Note dell'autrice:
ora, so che chi aprirà questa storia dirà:
“che palle,
la solita menata di 'sto povero, piccolo Sasuke” e che sicuramente
storie del genere ne sono passate a bizzeffe all'interno del fandom, ma
volevo scrivere una storia su questo momento di Sasuke da sempre, anche
se il risultato non è quello che avevo programmato. E' una
mini one-shot, una larvetta, che spero di riuscire a migliorare semmai
deciderò di riprenderla in mano. Una cosa importante: visto
il tema trattato, spero di non aver involontariamente imitato nessun
autore, se così fosse vi prego di contattarmi immediatamente.
The reflection of my heart
And if you're taking a walk
through the garden of life
What do you think you'd expect
you would see?
Just like a mirror reflecting
the moves of your life
And in the river reflections
of me
(Blood
Brothers - Iron Maiden)
Da qualche tempo hai
iniziato a frequentare con regolarità quel vecchio molo. Te
ne stai lì, seduto, immobile tranne che per le gambe
lasciate mollemente penzolare sopra lo specchio d'acqua che riflette il
tuo volto chino e troppo sciupato per i sette anni che conti; lasci
passare le ore così, indolente, completamente disinteressato
nei confronti della vita che scorre tutt'intorno a te.
«Perché... lo hai
fatto?»
Superata la notte
della strage hai cominciato a realizzare quanto il tempo scorra in
realtà lentamente. A dispetto di pochi mesi prima, quando le
giornate apparivano corte, gonfie della frenesia con la quale venivano
vissute: l'impegno nello studio, le ore di estenuanti allenamenti, le
corse a casa, l'incredibile fame che ti coglieva all'ora di cena. La
pura energia del tuo corpo nonostante la buonanotte fosse ben oltre che
passata e l'ilarità del tuo cuore anche se, di tanto in
tanto, uno spillo giungeva a trafiggerti.
«Per testare le mie
capacità.»
Non sei ancora
pienamente cosciente della situazione in cui sei stato abbandonato. O,
più semplicemente, non vuoi vedere in che mostruoso essere
si è trasformata la realtà in cui vivi. Trascorri
le giornate stando ben attento dall'isolarti da chicchessia: non vuoi
che la parola ti venga rivolta, non vuoi udire i commenti sommessamente
bisbigliati da un orecchio all'altro e non vuoi incrociare le occhiate
sfuggenti, gli sguardi indagatori così pregni di egoistica
curiosità o, peggio, d'infinita compassione.
«Testare le tue
capacità? Tutto qui?»
Vorresti tanto
rinchiuderti in un luogo sconosciuto, da qualche parte nel mondo, dove
nessuno ti possa più vedere, parlare né
disturbare. Per questo passeggi spesso qui e là, durante le
ore della sera quando non sai che altro fare, alle estremità
del villaggio o in mezzo ai fitti boschi dove anche la luce della luna
fatica ad arrivare; perdi del tempo a trovare qualcosa di nuovo,
diverso, alla disperata fuga da tutto ciò che rappresentava
quel ieri che oggi
è andato arso dalle fiamme dell'omicidio.
Debole.
Cerchi una distrazione
perché il desiderio di riavere indietro tutto quello che
ricevevi grazie a quel ieri ormai perso, ti dà alla testa
peggio che la consapevolezza delle azioni compiute da tuo fratello
maggiore.
«Vorresti dirmi che solo per
questo hai sterminato il clan?»
Non hai saputo proteggere le
persone che ami.
Lentamente, e
nell'assoluto silenzio della tua stanza, ascolti il tuo spirito
appesantirsi, farsi più vasto ogni giorno di più,
e perdi quella sostanza, quel brio, quell'entusiasmo che prima ti
spingeva ad agire con disinvoltura, e con quell'infantile
spensieratezza che non potrai mai più recuperare.
Non
hai saputo opporti all'assassino.
L'hai
anzi lasciato fuggire...
Sei rimasto
completamente solo, abbandonato con te stesso, una persona che nemmeno
conosci; terrorizzato dall'avere tra le mani la tua esistenza e niente
altro con cui affrontare tutto ciò di cui è fatto
il mondo esterno. E allora ti fai prendere dal panico, ma ti ripeti di
non piangere. Che non devi piangere, perché tuo padre se ne
vergognerebbe, se fosse ancora in vita.
«Stupido fratello, se mi vuoi
uccidere mi devi odiare!»
Hai
lasciato che decidesse della tua vita.
Tuo padre. La persona
più enigmatica che accompagnava le tue giornate, quella
dalla quale hai sempre cercato con straordinaria caparbietà
la stessa attenzione dedicata al prediletto della famiglia, e
cioè al figlio da mostrare con orgoglio, il
trofeo: lo stesso individuo da cui ha poi cercato di proteggere la
mamma dall'affondo della sua katana.
«Devi sopravvivere come un
miserabile...»
Anche
avendo visto con i tuoi stessi occhi la sagoma di tua padre cadere al
suolo e morire ammazzato dal suo stesso figlio...
Con un esplosione
d'angoscia ricordi quella giovane e bellissima donna ch'era tua madre:
al mattino si curvava sopra al tuo letto per svegliarti con la sua
dolcezza e pronunciava il tuo nome come nessuno sapeva fare. Adoravi la
sua voce melodiosa, sembrava essere fatta per trasmetterti la pace che
non riuscivi a trovare altrove.
«Continuare a scappare... e
aggrappati alla vita.»
Ancora
non potevi credevi che l'adorato fratellone fosse lo scellerato!
Non
potevi crederci tanto che l'hai supplicato di non lasciarti...Ah!
Provi a ricordare i
momenti più luminosi della tua vita insieme a loro, cerchi
in tutti i modi di focalizzare davanti a te quei volti che tanto ti
mancano; tutto quello di cui hai bisogno è poterli vedere
ancora. Daresti qualsiasi cosa perché anche solo un flebile
raggio di sole possa raggiungerti in quell'abisso spaventoso e
infernale.
Sei
debole.
Debole!
Debole!
Ma la tua mente non fa
altro che ricreare l'immagine dei loro corpi senza vita, mutilati e
macchiati di sangue, e un ombra poco più in là
che li sovrasta: languidi occhi color cremisi fissi su di te, la voce
penetrante che nasce in un sussurro appena percettibile e che finisce
per mutare in un incessante ronzio... fino a diventare alta tanto che
la testa sembra doverti scoppiare in un milione di pezzi da un momento
all'altro.
«E un giorno presentati davanti a
me, con i miei stessi occhi.»
Pensi di starne
cadendo vittima, probabilmente potresti morire prima ancora di
accorgertene, fai per urlare ma, improvvisamente, ti accorgi di una
cosa: l'immagine che ti rimanda l'acqua sotto ai tuoi piedi non
è la tua.
Non
ti appartiene più.
Pensavi di fissare il
tuo viso stanco; non avevi compreso che ti è stato portato
via anche quello.
Ora
ci sono io e...
Il tuo riflesso
è stato sostituito con il suo.
…
quello là. Lo vedi quello là?
Itachi è
davanti a te, con l'espressione seria di chi non vuole lasciarti
dimenticare qualcosa di importante. Lui, quel fratello maggiore che
tanto hai amato non ha più niente a che fare con
quello che c'era prima: si limita ad osservarti, ma nei suoi
occhi non c'è niente. Sono vacui, spenti, quasi
disinteressati.
Guardalo,
e fallo bene... perché è la tua nuova ragione di
vita! Ah, ah, ah!
Lo sguardo caldo e
ridente, la schiena su cui appoggiarsi, le belle parole e la presenza
di chi, ora sai, sentivi come insostituibile e necessario, non erano
altro che falsità, menzogne accatastate uno dopo l'altra,
nel corso degli anni, atte a costruire quel muro insormontabile e che
ora si tramuta improvvisamente in una montagna dalla cima nebbiosa e
irraggiungibile.
E'
il tuo compito.
L'ossessione: la senti
formarsi e guadagnare terreno veloce come un destriero impazzito; cogli
il suo invito, lo fissi a tua volta ma in maniera cagnesca. Lo spettro
di quell'illusione che ti ostinavi a non lasciar andare ti abbandona,
ti arrendi alla rabbia, accetti di bere il calice avvelenato della
vendetta e attendi che quel vuoto echeggiante al centro del tuo petto
si riempia finalmente
di esso.
Il
tuo... odio.
Ti lanci contro quel
volto che senti improvvisamente di odiare così
maledettamente, urli, furioso, decidendo di percorrere quella via, di
eleggerti a vendicatore.
Giuralo!
E
io ti prometto, che lo distruggeremo!
Capisci che quella
è l'unica cosa da fare, che, oramai, la tua vita non avrebbe
alcun senso senza di essa, che lo devi
fare: in nome di tuo padre e di tua madre e di tutta la gente del clan,
in nome del tuo orgoglio...
Vendicatoreee...
E della tua sofferenza.
Che
la sfida abbia inizio!
«Itachi per
ucciderti supererò qualsiasi oscurità!
Conseguirò il potere a qualunque costo!»
I've been trying
To justify you
In the end
I will just defy you
(As
I am - Dream Theater)
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