Oggi tutti corrono.
Corrono credendo di
sapere dove vanno, anche se non ne hanno la più pallida idea.
Pensano di correre
a lavoro, a far la spesa, a scuola, in palestra.
Ma in realtà tutto
questo è solo una grande maschera per nascondere il fatto che la meta da
raggiungere e il perché di questa grande fretta sono ignoti.
Sono ignoti a
quelli che se ne fregano di tutto e vivono alla giornata; a quelli che vivono
ancora nel loro mondo di favole anche se da tempo non sono più bambini; a
quelli che se ne fanno un cruccio e si rovinano l’esistenza e la salute mentale
cercando una risposta che molto probabilmente non arriverà mai.
Però intanto si
corre.
Perché oggi, se non
corri, sei tagliato fuori, rimani indietro, rimani come un vagone staccato da
un treno.
Fermo.
Solo.
Escluso.
Abbandonato.
E per questo corri.
Corri senza
fermarti, a testa bassa senza chiederti se questo correre è giusto o sbagliato,
se correndo investi qualcuno, se correndo ti uccidi.
Ma corri perché hai
paura di essere diverso dagli altri.
Non vuoi andare
contro corrente.
Hai paura di
staccarti dal gruppo.
Dal gregge.
E si continua a
correre.
Ma sì, corri.
Corri, perché
rimani indietro.
Corri, perché ti
lasciano solo.
Corri, perché è
giusto così: perché è la natura dell’uomo, o forse più semplicemente perché è
così che deve andare il mondo.
Oggi.
Forse, con tutto
questo correre, un giorno finalmente arriveremo ad una destinazione, e, chissà,
domani sarà migliore.
Ed anche se la
meta, non riconoscendola, l’avessimo già sorpassata, da qualche parte la nostra
strada ci condurrà.
Speriamo in un
mondo migliore, dove finalmente ci potremo fermare.
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