Punto
primo: il fatto che la fanfiction sia piena di sarcasmo riguardo al
film non vuol dire che il suddetto film non mi sia piaciuto, anzi l'ho
adorato!
Punto secondo: con la presente fan-fiction, l'autrice non intende
offendere altri autori né i loro lavori, semplicemente mi
“perplime” il fatto che in questo fandom le storie
siano quasi tutte slash e mi era venuto in mente di scherzarci un po'
su.
Tuttavia, la critica è un diritto sacrosanto, indi sentitevi
pure libere di esercitarlo come meglio credete.
Sherlock
Holmes e il mistero del pairing scomparso
PRIMA DELL'USCITA DEL FILM
Sherlock Holmes correva a perdifiato per le strade buie e spoglie di
Londra. Si era lasciato alle spalle il cigolio della carrozza di
Lestrade già da un pezzo ma poco male, voleva dire che tutti
quei mesi di allenamenti erano serviti a qualcosa.
No, non per la boxe.
Si, Holmes si stava allenando, voleva arrivare preparato allo scontro
con quella presenza malefica e oscura che irretiva le fanciulle.
No, non Blackwood.
Nella suddetta carrozza intanto, l'ispettore stava tamburellando
nervosamente le dita sul fondo della sua bombetta.
«Perché mai non è venuto con noi come
se forse una persona normale?» domandò accigliato
osservando Watson seduto di fronte a lui. Il dottore si
limitò a sorridere: accostare l'aggettivo normale a Homes
era come tentare di mescolare insieme l'acqua e l'olio, persino a una
mente limitata come quella di Lestrade la cosa avrebbe dovuto apparire
ovvia.
«Vede ispettore- disse pazientemente il dottore dopo qualche
istante di silenzio- da quando ha saputo del film la sua ehm, la sua
originalità si è nettamente acuita».
Ah, il film! Certo!
Poche
scene dopo...
Mrs. Hudson si rese conto che il tintinnio di stoviglie proveniente
dalle porcellane che reggeva sul vassoio era un chiaro segno di quanto
il suo esaurimento nervoso avesse sforato la vette della fobia.
Watson, richiamato dal suono di uno sparo, mandò a casa il
suo ultimo paziente della giornata e raggiunse la donna sul
pianerottolo.
«Io lì dentro non ci metto piede!-
dichiarò la governate- Come farò quando lei
sarà andato via, dottore? Chi mi aiuterà a
tenerlo a bada?»,
Watson allargò un sorriso gentile e rassicurante, ripetendo
per l'ennesima volta la giustificazione che usava da mesi per chiarire
il comportamento del suo vecchio amico,
«E' solo esagitato per questa storia del film, signora.
Quando tutto sarà finito, il suo ego tornerà a
posto, come pure il suo cervello». Che il cervello di Holmes
fosse mai stato a posto era una questione sulla quale tutti avevano
seri dubbi, ma Watson preferì non indugiare in simili
riflessioni e bussò alla porta della stanza.
«Chiedo il permesso di accedere all'arsenale»
borbottò in tono sarcastico di rimprovero
«Concesso» sibilò una voce roca dal
fondo di quello che sembrava essere un antro buio in cui una creatura
mitologica si era rifugiata per cercare riparo da qualche castigo
divino.
«Che cosa sta facendo, Holmes?!» esclamò
Watson scrutando nella penombra la sagoma del suo compagno di avventure
avvolto in una vestaglia logora, con la pistola ancora tra le mani.
«Mi era sembrato di averne vista una, Watson. Lo sa bene cosa
accadrà quando il film sarà nelle sale, la sa
bene che dovremo difenderci da loro, da tutte loro...»
asserì Holmes in tono grave,
il dottore scosse energicamente la testa in un cenno spazientito, poi
andò a scostare le tende alle finestre permettendo alla
grigia luce di Londra di entrare nella stanza, rivelando un ambiente
più simile alla camera di un adolescente che non
all'alloggio di un noto personaggio della letteratura.
«Lei ha bisogno di distrarsi, Holmes, di pensare ad altro.
Questa storia del film la sta ossessionando. Perché non si
trova un caso?» propose Watson recuperando dal pavimento un
giornale mezzo sommerso dalla fuliggine e con le pagine macchiate da
qualche sostanza non ben identificata,
«Ecco, che ne dice della sparizione dei neuroni dell'autrice
di questa triste fanfiction?»
Holmes inarcò le sopracciglia con aria di sufficienza
«E' presto detto, la ragazza è nata bacata,
c'è poco da indagare» sentenziò con
un'alzata di spalle,
Watson alzò gli occhi al cielo e voltò la pagina
alla ricerca di qualcosa che potesse interessare al suo amico
ma in quel momento il suo sguardo intercettò la sagoma del
loro cane riverso a terra con una spanna di lingua che penzolava fuori
dal muso tozzo,
«Che cosa ha fatto a Gladstone?!»
gracchiò il dottore, ormai era prossimo all'isteria
«Ho tentato di testare un veleno per essere sicuro che quando
lo userò su di loro funzionerà!»
rispose tranquillo il suo amico,
Watson sbuffò e lanciò via il giornale,
«Holmes, io voglio capire chi sono queste LORO da cui ritiene
di doversi proteggere quando il film sarà uscito nelle
sale!»
«Le Mary-Sue, elementare mio caro Watson... me lo faccia dire
qui perché già prevedo che nel film non
potrò dirlo e gli appassionati dei romanzi ne faranno una
tragedia che a confronto l'Effetto Serra sembrerà una
bazzecola!»,
il dottore strabuzzò gli occhi davanti alla dichiarazione
del compagno,
«Lei ritiene di doversi proteggere dalle Mary-Sue? Ma l'ha
letta la sceneggiatura?» chiese con una risatina isterica. A
dirla tutta non era nemmeno troppo sicuro che il suo amico ritenesse le
Mary-Sue un pericolo, era troppo perverso per non considerare la
prospettiva quanto meno divertente. Però quella benedetta
sceneggiatura avrebbe dovuto leggerla.
«Non l'ho ritenuto necessario, il mio intuito e la mia
capacità di applicare una logica ferrea ad ogni situazione
mi hanno reso del tutto prevedibile il contenuto di quell'ammasso di
pagine che gli scribacchini di quel luogo collinare amaericano hanno
ritenuto di dover scrivere» borbottò Holmes
«E il suo intuito e la sua logica le hanno suggerito che dopo
l'uscita della pellicola saremo invasi dalle Mary-Sue?»
«Naturalmente. Ha visto le quotazioni dei due tizi che ci
interpretano? Saremo sommersi dalle Mary-Sue, mi creda! Persino lei che
è fidanzato con la donnicciuola di cui al momento mi sfugge
il nome, ma non importa tanto la signorina serve solo a farmi
rovesciare addosso un calice di vino rendendo intensamente esilarante
la scena di me che mangio una bistecca fiorentina mentre mi cola
lambrusco emiliano dai capelli!»
«Cosa c'entrano il lambrusco e la fiorentina?!»
«Nulla, ma l'autrice della fanfiction non sapeva che altre
pietanze citare...».
Watson si stropicciò il viso con le mani, ormai la sua
espressione era affranta e desolata.
«Come suo amico e come suo medico, Holmes, le consiglio
caldamente di leggere quella sceneggiatura!» concluse alzando
la voce di diverse ottave per fan intendere al compagno che la
questione era assai seria per il bene di tutti.
Alla
sera...
Holmes si chiese come e quando era accaduto che il suo amico lo avesse
convinto a partecipare a quella cena in compagnia di Mary, la sua
impeccabile fidanzata. Tuttavia pensò che potesse essere un
buon modo per tentare di impressionare la donnicciuola. Oh guarda, lei
gli aveva appena chiesto di usarla da cavia per mostrare a tutti fin
dove poteva spingersi con la sua arguzia.
«Lei è un'educatrice. Il suo allievo è
più alto di lei, le ha tirato un calamaio di inchiostro e la
madre del ragazzino per scusarsi del fatto di non aver saputo educare
il marmocchio le ha prestato i gioielli che ora ha indosso»
commentò l'investigatore guardando Mary con aria saccente
«Oh ma lei è veramente arguto, mister Holmes!-
esclamò la donna ammirata- E ha capito tutto questo solo
guardandomi in faccia?»
«No, mia cara, ho cominciato a leggere la sceneggiatura, come
il mio pignolo, pedante e asfissiante amico mi aveva
suggerito» ammise Holmes tirando fuori un plico di fogli
sgualciti e sventolandolo sotto gli occhi di Watson che
arricciò il naso con aria infastidita,
«L'ha letta tutta?» domandò il dottore
come se stesse chiedendo a un suo paziente se avesse preso tutte le
dosi di una medicina dal pessimo sapore,
«No, sono arrivato solo alla scena della boxe e quella scena
in particolare conferma la mia teoria: è in arrivo un
esercito di Mary-Sue!».
Mary rise allegramente agitando la mano a mezz'aria
«Mister Holmes,- disse nel tono in cui si sarebbe rivolta a
un suo alunno- lei dovrebbe sapere che una sceneggiatura va letta
tutta, un film va giudicato solo dopo averlo visto...».
Silenzio. Di quello da film horror, di quello che non prevede niente di
buono.
L'investigatore sgranò gli occhi nel sentirsi riprendere
come se fosse un ragazzino, lui era un personaggio cardine della
letteratura! Un'icona del genere! Una celebrità su carta
stampata! Immortale, sempreverde come un cipresso!
«Il suo fidanzato è al corrente del fatto che in
un precedente film lei faceva la prostituta insieme a Johnny
Depp?» chiese Holmes serafico.
E si ritrovò da solo, a mangiare un fiorentina, con il
lambrusco che gli gocciolava dai capelli.
In
seguito...
Dall'olezzo che si spandeva in quel cortile, l'intuito e la logica di
Sherlock Holmes gli suggerirono che i simpatici signori, quelli che
pascolavano attorno a lui e al suo amico con l'aria di squali che
accerchiano due cuccioli di foca, non avessero l'abitudine a prendersi
abbastanza cura della propria persona. Ma al momento i due amici
avevano guai ben peggiori...
«Holmes, le ho già detto di non starmi
così vicino e di smettere di usare la mia spalla come se
fosse un appendiabiti! Altrimenti penseranno male!»
borbottò Watson
«Chi penserà male?» chiese
l'investigatore perplesso. La logica ferrea, l'intuito... si, si, come
no!
«Gli spettatori! Gli spettatori potrebbero... ehm, farsi
un'idea sbagliata»
«No, non si preoccupi amico mio, gli spettatori saranno
troppo impegnati a notare l'imperfezione dell'accento inglese
dell'attore che mi interpreta»
il dottore si batté i pugni sulle ginocchia,
«Mio Dio, ma cosa ci faccio qui?»
piagnucolò gettando un'altra occhiata ai fiorellini di campo
che li accerchiavano,
«Ma Watson! Da quando in qua soffre di amnesia?-
esclamò Holmes- Dunque, le rammento l'accaduto. Io ero
andato a indagare nella casa del nano, lei non ha saputo resistermi,
non è riuscito a starmi lontano, perché lei
è troppo legato a me, siamo l'uno parte dell'altro
e...»
«Holmes, non usi queste espressioni! Sennò le
Mary-Sue se le può anche scordare!»
l'investigatore assunse per un attimo un espressione ebete non capendo
dove l'amico volesse andare a parare, poi proseguì.
«Comunque sia, dicevo, lei mi ha seguito perché da
che mondo è mondo si sa che John Watson è il
cagnolino fedele di Sherlock Holmes, lo dice anche il cattivo nel film,
vede che l'ho letta la sceneggiatura!... mi ha seguito, dicevo, poi
sono arrivati gli scagnozzi del cattivo, no non Balckwood, quell'altro,
quello che non hanno fatto vedere in faccia perché non sanno
ancora a chi farlo interpretare nel sequel e mantenere alta la suspense
è tutta pubblicità guadagnata... lei mi ha
seguito dicevo, e ci siamo ritrovati a combattere contro gli scagnozzi
mandati dal cattivo, poi, come in uno dei migliori episodi di Mr. Bean
io sono stato capace di correre in maniera rocambolesca per mezza
Londra, accalappiarmi con un bestione, smantellare un cantiere navale e
far sganciare una nave mezza rotta da un bacino di costruzione sul
Tamigi e per questo ci hanno arrestati e condotti qui. Tutto
chiaro?».
Watson scoppiò a piangere e l'amorevole Holmes
cominciò a raccontargli barzellette sugli agenti di Scotland
Yard per farlo riprendere...
Qualche
pagina di sceneggiatura più in là...
La camera d'albergo sembrava una stanza della Casa dei Sogni di Barbie.
Holmes aveva tentato di forzare la serratura con una forcina rinvenuta
nel fondo di un cassetto di Watson. Il fatto che Watson fosse in
possesso di una forcina per capelli avrebbe dovuto far scattare qualche
suggerimento nella mente del noto investigatore, ma l'arguzia di Holmes
doveva essere andata in vacanza dal momento che tra qualche minuto si
sarebbe ritrovato a farsi fregare allegramente da Irene Alder, bevendo
senza alcun sospetto il Tavernello invecchiato che lei gli aveva
servito e che conteneva in realtà conservanti chimici,
insaporitori industriali e due dita di sonnifero, di quello che usano i
bracconieri per addormentare gli elefanti e strappargli le zanne
(altrimenti non spiega come mai la sceneggiatura prevede che la donna
riesca a spogliarlo, portarlo fino al letto e ammanettarlo in una
posizione da pellicola pornografica sadomaso senza che lui si svegli).
«Perchè non puoi semplicemente venire via con
me?!» piagnucolò Irene mentre il sonnifero di cui
sopra cominciava a fare effetto.
La donna, il cui comportamento nella codesta scena l'avrebbe resa uno
dei personaggi femminili meglio riusciti della storia del cinema degli
ultimi anni, in realtà con quella frase avrebbe voluto
aiutare il suo amato Sherlock a sottrarsi alla triste sorte che gli
sarebbe toccata una volta che il film sarebbe uscito nelle sale,
perché lei sapeva che non erano le Mary-Sue il vero
pericolo... perché lei la sceneggiatura l'aveva letta tutta
e poteva rispondere alla logica ferrea e all'intuito infallibile
dell'investigare privato più famoso della letteratura,
eccetera eccetera, con una generosa dose di sesto senso femminile.
Ma le cose non vanno sempre come vorremmo. Non c'è bisogno
di leggere le sceneggiature dei film per saperlo!
Poco dopo Holmes si sarebbe svegliato ammanettato nudo in mezzo al
letto con un cuscino di raso lì dove, per rendere
ancora più comica la scena, ci sarebbe stata bene una foglia
di fico.
Il fatto che le chiavi delle manette fossero nascoste dietro al
suddetto cuscino di raso diventava un particolare drammatico su cui
l'investigatore avrebbe sorvolato visto che ancora più
drammatico sarebbe stato l'effetto che quella scena avrebbe avuto sulle
spettatrici.
Ormai era certo: la sua buona dose di Mary-Sue non gliela avrebbe tolta
nessuno, già si vedeva nella clinica per ex-personaggi fighi
vessati dalle fangirl... l'unica speranza che gli restava era quella di
finire in camera con Jack Sparrow, perché se gli fosse
toccato quel ragazzino spocchioso di Harry Potter come compagno di
stanza si sarebbe di certo annoiato a
morte...
Altre
pagine di sceneggiatura più in là...
Sul molo c'era odore di acqua stagnante e alghe marce. Oddio, erano
appena usciti da una sala dove macellavano maiali con una sega a nastro
che c'era da pensare che avessero buttato qualche foglio della
sceneggiatura di Saw: l'enigmista in mezzo al copione del film sul
più noto investigatore privato della letteratura e tutto il
resto.
«Holmes!» gridò Watson con aria
allarmata, tese la mano in avanti per intimargli di stare indietro ma
l'investigatore non lo sentì, era troppo impegnato ad
ascoltare le lamentele di Irene.
«Dunque, io riesco a mettere nel sacco il grande Sherlock
Holmes, vengo appesa insieme ai quarti di bue, mi salvo miracolosamente
da un'esplosione, aiuto l'eroe a risolvere la questione, gli lascio gli
indizi sul suo futuro nemico... sono l'unica donna per cui quel
misogino prova interesse eppure vengo snobbata! SNO.BBA.TA!».
Per fortuna l'esplosione la tacitò.
Il gesto di Watson, la faccia da quarto di bue di Holmes e tutto quello
che seguirà dopo avrebbe dovuto nuovamente suggerire al
nostro investigatore privato famoso e tutto il resto che non era delle
Mary-Sue che si sarebbe dovuto preoccupare, ma nessuno è
perfetto...
DOPO L'USCITA DEL FILM
Watson e Mary entrarono nello studio di Holmes. La donna
guardò davanti a sé e gridò sconvolta
nel vedere il corpo dell'investigatore penzolare da un cappio legato a
una trave del soffitto.
«Non temere mia cara, è troppo innamorato di
sé stesso per farlo» disse Watson lanciando
all'impiccato uno sguardo che trasudava arguzia come un tronco di pino
trasuda resina.
«Sei sicuro John?» chiese Mary avvicinandosi al
cadavere e pungolandolo con il dito
«Assolutamente si. Credimi, nessuno conosce quest'uomo meglio
di me»
«Se lo dici tu...».
Watson si aggirò tranquillamente nello studio, sperando di
trovare in mezzo a quel disordine, il taccuino che aveva dimenticato.
«Ehm... John, è diventato viola...»
osservò Mary
«Tranquilla mia cara, è uno dei suoi trucchi non
ti devi preoccup... OMMIODIO! Le ha lette!»,
l'espressione raccapricciata di Watson era puntata su un oggetto
rettangolare aperto a portafoglio sul piano dello scrittoio.
Mary sbatté le palpebre e osservò il misterioso
oggetto. Un'ala del portafoglio era luminosa, come una fotografia a
colori traslucida posta davanti a una lampada. La parte che poggiava
sullo scrittoio, invece, era coperta da quadratini con tutte le lettere
dell'alfabeto, numeri e strani simboli e sigle.
Mentre la donna osservava il curioso arnese... una delle diavolerie di
Holmes, ci avrebbe giurato, Watson stava impiegando tutte le sue
abilità mediche per far rinvenire il suo vecchio amico.
Dopo diversi tentativi, finalmente Holmes riaprì gli occhi
ed emise un sordo gemito sputando via un foglio appallottolato che gli
era rimasto incastrato in gola, e forse proprio l'ammasso di carta
aveva impedito al cappio di strangolarlo del tutto.
Con sguardo allucinato, l'investigatore spinse via il dottore
allontanandolo con un gesto brusco.
«Mi stia lontano!- soffiò come un gatto sulla
difensiva- Le ha viste? Le ha lette?»
«Si, Holmes, ne ero al corrente. Non l'ho informata solo
perché sapevo quanto la cosa l'avrebbe turbata, adesso si
rilassi...»
«Rilassarmi?! Non c'è una Mary-Sue nemmeno a
pagarla oro!».
In quel momento una risata acuta e giuliva risuonò
nell'aria. Mary era riversa sulla scrivania con le lacrime agli occhi
dal troppo ridere. Per un attimo Watson ebbe la sensazione che quella
pacchianata di anello che le aveva regalato non sarebbe servito a
salvaguardare il suo onore, lui e Holmes si scambiarono uno sguardo
affranto.
«Ho sentito di una clinica- sussurrò il dottore
con voce tremula- un ricovero per ex- personaggi fighi usurati dallo
slash»
«Ma sarà un postaccio...»
piagnucolò Holmes
«Non saprei, Jack Sparrow e Harry Potter ci sono stati,
dicono che non è poi così male».
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Il film in cui l'attrice che interpreta Mary "fa la
prostituta insieme a Johnny Depp" è The Libertine.
L'autrice è consapevole che l'esatta divisione in sillabe
della parola snobbata sia: snob-ba-ta.
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