Simply.Best
Friends.«
Disclaimer:
Ci tengo a precisare che i Panik non mi appartengono, e con questo mio
scritto privo di alcuno scopo di lucro, non intendo dare una
rappresentazione veritiera del carattere o delle vite dei componenti
della band, né desidero offenderli in alcun modo.
Con il
cappottino e lo zainetto, di almeno una taglia più grande di
lui, il piccolo David entra in quella che sarà la sua classe
di scuola materna in cui passerà cinque giornate alla
settimana per i prossimi tre anni. Si guarda attorno con aria a dir
poco smarrita. E' già un mese che frequenta il posto ma non
è ancora riuscito a farsi alcun amico, nessuna interazione
con i suoi compagni.
Non voleva
andare a scuola.
Desiderava
rimanere a casa o, in ogni caso, stare con la madre.
Quella
mattina aveva tentato, inutilmente, di intenerirla con gli occhioni
leggermente lucidi, ma non aveva riscosso alcun risultato desiderato,
per suo sommo dispiacere.
Il piccolo
David lascia il suo cappottino e lo zainetto nell'appendiabiti sopra a
cui c'è scritto il suo nome e poi si siede su uno dei
quattro tavolini, quello più isolato, dopo aver preso due
macchinine una rossa ed una verde con cui gioca facendole muovere lungo
il tavolo, facendole scontrare tra di loro o lanciandole, almeno fino a
quando quella rossa cade a terra.
Fa per
allungarsi ma, qualcuno lo precede, ed una manina gli porge il
giocattolo e alzando gli occhi color ghiaccio, vede il viso paffuto di
un bambino che sa di avere un anno più di lui.
-Tieni.- e
lui gli sorride riprendendo la vettura giocattolo. -Io sono David.-
dice, un modo come un altro per cercare di fare amicizia, dopo tutto
aveva notato che anche lui passava parte del suo tempo da solo,
più che in compagnia degli altri bambini.
-Io mi
chiamo Timo.- spostandosi la visiera del cappellino rosso di lato. Fa
per andarsene, ma viene prontamente anticipato da David.-Ti va di
giocare con me?- gli dice.
Per un breve
istante teme di avere come risposta un no. E' possibile che, se giochi
sempre da solo, non ami la compagnia di altri estranei, quindi
figurarsi la sua presenza, ma viene spiazzato dalla reazione del
bambino che sposta una sedia posta davanti a lui e si mette seduto
sorridendo e mostrando altre due macchinine, una metallizzata ed una
gialla. -Certo che mi va.-
E
così, cominciano a giocare e a parlare un pochino. Per
conoscersi.
-Ho un
fratello più grande che ha cominciato quest'anno le scuole
elementari. Ed ho una sorellina più piccola.- fa una piccola
smorfia di disappunto.- la odio.-dice Timo e David dal suo canto
è interessato a ciò che gli viene raccontato. -E
perché?- domanda ingenuamente, dopo tutto lui è
figlio unico e non riesce a capire come possa essere insopportabile una
figura in più di un fratello o di una sorella, con cui poter
trascorrere del tempo a giocare.
-Piange in
continuazione, anche di notte. E' orribile.- di nuovo una smorfia. -E
tu?- domanda poi al suo nuovo amico.
-Non ho
né fratelli né sorelle.-dice semplicemente,
alzando un po' le spalle.
-Ti regalo
la mia sorellina.- gli dice sorridendo, con un espressione seria.
-Ma,
perché?- domanda David. Un momento di esitazione, mentre
Timo alza lo sguardo verso il soffitto e pensa ad una plausibile
risposta. -Perché... perché tu sei il mio
migliore amico e ci si fanno regali, tra amici.- e sorride.
E' giunto il
tempo di tornare a casa, per il piccolo David che, a malincuore, prende
il suo cappottino ed il suo zainetto uscendo poi nell'atrio
dell'ingresso dove sua madre lo aspetta sorridente. Le si avvicina,
mentre questa si abbassa alla sua altezza per coprirlo meglio e per
aiutarlo a mettersi lo zainetto in spalla.
-Com'è
andata oggi?- gli domanda quando, tenendo tra la sua mano calda la
manina di David, percorrono quel breve tratto di strada dall'edificio
scolastico all'auto lasciata nel parcheggio antistante.
-Domani
voglio tornare a scuola.- esclama tutto felice e tranquillo, mentre la
madre lo sistema sul seggiolino, legandolo per bene, in modo tale che
sia al sicuro.
-Ma domani
è chiusa.- gli risponde, spostandogli all'indietro i capelli
biondi per poterlo guardare meglio in volto.
-E l'altro
domani?-domanda ingenuamente. La donna scuote il capo.-Dopo domani,
è domenica.-
Un piccolo
broncio appare sul viso vispo del bambino, che abbassa il capo. -Allora
quando posso tornare a giocare con Timo?-
-Timo
è il tuo nuovo amico?- e lui annuisce.- Sicuramente
lunedì ma, non temere, avrete tempo per poter giocare.- gli
sorride facendo riacquistare ilarità al bambino.
La madre
prende posto e mette in moto la macchina, facendo ritorno verso casa.
-Mamma?!- la
chiama ad un certo punto il bambino.
-Sì,
David?- e lo guarda attraverso lo specchietto retrovisore.
-Posso
regalare Tobi a Timo?- domanda innocentemente.
Un momento
di perplessità, passa per il volto della donna. -E
perché vuoi regalare il nostro cane al tuo amico?-
-Lui mi da
la sua sorellina e così io gli do' Tobi. I migliori amici si
fanno sempre dei regali.- annuisce con il capo, convinto delle proprie
parole.
Diciassette
anni dopo.
-David?!- la
porta si spalanca, facendo sobbalzare il ragazzo chino davanti al
computer.
-Uhm... che
c'è?- chiede, voltandosi in direzione del suo migliore
amico, appena entrato nella stanza.
-E'
ufficiale: ti regalo mia sorella! Se vuoi te la impacchetto . . . dimmi
tu.- e si butta stancamente su una sedia vicina, passandosi la mano
destra davanti agli occhi.
-Sono
diciassette anni che ti conosco ed è altrettanto il tempo
che mi ripeti che mi vuoi regalare Sibylle.- risponde, mentre ha
ripreso tranquillamente a lavorare al computer, sul nuovo album dei
Panik.
-Ma questa
volta ne sono sicuro!- afferma con una certa convinzione.
-Certo.
Peccato che lo dici ogni volta e, comunque, non avrei un regalo da
poter scambiare. Non ho più Tobi.- I due amici si sorridono,
complici.
-Ok, ho
capito. Mi tengo Sibylle. A malincuore, ma la tengo.- e sbuffa, sempre
con uno sguardo allegro e accennando una risata assieme a David.
"Non esiste amicizia
come la nostra – almeno non che io sappia.
E io sono
così dannatamente felice per questo!
Timo non
è solo il mio migliore amico,
lui
è come un fratello gemello!"
(David Bonk
in un' Intervista.)
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