Fandom: Final Fantasy VII
Rating: Per tutti
Personaggi/Pairing: Tseng, Aerith.
Tipologia: One-shot
Lunghezza: 2565 parole titolo e parte della
canzone esclusi.
Avvertimenti: Nessuno
Genere: Romantico, Malinconico.
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla
trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente
storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della SquareEnix che ne
detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di
lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in "Final Fantasy VII", appartengono solo a me.
Note dell'Autore: Ehm, sinceramente a me non piace, quindi basta non
c’è altro da dire. In verità mi ero dimenticata di
pubblicarla e mi scuso con Valy-chan, o forse avevo
evitato di farlo inconsciamente proprio per il fatto che non mi piaccia. Ad
ogni modo, nonostante sia passata un’enormità di tempo, la ringrazio per aver indetto il contest che mi ha permesso di
sperimentare questa coppia... anche se ho fallito miseramente... altra cosa, non sapendo che età abbia Elena mi sono permessa di farla coetanea, o quasi ( sui 20 anni più o meno ) di Tseng...
* Remember those walls
I built
Well baby they're tumbling down
And they didn't even put up a fight
They didn't even make a sound
I found a way to let you in
But I never really had a doubt
Standing in the light of your halo
I've got my angel now *
Halo - Beyoncè
A Little
Pain...
- Ho bisogno di
qualcosa di forte.- disse il ragazzo seduto al bancone del bar.
La barista, quella che i suoi colleghi definivano ‘una bomba sexy’, gli si avvicinò
sorridente, mettendo in bella mostra la profonda scollatura che lasciava
intravedere scorci di un seno ‘da urlo’. Lui la guardò, la
scollatura, senza cercare di nasconderne il fatto mentre
la donna compiaciuta non accennava a spostarsi.
- Non mi hai
sentito?- domandò aspro.
Lei non rispose, si ravviò i lunghi capelli biondi
portandoseli dietro la schiena, e gli riempì il bicchiere di una
sostanza alcolica ‘non ben definita’. Guardò il bicchiere
quasi disgustato domandandosi cosa si apprestasse a
bere - scotch, brandy o che altro?- e poi, senza pensarci più,
buttò giù l’intero contenuto. Avvertì il liquido
tiepido infiammarsi lungo la gola, espandendo dentro di lui una gradevole
sensazione infernale. Che coincidenza, giusto l’aggettivo che
avrei utilizzato per questo sporco e dannato mondo nel quale vivo.
- Ancora.- non
aggiunse alcuna forma di cortesia alla sua quasi domanda.
La donna lo guardò sospettosa - Dì un
po’, ma sei maggiorenne almeno?-
Adesso me lo chiedi,
stupida sgualdrina?
Non mosse né capo né occhi, si limitò a
guardarla con il suo solito fare sprezzante, se avesse parlato non sarebbe cambiato di molto il tono della sua voce.
- Certo,
garantisco io per il ragazzo. Sembra molto più giovane di quello che
è in realtà. - rispose un uomo alle sue spalle, uno dei suoi colleghi.
Lui non si girò nemmeno,
continuando a guardare fisso dentro la profonda scollatura della bionda.
Per un attimo desiderò annegarci dentro, affondare lì ogni suo
dispiacere.
-
Quand’è così... - la donna prese
di nuovo la bottiglia e riempì fino all’orlo il bicchiere.
Tseng. Ventitre anni. Capo della
sezione investigativa del dipartimento generale ShinRa, o più
semplicemente detta, Turks. Una corporazione alla quale vengono
affidati i compiti più sporchi e segreti, che la stessa ShinRa
preferisce evitare.
Era fiero, all’inizio, di appartenere a questo gruppo speciale, almeno fino a qualche anno prima.
Fino a quando la ShinRa non gli aveva addossato il compito di badare ad una
mocciosa che per loro era estremamente importante. Il
nome della bambina era Aerith.
Aveva passato molto tempo a guardarla da lontano, cercando
di non farsi scoprire, soprattutto per evitare come effetto collaterale alcune
grane che l’avrebbero di certo seccato molto. Poi, un giorno di tre anni
prima, lei era riuscita a scovarlo. Aveva iniziato a
intrattenere conversazioni con lui, rivelandosi una ragazzina affabile ma
spigliata. Non tutti riuscivano ad essere così comunicativi con Tseng, e
pochi avevano il coraggio di parlargli. Ma la bambina
gli era anche apparsa molto sola, non aveva amici con cui parlare, alcuni la
evitavano senza un apparente motivo. Per qualche strana ragione, nel corso del
tempo, Tseng era riuscito a provare un qualche tipo di affetto
per la ragazzina. Se ne stupiva lui stesso.
Eppure, era riuscito alla fine a
farsi odiare anche da lei, quello stesso giorno.
*~*~*~*~*
Come sempre salì le scalette di
pietra che portavano all’immenso giardino fiorito. Ormai era diventata
una sua abitudine quella di passare ogni giorno davanti a quella casetta
così graziosa e diversa da tutte le altre.
Sorpassò alcune
siepi zeppe di fiori bianchi e profumati, voltò a destra e poi a
sinistra, fino a raggiungere un piccolo spiazzo proprio al centro del giardino.
Si voltò raggiungendo la ringhiera alla sua destra, e godendosi la vista
dell’intera abitazione. Da piccolo sognava una casa del genere, ma era
senza genitori e aveva sempre vissuto in un orfanotrofio grigio e triste.
Una ragazzina
uscì dalla casa in fretta, non badando a lui. Si acconciò
velocemente i lunghi capelli castani in una coda di cavallo, lasciandoli liberi
di assomigliare a una cascata di seta luccicante.
Lisciò il vestito color pesca che le arrivava dritto sotto al ginocchio, e si voltò a guardare nella sua
direzione. Non appena gli occhi verdi di lei incontrarono quelli scuri di lui,
sembrarono illuminarsi.
Sorrise allegra,
salutandolo con la mano sottile, e si affrettò a raggiungerlo senza
nemmeno lasciargli il tempo di risponderle. Quando le si
presentò davanti, Tseng non poté fare a meno di domandarsi
da quanto tempo quella che lui aveva sempre e solo considerato come una
bambina, potesse aver assunto una tale bellezza. Era appena una ragazzina,
eppure dentro di lei c’era già una donna che fremeva per poter
uscire. Gli si avvicinò e lo salutò con un timido bacio sulla
guancia, com’era ormai d’abitudine.
Tseng non sapeva
definire da quanto tempo correva tanta confidenza fra loro.
- Che espressione seria Tseng, cosa
è successo?-
Aerith lo
guardò preoccupata e lui si sentì quasi in dovere di sorriderle
per rassicurarla. Non sorrideva mai, ma con lei era diverso. Lui era diverso. Poteva davvero essersi
innamorato di lei?
- No, niente di preoccupante. Stai
tranquilla.-
Eppure sapeva che il tono della sua voce tradiva i
suoi sentimenti. L’avrebbe scoperto? Non poteva permetterselo, doveva
inventarsi una scusa e allontanarsi il più in fretta possibile da lei,
prima che capisse ogni cosa.
- Non sono stupida... - rispose lei
alzando un sopracciglio -... dimmi che sta succedendo, subito.-
Il ragazzo
evitò il contatto visivo -per qualche strana ragione non riusciva a
ragionare bene quando la guardava negli occhi- e poi
ricordò la sua decisione presa il giorno prima. Lei doveva sapere, se lo
meritava. E avrebbe saputo la verità da lui.
- Devo dirti una cosa Aerith.-
- E’ una cosa brutta? Hai uno
sguardo così cupo... -
*~*~*~*~*
Non era la
prima volta che accadeva.
Tseng tolse in fretta la camicetta bianca dalla donna che
adesso stava seduta sopra di lui, quasi strappò i bottoni
nell’impeto del suo gesto. Lei non soffocò dei gemiti di piacere quando lui la baciò sotto il collo,
allungando le mani sulla sua schiena per levarle anche l’ultimo indumento
che lo separava dal seno perfetto.
Lei mugolava, senza riuscire ad emettere parole
comprensibili tranne che il suo nome. Si accucciò su di lui, fremendo
dall’impazienza. Riuscì a fatica a raggiungere la cintura dei suoi
pantaloni con le mani tremanti, ormai posseduta dal piacere che le procuravano
i baci roventi del ragazzo.
No, non era davvero la prima volta che lui si lasciava
andare al piacere con una donna per dimenticare. Con quella
donna che sapeva essere debole sotto il suo sguardo. E
adesso eccola lì, a faticare per aprire la cintura dei suoi pantaloni,
ma lui cosa desiderava? A cosa pensava mentre quasi
selvaggiamente possedeva quella donna?
Voleva dimenticare, perdere ogni lucidità pur di non
pensare alla sua piccola e innocente Aerith.
Preso da un istinto che lo riempì di una strana
forza, si alzò in fretta allontanandosi dalla donna ormai nuda sul suo
divano. Lei lo scrutò attraverso i suoi languidi occhi azzurri, mentre
riprendeva fiato.
- Cosa succede, Tseng?-
Lui la guardò - Devo andare.- non disse altro, e
allungò le mani per riprendere la sua camicia.
- Perché? Cos’ho fatto
di sbagliato? Dimmelo!-
La giovane donna lo guardò incredula, alzando la voce
quasi istericamente, ma Tseng non la guardò nemmeno per una volta.
Finì di vestirsi, prese la giacca scura e infilandosela si diresse verso
la porta del suo ufficio. Lei gli corse dietro senza nemmeno darsi la briga di
coprirsi il corpo con qualcosa.
- Fermati.- lo
implorò disperata. Lui si voltò e la guardò freddamente.
- Smettila, sei patetica. Vestiti e al mio ritorno non farti trovare,
Elena.-
Lei sapeva, Tseng non l’avrebbe
mai più usata. E questo le fece male più
delle sue dure parole.
*~*~*~*~*
La ragazzina si sedette accanto all’uomo
molto più grande di lei. Dieci anni possono
sembrare tanti o pochi, dipende da chi osserva chi. Una ragazzina appare ancora
più piccola accanto a un uomo più
grande, ma se questa ragazzina fosse invece una donna, la differenza sarebbe
così sottile da non accorgersene nemmeno. Aerith molte volte poteva
sembrare la bambina che doveva essere, ma tante altre, si comportava e agiva
come una donna. E Tseng sapeva che questo poteva
essere pericoloso, soprattutto per lui.
- Cosa devi
dirmi di così serio?-
Lui
la guardò dritto negli occhi - Perché tutta questa fretta?-
- Perché... oggi non avrei proprio voglia di ricevere brutte notizie.- disse la
ragazza in fretta e sospirando - Pensavo avremmo passato una giornata allegra,
ma come sempre dovrei ricordare che con te, non si è mai certi di
nulla... -
Tseng
non sapeva come rispondere - Stai facendo
dell’ironia con me?-
- Non oserei mai... -
Sotto
lo sguardo perplesso e vagamente confuso di Aerith,
Tseng scoppiò a ridere. - Che c’è
di così buffo?- chiese lei alzando un sopracciglio.
- E’ che... a volte parli come una
ragazzina, a volte ti atteggi a donna... - la
guardò -... se non fosse che ti conosco da anni e so praticamente tutto
di te, dubiterei seriamente sulla tua età.-
Aerith
non sembrava divertita quanto lui - Io sono una donna,
Tseng!-
- Certo, certo... -
- Sono seria!-
Lui
tornò a guardarla, e notando la sua grave espressione smise di ridere -
Non avere così tanta fretta di crescere, Aerith.-
Tra
i due calò il silenzio, entrambi incapaci di
proseguire quel discorso che, sapevano, stava diventando pericoloso. Lei
voleva che Tseng smettesse di trattarla come una bambina, ma capiva anche il
suo punto di vista. Aveva abbattuto qualche muro in sua compagnia, era riuscita
ad aprire un piccolo varco in tutti quegli anni, e si chiedeva se mai lui
sarebbe stato completamente sincero con lei.
Tseng
non riusciva a capacitarsi di quello che provava per lei, era una ragazzina,
non faceva altro che ripeterselo. Eppure, dentro di sé, la considerava
abbastanza grande per poterlo comprendere. Certamente
meglio di come facevano le donne sue coetanee, convinte di riuscire a entrare nel suo cuore tramite i piaceri fisici.
- E allora?-
disse lei interrompendo le riflessioni di entrambi. - Cosa
dovevi dirmi?-
Tseng
la guardò ancora - Ho deciso di rivelarti il motivo che mi ha spinto a
seguirti anni fa.-
- Me lo hai già detto... vuoi che
entri in SOLDIER, no?-
- No... non si tratta di questo.-
Aerith
lo guardò negli occhi - E di cosa, allora?-
- Credo tu sia abbastanza matura per capire, adesso... guardami e dimmi la verità. Sai
di non essere una persona comune, vero?-
- Cosa intendi?
Mi stai spaventando, non so di cosa stai parlando... -
Aerith evitò di guardarlo negli occhi, disobbedendo alla sua precedente
richiesta.
- Aerith!- Tseng l’afferrò
per le spalle, facendole voltare il viso verso di sé - Lo so, so che senti i lamenti del pianeta. So che avverti il suo
dolore. -
- Che sciocchezza, io non sento proprio
niente... -
L’uomo
la strinse più forte, e la obbligò a guardarlo - Sì
invece. E sai perché? Perché tu
appartieni a una stirpe di uomini, chiamati Cetra! La
ShinRa... vuole che io ti porti da loro, perché vogliono conoscerti, e
sapere tutto sul tuo potere. Vieni con me, solo per una volta. -
Aerith
restò paralizzata a guardarlo negli occhi. Come faceva a saperlo? Come
poteva sapere quello che le capitava ormai sempre più frequentemente?
Quei lamenti, tutto quel dolore. Era il pianeta che
piangeva, ma solo sua madre sapeva cosa le stava capitando. Come faceva, Tseng, a sapere tutto?Nella sua mente tornarono
improvvisamente i lamenti, la disperazione...
Si
liberò dalla sua stretta - Smettila! Ti odio,
Tseng! Guarda che mi stai facendo... -
Aerith
corse in casa, veloce, fuggendo via dall’unico amico che avesse mai avuto mentre Tseng la guardava incredulo. Le aveva detto la verità perché era giusto che lei
sapesse. In modo che fosse libera di scegliere, e di decidere cosa fosse giusto
per lei.
Come
aveva potuto rovinare tutto così?
*~*~*~*~*
Lentamente e
silenziosamente entrò nella grande sala,
attento a non far cigolare troppo la pesante porta di legno consunto. Si sporse
di poco all’interno cercando di non farsi vedere e subito venne invaso da un forte profumo di fiori misto ad acqua
piovana. Volgendo lo sguardo in tutte le direzioni finì
col guardare al centro, verso la figura china su se stessa, e il sorriso sulle
sue labbra svanì non appena vide i singhiozzi scuotere quel corpo esile.
Corse all’interno della sala velocemente,
attraversando la grande navata illuminata dal poco
chiarore di un cielo grigio. Ad accompagnarlo c’erano solo il rumore dei
suoi passi e i singhiozzi della figura adesso davanti a lui. Si chinò,
inginocchiandosi come i cavalieri, davanti alla ragazzina poggiandole una mano
sui teneri capelli castani. Questa alzò lo sguardo sopra di sé
osservandolo e lui venne come folgorato per l’ennesima volta dai suoi
occhi verdi, intensi e brillanti. Si sentì sporco sotto quello sguardo
puro e innocente.
- Che hai, Aerith?- domandò con la solita voce calma e
l’abituale tono distaccato.
La ragazzina continuò a guardarlo senza però
riuscire a fermare le lacrime uscirle dagli occhi. Abbassò nuovamente lo
sguardo, poggiando la fronte sulle ginocchia e chiudendosi in se stessa. Tseng
ne sapeva perfettamente il motivo, eppure non riusciva ancora a credere che la causa della sofferenza provata da Aerith adesso era solo
lui, e le sue parole.
- Che è successo? E’ per quello che ti ho detto
questa mattina, Aerith?- cercò di addolcire un
po’ la voce.
Aerith sembrò rasserenata dal nuovo tono posto dal
ragazzo e alzò nuovamente lo sguardo per osservarlo negli occhi nocciola
dalla forma allungata - Io, non sono per niente normale, Tseng!- urlò il nome di lui
alzando la voce, una cosa assai insolita per lei.
- Perché dici questo?- la sua voce tremò nel
pronunciare la domanda.
Aerith continuò a singhiozzare -
Avevi ragione, maledettamente ragione! Io...io sento delle cose strane,
io non sono normale!- ripeté mentre cercava di asciugarsi le lacrime senza
riuscirci. Il viso e gran parte della gonna color pesca erano bagnati delle sue
lacrime.
Lui la guardò per la prima volta con dolcezza, una vera dolcezza, e si sentì furioso
con se stesso all’idea che a farla piangere fosse stato
proprio lui. Perché lo aveva fatto?
Doveva sapere la verità, certo... ma in fondo,
cos’aveva di così diverso da lui? Era solo una ragazzina di
tredici anni, impaurita e senza amici, escluso lui e i suoi fiori bianchi e
gialli.
Le tolse i capelli bagnati dal viso, scostandoli dietro le orecchie mentre lei non accennava a smettere di piangere.
Poi, inaspettatamente l‘abbracciò, stringendola forte contro di
lui, assaporandone il calore. Poteva davvero provare qualcosa per una ragazzina
come lei? Si chinò,
e senza alcuna protesta da parte di sua, le sfiorò le labbra con
le sue. Un bacio candido, carico di tenerezza. Non era abituato a questo genere
di amore...
- Non hai
niente che non va Aerith, tu sei tu! Questo è quello che conta. Ed
io non ti forzerò a fare nulla contro la tua volontà.-
- Non... non mi porterai dalla ShinRa?-
- No... -
scosse il capo -... no, se non è quello che
vuoi.-
Lei si strinse a lui, appoggiando la testa contro il suo petto
- Mi prometti che non mi tratterai mai in modo diverso?-
- Certo...-
- E smetterai
anche di trattarmi come una bambina?-
Tseng la guardò e sorrise - Questo è da
vedere... magari, fra un paio d’anni.-
Lei smise di piangere mentre si
lanciava in un abbraccio contro di lui, stringendolo forte. Lui fece
altrettanto ed entrambi risero, l’uno fra le
braccia dell’altra.
Risero perché erano davvero felici.
Fine
Note ( ancora XD ) : Ok, ora potete anche riempirmi di pomodori sulla
faccia .-.
Non mi aspetto recensioni per questo schifo quindi non
preoccupatevi.
Saluti a tutti (_ _)