Come (non) scrivere una storia d'amore

di alister_
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Qualcuno urla, fuori. Probabilmente è il mio vicino: vecchio, straniero, burbero. Si lamenta sempre. Lo ignoro, ho cose più importanti a cui pensare. Devo concentrarmi.

 

Le mie dita, lunghe e pallide, si muovono nervosamente sul bordo della scrivania, in un ticchettio che vorrebbe seguire il ritmo della canzone di sottofondo. Un pezzo metal, piuttosto duro, al massimo del volume: probabilmente è per questo che il vicino fa schiamazzo.

 

Le mie sopracciglia si avvicinano una all'altra, perché ho da sempre il brutto vizio di corrugare la fronte quando ho qualcosa per la testa. Qualcosa d'importante, proprio come ora.

 

Le dita smettono di tamburellare e si avvicinano al bicchiere di coca-cola posato accanto al telefono cordless: è la mia droga, e spero che mi sia d'aiuto anche stavolta.

 

Niente. Nada. Nisba. Zero. Tabula rasa.

 

La mia testa è un foglio bianco, e devo dire che questa è una cosa che mi succede raramente. Sarà che a forza di vedere un foglio bianco, ci si stampa solo quello nella mente.

 

Il foglio bianco in questione è quello che occupa lo schermo del mio pc da ormai tre ore, aspettando solo di venir riempito. Di solito questo non è un problema: riempire fogli è il mio mestiere, ed io ci riesco benissimo, modestamente. Eppure stavolta no. Ma non si tratta di un blocco dello scrittore o roba simile; no, io saprei come occupare questo stramaledetto foglio, se solo potessi scrivere ciò che mi pare. Ed invece no: ho un tema da seguire.

 

Il mio simpatico editore mi ha dato un ordine preciso per il mio prossimo lavoro: scrivere un romanzo che possa attrarre un pubblico più ricco. Il fantasy e la fantascienza ormai sono fuori moda, secondo lui. Bisogna puntare su un target più vasto.

 

Okay, nessun problema,dico io. Almeno fin quando non scopro di dover scrivere una storia d'amore: il target più vasto in questione è quello delle ragazzine adolescenti che vanno pazze per i racconti melensi. Quelle che comprano qualsiasi cosa sia rosa o a forma di cuore. Quelle che passano le giornate a truccarsi come piccole donne, spettegolando di questo o quell'altro ragazzo. Quelle che ridono come ochette giulive appena fiutano la presenza di un essere di sesso maschile di età compresa tra i quattordici ed i trent'anni. Quelle che ascoltano musica house e non sanno neppure chi siano i Deep Purple. Quelle che urlano come pazze non appena vedono in televisione il loro idolo del momento, un idiota stratosferico. Quelle che...

 

Potrei andare avanti all'infinito,ma lo squillo del telefono interrompe  questo simpatico elenco.

 

-Ehilà!Come va la stesura?-

 

Eccola lì, la carogna. Il mio amato editore. Osa pure parlare con voce squillante, come se ignorasse la torutra alla quale mi ha condannata.

 

Stringo la mano, conficcandomi le unghie nella carne per impedirmi di lanciare via il telefono.

 

-A meraviglia-, rispondo a denti stretti.

 

-Sbaglio, oppure questo è un commento sarcastico?-

 

Parla a voce alta, abituato al rumoroso sottofondo musicale perennemente presente nelle nostre conversazioni telefoniche: non sembra disturbarlo.

 

-Che perspicacia...-

 

Butto giù un sorso di coca-cola, svuotando il bicchiere.

 

-Come mai? Blocco dello scrittore?-

 

Non ce la faccio più a trattenere un sospiro.

 

-Da quanto tempo mi conosci?-

 

-Otto anni. Dalla pubblicazione del tuo primo romanzo-.

 

Ottima memoria, signor editore. Complimenti.

 

-Quanti blocchi dello scrittore ho avuto?-

 

-Nessuno-.

 

Già, la memoria funziona davvero bene. Peccato che il cervello non faccia altrettanto.

 

-Ma c'è sempre una prima volta-.

 

Il cervello proprio non va.

 

-Non ho un blocco dello scrittore. E' che non riuscirò mai a scrivere niente con questo schifo di tema!-

 

-Oh non dire così-. Mi sembra quasi di vederlo scuotere la testa, in segno di disapprovazione. -Una scrittrice valida deve saper scrivere di molte cose-.

 

-Io so scrivere di molte cose -, ribadisco a denti stretti.

 

-Certo: draghi, alieni, varchi temporali, battaglie spaziali, omicidi misteriosi, duelli all'ultimo sangue...Stavolta però devi scrivere d'amore. Non mi sembra tanto difficile...-

 

Certo che non ti sembra difficile. Tu non scrivi, brutto idiota. Ti limiti a leggere con sguardo critico la roba degli altri, per poi guardare da sopra quegli occhialetti sottili e dare il tuo giudizio nella tranquillità più assoluta.

 

-E' difficile invece! Anzi, è ridicolo che io debba scrivere con un tema, come se fossi ancora a scuola!-

 

-Non è ridicolo, se pensi alle vendite dei tuoi precedenti romanzi-.

 

-Le mie vendite sono andate benissimo!-, ringhio. La sua calma mi irrita ancora di più. -Vivo scrivendo, ed è una cosa che si possono permettere in pochi: non ho di che lamentarmi-.

 

-Ma ne abbiamo noi, di che lamentarci-.

 

Resto in silenzio, perchè so che parlando direi cose di cui di pentirmi in futuro. Quindi serro le labbra e mi verso un altro bicchiere di coca-cola, prendendo la bottiglia posata sul pavimento.

 

-Ascolta, tu sei una scrittrice molto brava. Hai del talento, e l'hai dimostrato. I tuoi libri,che sono tutti dei piccoli capolavori,- (che fai,ora mi aduli?) - sono destinati ad un pubblico giovane, ma solo ad una piccola parte di esso. Non piacciono molto alla parte femminile, che per tua sfortuna è quella prevalente. E noi abbiamo bisogno di un bel libro che risollevi le vendite, ed abbiamo puntato su di te-.

 

Che onore. Non potevate puntare su qualcun altro? Credete che sia un privilegio, questo? Dovrei sentirmi onorata? A me sembra piuttosto una punizione, e ne farei volentieri a meno.

 

-Scrivi questa maledetta storia d'amore. Fallo pure a modo tuo, e vedrai che verrà bene. Prendila come una sfida. A te piacciono le sfide, no?-

 

-Certo che mi piacciono-, borbotto. Le sfide sì, ma questa no.

 

-Non vorrai mica fallire...-

 

Che fai, mi provochi ora, brutto editore del cavolo?

 

-Certo che no-. Oggi mi piace usare la parola 'certo'.

 

-Intesi, allora. Tra una settimana voglio vedere qualcosa di scritto-.

-Ma certo -.

D'accordo, caro il mio editore, penso chiudendo la comunicazione. Scriverò questa storia d'amore, e lo farò a modo mio. Ci puoi giurare.

 





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