Shikamaru Nara
Non
si può scegliere chi amare, a volte il destino ti pone davanti
molte strade, molte persone, molte possibilità ma poi sei tu a
dover scegliere quale seguire ma ciò non avviene sempre a
volte accadono cose che non possono essere evitate, innamorarsi
è una di queste, ho sempre pensato che l’amore fosse una
cosa naturale e bellissima,. Un sentimento capace di completare la
propria esistenza, non ho mai considerato l’altro lato della
medaglia, ovvero il suo opposto, l’amore non è solo
completezza, l’amore può essere anche vuoto e dolore, una
voragine dell’anima.
La
vita sa essere beffarda e la sua crudeltà può dilaniare
qualsiasi cuore, tuttavia regala ad ognuno di noi una
possibilità.. un custode.
Shikamaru Nara
Per lui le
donne erano un mistero, oltre che un’enorme seccatura. Non era
mai riuscito a comprenderle e negli anni le cose non erano certo
cambiate; solo un po’ di esperienza, forse, aveva reso il suo
rapporto con l’universo femminile meno disastroso. Sembrava che
il fato avesse fatto di tutto affinchè anche il giovane Nara
potesse entrare in connessione con quello che, a parer suo, era errato
chiamare “gentil sesso”.
Si era spesso
domandato chi fosse stato lo sprovveduto o presuntuoso essere, che
aveva avuto la genialità di definire la categoria femminile come
“gentile” e “debole”!
Le donne erano
tutt’altro che deboli, erano delle despota travestite da
agnellini; delle streghe mascherate da principesse. Perché
sì, doveva ammetterlo, alcune ragazze erano davvero piacevoli
alla vista; La Yamanaka ad esempio, con la sua folta capigliatura
bionda e gli occhi azzurri brillava di un fascino intrigante, complice
anche il fisico perfetto. L’Haruno, invece, con quegli
improbabili capelli confetto e lo sguardo smeraldino mostrava una
bellezza più tenera e dolce; Temari invece trasudava di una
sensualità selvaggia e provocante, Hinata, bè Hinata era
la classica bella ragazza che con la sua fragilità
risvegliava quell’atavico istinto di protezione insito nel
cuore umano, e perfino Youshino, sua madre, seppure non
più in giovane età aveva una sua bellezza, che a detta
del padre, somigliava ad un misto di Temari e Sakura benché non
spiccasse per stravaganza come le due ragazze; ecco, forse fisicamente
era la tipica bellezza fresca e sbarazzina un po’ come
Tenten.
Ad ogni modo,
per quanto belle, le donne era meglio solo guardarle! da lontano
ovviamente, per non cadere nella loro rete. Era questa la loro arma,
riuscivano a catturarti con un’innata facilità per poi
sottometterti senza remore alcuna, sfruttando il loro aspetto e tutti
quegli assurdi stratagemmi che solo una donna sapeva usare.
Shikamaru era
ormai convinto che la vera essenza del ninja risiedesse
nell’animo femminile; un entità simulatrice, ingannatrice,
forte e letale! Sì, perché le donne sanno fingere, le
donne sanno manipolare, le donne sanno sempre e comunque ottenere
ciò che vogliono col minore degli sforzi dato che a faticare
sono gli uomini.
Sia che
usassero le loro arti ingannatrici, sia che adoperassero le maniere
forti, le donne erano le vere reggenti della vita di un uomo, lui
stesso era come perseguitato dal loro potere pur mantenendosene
lontano. In primis, torreggiava l’indiscutibile supremazia di sua
madre, sia su di lui che su suo padre, che inspiegabilmente si
ritrovava a giustificare i comportamenti della donna con scuse che, a
parer suo, passavano dall’ovvietà alla più
irrazionale delle motivazioni.
Ricordava
perfettamente il giorno in cui aveva confidato al padre il suo odio per
le donne, nonché la sua incapacità di afferrare il motivo
che lo aveva spinto a sposarsi, per di più con Yoshino; A suo
avviso il padre, sposandola, non aveva fatto altro che firmare la sua
condanna a vita per mano di una despota. Shikaku, d’altro canto,
affermava sovente che il temperamento della moglie fosse invece
necessario per contrastare la proverbiale svogliatezza dei Nara.
Questa
motivazione, con un considerevole sforzo, poteva anche accettarla; ma
assecondare la giustificazione del padre quando affermava che Yoshino
era dolce,
gli sembrava davvero impossibile! Eppure Shikaku aveva delineato
chiaramente il concetto << anche la donna più scontrosa sa
essere dolce con la persona che ama>>. In tutta
sincerità il giovane Nara non avvertiva tutta questa
dolcezza né nella madre nè nelle altre esponenti della
razza femminile con cui aveva a che fare, se non forse in Hinata; ma
doveva ammettere che non conosceva a fondo la ragazza, e che quindi, la
sua poteva benissimo essere una maschera come quella che indossavano
Ino o Sakura.
Ancora immerso
nei suoi pensieri, Shikamaru si accorse di essere finalmente arrivato
sulla sua collinetta, ai bordi del bosco di konoha. Si sdraiò
sulla soffice e calda erba lasciandosi scaldare dei raggi del
sole ormai morente, dirigendo la sua attenzione alle nuvole. Amava
guardarle, lo aiutavano a liberare la mente, o per meglio dire, a
riordinarla. Perché in quella quiete, tutti i suoi pensieri
trovavano il giusto posto, il giusto ordine; importanti o frivoli che
fossero invece di gravare divenivano leggeri, a volte piacevoli altre
invece svanivano semplicemente.
Ma quel
giorno, tutto ciò che chiedeva a quelle nuvole, era di
spiegargli il perché anche il più misogino degli uomini
di tanto in tanto, si ritrovasse a pensare ad un eventuale futuro che
lo vedeva marito e padre. Ripensò al giorno in cui credette per
la prima volta di morire, quando, accerchiato dai nemici, la sua mente
non riuscì a trovare nessun tipo di strategia che potesse dargli
delle percentuali di sopravvivenza ragionevoli. Quel giorno, ricordava
bene, aveva immaginato il suo futuro, quello che avrebbe voluto, ed
inspiegabilmente questo comprendeva una moglie e due bambini, una
femmina e un maschio. Non aveva pensato ad una vita da scapolo, magari
ancora a casa dei suoi ad oziare oppure in compagnia di Choji a
guardare le nuvole con un sottofondo di patatine sgranocchiate, non
aveva pensato ad una vita “semplice” ma al matrimonio.
Era stata una
cosa istintiva che tuttavia lo aveva fatto riflettere in seguito,
facendogli spendere pomeriggi interi su quella collina per rimuginarci
sopra, ed ora, iniziava a pensare che dopotutto l’uomo è
un animale sociale e come tale sente il bisogno di vivere in compagnia;
senza contare la miriade di componenti antropologiche che vedevano i
comportamenti sia dell’uomo che della donna rivolti nella
perpetuazione della propria specie. Insomma, da un punto di vista
analitico, procreare poteva essere visto come un dovere verso la
propria razza, dopotutto, anche il maestro Asuma aveva affermato che
erano proprio i bambini “il re da proteggere”
perché essi rappresentano il futuro. Certo lui questa piccola
nozione l’aveva imparata solo di recente, ma magari il suo
eccezionale QI lo aveva già inconsciamente compreso quando lui
stesso poteva quasi definirsi uno dei re..
Il rampollo dei
Nara volò con la mente al suo maestro, a quella sua ultima
lezione come sensei, amico e compagno, ed ovviamente anche a Kurenai e
alla tenera vita che le cresceva in grembo. Solo qualche altro mese ed
avrebbe visto la nascita di un nuovo re, quello che sarebbe diventato
suo allievo.
Staccò
un filo d’erba e se lo portò alle labbra giocandoci
distratto, dopotutto non sarebbe stato male un giorno avere anche lui
dei figli anche se, ne era certo, crescerli sarebbe stata davvero una
seccatura, per non parlare della madre dei suoi eredi, quello sarebbe
stato un vero problema. Non solo sopportarla ma anche trovarla non
sarebbe stata un’impresa facile, però non poteva fare
tutto da solo, bisogna essere in due per certe cose; decisione
irrevocabile di madre natura che, guarda caso, viene identificata al
femminile. Era proprio vero che le donne portavano sempre guai
Non si può scegliere chi amare ma abbiamo sempre la possibilità di decidere a chi donare il nostro cuore.
Il giovane
ninja chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni l’aria fresca
della sera, mentre gli ultimi sprazzi di luce arancione si mischiavano
col blu del cielo in un’affascinante viola tenue.
Non
passò molto tempo che un delicato profumo di fiori iniziasse a
cullare il suo riposo, cosa che invece non si curò di fare una
mano diafana che gli sfilò dalla bocca il filo d’erba per
poi utilizzarlo come tortura, punzecchiando il viso del ragazzo.
-Mendokuse Ino! Possibile che non si possa mai riposare in pace?
-Suvvia
Nara non ti arrabbiare, volevo solo capire se eri sveglio o
meno.- Affermò sorridente la kunoichi prima di prendere posto
accanto a lui
-E ammettendo che stessi dormendo non pensi che in quel modo mi avresti comunque svegliato?-
Ribatté piccato il giovane
Bé l’intento era proprio quello, non sono certo venuta qui ad annoiarmi.- Rispose saccente la ragazza.
Ecco
un’altra cattiva, cattivissima, abitudine delle donne! Volere
sempre l’ultima parola, e dannazione se ci riuscivano.
-Ino… esattamente, perché sei venuta qui?
-Non avevo
niente di meglio da fare e visto che qualcuno è stato
così pigro da saltare la cena, ho pensato che magari potesse
avere un po’ di fame.
La Yamanaka
lasciò cadere pesantemente il bento da lei preparato sullo
stomaco del compagno che, all’impatto, fu costretto ad assumere
una posizione seduta. Guardò scettico il contenitore di legno
accuratamente chiuso da un tovagliolo verde e poi il profilo della
ragazza seduta accanto a lui che aveva indirizzato la sua attenzione
all’orizzonte alla ricerca di Venere.
Shikamaru
sospirò appena prima di aprire il contenitore e notare
l’ordine e la cura con cui tutto il cibo era stato riposto,
istintivamente inarcò un sopracciglio e rivolse nuovamente lo
sguardo su Ino che adesso lo guardava perplessa.
-Se non ti fidi
puoi anche non mangiarlo Shikamaru, il mio è stato un semplice
gesto dettato dal buon senso. Ammettiamolo, i tuoi punti di forza
sono le capacità strategiche e il QI di cui sei dotato, e tutti
sanno che si ragiona meglio a pancia piena. Senza contare che
sicuramente per te perfino mangiare è una seccatura quindi, per
non perdere un compagno e privare Konoha del suo genio ti ho portato la
cena. Ma bada che non diventerà un’abitudine questa! Anzi
mi sto già pentendo del mio gesto!
Bla bla bla ma
quanto poteva parlare una persona senza prendere fiato? Era una domanda
che Shikamaru si poneva spesso da quando aveva conosciuto la Yamanaka
riscontrando innumerevoli cambiamenti alle sue stime, ciò che
invece aveva notato, era che il numero di parole e la rapidità
con cui venivano pronunciate associate alla irrilevanza e incongruenza
delle stesse, cresceva in maniera direttamente proporzionale ad disagio
della compagna e questo voleva dire che Ino si trovava in imbarazzo.
Sbuffò
rassegnato e prima che la ragazza non fosse più a tirata di
mano, la afferrò per un braccio facendola rovinare nuovamente
sul manto erboso per poi osservare il suo sguardo turchese carico
di astio. Sapeva già cosa sarebbe accaduto di li a poco, ovvero
avrebbe dovuto sorbirsi urla e strilli che probabilmente
sarebbero stati uditi, oltre che da lui, anche da mezzo villaggio;
senza contare le note più alte, che sicuramente avrebbero
allarmato tutti i cani del clan Inuzuka che si sarebbero uniti allo
schiamazzo della ragazza. Pensò rapidamente alla mossa
più intelligente da fare per ridurre i danni provocati da.. be
non sapeva da cosa ma era certo che la colpa fosse sua. Era ovvio, la
Yamanaka era nata per essere una seccatura, la sua seccatura; mentre
lui era nato per farla infuriare, il più delle volte con il suo
comportamento pigro e ozioso.
-Perché non mangi qualcosa anche tu? Qui c’è tanta roba e cenare da soli è davvero seccante!-
Aveva lasciato
il suo polso per prendere in mano le bacchette e riporre il largo
tovagliolo sul prato deponendoci sopra il contenitore col cibo per poi
indirizzare le sue iridi pece verso quelle turchesi e indecise di lei.
L’erede
del clan Nara decise di sfruttare quella titubanza a proprio favore,
forse, per quella volta, sarebbe riuscito a non incorrere nelle ire
della ragazza. Rinsaldò la presa sulle bacchette e con decisione
si portò un involtino in bocca per poi passare ad una
nuova pietanza. Le sue intenzioni erano di fermarsi al secondo boccone
per controllare le reazioni di Ino; ma si ritrovò ad assaggiare
ogni singolo scompartimento di quella cena tanto inaspettata quanto
buona. Già, doveva ammetterlo, quella cena era una delle
migliori che avesse mai mangiato. A ben pensarci tutti i pasti che gli
portava la Yamanaka erano squisiti, ma quello era il primo che
consumava da solo con lei, senza la tensione di una missione o la
presenza di Choji o Asuma.
-Ehi Nara, non pensi di dovermi lasciare qualcosa visto che mi hai chiesto tu di restare?-
Shikamaru si
interruppe solo un momento, quello che sfruttò Ino per rubargli
le bacchette dalle mani e iniziare a mangiare anche lei divertita
e sorridente, dando cosi vita ad un gioco che li vedeva a turno ladri e
vittime.
Una volta
conclusa la cena i due ragazzi si sdraiarono sull’erba con gli
sguardi rivolti al cielo, le labbra ancora incurvate verso l’alto
e la mente ferma a quei momenti di gioco.
Shikamaru si
concesse qualche minuto ad osservare il profilo della compagna
illuminato dalla luna ancora troppo acerba per mostrarlo
nitidamente e si ritrovò a pensare che, dopotutto, anche se era
davvero ma davvero seccante, a volte si dimostrava una compagnia
sinceramente piacevole; anche se la sua voce spesso rasentava note
umanamente inaccessibili, se la sua vanità la rendeva spesso
irascibile e manesca, se la metà delle volte in missione
agiva d’istinto facendogli perdere anni di vita e mandando i suoi
piani in fumo, sapeva che una vita senza Ino Yamanaka sarebbe stata
davvero… una seccatura.
Lei non era il
tipo di donna che si era prefissato di sposare, e di certo una vita con
lei non sarebbe stata normale e tranquilla come immaginava, tuttavia,
nemmeno quel giorno nella radura le sue congetture si erano avverate.
Lui era sopravvissuto grazie all’inaspettato arrivo di Asuma
sensei e ovviamente era stata una realtà nettamente migliore
della sorte che si aspettava di riceve.
Forse, non
avrebbe dovuto affidare il suo cuore alla statistica delle
probabilità di una buona riuscita nella scelta di una possibile
compagna. Forse la futura custode del suo cuore doveva essere scelta in
base a parametri diversi da quelli della mente.
-Credo sia ora per me di tornare a casa-
Iniziò Ino abbandonando il suo giaciglio per raccattare il contenitore del bento.
Shikamaru si mise in posizione seduta osservandola attentamente nei suoi gesti interrompendola con poche semplici parole
-Era buona la cena.
La Yamanaka gli
sorrise in risposta per poi alzarsi elegantemente col fagotto
verde in mano e tentennare qualche secondo appena
- Ci vediamo domani Nara- Continuò poi con ancora il sorriso sulle labbra.
-Aspetta Ino, ti accompagno. È una seccatura, ma non posso certo farti tornare sola.-
Parole quasi
sgarbate per qualcuno che non fosse Shikamaru Nara, e irritanti se non
fossero state dette con la sua voce; ma Ino, non se lo fece ripetere
due volte e afferrato il braccio del compagno che ora sbuffava
imbarazzato e seccato, si incamminò verso il villaggio
inspiegabilmente raggiante.
Tentare non
nuoce dice il detto, quindi perché non provare ad affidare a
lei, così diversa, quella parte del suo animo, a lui,
così sconosciuta?
Ciao a tutti
ecco il secondo personaggio! Shikamaru ovvero uno dei miei personaggi
preferiti in Naruto! lo adoro!!! Non so perché ma mi ha
intrigato fin da subito, ha un suo fascino. È un genio ma non
è secchione, è molto forte ma ama stare nell’ombra,
dice di essere il numero uno dei codardi ma è pronto ad
immolarsi per i suoi amici, afferma perennemente di non voler
fare nulla ma poi svolge i suoi compiti con maestria e tanto, tanto,
taaaanto altro ancora! È perfetto!!!!! XD
Comunque…
spero che questa shot sia più carina delle precedente e mi
auguro di ricevere qualche commentino se non altro per sapere se vi
è piaciuta o meno e quali errori commetto…insomma le
critiche costruttive sono ben accette anche perché ne ho davvero
bisogno.
Un immenso grazie a tutti coloro che leggeranno e/o commenteranno questa storia
Un abbraccio
Mikamey
|