 cc di
cortisone!” “Oddio no, lo stiamo
perdendo…” “La morfina sta
finendo…!” “Dottor McCoy!”
“Dottore, presto, c’è bisogno di lei in
chirurgia…” “Dottore!”
“Dottor McCoy!” “DOTTORE!”
Mentre cerco di isolare una ad una queste voci ingarbugliate
disordinatamente nella mia mente, le mie mani lavorano febbrilmente sui
corpi straziati dei membri dell’equipaggio. Corpi di ragazzi,
alcuni poco più che adolescenti, Dio, poco più
che bambini. Ragazzi che non hanno ancora conosciuto niente della vita,
nessuna delle sue intense gioie, dei suoi amari dolori, delle sue vere
paure, delle sue brusche disillusioni,
dell’intensità del suo Amore.
Com’è
che siamo arrivati a questo? Perché lassù non
fanno niente per fermare questa carneficina? Jim sta cercando di fare
il possibile, mi dico. Come sempre. Solo che questa volta non
è sufficiente.
Nell’infermeria
riecheggiano le grida disperate dei medici e i lamenti strazianti dei
pazienti morenti; e continuano ad arrivare feriti, ancora e ancora,
senza sosta. Presto non ci sarà più spazio per
accoglierli. E allora che cosa faremo? Dove li metteremo? Lancio
un’occhiata disperata alla porta, costantemente aperta per il
continuo afflusso di gente insanguinata, dal volto stravolto.
E lì ti
vedo. Il tuo sguardo è serio e determinato, lo stesso
sguardo che ti accende sempre il viso poco prima che tu faccia qualche
stupida ed eroica azione avventata.
No more love and no more pride
And thoughts are all I have to do.
Nei miei pensieri rivedo il tuo volto stagliarsi nitido tra la folla.
Ammiro
la tua pelle diafana,
di
un biancore così candido da risultare quasi abbagliante.
Mi
immagino di accarezzare quei tuoi soffici e morbidi capelli
più neri dell’inchiostro.
Mi
immergo nuovamente in quel tuo sguardo profondo,
scuro
e avvolgente come una calda notte senza stelle.
Ma
è solo la mia immaginazione.
So
fin troppo bene che ora tutto quel calore è sparito dai tuoi
occhi,
che
se n’è andato via in un improvviso colpo di vento
per non tornare più.
“Prendi tu il mio posto, Christine.”
La donna mi guarda con
due grandi occhioni preoccupati e pieni di comprensione. Annuisce
brevemente, e grida qualche secco ordine agli infermieri vicini. Brava,
ragazza.
Non posso fare a meno
di sentirmi un cane, mentre esco lasciando l’infermeria in
queste drammatiche condizioni e mi immetto a passo veloce nel
corridoio. Ma Christine è una donna forte e un medico
eccezionale… saprà sicuramente cavarsela anche
questa volta, come è sempre riuscita a fare negli ultimi
anni.
Vedo la tua sagoma
sfuggente svoltare l’angolo e sgusciare agilmente nel reparto
ingegneria. Cosa diavolo ti sei messo in testa, Spock?
Ohhhhhh Remember when it rained.
Felt
the ground and looked up high
And
called your name.
Sollevo il viso e guardo in
alto, fissando il cielo livido.
Osservo
le gocce di pioggia cadere verso di me come tanti piccoli cristalli
lucenti,
tante
piccole perle di vetro che si infrangono sulla mia pelle bagnata.
Riesco
appena a scorgere il sole, all’orizzonte.
Nonostante
le nuvole minacciose e la violenza del vento che travolge ogni cosa sul
suo cammino,
il
sole continua a resistere, a lottare, e la sua luce soffusa si riflette
scintillante nella pioggia fredda,
creando
un bellissimo arcobaleno luccicante…
Oh,
se solo tu fossi qui a vederlo insieme a me...
Ti seguo trafelato in sala macchine e… ti ho perso,
dannazione. Mi guardo freneticamente intorno, ma non riesco a scorgerti
da nessuna parte; posso solo vedere una miriade di tute bianche che
corrono in tutte le direzioni, urlandosi ordini e avvertimenti nel
tentativo di sovrastare il tremendo rumore delle turbine.
Ah, eccoti.
Ti stai avviando a
passo deciso verso l’entrata sigillata di un compartimento
rivestito da spesse pareti trasparenti, a tenuta stagna. Per quanto
poco capisca di ingegneria non mi è difficile immaginare che
una simile precauzione non venga presa per niente: radiazioni.
Altissimi livelli di radiazioni.
Vedo Scott accasciato
a terra e un giovane tenente che discute animatamente con te,
probabilmente per dissuaderti dalle tue apparenti intenzioni suicide.
Non puoi entrare
lì dentro, no, non posso proprio permetterlo. Non ti
lascerò andare di nuovo incontro alla morte senza dire una
parola, non ti permetterò di sacrificarti ancora una volta
per la nave senza muovere un dito…
Scatto in avanti e ti
blocco, afferrandoti per un braccio. Ti volti verso di me, lo sguardo
risoluto illuminato da un guizzo di stupore.
“Non
entrerai lì dentro, Spock. Mi hai capito bene? È
un suicidio.”
Ti volti ancora a
guardare il generatore, pensoso. “Sì”
dici poi lentamente. “”Sì, forse ha
ragione lei.”
E io ti credo. Credo
ciecamente a queste semplici parole, perché è
quello che voglio sentirmi dire, quello di cui ho bisogno. Commetto il
grossissimo errore di fidarmi di te e di voltarti le spalle.
“Come sta il
signor Scott?”
Mi avvicino al nostro
amico privo di coscienza. “Beh, credo che riuscirà
a-”
All’improvviso
avverto una fitta lancinante al collo. Tutto comincia a vorticare
turbinosamente davanti ai miei occhi: i contorni delle cose, del
pallido viso di Scott, del tuo
viso, si fanno sfuocati e indistinti…
“Mi
dispiace, dottore, ma non ho tempo di ragionare con la sua
logica.”
La tua voce
è poco più di un sussurro, un lieve bisbiglio che
riesce a malapena raggiungere la mia mente sempre più
assente e intorpidita. Percepisco qualcosa che preme delicatamente sul
mio viso, sfiorando la mia tempia destra in modo quasi impalpabile.
No… Cerco
di resistere, di non mollare, di restare sveglio… Di lottare
contro l’oblio che mi trascina prepotentemente verso il
basso, impedendomi di respirare e ottenebrando i miei sensi…
Ma le mie palpebre si fanno pesanti… davvero troppo
pesanti… e in un attimo l’oscurità
inghiotte ogni cosa.
Ohhhhhh Remember when it rained.
In the darkness I remain.
Muovo qualche passo sulla tenera erba grondante d’acqua.
I
miei piedi nudi percepiscono chiaramente la sensazione di bagnato,
il
senso di freschezza e di compassione che traspare dai morbidi steli
verdi sotto la mia pelle.
Dolore. Una forte fitta al collo. La mia testa pulsa come se avessi un
centinaio di martelli che la percuotono contemporaneamente
dall’interno. Tutto il mio corpo è pesantissimo,
tanto che in questo momento muovermi mi sembra un’impresa
quasi impossibile. Apro esitante un occhio, cercando di ricordare cosa
sia successo, quale sia il motivo per cui me ne sto disteso a terra,
appoggiato scompostamente ad una parete della sala motori.
E improvvisamente
ricordo.
Tears of hope run down my skin.
Tears
for you that will not dry.
Avevi ragione quando mi dicevi che anche la natura è viva.
Lo
riesco a percepire chiaramente ora…
Non
solo nel frusciare dell’erba, ma anche nello stormire mesto
degli alberi,
nell’ululare
doloroso del vento, nello scrosciare violento della pioggia…
Tutto
rispecchia le mie sensazioni più segrete, i miei ricordi
più detestati,
la
brutale Tempesta che sta infuriando nella mia anima.
“Spock!”
Mi alzo di
scatto e tu sei lì, in quel dannato scompartimento, barcollante sotto il peso del motore che stai trasportando
da solo. I tuoi occhi scuri paiono spenti, distanti, ma il mio grido
sembra riscuoterti e un lampo di determinazione attraversa il tuo
sguardo, mentre con mani tremanti riagganci il dispositivo alla sua
piattaforma.
They magnify the one within
And
let the outside slowly die.
Ora sì, che riesco a sentirmi perfettamente assimilato alla
natura.
Riesco
a rispecchiarmi completamente nella sua vita,
ad
essere tutt’uno con lei,
con
i suoi animali, con le sue piante, con i suoi elementi pregni di
energia…
In
questo momento, io sono la Natura.
E
tu sei la Mia Tempesta.
Ora anche Scott si è avvicinato al vetro.
Guardiamo insieme ed impotenti mentre inciampi nei tuoi stessi piedi e
ti accasci debolmente contro la parete bianca, il respiro pesante e gli
occhi lacrimanti per le radiazioni. Perché?
Perché sei sempre tu quello che deve sacrificarsi per
salvarci tutti? E perché diavolo non riesco mai a fermarti
in tempo?
“Dobbiamo
avvertire il capitano” dice Scott in un sussurro. Ma non si
muove, è incapace come me di distogliere lo sguardo da
questo tragico spettacolo.
“Ottimo
lavoro, sala macchine.” La voce di Kirk squarcia bruscamente
il surreale silenzio che sembra aver ricoperto ogni cosa intorno a noi
come un pesante e spesso velo di tristezza ed incredulità.
Il tono del capitano sembra sollevato, esultante, soddisfatto. Gioioso
quasi.
Con un doloroso groppo
in gola, indietreggio piano e, senza voltarmi, mi avvicino al
comunicatore. Cerco di fare il possibile per mantenere ferma la voce,
ma le poche parole che riesco a pronunciare tradiscono tutta la mia
angoscia.
“Jim,
è meglio che tu vanga subito qui. E… cerca di
fare in fretta.”
In the water I remain
Running
down, running down
Una tiepida mano si posa delicatamente sulla mia spalla.
“Vieni,
Bones” mi sussurra una voce familiare.
Non
mi volto.
Rimango
rapito dal ricordo di quel giorno,
completamente
assorto nella contemplazione dell’ambiente e delle mie stesse
emozioni.
“Avanti,
sei fradicio, ti prenderai un malanno…”
La
mano gentile mi fa girare dolcemente e mi accosta ad un corpo caldo e
umido, un corpo amico.
L’uomo
mi stringe in un caloroso abbraccio fraterno.
In
questa stretta posso percepire chiaramente tutto il suo trasporto,
la
sua comprensione, il suo affetto per me…
Quando
scioglie l’abbraccio e mi guarda,
i
suoi occhi sono lucidi e il suo volto è illuminato dalla
timida luce di un debole sorriso velato di tristezza.
“Manca
anche a me, Bones. Tanto.”
Sembra
brillare, con quel suo volto imperlato da tante goccioline luccicanti
che
spicca sullo sfondo buio e livido del cielo in burrasca…
Quasi
come un piccolo sole.
Come
il sole, che anche nelle tempeste più scure e violente
combatte per riemergere e illuminare la natura con un timido e mite
barlume di speranza,
senza
mai arrendersi, senza mai mollare.
Come
il Mio Sole in questa Mia Natura devastata dalla Tua Tempesta.
“Lo
so, Jim. Lo so.”
Ringrazio tantissimissimissimo MkBDiapason, Persefone Fuxia, Romennim, Rei
Hino, Eerya&Rowen e Sidereal Space Seed per i loro bellissimi commenti a "Mouthpiece"... GRAZIEEEEE!!!
Vi adoro, ragazze! *3*
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