Alla
luce
del fuoco
L'odore
delle fiamme del falò entrò con prepotenza nelle
narici di Rose
Weasley, che stava tranquillamente seduta sulla spiaggia a
contemplare il mare calmo e nero.
La
sola luce del fuoco che viveva grazie a sterpaglie e legna raccolta
ai margini della spiaggia, ne illuminava una porzione, rendendo i
colori e l'atmosfera quasi innaturale.
Ma
meravigliosa.
Rose,
che aveva appena sette anni, si era rifugiata in quel luogo per
scampare ad un litigio tra sua madre e suo padre, che stavano
rimproverando suo fratello Hugo per aver combinato una delle sue
marachelle.
Questa
volta di trattava della manomissione della tenda della famiglia
Malfoy, i loro vicini trovati per caso in quel campeggio estivo. Gli
acerrimi nemici al tempo della scuola dei suoi genitori. Almeno, il
signor Malfoy. E per lo più di suo padre. Sua madre si era
limitata
a tirargli un sonoro e ben assestato pugno in faccia.
Suo
fratello aveva preso tutto da suo padre. Anche la stupidità
nell'agire e nel pensare, se di pensare si poteva parlare.
Nessuno
si era ancora accorto della sua assenza, e nessuno lo avrebbe fatto
per un bel po'.
Aveva
portato con sé un libro di favole che Ronald, suo padre,
avrebbe
dovuto leggerle quella sera.
Ma
sapeva che non l'avrebbe fatto.
Tutta
colpa di suo fratello.
Stringeva
a sé il libro rilegato con cura, un regalo di sua nonna
Molly che
aveva sempre adorato.
Rose,
invece, aveva preso da sua madre, e da lei aveva ereditato la
passione per i libri e per lo studio, e di questo Hermione andava
orgogliosa.
Continuò
a fissare il mare nero dritto davanti a sé, con l'odore e la
luce
pungente del fuoco accanto che scoppiettava allegro e pieno di vita.
Il
vento le muoveva i lunghi e ricci capelli rossi, dandole un'aria
spettinata e un po' trascurata.
Improvvisamente,
proprio dietro di lei, una voce la fece sobbalzare. Si girò
di
scatto tenendo sempre il suo libro stretto al petto.
“Che
cosa vuoi?” disse leggermente acida, capendo subito di chi si
trattava.
“I
miei genitori stanno litigando con i tuoi e con tuo fratello. Sono
scappato in cerca di un po' di tranquillità, proprio come
te.”
disse Scorpius Malfoy, figlio di Draco Malfoy e loro vicino di tenda.
Purtroppo.
O per fortuna.
Erano
in vacanza anche se i bambini non frequentavano ancora la scuola di
magia e stregoneria di Hogwarts.
“Posso?”
chiese lui, indicando lo spazio vuoto alla destra di Rose.
Lei
lo guardò interrogativa per un attimo.
“Certo.”.
Si
avvicinò e si sedette accanto a lei, fissando incuriosito il
suo
libro rilegato.
“È
un libro di favole. Me l'ha regalato mia nonna.” si
affrettò a
dire la bimba, avendo intuito la domanda che voleva porle il
ragazzino seduto di fianco a lei.
Lui
annuii.
Lo
guardò negli occhi desiderosa, come se volesse fargli capire
una
cosa senza parlare.
“Cosa
c'è?” chiese, però, lui.
Uomini.
Non capiscono mai nulla.
“Mi
leggi una favola?” chiese la bimba con occhi dolci e
supplicanti.
“Dai
mi leggi una favola, Scorpius?” incalzava la ragazza dai
lunghi
capelli color del rame. “Ti prego, ti prego, ti
prego!”
implorava, guardando il ragazzo dai corti e biondissimi capelli con
occhi desiderosi.
“Rose,
hai diciassette anni! Per l'amor del cielo!”
sbuffò lui, alla
richiesta infantile della ragazza.
“Ma
dai! Il lato da bambino non muore mai!” si difese lei.
Lui
la scrutò con i suoi occhi di ghiaccio per un istante.
“Tu
non diventerai mai un'adulta. Rimarrai perennemente un
poppante.”
disse ridacchiando ma guardandola con tenerezza.
In
fondo non voleva affatto che cambiasse quel suo lato infantile. La
rendeva dolce e speciale, diversa dalle altre, proprio come quando
era bambina.
Lei
mise il broncio, come sempre. Come quando era bambina.
“E
tu non avrai mai un minimo di tatto!” si offese, incrociando
le
braccia e girandosi dall'altra parte.
Scorpius
sbuffò divertito.
Si
alzò per sedersi nuovamente accanto a lei, le mani in grembo.
“Sai,
sembra di tornare a quella sera, alla luce del
falò.”. Una frase
piazzata lì che sembrava solamente detta per riempire il
silenzio
che si era creato. Ma non era affatto così.
Il
ragazzo guardava lontano, perdendosi nei suoi stessi ricordi che
condivideva con la ragazza alla sua sinistra.
Rose
si girò lentamente verso di lui, guardandolo con attenzione
e
aspettando le sue parole.
Era
tutto come allora. Come quando era bambina.
Non
era cambiato nulla. Loro erano cresciuti, ma il loro falò
non si era
mai spento.
“Tu
mi chiedesti di leggerti una favola. E io lo feci. Era quella che i
babbani chiamano 'Cenerentola'. Mi piaceva quella storia, e so che
piaceva tanto anche a te. Per questo te la leggevo sempre, appena mi
chiedevi una favola. So che non ti stufavi mai di sentirtela
raccontare.” sorrise.
E
anche Rose al suo stesso ricordo di loro due bambini, sorrise di
riflesso.
“Ma
oggi quella bimba è cresciuta. Ed è diventata una
ragazza. Una
ragazza diversa dalle altre che si è guadagnata il
mio...” sostò
un secondo, indeciso o no se dichiarare quello che aveva sempre
pensato.
Rose
attese impaziente, ma non mosse un solo muscolo.
“Completo
e incondizionato amore.”. Le sputò fuori, quelle
parole, felice di
averle finalmente dette dopo tanto tempo. Erano state troppo a lungo
nascoste, ma aveva sempre pensato che Rose lo avesse capito anche se
lui cercava di mascherare i suoi sentimenti in tutti i modi. Ma non
era bravo quanto suo padre.
“È
una storia bellissima. La mia preferita, in
verità.” disse
solamente lei, alzando lo sguardo. “Ci vuole coraggio per
amare una
come me.” e sorrise guardando il cielo terso e azzurro sopra
la sua
testa.
Il
vento le mosse i capelli spettinandola e dandole un'aria un po'
trasandata.
Scorpius
la osservava attento, temendo un rifiuto che non avrebbe potuto
sopportare.
Eppure,
pur sapendo che avrebbe avuto la metà delle
possibilità di fallire,
non riusciva a toglierle lo sguardo di dosso e continuava a sperare.
“La
vita è un gioco, lo dico sempre.”
continuò Rose.
Lui
la guardò interrogativo mentre si voltava verso di lui.
“E
tu?” chiese. “Giochi o non giochi?”
Scorpius
rimase spiazzato per un secondo.
Non
lo aveva rifiutato, lo aveva...
Ci
fu un secondo di silenzio, carico di tensione.
Poi,
il verdetto finale. Finalmente.
“Gioco!”
“E
vissero tutti felici e contenti.” Scorpius chiuse il libro,
una
volta terminata la storia.
“Ma
nella vita succede sempre così?” chiese la bimba,
che credeva
ancora nelle favole.
Il
bambino sorrise, capendo che lei aveva ancora tanto da imparare. Lui
per la sua età, aveva già capito fin troppo e
troppo bene la vita.
Avrebbe
tanto voluto essere come lei. In un certo senso la invidiava.
“Per
quelli fortunati sì.” rispose, non credendoci
completamente
nemmeno lui.
“E
noi due lo saremo?” chiese Rose ingenuamente, senza pensare
né
alludere ad un qualcosa di molto intimo in futuro.
Lui
la guardò con inaspettata tenerezza.
“Chissà.”
itachi_love
(Alla luce del fuoco)
Lessico e Grammatica:
16/20
Originalità della storia: 18/20
Rispetto delle
regole: 10/10
Giudizio personale:
6/10
TOTALE: 50/60
COMMENTO:
La storia mi piace, il
lessico è scorrevole e l’idea è molto
carina,
peccato solo per qualche errore di distrazione e qualche ripetizione di
troppo.
Mi piace il modo in
cui hai parlato del passato, poi del presente e in fine di nuovo del
passato intrecciando le due cose.
Tutto sommato la
storia non è affatto male anche se non ha nulla che mi
colpisce particolarmente.
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