Talvolta bisogna seguire il proprio credo. Non abbandonarlo fino a che
non trovi la cosa più importante della tua vita. Ma spesso
ti passa accanto, e tu ne capisci l’importanza solo quando
ormai è persa per sempre.
***
CAPITOLO I:I SEGRETI DELLA NOTTE
Leonardo si era alzato da poco. L’orologio in camera sua
battè le sei del mattino. Si vestì rapidamente.
Mise un paio di pantaloncini corti, una maglietta della Juventus e un paio di scarpe da ginnastica. Si avvicinò alla finestra della camera da letto, e ne aprì le persiane, lasciando entrare i primi raggi del sole nella camera, inondandola di luce. Mise
una mano fuori dalla finestra, e ne prelevò un termometro a
mercurio da esterno.
“Venticinque gradi. Temperatura perfetta per andare a
correre”.
Mise al polso un cronometro. Uscì dalla stanza e si
recò immediatamente in salotto, attiguo alla sua stanza per
permettergli di poter fare il suo immancabile sport mattutino senza
disturbare gli altri.
Quando aprì la porta un fresco odore di pini lo travolse,
immergendolo in quello splendido boschetto attiguo alla “Casa
degli Orologi”. Fece il suo solito percorso. Seguì
il sentiero per circa un chilometro. Raggiunse quindi un piccolo
laghetto, costeggiandolo per circa altri 4 chilometri. Poi tornava
indietro. E il ritorno era sempre più blando rispetto
all’andata. Leonardo talvolta si soffermava ad osservare
qualche piccolo animale che stava appollaiato sui rami dei pini, oppure
raccoglieva una rana che era fuor d’acqua e la rimetteva su
una ninfea. Si fermava ad assaporare il buon odore dei papaveri e il
volo delle nitticore. Soffiava qualche dente di leone raccolto nei
pressi del canneto oppure accarezzava gli ormai rari daini presenti
nella pineta. Amava l’alta montagna, e ringraziava in cuor
suo Luca di averlo invitato insieme a Beatrice, Maria Carla e Benedetta
per trascorrere un mese lassù.
***
Una notte di luna piena. In mezzo alla pineta. Solo Luca e lei. A
Benedetta sembrava impossibile. Come aveva fatto a ritrovarsi nel mezzo
del bosco?Non lo sapeva neppure lei.
Il ragazzo alto, magro, dalla carnagione rosa scuro la guardava fissa negli
occhi. I segni dell’avanzata adolescenza si notavano sul suo
volto, dove la scura barba di due giorni rendeva la sua pelle ruvida.
Gli occhi castani le penetravano lo sguardo, costringendola a guardare
il basso. Ma subito lui le portava la mano al mento, costringendolo a
guardarla. Le mani erano delicate, leggermente callose in alcuni punti,
ma le davano un non so che di sicurezza. Lei, che non aveva mai avuto
autostima. Una ragazza bassina, sul metro e sessanta, non troppo magra,
gli occhi scuri, i capelli lunghi tenuti indietro da un cerchietto
nero. Il naso leggermente all’insù, un viso
delicato ma nello stesso tempo rude.
-Imbarazzata?- domandò Luca a Benedetta, sussurrandole
quella parola all’orecchio, dopo essersi chinato ed
averglierlo sfiorato con una mano.
Alla ragazza le parole non uscirono di bocca. Le si soffocarono in
gola, impedendole di parlare, dandole più dolore di chi
avesse voluto urlare qualcosa ma, per il mal di gola, non riuscisse a
farlo.
Il ragazzo la guardò ancora negli occhi. Si chinò
verso le sue labbra, appoggiandoci le sue delicatamente, come se
temesse di far del male alla creatura.
Benedetta si svegliò in quell’istante. Era sudata.
“Era solo un sogno” pensò, mentre una
piccola lacrima le rigava il viso. “D’altronde, lui
è fidanzato. Eppoi, cosa posso dargli io?-
Guardò al proprio polso. L’orologio indicava le
sette meno venti. C’era ancora un po’ di tempo per
dormire. E si riaddormentò
***
Luca guardò negli occhi Beatrice. I lineamenti del suo viso
erano delicati. Gli occhi castani rivolti verso il basso. I capelli
corvini ricadevano sulla sua schiena, mossi, lasciandosi vedere in
tutto il loro splendore. Le mani della ragazza toccavano le mani del
ragazzo. Erano le due di notte. Il fruscio del vento sibilava tra i
pini e i rari ontani, producendo con le foglie un rumore dolce e
fastidioso nello stesso tempo.
-Da quanto tempo aspetto di essere in vacanza con te, Luca-
I due si scambiarono un bacio appassionato. Quelli che furono pochi
secondi, per Beatrice furono minuti, ore, che scorrevano tanto lenti
quanto piacevoli.
-Questo me lo ricorderò per sempre- bisbigliò la
ragazza.
-Quando in un ricordo fiaba e realtà si fondono in
un’unica armonia, hai vissuto momenti indimenticabili. Spero
che questa serata lo sia stata per te, Bea-
Luca le diede un ultimo bacio sulla guancia. La fissò negli
occhi. Le disse un ti amo. E si congedò da lei.
***
Maria Carla non riusciva a prendere sonno. Aveva acceso il
condizionatore, ma tutto ciò non era bastato.
“Chissà cosa sta facendo adesso Beatrice. Spero
che questa volta si diverta. . Ha diciassette anni ed è
ancora vergini. Rincoglionita… Io a quattordici anni avevo
già scopato e lei si è appena fatta.”
Osservò l’orologio appeso alla parete esattamente
sopra il suo letto.
“Le tre e venti. Avranno già finito?
Bha…conoscendo Luca ci avrà provato, e lei
avrà rifiutato… Ma no… Con tutti i
consigli che le ho dato se non è andata a letto con lui le
faccio una bella ramanzina.”
Maria Carla si girò a pancia in sotto, e si mise il cuscino
tra le gambe, quasi a voler avere un rapporto con lui. Qualche minuto
dopo si rigirò a pancia in su. Si tolse il perizoma nero che
aveva indossato sei ore prima, quand’era uscita dalla doccia.
Le era venuta voglia di farlo. Ma nessuno era disponibile in quella casa.
“Adesso invio un messaggio a Luca e gli dico di venirmi a raccontare com'è andata. Magari se mi vede nuda, qualcosa ci scappa...”
Si alzò dal letto. Tolse anche il reggiseno, una terza
abbondante, e lo gettò sul pavimento, pronta a farsi trovare
nuda per estasiare ancora di più Luca. Prese in mano il
cellulare, e digitò velocemente. Quindi rilesse fra
sé e sé: “Ho voglia di parlare con te.
Vieni da me. MC”
Inviò il messaggio, e rimase in attesa di qualche passo, di
qualche rumore nel corridoio. Ma non sentì nulla. Alle
quattro si rialzò, rimise addosso a sé il
perizoma nero e il reggiseno, imprecando per il mancato arrivo del suo possibile
amante.
|