A
second chance to get things right
Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l'esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l'horizon embrassant tout le cercle
Il nous verse un jour noir plus triste que les nuits.1
James
fece il suo ingresso a LAX, l’aeroporto principale della città, per la prima
volta dopo tanto tempo. Si guardò intorno per qualche minuto. Quel luogo
rivelava un segreto doloroso, che sembrava sbiadito dal tempo e che invece era
tornato immediatamente vivido, lancinante di suoni – una risata, il pianto di
un bambino - , di odori ed emozioni.
Si
sentiva inequivocabilmente a disagio, come un estraneo in casa propria.
Nessun
cartellone pubblicizzava più l’Oceanic, sebbene il
nome della compagnia aerea fosse stato sulla bocca di tutti per quella che
sembrò un’eternità.
L’uomo
si diresse verso gli arrivi internazionali, stringendo a sé un cartoncino
bianco che recava il nome Ji Yeon
e uno smile. L’aveva preparato la sera prima e, nervoso, se lo rigirava
continuamente tra le mani.
Poi
i primi passeggeri del volo iniziarono a dirigersi verso i rispettivi
familiari. Nessuna ragazza si fermava davanti a lui, ma poi la vide.
Lunghi
capelli color ebano le incorniciavano il viso, e l’incredibile somiglianza con Sun
gli provocò una fitta al cuore.
Rimorsi, sensi di colpa, James
non fu in grado di decifrare con lucidità i sentimenti che quell’incontro aveva
sprigionato. Aveva domandato a Jack se a provocare la morte dei Kwon fosse stata la sua testardaggine, ma allora il suo
amico gli aveva fornito una risposta ben precisa.
Non era stata colpa sua. James però non riusciva a liberarsi
di quel macigno che gli opprimeva il cuore, di quelle schegge di pietra che gli
penetravano i tessuti, immobilizzandolo ogni volta che la mente lo riportava
sull’Isola.
“James!”,
esclamò lei. Lo abbracciò senza pensarci due volte e lui non esitò a
ricambiare.
“Ani…Any…on…aniong”
, rispose l’uomo in un coreano stentato.
Ji Yeon scosse la testa divertita, una risata le premeva sulle
labbra . “Annyŏng, ” 2 , lo corresse.
James le sorrise di rimando. “Ops… scusa.”
Scusa. Le cinque
lettere più difficili da pronunciare.
Scusa per aver provocato la morte dei tuoi genitori, privandoti del bene più prezioso. Scusa per
averti chiesto di venire in California così in ritardo e per aver fatto
finta che tu non esistessi. Tu credi
nelle seconde possibilità, Ji Yeon?
Mentre quei pensieri lo angosciavano
nel profondo, James avvertì lo stesso groppo in gola che lo aveva accompagnato
sin da quando aveva spalancato le porte a vetri dell’aeroporto.
“Non vedevo l’ora di venire in
California James, questa sarà l’estate più bella della mia vita!”, stava
dicendo lei in un perfetto inglese.
James si ricordò di quella volta che
aveva tentato di insegnare qualche parola a Jin e di
come quest’ultimo acquistò un’ottima padronanza della lingua nel corso del
tempo.
Si chinò per prendere i suoi bagagli e
insieme si incamminarono verso l’uscita.
Una volta in macchina, Ji Yeon raccontò della sua
scuola, dei corsi intensivi di inglese, di tutte le volte che un documentario
sugli Stati Uniti la lasciava a bocca aperta.
James la ascoltava rapito, attento a
non perdersi una singola parola. Le avrebbe fatto conoscere Kate, Claire, Miles. Sarebbe andata d’accordo persino con Aaron e
Clementine, ne era certo.
L’uomo si sentiva più leggero ora che
la figlia di Jin e Sun era
seduta accanto a lui. Gli bastava guardarla con la coda dell’occhio per
riconoscere che, in realtà, i suoi amici non se ne erano mai andati.
“Tutti voi conoscevate i miei genitori”,
disse all’improvviso Ji Yeon,
“sarà come sentirsi a casa.”
Il cuore di James ebbe un altro
sussulto. “Certo piccola, potrai venire tutte le volte che vuoi in futuro. Sarò
sempre disponibile.”
La ragazza sorrise. “Oh, mi sento come
se stessi per vivere una seconda vita.”
Come darle torto? James per primo
avrebbe fatto in modo di sistemare le cose. L’avrebbe accolta come una figlia,
l’avrebbe protetta, avrebbe svolto il lavoro che Jin
e Sun non furono in grado di portare a termine.
Era un modo per non dimenticare coloro
che si erano sacrificati, una seconda possibilità per rendere il futuro
migliore.
1 Spleen, Baudelaire (contenuta ne “I fiori del male”)
2 Annyŏng significa
“Ciao” (fonte: corea-italia.com)
I’m baackkk!
Come procedono le vostre vacanze? ^^
Ho concluso il liceo con 84/100 e
posso dire di essere abbastanza soddisfatta. Ora sono tutta presa
dall’università ** (il mio entusiasmo da matricola svanirà presto, me lo sento
XD)
Per quello che riguarda la storia,
beh, mi è venuta in mente così, è un esperimento anche di stile, boh lo trovo
diverso, migliorato forse. °°
Ho pensato che James potesse
ancora pensare a quando, nel tentativo di disinnescare la bomba, aveva ottenuto
l’effetto contrario e come potesse avere ancora sulla coscienza quell’evento.