Salve a tutti, poiché
mi sono ripromessa di rivedere tutti e setti gli anni di Draco, e di attenermi
alla vera storia di Harry Potter, potrebbero esserci alcuni capitoli noiosi,
dato che per me la vera storia
comincia verso il sesto anno, quando Draco…bè lo
sappiamo tutti cosa deve fare!!!
Spero di divertirvi e
di appassionarvi.
Un bacio e buona
lettura.
1. Hogwarts
Nelle vie di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di
persone affaccendate e indaffarate. In prossimità dell’inizio dell’anno
scolastico, streghe e maghi, facevano un salto nei negozi di articoli per la
scuola per gli ultimi acquisti.
Tuttavia,
per chi non aveva mai varcato i cancelli di Hogwarts, quello era un giorno
molto importante e ancor più faticoso. C’erano da comprare tutte le cose
stilate sulla lista e, scegliere, per quelli del primo anno, non era mai così
facile.
Fra
le tante teste risaltava quella di una donna ben impostata, con i capelli
raccolti in una pettinatura elegante. Vestiva di abiti scuri leggermente
pomposi, come la sua vaporosa pelliccia marrone. La donna era inseguita da una
figura più piccola e mingherlina, che si sforzava di starle al passo e di poter
sostare al suo fianco, nonostante i spintoni della folla.
“: Zia!
:” esordì la ragazzina al fianco della
donna “: Abbiamo a male pena comprato i libri, ma il resto della lista ci
manca. Non faremo meglio ad affrettarci? :”
“:
Sciocchezze tesoro! Sciocchezze! Avremo tutto per tempo :”
E
mentre le due continuavano a sgambettare fra le vie, videro finalmente la
vetrina del negozio che esibiva mantelli, divise scolastiche standard, cappelli
e altro. Senza procedere oltre, la zia trascinò dal braccio la piccola nipote,
conducendola all’interno del negozio. Con piacevole sorpresa, la piccola
costatò che all’interno del negozio c’era un silenzio confortante, ed un
calduccio niente male. Si sentiva ancora strattonata a destra e a manca, quando
la mano gentile di una donna prese la sua.
“: Che
piacere conoscere la nipotina di Matilde. Tua zia ti ha detto che eravamo
grandi amiche? :” La donna che si era curvata per raggiungere l’altezza dalla
bambina, aveva due grandi occhiali sul naso allungato e la pelle chiara.
La
piccola, intimidita, scosse semplicemente la testa.
“:
In verità non ci rimane molto tempo, gli prendi le misure, cara? :” chiese
cortesemente zia Matilde, e la sarta sorrise scortando le due clienti in un
angolo più appartato, dietro un separé. Ma proprio mentre stava per sparire
dietro il sipario, la piccola bambina vide due figure poco lontane alle prese
con una prova-divisa, pensò. Uno era di spalle e vestito di nero, aveva lunghi
capelli di un biondo chiarissimo, e la piccola non capì se fosse un uomo o una
donna. Coperto da quella figura doveva esserci un altro ragazzetto biondo, che
tuttavia non era ben visibile.
“:
Vado a prendere la divisa standard per quelli del primo anno… :” annunciò la
sarta, lasciando zia e nipote da sole. La giovinetta salì su una piccola
pedana, e rimase ad aspettare, sotto lo sguardo orgoglioso della zia.
In
verità la piccola era più impaurita che mai. Era sempre stata un strega, e lo
sapeva, ma non si era mai sentita così dentro
al mondo magico come in quel momento.
“:
Eccomi qui! :” trillò la sarta poco dopo, portando delle stoffe, che poco dopo
divennero gli abiti della ragazzina.
Non
più di dieci minuti dopo, la zia, la piccola e la sarta, fecero capolino da
dietro il separé, ritornando nella stanza principale. La piccola fu messa sopra
ad un’altra pedana, e davanti ad uno specchio.
Quest’ultima
rimase ad osservare la sua immagine riflessa, e si dondolò silenziosa. Aveva i
capelli neri come la notte, raccolti in un grazioso chignon e una leggera
frangia. Il viso era leggermente allungato con i lineamenti aggraziati, anche
se le guance erano ancora rosee e rotonde per via della giovane età. Gli occhi
erano blu come l’oceano, e la pelle pallida come le piume di un cigno. Il
corpicino era un po’ minuto ma giustamente proporzionato, ora avvolto da una
mantello semplice nero, mentre le gambe vestivano una gonna scura.
“:
Matilde, non mi hai ancora detto come si chiama questa graziosa bambina… :”
Alle spalle della giovane le due discutevano, mentre la sarta appuntava alcuni
spilli nelle parti troppo lunghe della divisa. Stava per rispondere proprio la
piccola, ma ancor prima che muovesse le labbra sottili, la zia prese parola.
“:
Si chiama Areal, ed è il mio orgoglio! :”
Areal arrossì, e chinò il capo, mentre la sarta sorrideva e annuiva. “:
E dimmi… :” continuò la sarta “: in che casa pensi che la metteranno? :”
“: Oh!
:” la grossa zia Matilde se la rise. “: non ne abbiamo la più pallida idea. :”
ed iniziò a spiegare. “: vedi mia cara, suo padre era un Serpeverde… :”
In
quel momento, la piccola Areal scorse le due figure bionde, poco lontane da lei,
che criticavano il lavoro della povera commessa che si sforzava di prendere le
misure giuste, voltarsi senza un briciolo di educazione per fissare lei e sua
zia. E l’interesse dei due biondi, che sicuramente erano padre e figlio, era scaturito
alla parola Serpeverde…
“: …Ma sua madre era una Corvonero, mentre
io, ovvero sua zia, ero una Tassorosso, e mio marito un Grifondoro! :” Continuò
la zia, e a quelle parole i due biondi scossero il capo e tornarono ai loro
affari.
“:
Oh! Ma allora è tutto da vedere! :” convenne la sarta “: vieni un attimo con
me, ho delle cose da mostrarti … :” e così dicendo, la sarta condusse la zia in
un’altra stanza, lasciando Areal sola davanti allo specchio. La piccola si
dondolava per osservare le pieghe di un mantello che non aveva mai indossato
prima d’ora, e si gongolava nell’idea che da lì a poco si sarebbe sentita
davvero strega, dentro le mura della più grande scuola di magia e stregoneria.
“:
Disturbo? :” chiese una voce piatta ma leggermente acuta.
Quando Areal si guardò in torno, costatò che tutti gli adulti si erano
tolti dalla scena, lasciandola da sola con un ragazzo biondo, lo stesso che
l’aveva fissata poco prima. Il bambino in questione era pallido molto più di
lei, e i suoi capelli chiarissimi erano tutti tirati all’indietro. Il suo volto
era abbastanza grazioso, e corredato di due occhi azzurrini, tuttavia qualcosa
nella sua espressione non piacque affatto ad Areal.
“: Scusa,
ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde… :”
ammise il biondo.
“:
Si, perché? :” sussurrò Areal, e a quella conferma un ghigno soddisfatto si
fece largo sul volto del bambino, che le tese una mano.
“:
Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da
secoli, magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due
chiacchiere… :”.
Areal fissò in tutta serietà il bambino, e la sua espressione poco
rassicurante, ma per educazione gli strinse la mano.
“:
Io mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde… :”.
Come se si fosse appena scottato, Draco ritrasse la mano, sforzandosi di
nascondere il disgusto comparso sul suo volto.
“:
Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde :”
“:
Si, ma bisogna anche essere… :”
“:
Essere? :”
“:
… Cattivi!:”
Il
biondo rimase a fissare l’espressione intimidita di Areal per un po’, poi
scoppio a ridere, ma sicuramente senza allegria. “:Cattivi? Cattivi?:”
starnazzò, falsamente indignato e quasi divertito. “:Preferisci finire fra i
secchioni Corvonero?, o fra quei bonaccioni buoni a nulla dei Tassorosso? O
peggio, fra quei damerini pomposi di Grifondoro?:”
Areal rimase in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal bambino. Non
sapeva cosa dire, ma non era d’accordo con quelle parole appena udite.
“:
Tsk! Spero che tu possa cambiare idea… :”
e detto ciò il biondo di nome Draco se ne tornò nel suo angolo, poco prima che
gli adulti facessero il loto ritorno. Tuttavia, mentre una nuova sarta e zia Matilde
le sistemavano il mantello, Areal non poté fare a meno di pensare che la
compagnia di quel ragazzino non fosse delle migliori, e che avrebbe davvero
fatto bene a sperare di non finire fra i Serpeverde.
Poco dopo zia Matilde e Areal ripresero a passeggiare fra le vie
affollate di gente indaffarata almeno quanto loro, quando, d’improvviso, si udì
il vociare di un uomo seguito da una figura piccola e nera che piombò sulla
testa di Areal con uno starnazzare sinistro. Zia Matilde strillò preoccupata,
mentre Areal, che aveva capito perfettamente cosa era successo, rimase
immobile.
Quando arrivò un uomo magro con il fiatone, Areal allungò la mano verso
la propria testa, e sulla sue dita si artigliarono due zampette. Nel momento in
cui Areal abbassò il bracciò, poté vedere chiaramente la piccola civetta sulla
sua mano, che pian piano, passò sul suo avambraccio.
Era
un piccolo gufo, probabilmente ancora cucciolo, ed era tutto nero, con occhi
color del ghiaccio e sfumature grigie sul collo piumato.
“:Dovete
scusarmi, ma mi è scappata. Non è ancora del tutto adulta, e mi da qualche
problema. State tutti bene?:” mugugnò il tizio magro, ancora piagato per la
corsa che aveva fatto.
“:Lei
è un pazzo!:” abbaiò zia Mutrian “:e se quella bestia selvaggia aggrediva la
mia nipotina, si rende conto di…:”
“:Aspetta
zia!:” fece Areal “:Sbaglio o sulla lista c’è un gufo?...:”
Sia
la zia che il tizio la guardarono incuriositi.
“:Vuoi
proprio quello tesoro?:” chiese la zia, apprensiva, dopo aver capito cosa
intendesse la nipote.
Areal osservò ancora la piccola civetta nera, ora tranquilla sul suo
braccio, che le ricambiava lo sguardo. Quella civette era sicuramente
intelligente.
“:Si,
Voglio questa!:”.
Acquistata la civetta femmina nera, la zia guidò Areal nell’ultimo
negozio, in cui tuttavia sarebbe avvenuto l’acquisto più importante. Ma proprio
dal negozio di Olivander, il venditore di bacchette magiche, videro uscire un
omone gigante, con un cespuglio scuro al posto di capelli e barba, seguito da
un ragazzino piccolo ed impacciato con gli occhiali.
“:Zia!:”
fece Areal a bocca spalancata “:ma quello è un gigante!:”.
”:Un
mezzo gigante, per l’esattezza. Se non sbaglio è il guardacaccia di Hogwarts…:”.
Quando le due entrarono finalmente nel negozio di bacchette, Areal venne
catturata dall’odore di antico che era come intrufolare il naso fra migliaia di
pagine di vecchi libri. Il negozietto aveva tutti gli scaffali pieni ed
impolverati, ed era abbastanza buio.
“:Ma
chi si vede dopo tanto tempo! Matilde!:” Esordì allegramente il vecchio
fabbricante di bacchette, e già da lì il cuore di Areal mancò di un battito.
Finalmente avrebbe avuto una bacchetta magica tutta sua.
“:Ha
da molto che non ci si vede, Olivander, cosa mi proponi per la mia nipotina?:”
L’anziano sbirciò la piccola Areal, e il suo viso si illuminò, mentre
agitava il dito. Sparì dietro alcuni scaffali, e tornò con una scatoletta blu
in mano.
“:Legno
di quercia e nucleo di scaglie di drago… prova questa!:”
La
piccola prese timidamente la bacchetta scura e leggermente corta che l’uomo le
passò, e poi, sotto lo sguardo curioso della zia, agitò la bacchetta, ma ne
venne fuori solo un autentico disastro. Tutte le scatolette alla sua destra
caddero rovinosamente a terra.
“:Direi
di no, Olivander…:” e detto ciò la zia sfilò dalle piccole mani di Areal la
bacchetta. Areal la lasciò fare, dato che era rimasta a fissare le scatole a
terra.
Il
vecchio Olivander agitò di nuovo il dito e sparì di nuovo oltre gli scaffali,
quando tornò reggeva tre diverse scatolette che esibì sul bancone.
Pazientemente aprì la seconda scatoletta nera, e ne estrasse una bacchette di
legno chiaro.
Senza proferir verbo Areal prese la bacchetta e l’agitò, e stavolta la
situazione peggiorò, difatti uno scaffale alle spalle di Olivander saltò per
aria. Areal mise subito via la bacchetta, zia Matilde fissò ansiosa il
fabbricante di bacchette, mentre quest’ultimo si picchettò il mento,
pensieroso.
“:Non
immaginavo un disastrò simile con quest’ultima bacchetta…:” ammise con la
fronte corrugata “:Ma forse ho un’idea…:” e senza considerare minimamente le
altre due scatolette, sparì nuovamente fra gli scaffali. Quando tornò aveva in
mano una graziosa scatoletta panna avvolta da un nastro rosso.
“:Bada
ragazzina, questa bacchetta è abbastanza particolare. Né potente né debole,
solo particolare:”.
Nella mente di Areal risuonò la parola: Particolare.
Dalla scatola Olivander tirò fuori un’elegante bacchetta bianca, con
sfumature in legno chiaro. Il manico era appena intagliato sul legno.
“:Legno
d’acero e ciliegio. Il nucleo è composto da capelli di sirena e crime di
unicorno… Lunghezza: dodici centimetri e mezzo:”.
“:Sei
sicuro che vada bene?:” chiese la zia, stupita “:Mi sembra molto strana come
bacchetta…:”
“:Particolare:”
rimarcò tranquillo l’uomo.
Quando l’esile mano di Areal impugnò la bacchetta d’acero, sentì
riemergere dentro di se tutto il potere che non aveva mai percepito prima.
Sentì la magia affluire sulla sua mano quando agitò la bacchetta e le scatole
cadute sulla parete di destra tornarono al loro posto in perfetto ordine.
La
zia sorrise d’approvazione, e anche l’uomo fece più cenni con il capo.
Al
secondo colpo di bacchetta, la parete alle spalle di Olivander si aggiustò per
incanto.
“:Complimenti
per la sua nuova bacchetta. Particolare come lei evidentemente…:” e con un ultimo
sorriso Olivander confermò ad Areal che aveva appena trovato la bacchetta
adatta a lei.
“:Mi
raccomando presta attenzione ad ogni cosa che fai. Rispetta le regole e gli
insegnanti, non litigare con nessuno, e sii giudiziosa:”
“:Lo
sono sempre zia Matilde:” rimarcò Areal.
Le
due erano sul binario nove e tre quarti, e un carrello carico di un baule, due
borsoni ed una gabbia con un gufo, se ne stava accanto a loro.
Ormai era ora. Era davanti al treno che l’avrebbe condotta ad Hogwarts.
Aveva aspettato da tanto quel giorno, ma in quel momento le sembrava tutto
congelato, forse da un momento all’altro sarebbe caduta per terra senza
recepire altro.
Quando i suoi beni personali vennero caricati sul treno, Areal diede un ultimo
abbraccio alla zia e salì con il cuore in gola sul treno rosso. Sentiva il
tamburellare del proprio cuore dentro le orecchie, nonostante si ripetesse di
mantenere la calma. Quando trovò un vagone vuoto vi entrò e si sedette di
fianco al finestrino, lasciando che la sua mente si affollasse di immagini di
lei nella grande scuola magica, o alle prese con stregonerie varie.
“:Possiamo?:”
Areal si voltò verso la porta del vagone, e vide fare capolino una testa
con corti e spettinati capelli color dell’oro. Era una ragazza con un grazioso
viso da fatina dei boschi, e due occhi verdi.
“:Certo!:”
sorrise Areal e la ragazza si intrufolò nel vagone seguita da un’altra ragazza
che si sedette al fianco di Areal. Entrambe le due nuove arrivata dovevano essere
del primo anno.
“:Mi
chiamo Canni Longus:” E la ragazzina dai capelli
corti seduta di fronte ad Areal le tese la mano.
“:Io
mi chiamo Emma Longus!:” anche la ragazza al suo
fianco si presentò. Questa aveva una chioma di capelli ricci castano chiaro che
le arrivavano appena sopra le spalle ed anche i suoi occhi erano verdi, mentre
le guancie erano spolverate di lentiggini.
“:Tanto
piacere, io mi chiamo Areal. Siete sorelle?:”
“:Cugine!:”
rispose Emma al suo fianco, e tirò fuori un libro. Areal lesse il titolo
incuriosita.
“:Il ritratto di Dorian Grey!
Anche a me piacciono i libri dei Babbani!:” costatò
entusiasta.
“:Oh
si! :” ammise Emma “:è la seconda volta che lo leggo!:” ed arrossì.
“:Lei
legge sempre e ovunque, sarà di sicuro una Corvonero!:”
si intromise Canni, quasi annoiata.
“:Anche
io leggo molto, ma non ho idea di dove mi metteranno:” confessò Areal a testa
bassa.
“:Leggere
piace anche a me, ma mi reputo un po’ troppo impavida, magari mi assegnano a Grifondoro!:”. E dopo le ultime parole di Canni le tre
iniziarono a ridere.
Poco prima che il vagone si fermasse indossarono le loro divise, e
quando fu ora di scendere con i loro bagagli al seguito, le tre rimasero unite.
Fra
la folla, Areal riconobbe il cespuglio scuro di capelli che altri non era che
il guardiacaccia di Hogwarts che aveva incontrato all’uscita di Olivander.
“:Primo
anno! Per le barche da questa parte!:” tuonò la voce del mezzo gigante.
Quando seguendo la ciurma di ragazzi del primo anno, giunsero alle
famose barche, Areal trattenne il respiro. Era tutto buio, ma le lanterne su
ogni barca spezzavano l’oscurità, solo in lontananza il profilo illuminato
della grande Hogwarts. Nella sua vita Areal non aveva mai visto una scena
tanto… magica.
Sulla barca era insieme alle due cugine e ad un ragazzino timido che non
conoscevano, e durante la traversata Areal scorse il biondo che aveva
conosciuto dalla sarta, e distolse immediatamente lo sguardo.
Dopo anni di attesa, scesi dalla barche, gli undicenni varcarono in
gruppo unico la grande soglia di Hogwarts, e come Areal e le sue nuove amiche,
tutti erano impazienti ed emozionati. La prima cosa che sarebbe rimasta
impressa nella mente di Areal sarebbero state le fredde scale di marmo che
salirono, fino a giungere all’ultima rampa dove una strega imponente e maestosa
diede loro il benvenuto.
“:Quella
è la professoressa McGranitt!:” sussurrò Canni.
“:Benvenuti
ad Hogwarts:” iniziò cordiale la strega “:Dunque, fra
qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete a i vostri compagni. Ma
prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre case. Sono: Grifondoro,
Tassorosso, Corvonero e Serpeverde:”
“:Io
me ne torno a casa se mi mettono in Serpeverde!:”
sussurrò Emma, terrorizzata, e Canni annuì.
Le
tre avevano trovato posto al centro delle scale, ma vedevano bene la
professoressa che aveva iniziato a spiegare che la casa in cui sarebbero stati
assegnati ognuno di loro sarebbe stata come la loro famiglia. Areal vagò con lo
sguardo, fino a rivedere il biondo appoggiato alla ringhiera e affiancato da
due grossi ragazzini.
Tutti sghignazzarono quando un bambinetto esclamò “:Oscar!:” e corse a
prendere il suo rospo gracchiante, sotto lo sguardo severo della McGranitt.
“:La
cerimonia dello smistamento inizierà fra pochissimo:” e detto ciò la strega si
congedò, lasciando i giovani ad attendere. Tuttavia non ci fu neanche un attimo
di silenzio, poiché una voce che Areal riconobbe a malincuore, si fece udire.
“:è
vero allora, quello che dicevano sul treno:” la maggior parte seguì la scenetta
“:Harry Potter è venuto a Hogwarts!:” e a quel
preciso nome tutti trattennero il fiato.
Areal vide lo stupore stampato sul volto di Canni ed Emma “:Che c’è che
non va?:” chiese ingenuamente, dato che nella sua memoria quel nome non
compariva.
“:Ti
dice niente Il Bambino Che È
Sopravvissuto?:” la indirizzò Canni, scioccata dalla sua mancanza. Ma detto in quel modo, Areal capì subito.
Harry Potter era l’unico ad essere sopravvissuto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Tutto il mondo magico conosceva quella storia.
“:…
E io sono Malfoy!:” continuò il biondo avvicinandosi
al famoso Harry Potter. “:Draco Malfoy!:” Ma a quella
precisazione un rosso al fianco di Harry se la rise, cosa che non piacque al
biondino. “:Il mio nome ti fa ridere e!? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo:
Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano… Devi essere un Weasley!:” .
Areal fissò carica d’odio quel Draco, capendo che da quel momento lo
avrebbe odiato per sempre. Come poteva esistere qualcuno di tanto arrogante e
miserevole? Come si permetteva di parlare così a quel rosso? E poi
quell’espressione untuosa e meschina sulla sua faccia ribelle e soddisfatta, le
fece venire il voltastomaco.
“:…Scoprirai
che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter. Non vorrai fare
amicizia con le persone sbagliate… Posso aiutarti io…:” E come aveva fatto con
Areal alla sartoria, Draco Malfoy allungò la mano verso Potter, chiara
richiesta di alleanza e fiducia.
“:So
riconoscerle da solo le persone sbagliate, grazie!:” e dopo la sua elegante
spiegazione, il tranquillo Harry Potter rifiutò la stretta di Malfoy, che era
tutt’altro che contento.
“:Potter
Uno. Malfoy Zero!:” sentenziò Canni, soddisfatta, all’orecchio di Areal, che si
concesse un ghigno d’approvazione.
Nel
frattempo la McGranitt era tornata, e invitò i ragazzi a seguirla dentro la
famosa sala grande dove Areal e tutti gli altri, sarebbero stati smistati…
Continua…