La vendicatrice dei Missing Moments torna a colpire!
*^___________^* Prima di tutto, con l’occasione, voglio ringraziare
immensamente tutti quelli che hanno recensito con tanto entusiasmo e dolcezza
Scacco Matto, e poi… voglio dedicare questa piccola storia alla dolcissima Eli,
che come me adora la coppia in questione e nella sua
nuova meravigliosa storia (correte tutti a leggerla, si chiama “Everything Goes
On”) le ha regalato tutta la felicità che merita! Grande Eli, che compie gli
anni e diventa sempre più grandiosamente grande! *^___^* Auguri, cucciolona!
Ecco, gli avvenimenti in questione si rifanno a un momento
che però non è specificamente parte del sesto libro… in realtà dovremmo essere
fra il quinto e il sesto, per la precisione. E se l’ultima volta abbiamo avuto
a che fare con Ron e Hermione, stavolta sotto con una coppia in cui
personalmente ho creduto fin dal primo istante… l’adorabile Lupin e la favolosa
Tonks! ^_____-
P.S.: la struttura di questa storia è quella che la mia beta
ha definito “stile Everwood prima serie”, perciò chi di voi ha avuto modo di
seguire questo capolavoro di telefilm (chi non l’ha fatto è ancora in tempo,
grazie al cielo Italia 1 sta mandando in onda le repliche) saprà che sarebbe
graditissima la voce narrante di Irv per i commenti all’inizio e alla fine…
^__________-
LA MIA NOTTE SENZ’ALBA
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Certe volte ci pare che il mondo sia un posto oscuro e senza
luce, perché tutto il male della terra sembra accanirsi contro di noi… ed è in
quei momenti che la disperazione si prende gioco del nostro cuore, lo rinchiude
in una morsa di tristezza e gli appanna la vista, impedendogli di vedere che
non esiste una notte eterna… ogni notte ha una sua
fine, e dopo c’è sempre il giorno che scalda l’animo con i raggi del suo sole. Il
difficile non è credere in questo… è ricordarlo quando
si è disperati. E allora si può solo sperare che ci sia qualcuno accanto a noi
che sia pronto a ricordarcelo…
********************
Irrespirabile era la definizione più giusta per descrivere
l’aria che si respirava in quella casa. Grimmauld Place sembrava quasi un
cimitero, e non solo per via della solitudine che la faceva da padrona in
quelle grandi stanze polverose… dalla morte di Sirius tutta quella frenesia di
lottare, di combattere qualcosa prima che potesse espandersi, si era come
affievolita… non c’era più frenesia, non c’era più quella fretta… la bomba si
era inevitabilmente innescata nonostante tutti i loro sforzi, e l’esplosione
era avvenuta disastrosamente.
E Sirius Black aveva pagato con la vita il suo coraggio.
Tonks emise un sospiro profondo e raccolse il secchio col
mangime per Fierobecco. Mentre entrava nella stanza del grosso animale accennò
un inchino, aspettando che Becco facesse altrettanto e le consentisse in quel
modo di avvicinarsi. Quando ebbe ottenuto quello che voleva, Tonks sorrise al
grosso ippogrifo e cominciò a disperdere il suo mangime nella stanza, spendendo
qualche secondo ad accarezzare la schiena ruvida di Fierobecco. Inevitabilmente
le tornò alla mente…
Solo poche settimane prima Sirius aveva fatto la stessa cosa
in sua presenza per aiutarla, visto che da brava impacciata lei era entrata col
secchio in mano ed era scivolata rovinosamente per terra, facendo irritare
Fierobecco al punto che era stata necessaria la presenza di Sirius per
calmarlo. La sua goffaggine faceva ridere o strizzare gli occhi a molti, Molly
Weasley in testa a tutti, ma Sirius la prendeva sempre col sorriso… le aveva confessato che c’era stato un periodo della sua vita in cui
anche lui combinava sempre disastri pur avendo le migliori intenzioni. Non
aveva avuto modo di conoscerlo molto Sirius, eppure per quel poco che avevano
parlato lo aveva trovato una persona meravigliosa. E adesso le mancava. Per
vari motivi.
Erano passate solo pochissime settimane, ma il tempo non
aveva alleviato il dolore a nessuno, né aveva placato il suo senso di colpa.
Per colpa sua e della sua incapacità di tener testa a Bellatrix Lestrange aveva
gettato Sirius nella morsa del ragno, e questo martellava il cervello di Tonks
ogni singolo giorno da quando si era svegliata al San
Mungo. Il complesso del sopravvissuto, l’aveva definito Malocchio Moody…
stupido e inutile come tutti i complessi.
Beato chiunque riesca
a mantenere il tuo stesso distacco nei confronti del mondo intero, buon vecchio
Malocchio.
Fierobecco sembrava molto soddisfatto della nuova dose di
cibo che aveva ricevuto, anche se era evidente che perfino l’animale si
comportava in modo strano ultimamente. Sembrava sempre in attesa.
“Si.” Disse in un soffio Tonks, recuperando il secchio.
“Manca tanto anche a me, Becco.”
Senza esitare oltre in quella stanza troppo densa di
ricordi, Tonks uscì e percorse in silenzio il corridoio buio del secondo piano
di Grimmauld Place. Evidentemente era l’ultima rimasta dopo la riunione con
Silente, benchè Moody aveva detto che ci avrebbe messo poco a fare il suo giro
di pattuglia… e quella casa vuota era terribilmente fredda e umida, nonostante
fosse già estate. Forse una buona dormita avrebbe fatto bene… intanto doveva
posare il secchio in cucina, e poi…
…e poi il secchio le cade di mano inavvertitamente
quando riconobbe la sagoma che era seduta di spalle alla porta con la
testa china sul tavolo.
Remus Lupin balzò in piedi, bacchetta alla mano, in meno di
un attimo.
“Sono io, scusami!” si affrettò a dire la ragazza, rossa
come un peperone. “Mi è… scivolato di mano, mi dispiace… credevo che non ci
fosse più nessuno.”
Lupin rinfoderò immediatamente la bacchetta e le rivolse un
brevissimo, piccolo sorriso stanco. “Non ti preoccupare, va tutto bene.”
Tonks deglutì a fatica… ecco l’ultima persona che doveva
trovarsi davanti in quel momento. Remus Lupin… l’uomo che le faceva battere il
cuore ogni volta che le rivolgeva la parola. Poteva giurare di aver rotto
almeno una decina di vasi per ogni volta che le aveva detto qualcosa, qualsiasi
cosa, e a pensarci bene Sirius l’aveva presa in giro per questo una volta o
due… vecchia volpe Sirius Black, aveva la vista lunga… e dalle sue domandine
secche e a bruciapelo, dal suo sorrisetto sornione e dai suoi sguardi
ammiccanti di comprensione e supporto morale le aveva dato tutti i segnali
possibili per farle capire che era tutto molto chiaro, almeno per lui.
Peccato che per quanto lei si sforzasse di ottenere la sua attenzione,
Remus Lupin sembrava considerarla una specie di sorellina minore… certo, era
sempre stato premuroso e amorevole ogni volta che gli avevano affidato una
missione insieme, era dolcissimo e gentile e i suoi modi pacati
e comprensivi lo rendevano ancora più adorabile ai suoi occhi… ma lei voleva di
più. E si era resa conto che probabilmente avrebbe
potuto anche continuare a volerlo per tutta la vita questo fantomatico ‘di
più’, ma probabilmente non l’avrebbe avuto mai.
“Sei sicura che vada tutto bene?”
“Come?” Tonks si riscosse dai suoi pensieri. “Che hai
detto?”
“Ti ho chiesto come mai sei rimasta fino a quest’ora.” Le
ripetè piano Remus.
“Oh… beh, ho dato da mangiare a Fierobecco… e mi sono
attardata un po’.” Tonks si strinse nelle spalle. “Ricordi.”
Remus tentò di rivolgerle un sorriso comprensivo, ma fallì
miseramente… era più una smorfia stanca la sua, e se ne rese conto in prima
persona… tanto che tornò a sedersi al tavolo e prese la bottiglia di Whisky
Incendiario che ci aveva appoggiato sopra. “Già.” Mormorò piano.
La sua voce e il suo sguardo trapelavano stanchezza e
dolore… per un momento Tonks mise da parte i suoi sentimenti, e si rese conto
di cosa aveva davanti: un uomo disperato e sfinito, che non aveva mai visto
versare una lacrima per quello che era successo benchè tutti sapevano che era
quello che dopo Harry aveva sofferto di più… quell’uomo aveva un disperato
bisogno di sfogarsi, benchè lo negasse a se stesso. Non meritava di consumarsi
giorno dopo giorno in quel modo, rinchiuso in quella prigione di dolore che era
diventata la sua anima… e anche se non la considerava più di tanto, Tonks si
decise a sfoderare tutto il suo coraggio e la sua intraprendenza esplosiva e
gli si avvicinò.
“Ti dispiace se mi siedo qui con te?”
Remus alzò lo sguardo… la squadrò come se avesse detto una
cosa assurda, ma poi si riprese subito e le indicò la sedia. “No, certo che no…
siediti.”
“Grazie.” Tonks prese posto accanto a lui e voltò la sedia
leggermente in modo da poterlo guardare in faccia. Aveva gli occhi cerchiati e
lo sguardo spento… ma ai suoi occhi era sempre bellissimo. “Prometto che non ti
darò fastidio… e non rovescerò il bicchiere.”
Remus le fece un microscopico sorriso intenerito e scosse la
testa, mentre le riempiva il bicchiere del Whisky Incendiario di Odgen. Perse
qualche secondo in più nel porgerglielo per guardarla… era dimagrita
notevolmente dall’incidente al Dipartimento dei Misteri, dopo quei giorni
passati in ospedale a riprendersi. Il suo viso, ora non impegnato a mutare la
sua forma in altre facce strane, era piccolo e minuto, il naso sottile, le
labbra piccole e rosee… i capelli rosa non stavano su dritti come al solito, ma
le accompagnavano il volto con più dolcezza.
“Mio padre diceva sempre che in due si beve meglio.” Tonks
provò a fare un sorrisetto. “Così se uno dei due è troppo ubriaco per tornare a
letto, c’è l’altro che può aiutarlo.”
Stavolta Remus riuscì a sorridere, anche se solo poco. “Tuo
padre la sapeva lunga.”
Tonks gli rivolse uno sguardo vispo, poi buttò giù tutto
d’un fiato il liquido nel bicchiere… e spalancò gli occhi, coprendosi la gola
con la mano.
Incredibile ma vero, Remus Lupin rise leggermente. “Mai
bevuto quello di Odgen, eh? Non lo puoi trangugiare in quel modo, lo devi
sorseggiare… rischi di bruciarti l’intero esofago se ci riprovi.”
“Me ne sono accorta.” Mormorò con voce rauca Tonks… altrochè
se quel maledetto whisky le aveva bruciato la gola, ma l’importante era aver
sentito di nuovo quella risata, anche se era solo una piccola parte di quella
che era una volta…
“Io ero molto più piccolo di te quando ho assaggiato per la
prima volta questa roba, sai. E mi è andata anche peggio.” Remus prese la
bottiglia e si riempì di nuovo il bicchiere, continuando a parlare con quella
voce calma e pacata che tutti amavano… e per cui lei avrebbe anche dato la
vita. “Una bottiglia di Odgen costava oro quando avevo l’età di Harry, figurati
un po’ cosa significava comprarne una di contrabbando… eppure non chiedermi
come, ma Sirius una volta tornò da Hogsmeade con una di queste fra le mani.
Immaginati la scena… la cosa più proibita della scuola nelle mani dei ribelli
per eccellenza.”
Tonks sorrise e appoggiò il mento su una mano, guardandolo
come se stesse fissando una torta al cioccolato. Adorava la sua voce magnetica,
e il suo modo di raccontare le cose così dolcemente. “Continua, ti prego.”
Remus si guardò la bottiglia come se questo lo aiutasse a
ricordare meglio… e accarezzò dolcemente l’etichetta su di essa. “La portammo
subito alla Stamberga Strillante, quello era il nostro nascondiglio sicuro… ma
quella sera stessa sentimmo il bisogno di provare questo famigerato Whisky
Incendiario di cui parlavano tanto i ragazzi del settimo anno. James, beh… lui
era tale e quale a Harry. Niente riusciva a fermarlo se aveva un piano… e il
suo piano era di inaugurare quella benedetta bottiglia. Sirius … lui aveva
l’aria di chi avrebbe potuto reggere litri di quella roba senza nessun
problema, come se non avesse fatto altro nella sua vita. Peter credeva che
quella roba lo avrebbe ucciso. Io ero quello più indeciso di tutti, anche
allora…”
“Indeciso?” chiese dolcemente Tonks.
“Come al solito.” Remus mise giù la bottiglia e la guardò
con un’espressione infinitamente tenera. “Sapevo che non avremmo retto una
goccia di quella roba, perciò volevo evitare di beccarmi l’ennesima
sospensione… però allo stesso tempo ero terribilmente tentato da quella
bottiglia. Volevo vedere se potevo reggere anch’io Odgen come ci riuscivano
loro.”
“E come si è conclusa la notte brava?”
Remus fece il primo vero sorrisetto della serata. “Forse
dovresti chiederlo direttamente a Minerva… non credo abbia dimenticato quello
spettacolino in Sala Grande che abbiamo fatto. Così come nessuno di noi ha
potuto dimenticare la punizione che ci ha dato… abbiamo lucidato i corridoi di
Hogwarts insieme a Gazza per mesi interi.”
Tonks non potè trattenersi, e rise lievemente… più che
felice quando notò che la sua risata era risultata contagiosa.
Remus scosse la testa, mentre il suo sorriso da divertito si
trasformava in malinconico. “Ne abbiamo combinate proprio tante.”
Tonks incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò il mento
sopra. “Potrei stare a sentirti per ore mentre parli delle vostre imprese di
Malandrini, e non mi stancherei mai… raccontami ancora qualcosa, ti prego.”
Remus le rivolse un sorriso amichevole… non si era mai reso
conto che la piccola Tonks fosse un’ottima ascoltatrice. La faceva solo
esuberante, ma a quanto sembrava sapeva anche lasciare il giusto spazio alle
persone. “…le imprese di cui parli risalgono a decenni fa…”
Tonks sorrise dolcemente. “A sentire te saresti più vecchio
di Silente…”
“Non sono un ragazzo, questo si vede, no?”
“Mmh… non quanto credi.”
Remus abbassò lo sguardo e fece un piccolo sorriso timido.
“Io mi sono sempre sentito più vecchio, come se i miei anni fossero più
pesanti… forse per la mia… condizione.”
Tasto dolente. Un’ombra cupa sul suo volto fece capire a
Tonks quanto quella storia gli bruciasse ancora dentro, nonostante gli anni…
“Vedi, te l’avevo detto.” Lupin scrollò le spalle. “Non sono
un buon compagno, e un pessimo ubriaco.”
“Al contrario.” Tonks gli si avvicinò leggermente, “Ti fa
bene bere… finalmente parli un po’ di te. Non parli mai di te.”
“Perché non c’è niente di interessante in me.”
“Questo è quello che credi tu. Io non la penso così.”
Remus fece un piccolo sorriso e allungò leggermente la mano,
scansando con le dita un ciuffetto di capelli che le era ricaduto sulla fronte.
“Tu sei ancora giovane.”
“Anche tu.” Replicò subito lei, che era arrossita
fulmineamente. “E sarebbe bene che te lo ricordassi di tanto in tanto.”
Remus emise un lungo sospiro e tornò a guardarla in faccia.
“Hai detto la stessa cosa che molti anni fa mi disse un’altra persona… con lo
stesso tono.”
Tonks inarcò un sopracciglio. “Chi?”
Remus fece un piccolo sorrisetto. “Lily Evans… la conoscerai
di certo come Lily Potter.”
“La mamma di Harry?”
“La mamma di Harry, la moglie di James, la mia migliore
amica… significava molto per tutti noi.” Remus tirò su col naso. “Mi è stata
molto vicina quando eravamo ancora ai primi anni di Hogwarts, era l’unica a cui
avevo confessato la verità sulle mie condizioni ed era anche l’unica che non
aveva mostrato la minima paura a starmi vicino.”
Tonks si strinse nelle spalle. “Credevo che anche James e
Sirius sapessero…”
“Oh, no…” Remus ampliò il suo sorriso e si appoggiò allo
schienale della sedia, come se questo nuovo ricordo gli portasse una ventata
d’aria fresca da respirare. “Loro ci sono arrivati, l’hanno scoperto
seguendomi. Mi vergognavo di dire la verità a tutti… e soprattutto a loro, che
erano sempre così allegri e pieni di vita… mentre io ero quello cupo, il
ragazzo che una volta al mese scompariva dalla circolazione misteriosamente per
poi tornare coperto di graffi… non volevo che anche loro sapessero. E invece
l’hanno saputo eccome… e si sono dimostrati i migliori amici che potessi mai
sperare di trovare. Hanno trasformato un incubo in qualcosa di divertente
perfino… vivere insieme a loro le mie trasformazioni
in lupo mannaro era addirittura piacevole. Facevamo sempre cose nuove insieme.”
Tonks s’inumidì le labbra sottili lievemente. “Posso farti
una domanda?”
“Certamente.”
“Avresti detto a James e Sirius del tuo problema? Se non lo
avessero scoperto da soli, intendo dire.”
Remus sospirò profondamente ed esitò per un lungo momento.
“Me lo sono sempre chiesto, sai… e non sono mai stato capace di darmi una
risposta sicura.”
Tonks si morse le labbra e abbassò lo sguardo. “Allora l’hai
sempre fatto, non è una novità…”
Remus inarcò un sopracciglio. “Cosa?”
“Chiudere in te stesso il dolore.” La ragazza trovò il
coraggio di guardarlo dritto negli occhi, senza abbassare lo sguardo.
“Sigillare il cuore in una scatola e accettare la vocazione dell’eremita pur di
non dare fastidio al tuo prossimo.”
Diretta, netta, precisa e maledettamente arguta… Tonks non
aveva detto bugie, e fu per questo motivo che Lupin non riuscì a reggere il suo
sguardo deciso per più di qualche secondo. Non si era mai aperto con nessuno
fino a quel punto… nessuno a parte i suoi migliori amici. Lei lo aveva
osservato da lontano per mesi, e adesso gli aveva diagnosticato con precisione
il male di cui soffriva… ma per quanto intelligente e appassionata potesse
essere, con la freschezza della sua gioventù e il suo spirito forte, non poteva
comunque capire.
“A parte Harry, nessuno di noi ha il diritto di piangere la
morte di Sirius quanto te.” Tonks si sporse sulla punta della sedia. “Non ti ho
visto versare una lacrima da allora, eppure guardati… sei l’ombra dell’uomo che
ho conosciuto. Avresti bisogno di piangere, di sfogarti…”
“Tu non sei sempre con me.” Remus riprese a tormentare
l’etichetta della bottiglia. “Non puoi vedere quello che faccio ogni momento
della giornata, non sai se ho pianto o no.”
“Non pretendo di vederti ogni momento della giornata… io
voglio solo esserti vicina.”
“Non tutti reagiamo al dolore allo stesso modo, Tonks.”
“E il tuo modo di reagire qual è?”
Remus deglutì a fatica. “Tu non puoi capire.”
“Mettimi alla prova!” Tonks gli strappò la bottiglia dalle
mani e gliene prese una fra le sue, costringendolo a guardarla. Oh no, non
avrebbe mollato proprio adesso. Quell’uomo doveva venirne fuori ora, o non ne
sarebbe uscito più. “Cos’è che non posso capire?”
“Noi apparteniamo a due emisferi completamente diversi,
Tonks, tu sei una persona normale… io sono un mostro.” Remus la zittì prima che
potesse replicare. “Non dire che non è così, hai detto che vuoi capirmi… e la
verità è che io sono un mostro… e per più di un motivo.”
“Tu sei un essere umano.” Rispose immediatamente lei. “E dicendo
il contrario non insulti soltanto te stesso, ma anche la memoria delle persone
che hanno sempre creduto in te… la memoria di Lily e James, di Sirius…”
“Loro volevano vivere!” il tono di lui era cambiato… si era
sbloccato. Finalmente era il tono di chi si stava sfogando. “James e Sirius
sono sempre stati pieni di gioia di vivere, e Lily era al settimo cielo quando
teneva Harry fra le braccia, mentre non c’è stato un solo giorno della mia vita
in cui io non ho desiderato di chiudere gli occhi e non riaprirli più… eppure
io sono qui, e loro non ci sono più… adesso capisci perché sono un mostro?”
“La tua definizione di mostro equivale a quella di persona
che soffre nel mio vocabolario, professore.”
Tonks gli strinse forte la mano nelle sue, strattonandolo verso di sé. “Non è
colpa tua se i tuoi amici sono morti, oltre al fatto che ciascuno di loro
sapeva bene che ti saresti gettato anche nel fuoco per salvarli… quanto al tuo
desiderio di morire, io mi meraviglio di come tu riesca a essere l’uomo
meraviglioso che sei nonostante tutto quello che hai dovuto soffrire.”
Remus rimase immobile, con le labbra socchiuse, quasi senza
capire… e non riuscì a reprimere il disperato bisogno di sentirla ancora
parlare.
Tonks era rossa in viso… sapeva che si stava scoprendo
troppo, ma non gliene importava. Amava troppo quell’uomo per vederlo
autodistruggersi così. “Ti ho osservato in questi mesi, ho imparato a
conoscerti… guardandoti, e sentendo parlare di te dagli altri… e sai cosa ho
scoperto? Che sei la persona più dolce che esista al mondo. Tu sei l’unico che
riesce a calmare il dolore di Molly, il dolore di una madre, quando riceve schiaffi in faccia da suo figlio che l’ha
tradita… sei l’unico che è riuscito a contenere per quanto possibile l’irruenza
di Sirius, sei l’unico che riesce a parlare civilmente con Piton senza per
questo essere ipocrita, e Malocchio ti stima come pochi nella sua squadra
benchè tu sia l’opposto del suo soldato ideale… sei un amico leale, un
confidente insostituibile, un soldato devoto e un punto di riferimento per
chiunque ti conosca… e sì, se lo vuoi proprio sapere… non esiste nessun altro
al mondo che io ascolterei parlare per ore e ore senza mai stancarmi.”
Remus strinse forte gli occhi per un momento, e abbassò lo
sguardo… e Tonks sentì il cuore mancarle un battito quando la mano grande e
ruvida di lui reagire e stringere a sua volta quelle più piccole di lei. “Tu
conosci solo questo aspetto di me…” mormorò rauco. “…ma dentro di me c’è una
belva… un mostro che io non posso reprimere, e credimi, non basta una pozione
per tenerlo a bada, quando decide di comandare sulla mia anima lo fa e basta,
non mi chiede il permesso…”
“Per qualche ora, solo per qualche ora.” Tonks gli accarezzò
la mano. “Per la durata di una notte sei un lupo mannaro… ma per il resto sei
un essere umano dotato di un gran cuore, e quello è tenere a bada la belva che hai dentro.”
“…in ogni caso, fra tutti noi meritavo di morire io e non
loro… non loro.” Remus ritirò la mano da quella stretta, e nascose il viso
stanco e sofferente per non vedere… per non sentire. “Che cosa rimane a me…
ognuno di loro aveva un motivo per restare qui… qual è il mio?”
Tonks si morse le labbra, sentendo le lacrime pungerle gli
occhi… e con tutto il suo coraggio, si sporse in avanti finchè non gli fu
accanto e gli accarezzò la nuca, appoggiando la testa sulla sua spalla. “Io non
ti posso dire che andrà tutto bene, per quanto lo vorrei… però lasciati aiutare
da me. Voglio starti accanto… non ti abbandonerò proprio adesso, ma tu non mi
respingere, per favore… dammi una sola possibilità di dimostrarti che insieme
possiamo farcela… vuoi?”
Remus voltò la testa quel tanto da poterla
guardare in faccia… non l’aveva mai vista così bene. Era bella… molto
bella. Bella e giovane e semplice e sincera… e stava tendendo la mano proprio a
lui, gli stava offrendo tutto il suo aiuto. Fu un istinto accarezzarle il viso
col dorso della mano, e la vide rabbrividire e chiudere gli occhi… poteva
sentire sotto le dita il calore delle sue guance, e improvvisamente si ritrovò
a chiedersi perché il suo cuore stesse battendo così forte. Dunque non era
davvero capace di dominarsi? Perché più di una volta aveva visto quel dolce
viso rivolgersi verso di lui, ora con un sorriso, ora con uno sguardo sincero,
ma lui si era sempre negato qualsiasi forma di emozione… non se la poteva
permettere. Perché cedere ora? Non era cambiato nulla, non poteva permettersi
il lusso di aprire il cuore a una donna…
“Lasciati aiutare da me.” Ripetè lievemente lei,
accarezzandogli il viso e soffermandosi a sfiorare con una dolcezza infinita
proprio le cicatrici che si era procurato durante l’ultima luna piena. “Insieme
possiamo farcela… non tenermi a distanza…”
Quelle carezze… il suono soffice della sua voce… le sue
parole… e lui era così stanco di lottare contro i mostri dentro di lui, contro
il dolore, contro le restrizioni che si era imposto, contro tutto e tutti…
Sirius e James sarebbero stati contenti di sapere che per una volta nella sua
vita Remus Lupin aveva giocato l’ennesima battaglia con la sua razionalità, ma
per la prima volta aveva perso… e aveva perso in grande stile.
Aveva perso nell’istante stesso in cui si era sporto in
avanti e aveva appoggiato le proprie labbra contro quelle di Tonks.
La ragazza rimase senza fiato per un attimo, un solo piccolo
e insignificante attimo durante il quale si chiese se quello era un sogno, poi
mandò all’aria qualsiasi pensiero e si abbandonò alle sensazioni… aveva sognato
mille e mille volte di baciare Remus Lupin, ma mai si sarebbe aspettata che
quel momento sarebbe arrivato… e che sarebbe stato così. Così bello e così
intenso. In quel bacio… c’era lui. Niente pretese, nessuna aggressività,
tantissima dolcezza e nonostante tutto un disperato senso di bisogno, come se
avesse appena liberato una molla che era rimasta compressa per settimane… era
un’illusione, un giochetto sporco della sua mente? Questo lei non lo sapeva,
tutto quello che riusciva a percepire era il movimento dolce delle sue labbra,
la sua mano ruvida e calda che le accarezzava il viso arrossato, il dolcissimo
solletico che le procuravano i suoi sottili baffi… le parve quasi di sentire il
cuore che le scoppiava nel petto per la gioia. Si stava finalmente lasciando
andare, ed era meglio di quanto lo avesse mai immaginato in tutti i suoi sogni
ad occhi aperti… Tonks non realizzò nemmeno come, ma si ritrovò seduta sulle
sue ginocchia e avvinghiata ancora di più a lui, assaporando quei baci come se
fossero stati i primi della sua vita. Poteva giurare che i loro cuori
battessero in sincronia…
Pura follia… e puro oblio. Era una sensazione divina quella
che stava provando, un contatto fisico così intenso che non immaginava di poter
provare più, ormai… invece lo provava eccome. L’incorruttibile Lupin si era
lasciato corrompere… aveva ceduto agli occhi dolcissimi di una ragazza semplice
e sincera, aveva ceduto a un fascino che apparentemente nessuno riusciva a
vedere nelle sue movenze un po’ goffe… ma c’era quel fascino, oh se c’era. Era
parte di lei… lo esprimevano i suoi occhi, il suo coraggio, la sua prontezza,
la sua dolcezza… niente di esteriore, era tutto dentro di lei… Sirius
gliel’aveva detto che prima o poi avrebbe perso anche lui la testa, e sarebbe
stato improvviso e radicale come un vortice, in vendetta di tutti i cuori che
aveva spezzato a Hogwarts coi suoi ostinati rifiuti verso il contatto umano, ma
Remus ci aveva sempre scherzato su… non gli aveva mai veramente creduto.
…Black, vecchia
canaglia… scommetto che se mi stai guardando, te la stai ridendo della grossa…
Più vicina… la voleva più vicina. Al diavolo tutto… si
fidava di lei, perché lei si fidava di lui. Non c’era la luna piena, il mostro
dentro di lui dormiva… per qualche momento poteva dimenticarsi di tutto e
pensare solo a se stesso. E a lei. Quella piccola peste che
non aveva avuto paura di aprirgli il cuore e porgergli la mano quando tutto
attorno a sé vedeva solo buio. Lei era stata il suo raggio di sole… la
sua speranza. Speranza che forse non era tutto perduto… che forse c’era ancora
un motivo per restare su quella terra. Perché maledizione, se poteva vivere
ancora un singolo minuto come quello che stava vivendo adesso… stretto fra le
sue braccia, con le sue mani sottili fra i capelli, le sue labbra soffici e
quel calore così intenso fra loro… valeva davvero la pena restare per vivere
ancora momenti così…
… e che succederà alla
prossima luna piena?
Tonks rimase senza fiato e anche senza parole quando si
sentì sollevare di peso e si ritrovò di nuovo sulla sua sedia. Aprì gli occhi
di scatto, e vide Remus che si alzava e le voltava le spalle con urgenza,
passandosi freneticamente le mani fra i capelli. “Scusami. Io non… non so cosa
mi abbia preso, mi dispiace.”
Tonks inorridì… no, questo non l’avrebbe accettato. “Non lo
sai?!”
Remus continuò a darle le spalle. “Perdonami, ti prego.”
“Eh no, non te la cavi così!” come una furia, Tonks balzò in
piedi e lo afferrò bruscamente per un braccio, costringendolo a guardarla. “Non
puoi baciarmi in quel modo… e liquidare tutto con un dannato mi dispiace!”
Remus deglutì rumorosamente e strinse i pugni… col fuoco
negli occhi, gli zigomi arrossati e le labbra gonfie per i baci era ancora più
bella. E più difficile da tenere alla larga. “Non possiamo.”
“Perché?!”
“Perché…!” Remus balbettò per qualche istante. “Intanto per
cominciare, sono abbastanza vecchio da essere tuo padre…”
“Si, anche mio nonno, magari!” Tonks fece una smorfia
agguerrita. “Per caso mi credi una studentella di Hogwarts, professore?! No, non ti riparare dietro questa scusa perché non regge!”
“Non regge?” Remus fece una risatina ironica. “Tu dovresti
frequentare un ragazzo della tua età, una persona normale…”
“Io frequento chi mi pare, di qualsiasi età! E la tua
definizione di normale e la mia
evidentemente non collimano, perché per quanto mi riguarda fino a un secondo fa
mi sembrava che stesse avvenendo tutto in modo… perfettamente normale!”
Remus scosse la testa. “No, Tonks… no, è stato uno sbaglio,
solo uno sbaglio! Un momento di debolezza da parte di entrambi, lo capisci
questo?”
Tonks rimase per qualche istante con le labbra socchiuse,
immobile… poi in due falcate invase il suo spazio personale e agguantò nei
pugni la sua camicia logora. “Guardami negli occhi e dimmi che non provi niente
per me.” Sibilò, con un’incredibile calma. “Guardami dritto negli occhi e
ripetimi quello che hai detto, che è stato un errore… abbi il coraggio di
dirmelo in faccia, Remus Lupin, guardami e dimmi che quel bacio non ha avuto
alcun significato per te.”
Questo è sleale…
“Perché io ti sto guardando.” Tonks si morse per un attimo
le labbra, poi vinse ogni esitazione. “E dopo il modo in cui mi hai baciata non
ho alcuna difficoltà ad ammettertelo… sono innamorata di te.”
Remus sembrò stupito come se gli avessero appena parlato di
asini volanti. “…non… non puoi, non capisci!” ricompostosi, l’uomo la prese per
le spalle e la scosse accoratamente. “Non puoi amare me… io non posso offrirti
nulla! Sono vecchio, povero e maledettamente pericoloso!”
Tonks scosse la testa con una smorfia. “Siamo in guerra, i
soldi non contano assolutamente niente… non sei vecchio e smettila con questa
lamentela, quanto al pericolo… sai una cosa, signor Lupin? Io sono una donna
adulta, cresciuta e vaccinata, saprò bene cosa faccio, no? E sono un Auror, mi
so difendere… non ho paura di te, non ne avrò mai,
perché ti stimo e so che con un aiuto esterno puoi diventare più forte anche di
questa tua… di questa tua malattia. Ti amo, credo in te… e in noi. E un minuto
fa tu mi hai dato la dimostrazione che c’è speranza…”
Remus si odiò con tutte le sue forze, ma si costrinse a
seguire la mente al posto dell’anima. “Io non… non ti amo, non provo la stessa
cosa che provi tu.”
Tonks ingoiò il magone, ma respinse indietro le lacrime che
le pungevano gli occhi. Doveva essere forte… doveva essere se stessa. “Non ti
credo.”
Remus fece una smorfia. “Adesso parli anche per me?!”
In due passi svelti e aggressivi Tonks gli fu praticamente
addosso, lo strattonò in avanti per la giacca e gli appoggiò una mano sul
petto… e un momento dopo sorrise soddisfatta. “Allora dimmi perché ti batte
così forte il cuore.”
Remus arretrò di qualche passo, serrando i denti. Quella
piccola furia era arguta come un falco, e determinata come una tigre… non
voleva proprio accettarla la sconfitta. E lui si maledisse mille e mille volte…
perché per quanto stesse cercando di respingerla, dentro di sé sapeva bene che
se avesse potuto seguire il cuore e non la mente si sarebbe comportato in modo
ben diverso.
“Non voglio avere la presunzione di dire che mi ami quanto ti
amo io.” Tonks incrociò le braccia sul petto, soddisfatta di sé. “Ma adesso so
che anche tu provi qualcosa per me… e questo mi basta.”
“Ma a me no!” Remus si passò le mani fra i capelli, andando
avanti e indietro per qualche momento. “Ascolta, ammettiamo… ammettiamo che io
possa avere un momento di debolezza…”
“Tu mi definiresti un momento di debolezza?!”
“Almeno uno di noi due deve mantenere la testa sul collo! Non
ti posso permettere di fare una sciocchezza simile, non puoi sprecare nemmeno
un istante della tua vita con uno come me!”
“E’ comodo! E’ troppo comodo spostare l’attenzione solo su
di me! Ma perché invece non parliamo di te, di te, Remus Lupin?” Tonks avanzò con decisione. “Ti stai nascondendo
dietro le tue paure… la verità è che hai paura di legarti a
una persona, hai paura di legarti a qualcuno che potrebbe abbandonarti come
hanno fatto tutti quelli che hai amato nella tua vita… Sirius, James e Lily, i
tuoi genitori perfino… bene, ho una notizia per te: se non ti lasci andare, se
non indulgi in un sentimento che ti faccia battere forte il cuore, allora non
puoi dire di stare vivendo…”
“Infatti questa è la verità, io sto
solo sopravvivendo!”
“Uno come te non si merita solo di sopravvivere!!”
“Non ho altre alternative, lo capisci?!”
C’era disperazione nella sua voce… no, non poteva
sopportarlo. Non poteva resistere. Tonks non gli lasciò il tempo per replicare quando si aggrappò alle sue spalle e gli sbattè le
labbra contro le sue… per un breve momento le sembrò che lui volesse ritrarsi,
che volesse scappare… poi si ritrovò circondata dalle sue braccia, e riconobbe
quella scintilla che aveva sentito un attimo prima… si avvinghiò disperatamente
a lui, non voleva che quel momento magico finisse…
…ma finì, e bruscamente anche. Remus si allontanò con
decisione, anche se l’espressione sul suo volto palesava tutto lo sforzo che
questo atto gli aveva richiesto. “Tutto questo è assurdo.” Mormorò a corto di
fiato, passandosi una mano fra i capelli. “Odiami pure, se vuoi… ma c’è bisogno
che almeno uno di noi sia la voce della ragione qui.”
Tonks lo vide voltarsi di spalle e avviarsi verso la porta…
e fu una pugnalata al cuore. Lacrime di frustrazione e di rabbia le rigarono le
guance… non si era inventata niente, lo sapeva bene… lui aveva risposto al suo
bacio! E con lo stesso desiderio disperato di prima… eppure ora stava voltando
le spalle a tutto quello che potevano realizzare insieme, e lei non era stata
forte abbastanza da trovare un modo per fermarlo.
Remus strizzò forte gli occhi nell’istante stesso in cui
cominciò ad allontanarsi da lei… sicuro di non essere visto, si sfiorò le
labbra con la lingua nel disperato tentativo di sentire ancora il sapore del
suo bacio dolcissimo e appassionato… un bacio che non avrebbe dimenticato più
per quanti anni gli restavano da vivere, di questo era certo. Ma doveva essere
ragionevole… se davvero il suo cuore batteva forte per Tonks, allora doveva
lasciarla libera… doveva permetterle di innamorarsi di qualcuno che le avrebbe
dato la felicità che realmente meritava. Anche se ora vederla con un altro
avrebbe fatto male, le cose stavano così e non potevano essere cambiate.
Furibonda e frustrata, Tonks uscì dalla stanza e si
avvinghiò al corrimano della scala che Lupin stava percorrendo diretto verso la
porta… non poteva perderlo. Non poteva e basta.
“Io non rinuncio a te, Remus Lupin! Mi hai sentito?? IO NON RINUNCIO A TE!!”
Remus digrignò i denti contro la sua stessa rabbia e si
chiuse la porta alle spalle… non si prese il disturbo di sollevare il bavero
della giacca consunta che aveva addosso per difendersi dall’aria umida della
notte di Londra… aveva bisogno di sentire il vento sferzargli la faccia, e
restituirgli un po’ di quell’aria che i suoi polmoni avevano smesso di
utilizzare.
Atterrita e sconfitta, Tonks si lasciò scivolare sulle
ginocchia e pestò più volte il pavimento polveroso con il pugno… stavolta non
fermò le lacrime. Era stata sconfitta… non era riuscita a vincere quel muro di
paure che circondavano l’uomo che amava. Dopotutto, però… lei non era una che
si arrendeva facilmente. Non l’aveva mai fatto, neanche da piccola… ci sbatteva
la testa più e più volte contro il muro finchè non otteneva quello che voleva…
e lei voleva Remus Lupin. Lo voleva con tutte le sue forze, ora che sapeva di
avere una speranza con lui. Si asciugò le lacrime sbrigativamente e tirò su col
naso… no, non si sarebbe arresa. Non avrebbe rinunciato… non ne era mai stata
capace, e non avrebbe cominciato di certo adesso. Col tempo e con la tenacia
avrebbe vinto la più intensa delle battaglie della sua vita… quella per la sua felicità.
“Io non rinuncio a te.”
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Nessuno di noi può dire di aver veramente vissuto se non ha
sentito almeno una volta nella sua esistenza la sensazione di vivere una notte
senz’alba, perché arriva per tutti il momento in cui sembra che il mondo ci
crolli addosso… ma la cosa bella è che anche se in quel momento ci sentiamo
completamente soli e abbandonati, in realtà non lo siamo… non lo siamo mai. E
arriva sempre l’alba, prima o poi. Sempre.
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*THE END*
*^___^* Sarebbe
graditissimo un commentino, per consolare l’autrice che è una fabbrica
ambulante di microbi e batteri ed è molto avvilita perché per colpa del
raffreddore malefico ha fatto le ore piccole… *U.U*