Il viaggio.

di SundayBloodySunday
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Un fiore, un fiocco, qualcosa di insignificante.


Jennifer non aveva ancora appreso lo scopo del suo viaggio, ma lo sentiva come un dovere, un obbligo. "Devo andare all'orfanotrofio...devo tornare lì" pensava un pomeriggio, e intanto il suo viaggio era già cominciato: si trovava a bordo di uno strano dirigibile, della quale destinazione le era ignota. O almeno, lei pensava di non saperlo; ma era ben cosciente di dove stavano andando.
Jennifer in cuor suo non ha mai amato i bambini: aveva 19 anni ora, e li vedeva come dei sporchi e chiassosi bozzoli che dovevano ancora diventare delle persone. Erano anch'essi insignificanti per lei, eppure ne era circondata; aveva avuto modo di conoscerne alcuni: Diana, la Principessa volenterosa; Eleanor, la Principessa indifferente; Meg, la Principessa sapiente; ma le sembrava di conoscerle già, era come intrappolata in un deja vu che iniziava a diventare fastidioso.
All'inizio di ogni mese si trovava addormentata nella lavanderia del dirigibile, accanto a lei il suo amico Brown. Brown, una creatura sudicia, un cane. Questo era il pensiero di tutte le persone che la circondavano, ma non il suo...Brown era il suo unico amico, il suo compagno di viaggio, la sua unica speranza. Quasi non voleva portarlo con sè, era nel costante terrore che qualcosa di brutto potesse accadere al suo amico; ma lui continuava a premere il muso contro la sua guancia, sembrava sussurrarle dolcemente "Svegliati, Jen."
Jennifer era orfana da ormai molti anni, ma in quel momento era lieta che da qualche parte lontano da lei ci fosse qualcuno a temere per la sua sorte. Jennifer avrebbe voluto affidare Brown ad una famiglia di quelle felici che vedeva ridere nel parco, bambini che scorrazzavano accanto a cani di grossa taglia con un frisbee tra le morbide mani di bambino, mentre i genitori osservavano la scena sorridendo. "Che bel quadretto", pensava Jennifer.
Jennifer un mese prima aveva fatto la conoscenza degli Aristocratici della Rosa, bambini che si divertivano a fantasticare immaginando sè stessi come dei reali, l'orfanotrofio come la loro Reggia e magari il dirigibile come il loro aereo privato. Loro, tutto loro. Egoisti. Degli egoisti sotto le loro maschere di bambini indifesi.
Ora Jennifer odiava ancora di più i bambini. La loro società era fondata su un unico settore del dirigibile, la Guest Class. Si credevano importanti. Jennifer ricordava di quando ha dovuto dannarsi l'anima per cercare un paio di forbici arrugginite per liberare il suo amico; di quando ha dovuto scontrarsi con dei bambini mostruosi per una misera farfalla blu da donare agli Aristocratici. Neanche se la meritavano, quella farfalla. E nonostante tutto l'avevano umiliata, lì dentro. Avevano legato un topo ad un bastone, e Amanda, bambinona grassottella coi boccoli biondi, gliel'aveva strofinato sulla faccia. Bleah, al sol pensiero Jennifer rabbrividiva. Mostri.
I Mostri erano in tanti, dentro il loro stanzone illuminato qua e là da candele. Aveva riconosciuto Diana, Eleanor, Meg e Amanda; ma ce n'erano degli altri: Olivia, la piccola piagnucolona che aveva tentato di infilzarle la mano con una forchetta, cinque bambini e altre quattro ragazzine. Una di loro le aveva aperto la porta; aveva capelli biondi lunghi fino ai gomiti, tirati indietro da un cerchietto verde, era piuttosto alta e non sembrava molto contenta di ciò che faceva. Poi c'era una bambina che sembrava avere tra i 5 e 7 anni, piccola, i riccioli rossi raccolti in due treccine, che si succhiava il pollice nascosta dietro un bambino grassottello. E altre due bambine, una coi codini castani che rispondeva al nome di Susan e l'altra con coda di cavallo corvina e frangetta con uno strano tic all'occhio sinistro. Da quello che Jennifer aveva capito, le regine lì erano le bambine: i maschietti erano solo un contorno, li incontrava spesso nel dirigibile ma si rifiutavano di parlare con lei.
A Jennifer non andava neanche bene il fatto di essere minacciata di morte da quei bozzoli, ogni mese doveva portare al Gift Box qualsiasi cosa essi le chiedessero, però non voleva ribellarsi non per paura, ma perchè sentiva che si stava avvicinando sempre più alla verità.
Finalmente Jen si alzò in piedi e si diresse verso la Aristocrats Society con il suo fedele amico, per scoprire cosa avrebbe dovuto portare a quei marmocchi entro la fine del mese.




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