La
grazia, più bella ancora che la bellezza.
Alice Cullen.
Era in
momenti come quello
che il mio odio verso il mondo raggiungeva picchi inauditi e
sconosciuti al genere umano. Ero al limite della sopportazione, per di
più sudata ed esausta.
Un mix
letale che mi rendeva parecchio irritabile.
- Alice!
Non ci siamo
affatto! Sai benissimo che il movimento delle braccia deve essere molto
più esteso ed ampio, perché ti ostini a farlo a
modo tuo?
Dannazione, ma si può sapere perché diavolo ti
ostini a
venire a lezione? È chiaro come il Sole che non ci metti il
minimo impegno, non ti interessa minimamente questa
attività!
–
Ecco,
come sempre era
arrivato il momento che odiavo di più e che faceva si che la
mia
autostima cadesse cinquanta metri sotto terra: quello dei rimproveri
dinanzi le mie perfette e talentuose compagne di corso.
Madame
Anne aveva una
particolare predilezione per me, amava alla follia riprendermi dinanzi
le mie compagne e mettermi in ridicolo davanti a tutte.
Il mio
metro e sessanta e la
mia corporatura a dir poco scheletrica facevano si che venissi presa
spesso di mira da consigli del tutto indesiderati: mangiare di
più e fare tanta attività fisica, così
da rendermi
un tantino guardabile.
A
ventitrè anni il
mio fisico era paragonabile a quello di una bambina di nove anni, da
quel punto di vista ero sempre stata parecchio complessata. Avrei tanto
voluto essere più alta e decisamente più formosa
ma, a
quanto sembrava, Madre Natura aveva altri piani per me.
Anche il
mio viso non era
proprio un opera d’arte, anzi, venivo spesso chiamata
“faccia d’osso” a causa della
spigolosità dei
miei tratti. In mezzo a tante bellezze non sapevo proprio che ruolo
avevo, ero decisamente fuori posto.
Un
po’ come una pecorella nella recita scolastica che si tiene
per Natale.
In
effetti mi chiedevo
spesso chi mi aveva fatto fare l’enorme errore di iscrivermi
ad
un corso di danza classica, ma ormai il danno era fatto. Ero ai livelli
di una carcerata, non mi era permesso tornare indietro.
Mia madre
era entrata nella
famosa quanto odiosa fase del: “O mio Dio, mia figlia
diventerà una ballerina di fama mondiale”,
lasciare il
corso l’avrebbe con molta probabilità uccisa.
Parlando
francamente a me
ballare non dispiaceva, anzi. Il problema sorgeva quando da me si
pretendeva una perfezione impossibile da raggiungere. Il mio fisico non
era di certo quello adatto ad una ballerina: gambe e braccia corte
rendevano anche il più banale esercizio una tortura e
un’umiliazione.
- Mi
interessa eccome,
invece. – replicai con voce palesemente ironica mentre
ruotavo in
senso circolare un braccio indolenzito. – Sto solamente
aspettando il momento in cui il mio talento verrà alla luce
e vi
abbaglierà tutti. Tranquilla Madame, sento che è
parecchio vicino. – conclusi strafottente.
Era
infatti quella la mia
arma: mostrarmi sempre indifferente alle loro critiche e alle loro
prese in giro. Non dovevo far trasparire la minima emozione, altrimenti
tutte quante avrebbero approfittato della mia debolezza per annientarmi.
- Alice,
non sto scherzando.
Tra poco ci saranno gli esami e se non ti dai da fare non prenderai il
primo attestato. – cercò di farmi ragionare la mia
insegnante di danza.
Era
furba, niente da dire al
riguardo. Sperava di smuovermi alludendo all’esame che si
sarebbe
tenuto di lì a poco, quando una commissione composta da
insegnanti inglesi sarebbe venuta ad esaminarci.
Per cosa
poi?
Per uno
stupido attestato
che non aveva il minimo valore se non accompagnato da altri sei esami.
Se volevo rendermi ridicola davanti al mondo ci sarei di sicuro
riuscita sostenendo tutta la serie di esami previsti dalla commissione.
Se mi ero
ritrovata in
quell’enorme incubo era solamente a causa di mia madre, amica
di
vecchia data di Madame Anne. La mia insensibile madre aveva insistito
affinché andassi ad assistere ad almeno una lezione, giusto
per
farla contenta e per vedere come funzionava.
Ovviamente
mi ero ritrovata incastrata alla grande, ma questo era più
che prevedibile.
- Senta,
apprezzo il suo
interessamento. Ma sinceramente non è di certo su un palco a
ballare che immagino la mia vita tra dieci anni. Non sprechi il suo
tempo dedicandosi a me, okay? La mia presenza qui è
paragonabile
a quella di un soprammobile. Sostengo questo esame solamente
perché rappresenta la mia liberazione da questo incubo di
esperienza. –
- Se tu
ti sforzassi solamente un attimo… - iniziò Madame
Anne.
- Non
otterresti risultati
diversi da quelli che ti contraddistinguono ora. – concluse
acidamente Jessica Stanley. Appoggiata alla sbarra mi osservava con un
irritante ghigno sul viso, ghigno tipico di chi cerca rogne.
- Dimmi
Jess, hai poi
scoperto con chi se la faceva tua madre? Ho sentito che tuo padre non
era poi così entusiasta di sapere di essere un grandissimo
cornuto! –
Accompagnai
la mia palese provocazione con il sorriso più finto che
potessi metter su in quel momento.
La faccia
di Jessica parve
sgretolarsi, perdendo la strafottenza e sicurezza che aveva sfoggiato
sino a pochi secondi prima. Sapevo benissimo di essere stata
cattiva e scorretta e sinceramente non ero affatto pentita, ero stata
abbondantemente provocata.
La mia
era solamente la conseguenza di un attacco subito.
- Alice
Cullen! Ti sembrano
cose da dire ad una compagna di corso? – strillò
indignata
Madame Anne, assolutamente sconvolta dalla mia uscita poco elegante.
- Si, mi
sembrano cose da
dire ad una compagna di corso che mi ha presa in giro e ha dimostrato
il tatto e lo spirito amichevole di una tigre affetta da comportamento
rabbioso. –
Jessica
si dileguò in
bagno nel giro di tre secondi, lasciandomi nelle mani di una
più
che mai incazzata insegnante. Con un battito di mani congedò
il
resto delle allieve, trattenendomi per una ramanzina con i fiocchi.
- Sei
stata molto scortese.
– iniziò la predica sedendosi in una sedia rossa
accanto
lo stereo, regalandomi il suo ormai famoso sguardo di rimprovero.
Sollevai
il viso con uno
scatto capace di palesare tutta la mia insofferenza. – Mi ha
provocata, io l’ho ripagata con la stessa moneta. E ora mi
scusi,
ma mia madre mi sta aspettando per cena. – tentai inutilmente
di
svignarmela.
- Non
capisco perché ti ostini a frequentare un corso che
chiaramente odi. –
Mi
bloccai nell’atto
di afferrare la mia borsa Nike da terra, riflettendo per qualche
secondo su quale era la risposta più adatta da dare.
–
Chissà, magari voglio dimostrare alla gente come Jessica che
non
sono un completo fallimento. Che se credi in qualcosa, prima o poi si
avvera. Non che mi interessi frequentare questo stupido corso, sia
chiaro. Lo faccio solamente perché mia madre ci tieni,
altrimenti me la sarei data a gambe da un pezzo. –
Madame
Anne non rispose, mi
lanciò un occhiata penetrante e mi lasciò andare
a casa.
Ero sicura di averle appena dato una lunga serie di cose su cui
riflettere durante la nottata.
- Tesoro,
bentornata a casa! Com’è andata la lezione?
–
La frase
standard con cui mi
accoglieva mia madre era sempre la stessa, ed era proiettata sempre
verso la stessa direzione: la danza.
Il fatto
che io tornassi
sempre amareggiata e di pessimo umore non le importava, per lei il
fatto che io diventassi una ballerina famosa aveva la precedenza su
tutto. Stava diventando il suo sogno, non il mio.
Chissà,
forse una
madre non gradisce molto che una delle sue figlie sia priva
d’ambizioni, ma avevo raggiunto la conclusione che se non si
fanno progetti non si rimane delusi. Era solamente un modo per rimanere
con i piedi per terra, per evitare cocenti delusioni e sguardi colmi di
tristezza e compassione.
Se
c’era una cosa che non avevo mai potuto sopportare, era di
essere osservata con uno sguardo colmo di pietà.
La
pietà è per i deboli, e io non mi sono mai
sentita tale.
- Come al
solito. – risposi con semplicità, senza fornire
nessun tipo di informazione dettagliata.
Se mai mi
fossi lamentata
con mia madre, avrei di sicuro firmato la mia condanna. I suoi occhi
grigio ferro non erano di certo il genere di occhi che ti invitavano ad
una profonda e liberatoria conversazione.
Sembravano
piuttosto una
minaccia, un avvertimento poco velato a non fare polemica e a non
causare problemi. Ormai ci avevo fatto l’abitudine, la sua
presenza di madre era puramente figurale.
- Non mi
sembri molto
entusiasta. – azzardò poco dopo, notando il gesto
seccato
con cui avevo lanciato il borsone di danza a terra. Era un gesto carico
d’insofferenza che ero solita ripetere ogni volta che tornavo
a
casa, strano che mia madre se ne fosse accorta solo in quel momento.
- Ma
va’? Come mai ha raggiunto una conclusione del
genere?– ironizzai.
- Ti va
ti parlarne? –
tentò avvicinandosi ed asciugandosi le mani nel grembiule
verde
pallido che aveva allacciato attorno alla vita.
Sollevai
le spalle. –
Che cosa vuoi che ti dica? Che odio quel corso perché sono
incapace sino al midollo? Perché tutte le mie compagne sono
dotate di grazia
e bellezza,
mentre io non possiedo nessuna delle due cose? Bene, è
così: odio quel corso! – mi sfogai scattando in
piedi e
stringendo con forza i pugni.
Una
confessione del genere
era umiliante e deleteria per la mia stima personale, ma non potevo
farci niente. Ero invidiosa di tutte quelle ragazze che avevano
ricevuto dalla natura tutto quello che a me mancava.
- Ma stai
scherzando? Sei
una bellissima ragazza e di sicuro non ti mancano i movimenti
aggraziati! Posso sapere a cos’è dovuto questo tuo
improvviso quanto stupido complesso di inferiorità?
–
- A
niente mamma, a niente.
– ringhiai passandole accanto a andando in camera mia. Non
avevo
alcuna intenzione di continuare quella stupida quanto inutile
discussione. Non avrebbe portato a niente, se non a farmi perdere le
staffe.
A mia
madre non importava
davvero che io mi sfogassi con lei, voleva solamente adempiere al suo
compito di madre dell’anno. Era un po’ come quelle
domande
di cortesia che ci si scambia tra conoscenti, quando ci si rincontra
per caso in qualche locale affollato.
Le
domande sono sempre le
stesse, ma a nessuno importa mai ascoltare davvero le risposte.
Chissà, forse se la gente imparasse ad ascoltare con
interesse
chi ha davanti, a partecipare attivamente alle conversazioni, il mondo
sarebbe diverso.
****
Cercai
per la milionesima
volta di sistemare i capelli in una crocchia per lo meno decente, ma la
mia sembrava una impresa ormai impossibile: i miei capelli avevano
scelto proprio il giorno del tanto sospirato esame per arruffarsi,
dandomi l’ennesimo motivo per maledire ogni dettaglio della
mia
fisionomia.
- Fammi
vedere. –
sussurrò dolcemente Madame Anne nel suo immancabile completo
nero. Incredibile come una ballerina della sua fama avesse visto tutti
i suoi sogni andare in fumo a causa della frattura di gran parte della
gamba destra.
Era in
macchina con il suo
ragazzo e aveva solamente ventuno anni e una brillante carriera
davanti. Quando si dice destino beffardo.
Annuii
semplicemente,
lasciandomi andare alle sue cure. Sentii le sue mani che, abili e
veloci, sistemavano i miei capelli sino a formare una crocchia
impeccabile, laddove io avevo fallito miseramente.
- Grazie.
– risposi
leggermente imbarazzata da tutte quelle attenzioni.
Un’acconciatura ben fatta non avrebbe di certo fatto la
differenza, rimanevo comunque una schiappa a livelli stratosferici.
- Alice,
sappi che questa
è la tua occasione. Ti conosco e so per certo che tu non ti
senti affatto all’altezza di questo esame, ma se permetti
l’insegnante sono io. Non avrai di certo il fisico adatto a
questo tipo di danza, ma possiedi una grazia inaudita e che nemmeno le
più brave tra le tue compagne possiedono. I tuoi movimenti
sono
fluidi, delicati ma sicuri. Devi solamente credere in te stessa!
–
La
osservai per un attimo, passando poi in rassegna tutta la stanza.
– Dov’è la telecamera? –
- Prego?
– chiese perplessa dalla mia domanda.
- Sono
vittima di una candid
camera, vero? Lei non può pensare realmente quello che ha
detto,
è fisicamente impossibile! Quindi sono più che
sicura di
essere vittima di uno stupido scherzo! – sapevo di stare
dando i
numeri, eppure mi sembrava una cosa totalmente assurda che una
professionista riponesse in me tutta quella fiducia, tutta quella stima.
- Vai a
dare quello stramaledetto esame, scema! –
Ridacchiai
dinanzi la faccia
leggermente offesa di Madame Anne, evidentemente non aveva gradito la
mia totale mancanza di fiducia nelle sue parole. Se mi avesse
conosciuto un pochino di più avrebbe di sicuro capito che
tutti
quei dubbi, tutta quell’insicurezza, venivano da me.
Nessuno
avrebbe mai potuto cambiare questo fatto.
- Vada
alla sbarra. –
La voce
dell’esaminatrice era leggermente roca, con un evidente
accento
inglese. Era una donna sulla cinquantina, dal naso adunco e dai capelli
striati di bianco. Dietro dei sottili occhiali vi erano degli occhi
azzurri penetranti ed intensi, emanavano una sorta di aura di
autorevolezza e severità che spaventava.
Era
palese che non era il
tipo di donna che accettava prese in giro e strafottenza: voleva
professionalità e serietà da tutte noi.
Feci come
mi aveva chiesto, andando alla sbarra e mettendomi in posizione.
- Inizi
pure con un Jetè, signorina Cullen. –
Annuii
leggermente,
strisciando il piede sul pavimento e alzando la gamba di circa 30-40
gradi, per poi tornare alla posizione iniziale ripetendo il movimento a
ritroso. Il mio corpo, i miei movimenti, per la prima volta erano
sicuri e precisi. Niente a che vedere con l’insicurezza che
mi
aveva sempre contraddistinta.
- Bene.
– commentò prendendo appunti. – Ora
faccia pure un Demi Plie. –
Piegai le
gambe, stendendole lentamente e accompagnandole da un semplice Pour Des
Bras.
-
Potrebbe venire al centro e mostrarci qualche piroetta, signorina
Cullen? –
Mi stupii
leggermente ascoltando il cambio di voce: era stato un ragazzo a
parlare, e che ragazzo!
Muscoloso,
con delle folte
onde di capelli dorati e dei penetranti occhi azzurri. Il cartellino
posto dinanzi a lui diceva “Jasper Hale”.
Chissà chi
era, forse un insegnante della scuola?
Era
chiaro che praticava
danza, solo un ballerino poteva avere quella fisionomia: muscolosa ma
non esagerata, possente al punto giusto.
Ero
leggermente imbarazzata
dalla presenza di un ragazzo così affascinante dinanzi a me,
tutta un’altra cosa rispetto le vecchie e severe insegnanti
che
si vedevano di solito in posti del genere.
Ma era il
mio esame quello,
ed ero più che mai decisa a dimostrare a tutti che in fondo
valevo anche io qualcosa. Avevo già permesso abbondantemente
che
sciocchezze come il mio aspetto fisico influissero sulla mia vita; il
mio aspetto minuto non mi avrebbe più dato problemi, anzi.
Avrei
usato questa mia caratteristica per realizzare movimenti quanto
più fluidi e aggraziati possibile.
Okay,
stavo delirando alla grande, era chiaro.
A cosa
era imputabile questo mio improvviso cambio di vedute? Questa mia
improvvisa determinazione e voglia di riscatto?
La
risposta mi giunse
nell’istante in cui mi posizionai davanti il tavolo degli
esaminatori, arrossendo sotto lo sguardo attento del ragazzo biondo,
Jasper.
Non
volevo fare brutta
figura dinanzi a lui, non volevo che un bellissimo sconosciuto mi
reputasse una fallita incapace. Chissà, forse questo era il
mio
orgoglio femminile che dopo anni si risvegliava.
Sollevai
il viso, trasudando
sicurezza da ogni poro del mio corpo e iniziando ad eseguire le
piroette che mi erano state richieste.
Feci
esattamente come mi ero
riproposta mentre mi mettevo nella posizione centrale, sfruttai il mio
corpo dando vita a dei movimenti fluidi, quasi eterei.
Ero
sicura che se mi fossi
guardata dall’esterno avrei faticato a riconoscermi, non
avevo
mai ballato in quella maniera. Quando finii la vecchia arcigna riprese
in mano le redini del mio esame, mettendo in ombra il ragazzo biondo.
- Puoi
andare. Gli esiti ti
verranno consegnati tramite la tua insegnate tra circa un mese. Avanti
la prossima! – strillò poi rivolta alle mie
compagne.
Mi
permisi di lanciare una veloce occhiata al ragazzo, in fin dei conti
quella era l’ultima volta che l’avrei visto.
- Se
posso permettermi.
– mi bloccò la sua voce, facendomi trasalire.
– Sei
molto brava. I tuoi movimenti sono unici, ti muovi con particolare
fluidità e grazia. Complimenti. –
Arrossii
notevolmente, chinando il capo imbarazzata. – La ringrazio. -
****
-
Aliceeeee!! –
Okay,
questo non era di
certo il miglior modo per essere accolta a lezione, anzi. Il fatto che
i polmoni di Madame Anne funzionassero a meraviglia andava tutto a
discapito mio e dei miei timpani.
- Che
c’è?
– risposi poco cortese, lanciando a terra il mio borsone
nero. Lo
sapevano tutti che io e le urla non siamo mai state amiche di infanzia,
anzi.
- Questa
è per te.
– sogghignò tendendomi una busta
dall’aria
ufficiosa. Tra le mani stringeva anche una bustina piccola e rosa, che
però non mi diede.
- E
quella? – chiesi indicandola con un cenno del capo.
- Prima
apri quella di busta. Poi avrai questa. –
sogghignò.
Sollevai
gli occhi al cielo,
rigirandomi la busta tra le mani e aprendola. Non appena presi tra le
mani il foglio e lessi quello che c’era scritto, impallidii
notevolmente. Okay, se quello era uno scherzo, era di sicuro di pessimo
gusto.
- Beh?
Non dici niente? – ridacchiò Madame Anne.
Sollevai
lo sguardo dalla lettera, osservandola allibita. – Ottantasei
su cento? È uno scherzo? –
- No, mia
cara. Quello
è proprio il risultato del tuo esame: ottantasei.
–
confermò, la voce che trasudava orgoglio e
felicità.
- Non
posso crederci. – borbottai osservando la lettera come se da
un momento all’altro potesse esplodere.
- Questo
è un piccolo regalo per te da parte mia. – sorrise
tendendomi la bustina rosa.
Arrossii,
per niente abituata a ricevere regali dalla mia insegnante. Lo aprii,
trovandovi un piccolo medaglione in oro.
- Leggi
quello che c’è scritto. –
-
La grazia, più bella ancora che la bellezza. –
Sollevai gli occhi ormai lucidi. – La ringrazio, Madame.
–
Anne
sorrise. – Hai intenzione di continuare con gli esami?
–
Sollevai
le spalle, cercando
di sviare l’attenzione dalla diga che si era appena rotta dai
miei occhi. Ero commossa, altrochè. – Non lo so,
prima
voglio pensarci bene. –
Il ghigno
che mi
restituì la mia insegnante non prometteva niente di buono.
– Beh, mettila così: se fai anche gli altri esami
potrai
rivedere quel ragazzo biondo. Com’è che si
chiamava?
Jasper? –
- Madame
Anne! –
strillai indignata, assumendo la stesso tonalità di un
pomodoro
maturo. Quella donna mi aveva osservata un po’ troppo per i
miei
gusti, non mi restava che sperare che il mio debole per
l’esaminatore fosse passato inosservato a tutte le altre.
Rise
apertamente, dandomi
una sonora pacca sulle spalle. – Coraggio, ora basta
chiacchiere!
È ora di una bella lezione alla sbarra! –
Mugugnai
qualcosa di non ben definito, andandole dietro e immergendomi
nuovamente in quello strano mondo che è la danza.
Che fosse
quella la mia strada?
Chissà.
Solo il tempo l’avrebbe saputo dire.
*************
Citazione
data dal giudice:
La
grazia, più bella ancora che la bellezza. ( Jean de La Fontaine )
**
Note dell'autrice **
Questa
storia partecipa al contest "Characters
& Quotes" di Only_me, classificandosi seconda a
parimerito con L’orgoglio
paga bene di Globulo rosso.
Voti:
Totale: 56/60.
Originalità:
10/10 → fic originale, davvero; una bella AU,
cucita bene addosso al personaggio.
- Grammatica: 9/10
→ qualche errore all'inizio, anche se nulla di grave.
- Forma: 10/10
→ il punteggio si commenta da solo; o sbaglio?
- Caratterizzazione
personaggi: 8/10 → avrei approfondito un po' di
più
sia Madame Anne che la madre di Alice; non so, mi sono sembrate
liquidate in modo troppo sbrigativo; poche righe, ma non abbastanza
efficaci da rendere sufficiente la loro caratterizzazione. Anche Alice
sembra un po', come dire?, 'superficiale': cambia idea troppo spesso,
passa da una cosa all'altra senza un'apparente filo logico. In ogni
caso, essendo l'OOC segnalato, non ti ho penalizzata molto; nel caso la
volessi modificare, prima della pubblicazione, ti consiglio di
approfondire un po' gli OC che hai inserito.
- Attinenza al tema:
9.5/10 → molto buona, non c'è dubbio.
- Gradimento personale:
9.5/10 → teeeenera! Io adoro Alice,
c'è poco da
fare; e la tua idea di trasportarla in [C]quella[/] AU mi è
piaciuta
davvero molto; l'accenno a Jasper, poi.. bella![/SPOILER]
E
quindi eccomi qui a pubblicare l'One Shot che ho presentato!
Questo
è stato il mio primo contest e devo dire che è
stato
interessante dover lavorare con una citazione, dover tirare fuori una
storia da una frase data da un'altra persona;
Ho
voluto "creare" una Alice diversa dalla solita spumeggiante Cullen,
rendendola una normale adolescente insicura. Ho voluto sfruttare
l'aspetto minuto che la Meyer descrive nei suoi libri rendendo questo,
per Alice, una limitazione psicologica.
L'aspetto
non conta, con la determinazione e la sicurezza in sè stessi
si raggiungono traguardi mai pensati o sperati!
La
piccola apparizione di Jasper è solo per puro diletto
personale, non potevo non metterlo!! *__*
Vorrei
ringraziare di cuore la mia sorellina adorata, Selene.
è
stata lei, dopo aver affrontato in prima persona questo esame, a
fornirmi i dettagli tecnici dei passi di danza!! Fosse stato per me non
ne avreste trovato, state pur certi! XD
Vorrei
ringraziare di cuore anche Lisa
( lulu17 cullen ) perchè è stata
gentilissima a realizzarmi la bellissima copertina che vedete
all'inizio!
E
un ringraziamento anche alla mia cognatina Shinalia, che adoro
indiscutibilmente, e uno anche alla mitica Lu' xsemprenoi, perchè
con la mia cognatina formiamo il trio più pazzo e pervertito
del
web!! I poveri Rhage, Vishous e Zsadist ne sanno qualcosa! XD
Grazie
per i consigli che, anche voi, mi avete dato!
Grazie
a
tutti quelli che leggeranno e sopratutto a chi mi lascerà un
commentino, è la mia prima esperienza sul campo contest e mi
imbarazza parecchio... non so nemmeno io perchè!! =////="
Ps:
domani aggiornamento di "scommettiamo?"
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