-July, 1930: The Bird of Happiness-
Jennifer si svegliò nella Aristocrats Lounge, proprio dove
era svenuta il mese precedente. La stanza era come sempre buia,
illuminata solo da una grossa quantità di candele messe in
fila fino all'impalcatura dove ora un bambino era seduto, osservando la
ragazza. "Buongiorno, Jennifer" sospirò
chinandosi verso di lei. Jennifer si rialzò lentamente,
guardandosi intorno. Davanti a sè, solo la solita
impalcatura formata da un ammasso di sedie e tavolini coperti da
tovaglie eleganti, ma questa volta tre nuovi tavolini nudi erano
disposti davanti a lei, ognuno dei tre con un libro poggiato sopra. "Scegli,
Jennifer. Leggi una nuova storia" ordinò il
bambino dai capelli castani in cima alla "torre".
Se si fosse trattato di un normale gioco di bambino, Jennifer l'avrebbe
mandato al diavolo; però lei desiderava capire
perchè...non le piaceva pensare alla sua infanzia,
ricordare...
Jennifer avanzò fino al primo tavolino e allungò
la mano timidamente. Il libro recitava la scritta "The Bird of
Happiness".
The Bird of Happiness
Una volta, una bambina trovò una grande scatola,
dentro c'era l'uccellino della felicità.
L'uccellino l'avrebbe portata nel Paese Eterno,
o almeno così lei sperava.
Ogni scatola era più piccola della precedente.
In un angusto, oscuro spazio,
la bambina finalmente trovò il suo piccolo uccellino,
ma lui era troppo piccolo
ed era troppo tardi.
L'uccellino era morto da tempo,
aveva incontrato un destino insanguinato.
L'ultima pagina era stata strappata.
Jennifer si risvegliò nel Salone della Aristocrats Society,
accanto alla sfortunata ragazza c'era la Principessa Inerte, vestita
solo con una camicia da notte bianca, che percuoteva con un bastoncino
una gabbietta per uccellini vuota. Eleanor le parlò: "Hai
mai trovato quello che cercavi? Qualcosa a te caro...?"
La Principessa Inerte parlò così, dopo
uscì dalla stanza portando con sè la gabbietta e
lasciando Jennifer in confusione.
C'era un altro Cavaliere, lì dentro; un paio di mazzi di
scopa messi a formare una croce, un secchio sul capo, uno scialle sulle
spalle di legno. E quella lavagnetta sotto. Jennifer per qualche motivo
sapeva che le sarebbe stata utile, che avrebbe dovuto scriverci.
Però non sapeva ancora cosa di preciso, sperava di arrivare
alla verità; ma era solo una povera sfortunata ragazza, e
chissà se la Fortuna sarebbe mai stata dalla sua parte!
A volte aveva pensato a Brown come ad un Cavaliere che l'avrebbe sempre
protetta, le piaceva pensare a lui come ad un Principe...ogni
Principessa ha il suo Principe.
Dopo essere uscita dal Salone, sempre assieme al suo Fedele Amico,
udì le voci di Diana e Meg che parlavano di fronte al Gift
Box. "Dono del mese: l'uccellino della felicità". Jennifer
si appiattì alla parete, cercando di ascoltare, dopo aver
fatto segno a Brown di non emettere fiato. Ma riuscì a
sentire ben poco della conversazione; le ragazzine si congedarono con
un "Vediamoci nel nostro Posto Speciale", lasciando
forse appositamente una piuma rossa a terra, correndo via.
La piuma era una vera e propria traccia, ma anche girando normalmente
nel terzo corridoio passeggeri Jennifer non avrebbe potuto non notare
la grossa quantità di piume rosse che cadevano dal soffitto;
la ragazza non poteva credere ai suoi occhi.
Brown già si crogiolava tra le piume, cercava di
acchiapparle con la zampa, abbaiava rivolto al soffitto.
Sul muro, tanti disegnini che rappresentavano uccelli rossi fatti col
pastello; Jennifer guardò bene e vide che le piume a terra
formavano un sentiero che supplicava di essere seguito.
Così, la ragazza ed il cane iniziarono a camminare tra le
piume rosse che continuavano a cadere senza una provenienza precisa.
Dopo esser finiti nel bagno delle donne, ed aver ascoltato di soppiatto
una conversazione di Diana e Meg in cui prendevano in giro qualcuno
(Jennifer forse?) nel gabinetto affianco stringendo Brown, Jennifer
riuscì ad avere un piccolo dialogo con le due ragazzine.
Diana, che la vide uscire dal bagno dopo di loro, la
rimproverò: "Intercettazioni eh, Jennifer? Che
cattiva ragazza"
Jennifer aveva perso il conto delle volte in cui era stata chiamata
"Cattiva ragazza" e "Sporca disgraziata" in quel posto.
Chissà cosa voleva dire? Cos'aveva fatto per meritarsi tale
nomina?
Meg continuò con un'espressione comprensiva. "So
cosa stai facendo...stai cercando l'uccellino della
felicità, no? E' in una stanza qui vicino...però
non ne ricordo il numero" Diana terminò la frase. "L'uccellino
morirà se non ti sbrighi...e questo farà piangere
Eleanor." Meg la guardò ridacchiando. "Io
penso che sarà furiosa" Diana si voltò
verso di lei, inarcando un sopracciglio. "Io credo proprio
che piangerà. Facciamo una scommessa, allora?" Meg
le strinse la mano, ridendo, e insieme corsero via.
Quelle bambine erano possedute dal Diavolo. Jennifer ne era certa.
Dopo aver cercato disperatamente per due ore indizi, pezzi di carta,
numeri da far fiutare al suo Amico, arrivando a combattere con strane
creature che parevano proprio degli uccelli-giocattolo di legno, aver
dovuto parlare con Susan (era una bambina strana; stava in piedi su una
sedia di fronte ad una rampa di scale che agitava le braccia mimando il
volo di un uccello, aveva detto a Jennifer "Perchè
l'uccellino non vuole volare per me? Vai via, vai via!"),
aver aperto una serie di scatole protette da codici ed aver finalmente
trovato l'uccellino...era lì, avvolto nel vestitino di
Eleanor, nella scatola più piccola della serie, tutto
coperto di sangue. Jennifer tese le mani per stringere tra le braccia
la creaturina ormai senza vita, ma un rumore metallico la fece voltare.
Di fronte alla porta della Room 26 c'era Eleanor, con la sua gabbietta
in mano, che si guardava attorno in cerca del suo uccellino. "Non
sono stata io!" gemette la sfortunata ragazza porgendogli
l'esserino avvolto nel vestito della Principessa Inerte come una
coperta. Jennifer temette l'ira della ragazzina, che invece prese il
panno e, senza proferir parola, avanzò nel corridoio; la
ragazza ed il suo Amico la seguirono: arrivarono al Gift Box ed Eleanor
estrasse l'uccellino rosso dal panno, tenendolo per la coda. Jennifer
potè guardarlo bene: giaceva immobile e patetico come un
giocattolo, un giocattolo insanguinato. Non era una morte naturale la
sua...Jennifer era stata abbastanza veloce, nello scovarlo...qualcosa
non andava, Jen ne era sicura. Intanto Eleanor aprì lo
sportellino della Cassetta dei Doni e gettò l'uccellino con
apparente noncuranza, poi se ne andò. Invece Jennifer
restò lì, ancora immobilizzata, continuando a
fissare la porta dove Eleanor era sparita.
E fu allora che i suoi dubbi si rivelarono: da un angolo della porta
spuntarono le teste di Diana e Meg, che sorrisero. "Piaciuto
lo scherzetto? Ora Eleanor ti odierà per sempre!"
ridacchiò Diana. "Si, andrà fuori di
testa per questo!" dichiarò Meg sogghignando e
alzandosi gli occhiali.
Jennifer si risvegliò nel Salone della Aristocrats Society
come prima, ma ora era sola con Brown. Sul divano c'era un foglio
strappato accanto ad una piuma rossa: Jennifer lo prese. Diceva:
La morale: Felicità
Eterna
Everlasting happiness. Jennifer capì al volo: prese il libro
"The Bird of Happiness" e mise l'ultima pagina al suo posto.
Poi guardò la lavagnetta sotto il Cavaliere, e sorrise.
Aveva capito cosa scriverci; o almeno, una cosa che avrebbe dovuto
scrivere subito e che l'avrebbe aiutata a capire. Era la promessa che
aveva fatto ad un caro amico. L'esperienza di quel mese le era stata
d'aiuto nel ricordare.
Si chinò a scrivere sulla lavagnetta:
everlasting.
Eternamente. Jennifer stava lentamente arrivando alla Promessa.
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