noonday sun
Noonday Sun
Quell’estate
fu veramente afosa, in Gran Bretagna e in Francia.
La calura di fine
luglio
permeava gli anfratti boschivi, stentatamente temperati
dall’ombra delle foglie fruscianti di scirocco.
Sembrava che il
vento
trasportasse sabbia, sale e odore marino nella uggiosa
Inghilterra, che aveva temporaneamente perso il profumo della terra
dopo il temporale.
Gli Inglesi
conobbero , in quella afosa estate, qualcosa con cui non avevano mai
avuto a che fare.
Il sudore,
compagno lascivo che scivolava sui corpi ammassati al sole.
La Gazzetta del
Profeta aveva dispensato i suoi consigli, rimedi rubati da posti
più assolati come il Sud Italia.
Bevete molta
acqua , state all’ombra, fate pochissimo movimento.
Per
Draco Malfoy solo la seconda, non era un problema.
L’ombra
delle cortine del suo baldacchino, ormai sua sede fissa durante tutto
il giorno.
Stava sempre
steso lì,
a leggere, scrivere, studiare perfino, non impegnandosi né
più né meno del suo solito.
La prima e la
terza erano assolutamente da escludersi a priori.
Poteva bere
certamente ogni cosa, meno acqua.
Non la beveva da
ormai sette anni, succo di zucca massimo, certamente tantissimi
alcolici.
Ma acqua, acqua,
non si poteva nemmeno pensare, che un Malfoy bevesse acqua.
Semplice,
comunissima, acqua.
Perfino il
proverbio babbano, diceva che la classe non era acqua.
E lui, di classe
ne aveva da vendere.
Riguardo il terzo
consiglio, poi, era anche più assurdo.
Lui faceva un
sacco di
movimento, proprio all’ombra del suo baldacchino, insieme a
corpi
con curve ben pronunciate e capelli scuri.
Era assolutamente
impensabile, che lui smettesse di fare sesso.
Ma non aveva
scelta. Non poteva sudare, i Malfoy non sudano, e quindi doveva
muoversi poco.
E questo, per i
suoi nervi, era già abbastanza.
Di sicuro,
pensò prima di addormentarsi insoddisfatto e sbuffante, lui
non si sarebbe mai trasferito in un posto caldo.
Il giorno dopo, 1
agosto, 40 Gradi.
I suoi genitori,
erano partiti per qualche isola sperduta nei Caraibi, approfittando
delle temperature.
Decise di andare
a controllare se i suoi amici, avevano il suo stesso problema.
Blaise Zabini
odiava il caldo, per un semplicissimo motivo.
Il caldo uccideva
l’eleganza.
E
l’eleganza era la sua
vita. Non poteva mettersi maglioni, giacche, pantaloni di raso o cotone
di Scozia, se faceva così tanto caldo.
E non poteva
sudare, non se ne
parlava poco, il sudore uccideva il suo costosissimo profumo, che aveva
cosparso sulla sua pelle, ancora più abbronzata.
Aveva anche
pensato di
comprare deodoranti, era andato perfino in un Supermerkato
Babbano, dico, lui, Blaise Zabini, in un supermercato qualunque , dove
si vendevano cose commerciali e comuni.
Aveva odorato un
deodorante,
sperando che almeno si avvicinasse al suo raffinato profumo, ma aveva
scartato l’idea a priori.
Sapeva di
estratto chimico, odorava di fabbrica.
E fabbrica
significava quelle orrende tute grigie omologate e larghe,
terribilmente plebee.
Si era
allontanato schifato. E
aveva giurato a se stesso che il caldo era una piega anche peggiore del
mercato delle pulci o dei vestiti dei centri commerciali.
Draco si
materializzò a casa Zabini, e un soffio di vento lo
investì in pieno.
Vento regolato da
un aggegio assurdo, una specie di ruota con dei raggi che girava,
tenuta da una specie di asta lunga.
E dopo, davanti a
lui apparve Blaise, comodamente seduto sulla poltrona, che leggeva
Vogue, sfogliando distratto le pagine.
- Che
cos’è questo coso?-
- Si chiama
ventilatore,
è l’unica cosa buona che mia sorella ha portato
dall’Italia…-rispose il bellissimo moro Zabini,
accavallando la gamba.
-
Ventilatore?-chiese di rimando Draco, avvicinandosi sospettoso, alla
cosa che girava.
- Esatto,
è diventato il mio migliore amico…me lo porto
ovunque.-
- Non
funzionerà a lungo.-
- ll solito
disfattista…hai soluzioni, Malfoy? Di sicuro non quelle del
Profeta, vanno contro tutti i nostri principi.-sospirò
Blaise,
mentre Draco si lasciava andare accanto a lui, rinfrescato dalla brezza
del ventilatore.
Si
passò una mano tra i capelli, Draco, e anche se non lo
voleva ammettere, stava meglio, e grazie ad un aggegio babbano.
Ma non lo avrebbe
mai, mai ammesso, quanto era vero che non avrebbe mai bevuto acqua.
Quindi
evitò accuratamente di rispondere.
- Ne vuoi uno?Mia
sorella ne ha portato un magazzino.-
- Figurati. Non
accetterò mai a casa, un aggeggio babbano.-
- Come vuoi tu, o
il tuo
orgoglio, in questo caso…-rispose di rimando Blaise,
sfogliando
distratto le pagine, mentre sorseggiava il whisky.
Momenti di
silenzio, le eliche del ventilatore che scorrevano senza fermarsi.
E infine Draco
parlò.
- Hai sentito
Daphne?-
- Hai sentito
Pansy?-
Sempre
lì si finiva, le
loro migliori amiche-amanti , che con il caldo, se ne erano fuggite in
montagna, o al mare, o in un tour per l’Europa.
Coraggiose, e li
avevano
abbandonati lì nell’afosa Inghilterra, senza un
biglietto,
una lettera, una chiamata, una notizia.
A spassarsela.
Lasciandosi dietro la mancanza della loro freschezza e della pioggia.
- Le hai
scritto?-domandò Blaise.
- Tu?-rispose di
rimando Draco, alzando la mascella.
- Non sono
così stupido
da scrivere ad una ragazza che ce l’ha con me, non mi abbasso
a
tanto…in fondo non ho fatto nulla. Che
pretenda…aspetterà e non la
perdonerò
nemmeno facilmente. Mi ha abbandonato qui, al caldo….-
- Egoiste
presuntuose.- gli fece il coro Malfoy, ma il timbro della sua voce,
così ferma, planò in discesa.
-
Cioè, si arrabbiano
anche, capito?Hanno la possibilità di essere amiche e di
andare
al letto con i migliori ragazzi sulla piazza, e pretendono rispetto e
fedeltà… ma dove si è mai sentito, a
Serpeverde,
rispetto e fedeltà…-Blaise continuò la
sua
lamentela, nel suo solito tono indifferente e vibrante, certamente
convinto del suo discorso.
-
Infatti…-aggiunse Draco- e se pensano che ci mancano, poi,
stanno al fresco…-
- Bhe si al
fresco ci sono,
probabilmente…in qualche bella isola con un sacco di bagnini
fighi che le adorano come se fossero regine…-
Le loro menti si
persero nella contemplazione dell’ultima fantasia provocata
dalle parole di Blaise.
Qualcosa nei loro
volti si
trasformò in una smorfia di disappunto. Ma Malfoy e Zabini,
dissero a se stessi, che loro non erano assolutamente gelosi o
preoccupati, quanto era vero che non avrebbero mai usato deodoranti
commerciali o bevuto acqua, in condizioni normali.
Ma, mentre
osservavano le
eliche volteggiare come le gambe meravigliose delle loro amiche in
discoteca durante un ennesima fantasia, si resero conto, che non erano
in condizioni normali.
Faceva troppo
caldo, perché fossero normali.
La visita a
Blaise, non era andata nel migliore dei modi.
L’amico
aveva i suoi stessi problemi, pensò Draco, mentre si
materializzava da Theo.
Nott aveva di
sicuro trovato un rimedio migliore contro quel caldo infernale.
In fondo, lui
trovava soluzioni a tutto, sempre.
Quel caldo non
sarebbe stato diverso.
E Draco sorrise,
mentre atterrava nella stanza del suo amico.
Theo odiava il
caldo per un solo motivo.
Non poteva
concentrarsi sui
suoi esperimenti, le volute di fumo acido facevano aumentare le
temperature più di quanto non lo fossero già.
Aveva provato
ogni singolo
rimedio, foglie di acacia, salvia, menta fresca, ma no, Theo aveva
trovato il nemico che non voleva essere sconfitto dal progresso.
Il caldo.
Ma non si era
arreso all’evidenza, che nemmeno lui poteva tutto.
I Nott scoprono
sempre tutti i rimedi , hanno una soluzione per tutto. La loro
intelligenza non conosce limiti.
Infatti, non si
sarebbe arreso, mai, si era solo temporaneamente preso una pausa.
Aveva abbandonato
la sua
scrivania del laboratorio, per dormire sul letto, davanti alla tv, con
il ventilatore di Blaise, che era andato a trovare qualche giorno prima.
Fin quando non
arrivò Malfoy.
Era praticamente
stravaccato
sul letto, fumava incurante delle mosche che ronzavano e del sudore ,
che era ricomparso dopo l’ennesima doccia.
Ma lui usava
deodoranti, ne aveva creato uno magico un giorno prima.
Menta piperita,
rosmarino e acacia, una ricetta che gli suggerì un tempo,
Tracey, sudata dopo una notte di passione.
Funzionava
benissimo, pensò con disappunto Theo, cercando di tenere a
bada la nostalgia.
I Nott non
provano nostalgia, quanto era vero che avevano una soluzione per tutto.
Malfoy
guardò lui, la tv, il ventilatore e il deodorante sul
comodino vicino al letto.
- Sai, credevo
che avresti trovato un rimedio a questo caldo…-
- Quel deodorante
è temporaneo, deterge il
sudore…-mormorò stancamente Theo indicandogli la
bottiglina.
Malfoy sorrise,
Theo non deludeva mai.
- Ero sicuro
avresti trovato qualcosa, Nott…tu hai una soluzione per
tutto.-
- è
una ricetta di Tracey.-
Malfoy ebbe il
buon gusto di tacere, al tono depresso di Nott.
- L’hai
sentita?-
-
No…tu hai sentito Pansy?-
- No.-
-
Bene…io sto benissimo senza di lei, figurati…-
- Ah si, anche
io…non mi mancano per nulla le compagnie
femminili…-
Il caldo si
sbeffeggiò
di lui, e le eliche del ventilatore gli ricordarono che non era stato
con nessuna ragazza, da almeno due settimane, da quando se ne erano
andate le ragazze.
- Per
caso ti sei arreso, Theo?-
- Io ?
No…mi sto solo riposando, ma vedrai, non
l’avrà vinta il caldo…-
Le eliche gli
ricordarono che aveva già vinto, il caldo.
Due settimane
dopo, 10 agosto, 35 gradi.
Le piante del
giardino, sempre
florido, di Malfoy Manor erano appassite , e neanche le cure dei
giardinieri avevano potuto fare alcunchè.
Più
che nella verde Inghilterra, Draco Malfoy pensava di vivere nel Sahara.
Se ne convinceva
sempre di
più, con mille sbuffi, stravaccato sul baldacchino verde
argento, la camicia completamente sbottonata e le gocce di sudore che
imperlavano il torace perfetto.
Aveva adottato il
ventilatore
anche lui, alla fine. Ma si era rotto, perché erano tutti
difettosi, come aveva scoperto andando a trovare Blaise.
Tutti difettosi,
aveva
ripetuto per la millesima volta il suo amico, che aveva adottato un
deodorante babbano, con suo grande disappunto.
- Tu non hai
idea, che schifo, so di medicinale…io.-
- Non dirlo a me,
appena mio padre vedrà quel coso babbano mi caccia di casa.
Inutile, anche…-
- Eh si,
maledetti Italiani…-
- Tu vieni
dall’Italia, Blaise…-gli ricordò Theo,
apparso lì in quel momento.
Blaise non
rispose. E tutti e tre guardarono le foto delle amiche che salutavano
con le mani curate, sospirando.
E Draco
parlò.
- Le avete
sentite?-
- Non
personalmente…ma
Daphne ha scritto ad Astoria, dicendo che non tornano presto, hanno
trovato tre ragazzi, che hanno offerto loro un soggiorno in un hotel di
lusso di Berlino, con tanto di piscina ad acque regolabili…-
- Che vuol dire,
acque regolabili?-chiese Theo, e la voce vibrò di impazienza
astiosa.
- Che possono
essere calde, fredde o tiepide…-
- Ah…e
chi sono questi tre ragazzi?-continuò Draco , non
preoccupandosi di celare la curiosa gelosia.
- Non
l’ha detto…ma pare che siano
benestanti…-concluse Blaise, sospirando.
- Buon per loro.
Io non le invidio, e soprattutto, non mi mancano.-continuò
Blaise
- Già.
Condivido in pieno. Sto una favola senza di loro.-gli fece il coro Theo.
- E soprattutto
non sono assolutamente geloso.-concluse Draco.
E in quel
momento, anche l’ultimo ventilatore si ruppe, lasciandoli
all’inevitabile caldo estivo.
20 Agosto, 30
gradi.
Vero che le
temperature erano
lievemente scese, ma la calura e l’afa non intendevano
finire,
con grande disappunto dei ragazzi.
Ormai Draco aveva
anche finito i compiti, con tutto che era andato lento.
Il caldo ormai,
lo aveva vinto, e aveva vinto in lui ogni desiderio di fare qualcosa.
Non usciva, non
abbordava, non beveva nemmeno più.
A stento si
nutriva, in compenso si annoiava molto.
Gli altri due non
erano in condizioni migliori.
Entrambi, nelle
loro case,
all’ombra dei loro letti, nei loro sogni accaldati, pensavano
a
tre meravigliose e bellissime ragazze, la cui pelle era liscia e
fresca, per nulla imperlata di sudore.
E piano piano, il
ricordo di loro, la nostalgia, agiva più della calura nei
vestiti.
Pensare a loro,
chiudere gli occhi, significava il paradiso , il fresco e tiepido
paradiso.
Praticamente
Astoria riceveva gufi su gufi, sempre con le stesse domande.
E infine, aveva
chiuso la segreteria, urlando l’indirizzo delle tre giovani,
in maniera tutt’altro che tranquilla.
Ma non si
sarebbero mai abbassate a scrivere, pensò Draco. Lui stesso
era convinto di essere nella ragione.
Lui e gli altri
non potevano smettere di stare con altre ragazze, ne andava della loro
reputazione…
Ma Pansy, Tracey
e Daphne,
dall’alto della loro piscina tiepida, si sbeffeggiavano di
loro
nei sogni, ricordando che non avrebbero mai trovato in qualche altra,
quello che avevano da loro.
Ed era vero, come
ricordava anche il caldo, e l’amica pioggia che era partita
con loro.
Le parole e le
risate delle tre, echeggiavano ancora nella loro mente accaldata,
parole maledette, dette in tono superstizioso.
“
Soffrirete la nostalgia come il caldo!”
E la profezia si
era avverata.
Ma quella sfida,
loro non la
avrebbero persa. Perché loro non avevano bisogno delle
ragazze,
non potevano mostrarsi così deboli.
Eppure Draco si
ritrovò
a pensare, mentre aspettava Blaise e Theo in salotto per cercare un
ennesima soluzione, che più volte aveva avuto la tentazione
di
scriverle, a Pansy, per implorarla di tornare.
Blaise e Theo
entrarono, i capi chini, elegantemente annoiati e accaldati.
Si sedettero
accanto a lui, nel divano, osservando ancora una volta la foto che
ritraeva le ragazze sorridenti.
E si ritrovarono
tutti a sorridere, e fantasticare.
-
Chissà cosa stanno facendo…-
-
Chissà con chi…-
-
Chissà come…-
- Daphne adesso
starà
decidendo di quale colore si deve vestire per la discoteca…e
sceglierà il bianco, perché le dona
sull’abbronzatura caramello…-
- Tracey
starà
passeggiando in riva al mare, adora le onde…e magari si
farà un ultimo bagno, verso il tramonto.-
- Pansy di sicuro
si
starà passando la crema sulle sue bellissime gambe chiare,
perché odia l’abbronzatura…-
Si misero le mani
nei capelli, sospirando affranti.
- E magari poi,
tre bellimbusti idioti le faranno ballare…-
- Per non parlare
di quello che fanno durante la notte, Theo.-
- No, io non ce
la faccio!-Malfoy era sbottato in singulto di rabbia.
Contro il caldo,
contro le fedifraghe ragazze, contro di lui, per non essere capace di
adattarsi e ammettere qualcosa.
Che era
innamorato.
Si risedette
composto, ma il turbamento si leggeva nei suoi occhi.
- Io non intendo
abbassarmi a chiederle di tornare. Ho un orgoglio.-
- Neanche io.-
- Idem.-
Su un punto erano
d’accordo.
- Dobbiamo solo
resistere fino al primo settembre, ragazzi…non è
molto.-
- Infatti. Loro
non ci mancano affatto. Stiamo benissimo senza di loro, quanto
è vero che io ho sconfitto il caldo.-
- è
vero. Io non chiedo
scusa a nessuno. Io non imploro. Gli altri implorano me, quanto
è vero che non berrò mai acqua.-
- Avete il mio
appoggio e giuro che non userò mai un deodorante in vita
mia.-
Di nuovo
determinati alla resistenza, i ragazzi si guardarono con la stessa
consapevolezza.
Quando sarebbero
stati nelle
loro stanze, avrebbero bevuto molta acqua, si sarebbero
assuefatti al caldo incombente e si sarebbero cosparsi di uno schifoso
ma utile deodorante.
E avrebbero
implorato le ragazze di tornare.
La prima cosa che
fece Draco, quando tornò a casa, fu bere acqua.
Almeno
metà bottiglia, scoprendo che il liquido gli ricordava tanto
la freschezza della pelle di Pansy.
E ne bevve
ancora. Tanta, con la consapevolezza che gli aveva calmato la sete e
sentiva meno caldo.
Poi era salito in
camera sua, aveva chiamato a gran voce Astor, il suo gufo grigio,
scrivendo concitato un biglietto.
Sapeva che si
sarebbe pentito.
Sapeva che lo avrebbe fatto, ma il pensiero di Pansy che tornava da
lui, era di una felicità impagabile.
“ Torna
, ti supplico. Mi manchi.”
Avrebbe capito e
sarebbe
finalmente tornata, con il suo magnifico odore di pioggia, e la
freschezza delle sua pelle, raffinatamente europea.
Due giorni, 4
ore. E nessuna risposta.
Poiché
non tollerava
più l’ansia, Draco decise di fare
l’ultima cosa che
un Malfoy non avrebbe mai fatto.
Confidarsi.
E andò
dagli amici, come sempre, sapendo di trovare sostegno.
Blaise aveva
scoperto che il
deodorante non era così male. Alla fine si era abituato
all’odore di fabbrica, e non gli faceva più
così
ribrezzo.
Aveva anche lui
scritto a Daphne , evitando per l’occasione la sua poesia.
“ Non
resisto senza di te. Torna”
E una sensazione
di appagamento lo invase.
Theo era stato
più
deciso. Tornato a casa, aveva gettato tutti gli esperimenti le
boccette, e sul tavolo sgombro aveva scritto il seguente biglietto.
“ Ho
bisogno di te. Torna a casa, per favore”
I tre ragazzi si
erano riuniti come sempre a casa Zabini.
Draco
pensò che la situazione non tendeva a migliorare, ma aveva
speranza.
Tutti e tre
sospirarono alla
vista della foto, le tre ragazze con le mani svolazzanti e allegre,
bellissime, la bellezza della nostalgia.
E Blaise
parlò, sicuro di trovare comprensione, il fiume che
sgorgò dalla sua bocca sapeva di verità.
- Le ho scritto.
L’ho implorata di tornare…non mi aspetto che
condividiate.-
- Non posso
giudicarti, Blaise, l’ho fatto anche io. E non me ne pento.-
- Idem.-disse
soltanto Draco.
Non si era
pentito,ma sapeva
che era presto. Il pensiero di avere Pansy, gli aveva fatto dimenticare
ogni cosa, anche l’orgoglio.
Il suo fiore, la
morbida
freschezza della sua pelle, la placida arrendevolezza con cui gli si
concedeva e la sua dirompente passione con cui rispondeva al suo
bisogno di lei.
Si, era
innamorato. Del suo fiore, della sua presenza nella sua vita.
- Mi sembra di
vivere in un
deserto, senza di lei…è il fiore più
magnifico,
nel mio giardino, e ho bisogno di averla di nuovo qui.-disse Draco.
- Si merita di
essere amata e
rispettata. E voglio essere io a farlo. è come un cristallo,
lucente e pronto a rompersi, Daphne...voglio custodirla come se fosse
un prezioso.-continuò Blaise.
- Lei
è la mia migliore
amica. L’unica che mi conosca, l’unica con cui
possa
confrontarmi…ho bisogno di lei. Mi sento una
nullità
senza di lei. Lei riesce sempre a sorprendermi, mi basta una sua
parola, un suo sorriso, per tentare ancora , riprovare sempre.-ammise
Theo, tristemente.
Il paradiso dei
ricordi era
fin troppo dolce, pensò Draco. Lei, il suo profumo,
l’avrebbe venerata come mai prima, se fosse tornata.
Gli alibi,
l’orgoglio, scomparsi come neve al caldo.
- Noi siamo una
squadra. Siamo
uniti, loro e noi. Non esistiamo divisi. Non esistono gli altri, e
quando torneranno non commetterò lo stesso errore. Non la
lascerò mai più andar via da me.-
- Non cantar
vittoria…in fondo non ci hanno risposto
ancora.-ricordò
in tono grave Theo e un sussulto colse i ragazzi, che si guardarono
preoccupati.
- E se non
volessero tornare? Se si trovassero bene…se si fossero
innamorate?-il solo pensiero li turbava , era palese.
E Malfoy
sbottò
- No, non
è possibile!Non si lascia un Malfoy!-
- Dovranno
tornare per forza, per Hogwarts…le rivedremo comunque.-
- Magari non ci
hanno perdonato. Magari si sono
innamorate…-continuò Theo.
- Saranno
agguerrite. Vi ricordate l’ultima volta che ci hanno lasciati
perché si erano innamorate?-
Draco ricordava
benissimo. Era
successo quell’anno. Pansy gli aveva comunicato, gli occhi
scuri
brillanti e l’espressione ebete e felice sullo splendido
viso,
che si era innamorata e voleva essere una fidanzata fedele. E a lui era
venuto un colpo.
Ricordava la
struggente
felicità di Pansy, il suo essere così innamorata,
lontana
da lui, bellissima e irraggiungibile ormai.
E Draco voleva
morire.
Poi era tornata.
Tornava sempre, e tutto era ricominciato come prima.
Ma Draco
ricordava benissimo la strenua lotta, contro se stesso e lei, che aveva
dilaniato il cuore e il corpo.
- Loro non sanno
stare senza di noi. Come noi senza di loro.-
- Si infatti.
Alla fine tornano sempre.-
-
L’importante è questo, è che tornano.-
- Oddio, come
sono stato idiota, a lasciarla andare…-
- Meglio tardi
che mai.-
Draco riconobbe
la voce, che aveva sentito tante volte nei suoi sogni.
Per un attimo
riprese a
respirare, solo un attimo, e l’afa venne spezzata dalla
sensazione di freschezza che lo aveva preso.
Tre meravigliose
ragazze,
rischiarate dalla luce del balcone al tramonto, i lunghi capelli
svolazzanti e le armoniche figure , si mostrarono a loro in tutto il
loro fulgido splendore. Ridevano, e il suono delle loro risate
spezzò la calura che come un velo si era posata nella loro
vita.
E Draco
capì che dopo sarebbe stato il momento delle recriminazioni,
dei rimproveri, delle parole di scusa.
E Draco non
pensò più. Fece e basta.
Percorse a grandi
passi la
distanza che lo separava dalla ragazza, e la strinse forte,
intrappolandola tra le braccia che la accarezzavano.
Lei era
lì. Non occorreva altro. La sua pelle, morbida e fresca, il
suo dolce profumo e il corvino dei capelli.
Lei e il suo
paradiso, così vero.
Accarezzò
la pelle che
nei sogni compariva sempre, fugace e bellissima, ancora più
bella di quanto non lo sia mai stata, per lui.
Draco si chiese,
se Pansy era sempre stata bella, o era bella perché gli era
mancata.
O
perché la amava.
Quando la
guardò negli occhi , fu sicuro della risposta. La
guardò serio come non lo era mai stato.
Entrambe, e la
baciò
con ardore , congiungendosi ancora una volta con lei, mai stanco,
assaporando il profumo di violetta e menta fusi.
Lei è
qui, pensò, incapace di formulare altri pensieri. E con lei,
era tornata la sua amica pioggia.
Blaise si rese
conto che l’odore di Daphne, e il suo deodorante, non erano
così male mischiati insieme.
Non
pensò più
alle fabbriche, al suo costoso profumo, voleva solo il dorato dei suoi
capelli, che ora accarezzava bramoso.
Un colore
così non lo
aveva mai trovato, e non lo voleva nemmeno cercare più,
pensò, mentre assaporava le sue labbra morbide e carnose
più volte, e massaggiava i suoi fianchi morbidi o i suoi
seni
stretti contro il suo petto, mentre le gocce di pioggia creavano un
ticchettio di sottofondo.
Theo era stato
più
diretto, non l’aveva neanche abbracciata, si era subito
impadronito delle sue labbra , reclinando il suo corpo per tenerla ben
stretta, e tenendole fermo il capo mentre accarezzava i capelli color
grano.
Un lampo
divampò squarciando il cielo, e scacciando il caldo afoso.
Draco
però sapeva che quel momento sarebbe dovuto giungere, e
infatti era arrivato.
Ma non gli
importava e di sicuro anche agli altri due.
Loro erano
lì, e questo importava.
- Siete dei
porci.-
- Siete dei
maledetti presuntuosi e egoisti.-
- Siete
egocentrici. Ci fate schifo.-
Non poteva fare a
meno di
pensare di quanto fosse sensuale Pansy arrabbiata, quasi come il tuono
che squarciava il cielo, ancora una volta.
Non aveva
più caldo, ma cominciava ad odiare anche quella pioggia.
Finse ancora di
sentire i
rimproveri di Pansy, ma in realtà le guardava le gambe, e
pensava che non era mai stata più bella, con quei capelli
scomposti e gli occhi lucenti come stelle.
E infine Tracey
concluse
- Comunque non
restiamo. Domani ripartiamo.-
E in quel
momento, tutti capirono che occorreva fare una sola cosa e senza
indugio la fecero.
Trascinarono le
ragazze una in
ogni stanza diversa, perché non potevano permettersi di
perdere
anche l’ultimo brandello di dignità alla presenza
degli
amici.
- Ti prego!Ti
comprerò tutto quello che vuoi, ogni Chanel,
Dior…qualunque cosa, ma non andare via, per favore!-
- Ogni scoperta
che
farò in futuro avrà il tuo nome, non
farò
più un passo senza di te, te lo giuro!-
- Non
toccherò mai più una ragazza in tutta la mia
vita!-
Tre ragazzi erano
inginocchiati ai piedi di tre bellissime ragazze, che si trattenevano
dal ridere.
Ma Draco
continuava a non rimpiangere nulla. Le stava promettendo tutte cose che
avrebbe mantenuto.
Non vedeva
l’ora di mantenere le promesse.
23 Agosto, 23
Gradi
Sul divano di
casa Zabini, tre
ragazzi cercavano in ogni modo di recuperare quel minimo della loro
personalità, che in tanti anni si era andata costruendo.
Le temperature si
erano abbassate, il caldo non era più asfissiante, e loro
potevano ritornare alle loro vite.
- Le ho
chiaramente fatto
capire chi comanda. Non sarò così buono da
perdonarla
ancora, se va via, senza di me. Io non aspetto nessuno, e potrei non
essere così altruista e generoso. Ha pianto come una
fontana, si
è perfino prostrata ai miei piedi, dicendo che ha pensato a
me
ogni giorno e ogni ora della notte che ha passato sempre da
sola…ovvio , io sono assolutamente
indimenticabile…-Blaise proferì queste parole con
tono
grave , convinto della bugia che stava dicendo agli amici, perfetto
bugiardo.
- Io ribadisco
che
l’uomo deve sempre stare un passo avanti alla donna. Glielo
ho
detto, lei costituisce semplicemente un aiuto ai miei esperimenti, ma
il genio sono io. Sono io che comando.-
- Non
può aspettarsi
che un Malfoy perda le sue abitudini. Se pensa che può
trattarmi
come un burattino si sbaglia. I Malfoy sono stati grandi e io non
farò eccezione…si deve considerare molto
fortunata, se
l’ho scelta. Mi deve portare rispetto, e se pensa che basta
un
po’ di coscia scoperta si sbaglia…ho una
resistenza
proverbiale a questo tipo di lusinghe…-
In quel momento
apparvero le
ragazze, ritte sulla porta, i sorrisi splendenti e le risate dolci e
loro dimenticarono tutto quanto avevano detto, assumendo delle
espressioni ebeti.
Il loro orgoglio,
i loro
alibi, scomparvero come il caldo asfissiante di quel mese, e benedirono
ancora una volta, ma non l’ultima, il loro paradiso fresco e
perfetto. Che era la normalità.
Le ragazze e la
pioggia.
Spazio autrice:
Mi sono accorta di
averla postata male, qualcosa è andato storto, ma rieccola!
Avevo perso la
parte finale, ma più o meno era scritta in questo modo.
Commentate numerosi!
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