Titolo:
Le Puffole Pigmee
Autrice:
PrincesMonica
Rating:
Arancione
Couple:
Monica/Jared
Disclaimer:
i personaggi
non sono di mia proprietà, soprattutto quello maschile (ma
ci sto lavorando).
Noterete che oltre i Mars sono citati altri nomi di personaggi famosi
che qui
non lo sono…piccolo omaggio *_*
Voglio dedicare questa FF alla mia Puffola Grupie del cuore.... Vale,
grazie di tutto!!!
Di
solito era abituato al
rumore, non gli dava fastidio, soprattutto visto che molto spesso era
lui
stesso a crearlo. E gli piaceva pure.
Ma
non quella sera: era
finito in uno dei localetti di Venice Beach sotto
l’insistenza di Brent.
Chiaro, per lui era come un secondo fratello, ma quella sera sperava in
qualcosa di più tranquillo. Di solito andavano al Katzuya o
allo Chateau
Marmont, invece…
“Mi
spieghi di nuovo
perché siamo qui?” urlò cercando di
sovrastare il casino martellante del DJ
alla piastra. L’amico gli passò un bicchiere
ricolmo di succo rosso e sorrise.
“Per
due ragioni
fondamentali.” Fece il diretto interessato. Quella sera era
vestito abbastanza
easy, con dei semplici bleu jeans Levis e una maglietta. Una giacca
leggera ed
un cappello signorile, completavano il look. Jared ringraziò
che non si fosse
messo quegli occhiali neri che lo facevano somigliare più ad
un nerd che al suo
amico. “La prima è che questo locale è
di mio interesse. Ben inteso, ha bisogno
di una sistemata a partire dalle fondamenta, ma quando lo
riaprirò, sarà il
locale più trendy di Venice.” E i suoi occhi
brillarono di compiacimento.
“E
il secondo motivo?”
“Ah
sì, il secondo
motivo. Diciamo quello più… divertente. Lo show
di questa sera.”
“Questo
bordello? Mi
ricordavo che avessi dei gusti migliori.”
“Idiota
di un Leto, non
questo incapace, ma quello che verrà dopo. Suona un gruppo
fisso. Fanno
prevalentemente cover, anche se ogni tanto cantano qualche canzone
scritta da
loro.”
“E
tu mi ha trascinato
qui solo per sentire una sottospecie di band musicale?”
“Guarda
che sono bravi.
Sono anche la Cover Band
ufficiale della California dei MCR, nonostante tutto.”
“Nonostante
tutto?” Jared
non ricevette risposta. In quell’istante un tizio male in
arnese, si era
precipitato al loro tavolo ed aveva iniziato a parlare con Brent di
proprietà e
lavori e quindi, indirettamente, di soldi. Un argomento che a Jared,
dopo la
questione con la
EMI,
interessava sempre di meno. Guardò il palco: dei ragazzi
stavano montando gli
strumenti per il concerto. Per un attimo provò un senso di
nostalgia: quante
volte aveva fatto gli stessi movimenti sul palco dell’Avalon
agli inizi dei 30
Seconds to Mars?
“Adoro
queste
contrattazioni, mi rendono fiero di me stesso.” Brent era
tornato a rivolgere
tutta l’attenzione all’amico che lo guardava
perplesso. “È praticamente cosa
fatta, questo postaccio entrerà a far parte della Bolthouse
Production.
Preparati a passare altre serate qui. Ovviamente anche con le Puffole
Pigmee.”
E si bevette un sorso di birra gelata.
“Di
chi?”
“Delle
Puffole Pigmee, il
gruppo che suona stasera.”
“Ti
pare il nome degno
per una rock band? Ma chi cazzo ha scelto sto nome di merda?”
“Jared,
amico mio, ti ha
morso una tarantola questa sera? Sei acido come un limone andato a
male. Goditi
lo spettacolo e poi ne riparleremo.”
“Ma
quale spettaco….” Fu
interrotto da una potente schitarrata che lo fece sobbalzare.
Guardò
immediatamente verso il palco, dove tutti i musicisti erano ben pronti.
In
tutto erano in 4. Per
prima cosa adocchiò colui che aveva suonato: era un ragazzo
decisamente giovane
con i capelli color paglia scompigliati che scendevano sulle spalle.
Era
vestito come un pagliaccio, o almeno pareva a lui. Era quasi in
completo giacca
e cravatta, solo che la cravatta nera con un disegno di Snoopy. Ah si,
il
completo era grigio. Infine un cappello stile Panama. Al collo aveva
una Gibson
nera lucida e senza un graffio.
Vicino
a lui stava il
bassista: biondo pure lui, solo con un’espressione
più sofferta, che Jared
riteneva in parte di scena, visto che sotto di lui stava sbracciandosi
una
moretta tutta pepe. Comunque di sicuro era più vecchio del
chitarrista, teneva
un accenno di barba e anche nel vestiario era più sobrio:
jeans e camicia arrotolata
ai gomiti e un Ibanez come strumento.
Ovviamente
la batteria
capeggiava dietro tutta la band: aveva una sola grancassa e per lui
abituato a
Shannon, la cosa pareva strana. Oltretutto c’era uno strano
disegno di una
bestia pelosa verde elettrico che camminava con il sorriso. Una parte
di sé era
conscio che fosse la Puffola Pigmea.
Dietro i piatti stava seduto un bestione pieno di muscoli abbastanza
alto per
vedersi bene, con i pettorali nudi e le bacchette Vic Firth in mano.
Sorrideva
felice, come un bambino a Natale e sembrava giovane come i suoi due
colleghi.
Non
si poteva dire lo
stesso per il secondo chitarrista: alto, scuro, con la barba e i
capelli
tagliati corti e qualche anno in più sul groppone. Una
vecchia T-shirt di CSI e
un paio di pantaloni neri molto semplici. La chitarra nascondeva
parzialmente
qualche chilo di troppo, ma lui non sembrava preoccuparsene.
“Chi
canta?” domandò Jay.
“Deve
ancora entrare.” In
effetti c’era un microfono in centro, di un colore che
stonava: blu elettrico
scintillante grazie ai lustrini. Chi cavolo poteva cantare in quel
coso?
Si
levarono i primi
applausi in concomitanza con le prime note e Jared aggrottò
le sopracciglia:
“The Day that never comes” dei Metallica. Scelta
interessante. Poi rimase di
sasso: aveva appena fatto la sua apparizione il cantante. Anzi,
rettifica in
atto, la cantante.
“Canta
una donna?” urlò.
“Sì
e non è male. Non
riesce spesso ad andare in alto come te, ma non è male. Ah,
non noti niente di
particolare al polso?” tra le luci che giravano e i momenti
di buio, Jared ci
mise un po’ a capire di che cosa parlasse Brent e rimase
piacevolmente sorpreso
nel riconoscere una Wristband, quella rossa, al polso della donna. Era
una
Echelon, dunque. Sorrise e poi prese ad osservarla meglio.
Non
era molto alta, ma
portava degli stivali a metà polpaccio con la zeppa che la
alzavano di qualche
centimetro, delle sensualissime calze a rete e una gonna a pieghe che
le
arrivava al ginocchio e un corpetto rosso con una lunga serie di
bottoncini
argentati che la fasciava completamente, risaltando il suo seno
abbondante. Al
collo aveva un plettro bianco che scendeva fino all’incavo
del seno e un
collarino di velluto nero.
I
capelli sciolti
scivolavano voluttuosi dietro la schiena. Indossava un paio di guantini
di cotone
nero, con attaccati dei pezzi bianchi, come a creare lo scheletro sulla
mano.
Li riconobbe come quelli che portava Fran Iero in qualche spettacolo.
E
reggeva bene la voce.
Fresca, brillante, assolutamente deliziosa.
“Gran
bella figa, vero?”
Jared si riscosse dalla musica per vedere Brent che sembrava rapito
dalla
ragazza sul palco.
“Dimmi
la verità, mi hai
portato qui solo per farti quella?”
“No,
mica ho bisogno di
te per questo, so rimorchiare anche se non ho i tuoi, cito alla lettera
una tua
fan, grandi occhi grigi e luminosi come due stelle rubate dal
firmamento.”
“Vaffanculo
tu e tutte le
ragazzine che mi sbavano dietro.”
“Comunque
ti ho
trascinato qui per farti uscire dal tuo antro marziano. O andiamo a
cena nei
soliti posti o tu non ti muovi. Fai vita semi monastica.”
“Dimentichi
i miei giri
in bici con Lauren.”
“Come
dimenticarmeli,
nonno. Dio che palloso che stai diventando. E invece stasera sei qui
con me ad
ascoltare questa bella band che si scatena, a farti un drink e a
vederti una
bella tipa sudata che fa venire voglia di…. Una doccia come
si deve.”
“Sei
un porco.”
“Da
chi pensi abbia
imparato? Tu e tuo fratello non siete certo dei santi, caro mio. Ma poi
sii
serio, non le daresti una bottarella anche tu?”
Entrambi
spostarono il
capo verso la ragazza sul palco che ora cantava una canzone dei Green
Day
saltellando e muovendosi tra i suoi compagni. Sembrava una selvaggia e
Jared la
ammirò. Ma non era per nulla il suo tipo. Innanzi tutto non
era bionda. No,
proprio per nulla, neanche un misero accenno di capello chiaro.
E
poi non era magra:
attenzione, non che fosse una balena, ma aveva troppe curve per i suoi
gusti. E
il seno? Sarebbe soffocato la nel mezzo! Certo era che dovevano essere
belle
morbide. Chissà toccarle come sarebbe stato.
Però
per il resto non
sembrava male: la guardò mentre lanciava delle palesi avance
al suo bassista,
mentre lui arrossiva penosamente. Si alzò e andò
a posizionarsi più vicino al
palco, sotto lo sguardo attento di Brent che sogghignava. Lui sapeva
che
portare Jared li sarebbe stato un successo. Il suo migliore amico non
sapeva
resistere quando si trattava di musica e infatti ora era lì
a seguire i
movimenti del gruppo.
Jared
sobbalzò quando il
chitarrista moro, fece partire una canzone a lui ben nota, non fosse
altro
perché l’aveva scritta lui: Savior.
Vicino
a lui una ragazza
mora, procace e del tutto incapace di stare zitta, si mise ad urlare e
saltellare davanti al chitarrista biondo.
“Vai
Jackson!” urlò la
ragazza e lui le sorrise si rimando.
Tornò
a guardare la
cantante: era sudata, ma il trucco scuro non colava, la gonna si alzava
regolarmente facendo intravedere le cosce piene e sode. E poi era
determinata,
cantava con amore, lo si capiva. Cantava solo cose che le piacevano.
Jared
sorrise interessato e se ne tornò al tavolo senza,
però, perdere di vista il
gruppo.
“Allora,
che te ne pare?”
“Sono
bravi… suonano bene
e sanno tenere il palco.”
“Io
parlavo di lei.” Fece
Brent paziente. Quando ci si metteva, Jay era capace di far perdere la
pazienza
ad un santo.
“Buona
voce. Bella
presenza…anche se non so come possa essere la cover
ufficiale dei MCR se è una
donna.”
“In
effetti all’inizio
Gerard non l’ha presa proprio benissimo. Ma poi
l’ha vista durante Demolition
Lovers e ha cambiato idea.”
Jared
annuì come se la
spiegazione fosse la più completa che potesse avere. In
realtà non gli
interessava molto, se i MCR avevano deciso di avere le Puffole come
loro band
cover ufficiale, che gliene fregava a lui?
“Immagino
solo che
cambino nome nelle serate romancer, o sbaglio?”
“Certo
che no. Sono i
Cemetery Gates. Incominciano ad interessarti?” Jared non
rispose e tornò al
gruppo.
Suonarono
per un’ora come
degli indemoniati, senza fermarsi mai. Il batterista si alzava a
più riprese
per dare giù ai piatti una botta più forte delle
altre, il bassista sorrideva
malizioso, mandando in visibilio certe ragazze del pubblico. Il moretto
era
letteralmente succube della cantante che, nel mentre, era anche
riuscita a
mandare a quel paese un ubriacone che le aveva fatto pesati
apprezzamenti. Solo
l’uomo CSI sembrava tranquillo e serio.
“Facciamo
ancora questa
canzone e poi ci prendiamo una pausa. Mi raccomando, non scappate, le
Puffole
ritornano presto.”
Fu
tempo di un secondo
sobbalzo per Jared: dopo un mix di U2, Muse e Linkin park, stavano
suonando
“Buddha for Mary”. Era in assoluto la prima volta
che ascoltava quella canzone
cantata da un gruppo che non fosse il suo. Lei non aveva per niente la
sua
voce, ma era perfetta comunque così. Sembrava fosse
arrabbiata nella misura
giusta per parlare di Mary e delle sue allucinazioni.
Quando
terminarono, Jared
battè le mani come in trance. E si congratulò con
se stesso per aver scritto
una meraviglia del genere. Si sa, la modestia è di casa.
“Vieni
andiamo a parlare
di affari con le Puffole.” Brent lo riportò sulla
terra e lo seguì, più
interessato a vedere da vicino la ragazza, che al contratto che il suo
amico
avrebbe dovuto stipulare con tutti loro.
Erano
seduti attorno ad
un tavolino che bevevano come delle spugne, dopo aver sudato come
matti.
Insieme a loro due ragazze: una era la morettina scatenata che Jay
aveva visto
sotto il palco. Era appiccicata al chitarrista biondo e lanciava
occhiate di
fuoco alle tipe attorno a loro, mentre la seconda stava baciando il CSI
Guy
incurante del mondo esterno.
“Salve
ragazzi.” Iniziò
Brent “Complimenti per l’esibizione.” Lo
fissarono, alcuni confusi, altri più
consapevoli di chi lui fosse.
“Oh
mio Dio.” Mormorò la
cantante, ma Jared si accorse immediatamente che non stava guardando il
suo
amico, bensì stava fissando direttamente lui.
“No,
solo Brent
Bolthouse.”
“Quel
BB? Organizzatore
d’eventi, DJ e sober mother fucker su Twitter?”
Fece il batterista gasatissimo.
“Sì,
proprio io. Vedo che
mi conoscete. Sono qui per parlare di affari.” Ma la ragazza
guardava ancora
Jared e sembrava che gli occhi castani brillassero per
l’emozione.
“Suonate
molto bene.”
Fece Jay imbarazzato per il modo inequivocabile in cui lo stava
guardando. E
che veniva guardato anche dalle altre due ragazze al tavolo.
“Dobbiamo
parlare di
affari.” Iniziò Brent guardando l’amico.
“Io
credo che andrò a
prendere qualcosa al bar.”
“Vengo
con te.” La
cantante si era alzata e senza aspettare niente si era messa al suo
fianco.
“Monica,
dobbiamo
discutere di lavoro.”
“Il
mio sindacalista è
Jeff. Mi fido.” E sorrise guardando di nuovo Jared negli
occhi. “Andiamo?” Lui
annuì e si fece largo tra la folla.
“Ciao.
Mi fai uno scivolo
alla pesca e… Cosa prendi tu?”gli chiese.
“Un
succo di frutta.
Rosso.”
“Ok,
uno scivolo alla
pesca ed un succo ai frutti rossi. Avrei dovuto immaginarlo.”
Lui alzò un
sopracciglio, mentre osservava la ragazza che con calma salutava tutti
i
baristi: si vedeva che erano un gruppo fisso.
Gli
porse il bicchiere e
brindò sorridente. Non stava più nella pelle.
“Scusami.”
Iniziò lei.
“Per
cosa?”
“Per
averti rovinato
Savior e Buddha.”
“Devo
essere sincero?
Avete suonato Buddha in maniera fantastica.”
“Bhe,
se me lo dici tu,
non posso che crederci.” E rise contenta, poi gli tese la
mano. “Io sono
Monica.”
“Io
sono Jared, ma credo
tu lo sappia già. Allora, che suonerete ora?”
domanda stupida, non era quello
che veramente voleva sapere da lei. Voleva sapere di lei.
“Ancora
qualche canzone
veloce e poi ci riposeremo con qualche lento. Hai una preferenza? Hai
una
canzone che vuoi sentire?”
“Io…
non lo so, fai tu.
Sono uno che si adegua a tutte le situazioni.” La
guardò meglio: i cappelli
scuri avevano delle meches blu, gli occhi grandi di color nocciola e
quelle
labbra particolari: il labbro inferiore pieno e sicuramente morbido,
quello
superiore stranamente piatto con una cicatrice apparentemente leggera.
Gli
piaceva.
“Tutto
ok?”
“Sì,
certo.” Monica stava
per dire qualcosa, ma Il batterista la chiamò.
“Scusa
se rompo
l’idillio, Puffola, ma i nostri fan ci stanno aspettando.
Ehy, Leto, piacere.
Io mi chiamo Kellan!” E gli stritolò la mano,
tanto che sperò di riuscire a
prendere ancora in mano una chitarra.
“Ciao
Kellan.” Riuscì a
dire quando si liberò di quell’ammasso di muscoli.
Monica sbuffò e gli sorrise
dispiaciuta.
“Magari
ci si rivede
dopo, ok?”
“Ti
aspetto.”
Li
vide andare verso il
palco e poi si mise a cercare il suo amico che era rimasto bellamente a
chiacchierare con le due ragazze al divano.
“Oh
eccolo di ritorno.”
Notò le wrist sul polso delle due che ormai lo fissavano
come se fosse un Dio
in terra, o più semplicemente Jared Leto.
“Ciao
ragazze. Posso
sedermi anche io?”
“Ovviamente!”
Urlarono le
due. Jared guardò Brent che ridacchiò.
“Sai,
stavo parlando con
Miky e Vale del vostro nuovo album. Non vedono l’ora di
ascoltarlo.”
Fu
salvato in corner
dalle Puffole Pigmee che ripresero il concerto, con una sparata dei
Blur,
Song2, che fece andare in delirio qualche pogatore
dell’ultimo minuto.
Non
riusciva a staccare
gli occhi da lei e non andava bene. Lei non era una di quelle giuste:
non era
bionda, non era apparentemente stupida, non era piatta e non era magra.
No, no,
no, non poteva andare contro i suoi schemi. Eppure… voleva
così tanto sentire
che sapore avevano quelle due labbra leggermente asimmetriche e quanto
morbida
poteva essere su di lui.
“Grazie
ragazzi, grazie.
Volevo dedicare questa canzone ad una persona in sala, piuttosto
speciale per
tutti coloro che fanno parte di una, cito alla lettera vari giornali,
setta
chiamata Echelon. È una canzone che mi piacerebbe fosse
cantata per me, magari
con Closer al suo interno, ma oggi facciamo al contrario. This song is
called
the motherfucker The Fantasy!”
Jared
rise contento e si
gustò pienamente la sua canzone: la canticchiò e
si mise pure a muovere i
piedi. Gli piaceva quella versione: era molto simile
all’originale, con alcune
varianti di chitarra e di batteria, soprattutto. Nella parte centrale,
Monica
approfittò per presentare i membri della band.
“Bene
ragazzi, è il
momento di farvi sapere chi siamo, sempre se non siete venuti a vederci
così
tante volte da avere la nausea.” Qualche risa, alcuni
applausi. “Alla chitarra
e alla pianola l’unico agonizzante sexy di LA,
Jackson!!!” A Jared venne rotto
un timpano da Valeria che era scoppiata inesorabilmente.
“Questa è pazza.” Sussurrò
tra sé mentre sentiva Monica ridere.
“All’altra chitarra, il vecchio saggio
canadese, Jeff!!” stavolta fu Miky a tributare al suo ragazzo
un mega urlo con
applauso incorporato che fece spaventare Brent. “Alla
batteria, lo scimmione di
Venice Beach, Kellan!!” partì una rullata poderosa
tra le urla isteriche di un
gruppo di ragazze che si mise anche a lanciare qualcosa al batterista,
che
Monica dovette schivare. Jared capì poco dopo che si
trattavano di reggiseni.
Ma quanto rimorchiava quel tipo? “Grazie, ma non mi
servono” ricominciò Monica
“Ed infine, il nostro vampirozzo bassista, Robert!”
Miky e Vale esultarono
composte.
“Comunque,
per
completezza di informazione, lei è la nostra mitica
Monica.” Lei fece un
inchino al suo chitarrista e poi verso il pubblico. Lanciò
un’occhiata a Jared
e vide che stava applaudendo.
Poi
riprese il microfono
e ripartirono con il concerto. Finirono The Fantasy e poi iniziarono la
parte
più tranquilla.
Stettero
sul palco ancora
mezz’oretta circa per poi dare definitivamente
l’arrivederci per quella serata.
Ci
volle poco e nulla
perché tutti i ragazzi venissero presi d’assalto,
chi dalle rispettive
fidanzate, chi da aspiranti grupie. Anche Monica aveva il suo bel da
fare per
tenere lontano alcune piovre: cercava di allungarsi per ritrovare
Jared, ma
sembrava scomparso. Figuriamoci se quello rimaneva li per lei,
pensò, appena
gli è stato possibile se ne è andato.
“Ho
fatto una figura di
merda!” si scrollò di dosso due tizi allupati e si
sedette al tavolino delle
Puffole Pigmee. Aveva un caldo madornale e si sentiva frastornata: per
tutta la
seconda metà dello show aveva avuto in testa quei due occhi
simili a perle. Non
era la prima volta che lo incontrava: aveva fatto la posta ad un sacco
di suoi
concerti, li aveva visti ai meet and greet, alle varie signin line, era
stata
anche al Summit e a diversi Blood Ball, ma quel contatto
così ravvicinato era
diverso. Lui sembrava completamente diverso, timido come non si era mai
svelato
prima.
Si
riscosse dai suoi
pensieri quando vide un bicchiere ricolmo di un liquido rosa pallido
davanti ai
suoi occhi e un mano che si attaccava al polso più bello del
mondo, quello dove
era tatuato indelebile il primo Glypho rosso, con i contorni neri. Quel
tatuaggio che lei da sempre voleva leccare.
“Scivolo,
giusto?” Jared
le stava sorridendo, apparentemente più a suo agio rispetto
a prima. Si era
tolto la giacca di simil pelle ed aveva addosso solo una T-shirt a cui
aveva
tagliato tutte le maniche e senza farci l’orlo. I jeans
azzurri completavano il
tutto. Monica fissò la leggera barbetta della giornata e si
trovò con la
salivazione azzerata.
“Perfetto.
Grazie.” Lui
si sedette di fronte a lei.
“Perché
The Fantasy?” LA
domanda la lasciò perplessa.
“Bhe,
perché è una
canzone che adoro. Mi da la carica…ed è
sexy.”
“Sexy?
Uhm… non l’avevo
mai definita in questa maniera, ma ci può
stare.”lei rise.
“It
could be just like heaven, detta in quella maniera? Oh
ti prego, se non è sexy quello. È una frase che
viene battuta
solo dalla parte sospirata di Echelon. Oh…
Echelon” Si perse un attimo nei suoi
pensieri. “Anyway, anche voi ripartite ormai.”
“Sì,
verrai a vederci?”
“Ovvio,
ho già il
biglietto per il concerto a Las Vegas. Volevo venire qui a LA, ma non
mi danno
le ferie sul lavoro, quindi ho dovuto rivendere il biglietto.
Sfiga.”
“Quindi
a Las Vegas…”
“Già.”
Scese un leggero
silenzio imbarazzato. Monica aveva mille e più domande da
volergli fare, ma non
riusciva a chiedergli niente, aveva i neuroni ingolfati. E la stessa
cosa lui.
Di solito era facile: la guardava, le sorrideva, ammiccava con qualche
frase ad
effetto e la lei della serata era ai suoi piedi.
“Che
lavoro fai?” la
domanda partì prima ancora che Jared si rendesse conto di
averla fatta.
E
fu così che iniziarono
a parlare del più e del meno: la fragile barriera che
c’era all’inizio sembrava
essersi infranta.
Jared
era da parecchio
che non si sentiva così a suo agio con una donna che non
fosse nel suo
ristretto cerchio di amicizie o sua madre. E la cosa che lo lasciava
senza
parole, era che l’aveva appena conosciuta e che provava
un’attrazione potente
per lei.
“Jared,
dovremmo andare.”
Brent si era rimaterializzato con il solito sorriso. “Monica,
vero?” Le prese
la mano e le fece un leggero baciamano che la lasciò
imbarazzata “Non mi sono
presentato come si doveva, prima.”
“Bhe
non importa. In
fondo mi è parso di capire che con il gruppo ci dovremo
rivedere alla nuova
apertura del locale.” Lui sorrise affabile.
“Sarà
un piacere vederti
ancora.”
Jared
lo guardò
perplesso, mentre Monica si nascondeva dietro al suo bicchiere.
“Bhe,
allora io vado
Monica. Conoscerti è stato…veramente un
grandissimo piacere.” Le strinse la
mano e la baciò sulla guancia, molto vicina alle labbra:
sapeva di concerto
finito, un mix tra sudore, profumo di
the verde, e l’alcol appena bevuto. Dio come
avrebbe voluto baciarla.
Maledetto Brent.
“Tra
due settimane noi
suoniamo per la chiusura del locale… Se vuoi venirci a
vedere.” Riuscì ad
esalare lei, ancora sconvolta da quel bacio
‘innocente’ .
“Ci
sarò sicuramente.”
Si
guardarono un ultimo
istante occhi negli occhi, poi lui si girò e si disperse
nella folla, lasciando
Monica completamente distrutta.
|