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MORTE
Rabbrividendo esco dalla doccia, il sole è
tramontato da un po’ e la temperatura comincia a calare. L’immagine nel mio
specchio mi guarda e mi sbadiglia assonnata. “che noia!”, non succede mai nulla
di nuovo. I capelli grondano ancora d’acqua, incurante, mi butto sul letto
godendomi il piumone soffice che m’avvolge. Dalla finestra arriva la luce del
lampione in strada… il traffico si sta finalmente calmando e si sentono le
ultime serrande dei negozi chiudersi “che noia!”.
Piano e senza rendermene conto scivolo nel
sonno. Morfeo mi accoglie con un sorriso, “da quanto tempo, caro amico!”. Mi
guardo in giro ma il paesaggio è indefinibile, è sempre uguale ma non è mai
quello. Come definire meglio un sogno? La finestra sbatte, riportandomi alla
realtà. Vicino a me tutte cose familiari, che vedo tutti i giorni. Sbuffo
girandomi dall’altra parte e lasciando l’impronta del mio capo ancora umido sul
cuscino. So benissimo che adesso non riuscirò più a dormire e così, incurante
delle proteste che il mio corpo affaticato mi urla, mi alzo.
Per strada il lampione che si vedeva dalla finestra
continua ad illuminare imperterrito lo spazio che lo circonda, nascondendo le
stelle meno luminose. La sua luce gialla si proietta sul mio corpo modificando
il colore degli abiti che indosso, non so se alzare gli occhi a guardare il mio
condominio. Noterei soltanto le pareti scrostate, le imposte chiuse. Tutte
tranne le mie, dalle quali ancora filtra la luce della mia stanza che non ho
spento uscendo.
La strada ha cambiato il suo volto. Le macchine
passano a tutta velocità facendo un gran rumore, un uomo dall’altra parte della
strada porta fuori il suo cane. La via dove abito sembra infinita. Perfettamente
dritta, è spezzata regolarmente dai lampioni, che ne scandiscono lo spazio.
Guardando per terra noto delle gocce, il tuono
di prima, mi ha colpito facendomi barcollare, nel frattempo potevo sentire le
urla di una signora e una macchina che andava via sgommando. Per fortuna che non
ho paura dei temporali e neanche di bagnarmi, anche se ho appena fatto la
doccia. In fondo ho ancora i capelli umidi.
È davvero strano che non abbia ancora
cominciato a piovere, eppure le gocce sono tutte intorno a me. Che strana
pioggia che c’è oggi… sembra un po’ troppo scura… magari è l’effetto che fa
quando piove di notte… Alzo la testa e il cielo si offusca, le nuvole lo
oscurano, ma la cosa stana è l’atmosfera che si sta facendo ovattata... Ormai
sto camminando da parecchio, ho addirittura il fiatone e le gambe non mi
reggono, le gocce continuano a cadere sull’asfalto, sempre intorno a me! Che
situazione strana, sembra che sorgano dal terreno al posto che cadere dal cielo!
So bene che girando a destra troverei il parco
con delle panchine sulle quali riposare. Mi ci dirigo e mi stendo su una proprio
davanti al portone dell’ospedale, ma sono così debole… anche qua un lampione mi
fissa dall’alto della sua luce. Attorno a me si sta formando una pozzanghera, ma
alla fine quindi, la pioggia… sospiro pensando a tutta la strada che dovrò fare
per arrivare a casa, non ne ho proprio la forza rimarrei per sempre su questa
panchina. Il sonno decide di tornare a farmi visita. Perché non aprirgli le
porte? In fondo non sta piovendo. Prima di chiudere gli occhi, alzo lo sguardo
su il lampione che mi veglia. La sua luce si oscura, “non spegnerti, rimani con
me!” sembra quasi che dica. Ma Morfeo mi chiama sempre più forte e non posso
ignorarlo. Appena però lo guardo in faccia noto che ha un cappuccio. Mi accoglie
gentile come al solito e gli vado incontro, è così diverso adesso.
Finalmente comincia a piovere.
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