CAPITOLO IV
<< Sei una ragazza difficile da trovare, Jane. Non sai
quanto abbiamo faticato >> Lei rimase a nascondersi
dietro la barriera dei suoi capelli scuri.
<< Se ti alzerai e te ne andrai non ti
succederà nulla, altrimenti considerati morto
>> Gli rispose, la voce spietata.
Lui rise, come se dubitasse delle parole della ragazza, ma poi
sentì qualcosa puntellargli lo stomaco e notò che
la bacchetta della ragazza era puntata dritta su di lui.
<< Non vorrai colpirmi? >> Chiese, dubitoso.
<< Credi esiterei? >>
<< Sì >>
<< Anche sapendo chi sono? >> Lui
sfoggiò la sua migliore espressione strafottente e fece
spallucce.
<< Non saresti capace di colpire una mosca. Il pacifico
ambiente di Hogsmeade ti ha rammollita >> Lei rise di
cuore e gli diede una pacca sulla spalla con la mano libera, come
fossero vecchi amici.
<< Ma io non ti voglio colpire >> Disse,
tra le risate.
<< Cos--? >>
<< Imperio... >> Sussurrò Jane
cambiando espressione. In un attimo gli occhi dell'uomo
divennero vacui.
Aberforth, che aveva assistito alla scena, perse un battito.
<< Cosa hai fatto?! >> Chiese agitato alla
ragazza, dalla quale non ricevette risposta: era troppo concentrata sul
suo burattino.
Si avvicinò all'orecchio dell'uomo sotto incantesimo e
sussurrò qualche parola.
<< Adesso te ne andrai e non tornerai più qui
a cercarmi. Tu non mi hai mai vista e il barman non è in
alcun modo collegato a me >> L'uomo seguì le
istruzioni con la massima attenzione e presto fu via.
Jane mise vi la bacchetta, mentre il vecchio suo tutore ancora cercava
di capacitarsi di ciò che aveva visto. << Cosa
hai fatto? >> Le chiese di nuovo, sconvolto. Lei aveva
un'espressione assente: era pentita di aver dovuto usare un incantesimo
del genere di fronte ad Aberforth.
<< Non potevo fare altro >> Si
giustificò candidamente.
<< Però non è la prima volta, vero?
>> Chiese l'uomo in tono accusatorio. Jane rise di cuore,
come se non potesse credere alle sue orecchie per la domanda che le era
appena stata posta.
<< Cosa ti aspettavi, Aberforth? Mi pare tu conosca la
mia storia. Non dovrebbe stupirti >> Ora era arrabbiata.
Lui scosse la testa, sconfortato.
<< Ma io non ti ho cresciuta così
>>
<< Puoi anche allevare un rovo come fosse una rosa,
Aberforth. Alla fine avrai sempre il rovo >> Detto
ciò, la ragazza svanì come era apparsa, una foga
diversa ad alimentare i suoi passi. Lui la seguì:
già presentiva ciò che stava per accadere, ma non
voleva proprio credere che fosse arrivato il momento. Non
così presto.
<< Cosa fai? >> Le chiese quando vide che
prendeva le sue cose. Jane non lo guardò negli occhi emntre
rispondeva.
<< Sanno che non mi sono trasferita come gli avevamo
fatto credere. Sanno che sono a Hogsmeade. Devo andarmene: se Kyle sa
già dove sono e che sono viva, la guerra è alle
porte, ormai >> Il vecchio non parlò e rimase
a fissarla. Lei si fermò e lo guardò, avvilita.
Gli voleva bene, ma non avrebbe rischiato che lui facesse una brutta
fine per rimanere con lui. Corse nella sua direzione e lo
abbracciò forte, come non faceva da molto tempo, poi lo
prese per le spalle e lo guardò negli occhi.
<< Ascoltami bene, Aberforth. Finché la
McGrannitt è in vita, Hogwarts è un posto sicuro.
Hogsmeade non lo è più, ormai. Devi andartene
>>
<< Dove andrai? >> Le chiese il vecchio,
preoccupato più per lei che per sé stesso.
<< È arrivato il momento di mettere in guardia
i Potter >> Rispose, semplicemente. << Ma
non posso farlo se non so che almeno tu sei al sicuro. La guerra di
vent'anni fa non sarà nulla in confronto a quella che si
combatterà adesso. Lui ha insegnato tutto a Kyle. Era
l'unico che considerava come suo pari e l'allievo è
diventato almeno tanto bravo quanto il maestro, ormai. Se scopre che tu
sai di me e che mi hai allevata ti ucciderà >>
Gli disse, scansandosi da lui per andare a cercare qualcosa in un
cassetto.
Aberforth la vide prendere tra le mani la pesante catena d'argento e
posare il medaglione sul tavolo più vicino.
<< Reparo! >> Urlò Jane,
puntando la bacchetta in direzione dell'oggetto.
In un attimo, lo squarcio al cuore del medaglione fu riparato e la S di
smeraldi fu ben visibile tra gli intricati ricami argentei.
<< Con questo mi crederanno >> Disse
più a sé stessa che all'uomo.
Indossò l'oggetto nascondendolo sotto i vestiti e
continuò a mettere via i propri effetti.
Aberforth scosse la testa.
<< I Potter ti uccideranno >> Jane rise.
<< Non ne hanno il potere >>
Affermò, senza un briciolo di paura negli occhi scuri. E il
vecchio sapeva che avesse ragione. Ma non loro avevano degli alleati.
Lui lo sapeva: c'erano i Weasley, tutti gli auror, i sopravvissuti...
non sapeva se sarebbe stata in grado di affrontarli tutti assieme.
Dopo tutto quello che aveva fatto per mantenerla in vita... Albus non
sarebbe mai stato d'accordo con lui. Albus l'avrebbe fata uccidere
subito, quando ancora non poteva difendersi. Ma lui non aveva avuto la
forza di compiere un atto tanto efferato e, al contrario, col tempo
aveva protetto la bambina da coloro i quali avrebbero dovuto essere i
buoni.
Ed ora lei stava andando dritta dritta nella tana del lupo.
Lei gli sorrise e prese la bacchetta e il resto delle sue cose.
<< Starò bene >> Promise.
<< Ma tu mettiti al sicuro >>
E, detto ciò, svanì sotto i suoi occhi.
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