Fandom: Sherlock Holmes;
Pairing: Holmes/Watson;
Rating: Pg;
Genere:
Introspettivo, Romantico.
Warning: Flash-fic,
Pre-Slash;
Beta: Narcissa63;
Summary: «Che ne pensa di una vacanza nel Sussex, vecchio mio?»
Note: Scritta per la challenge HMS Maouropia
Treasure Hunt di fanfic_italia (la
mia cartellina qui)
su prompt “Isola del Pinguino in vista, con tanti auguri di un felice
attracco” e per il prompt 14 – Poltrona della 221B
Baker Street Table di holmes_ita.
DISCLAIMER: Tutti i personaggi delle
saga di Sherlock Holmes non sono opera mia, bensì della mirabile penna di Sir
Arthur Conan Doyle. Dato, però, che i diritti d’autore sono ormai scaduti,
stappiamo tutti insieme lo spumante ed appropriamocene
beatamente! XD Ah, ovviamente non mi paga nessuno, anche perché altrimenti il
succitato autore si rivolterebbe nella tomba, poverello.
Di Viaggi e Api
Bisogna sempre essere
un po’ improbabili.*
Quella sera rientrai a casa molto tardi,
dopo un estenuante giro di visite. Il cambio di stagione, infatti, aveva
portato con sé una fastidiosa epidemia d’influenza, non troppo grave, ma
comunque da non sottovalutare. Entrando in salotto con un sospiro esausto, non
mi stupii di non trovare Holmes ad attendermi; aveva inviato un telegramma al
mio studio per avvisarmi che, a causa di alcune indagini protrattesi più di
quanto si aspettasse, sarebbe rincasato molto tardi.
Così, dopo essermi rifocillato con un tea e dei biscotti –
malgrado non avessi cenato, l’ora era tanto avanzata da essersi presa il mio
appetito – mi abbandonai sul divano, in compagnia di un buon libro. M’imbarazza
ammetterlo però, nonostante il buon proposito di aspettare Holmes, dopo qualche
minuto mi assopii.
A risvegliarmi fu l’intenso odore del suo tabacco e, quando
aprii gli occhi, scoprii che si era accomodato accanto a me, adagiandosi le mie
gambe sulle ginocchia.
Il mio amico pareva assorto, fissava il soffitto come se le
solite macchie di umidità, che conoscevamo a menadito, nascondessero qualche
segreto, e tuttavia sembrava rilassato.
«Ben svegliato» mi salutò, riaccendendosi la pipa.
«Buonasera, Holmes. Che ore sono?» chiesi, stropicciandomi il viso con un palmo.
«Un quarto alle undici» rispose distrattamente, poi
aggiunse: «Che ne pensa di una vacanza nel Sussex, vecchio
mio?»
«Devo dedurne che il suo caso è risolto?» replicai, cercando
di scacciare gli ultimi strascichi di sopore.
«Felicemente. Ho visto l’annuncio
d’affitto di una villetta deliziosa, non lontana dal mare».
Un campanello d’allarme risuonò nella mia testa,
svegliandomi del tutto. Holmes non era il genere d’uomo che amasse l’ozio o l’inattività fisica e mentale. Lui prediligeva il
brulichio febbrile della città e, da che lo conoscevo, in due sole occasioni si
era allontanato da Londra per motivi che non riguardassero delle indagini:
quando, a seguito di un crollo nervoso, il dottore
Moore Agar l’aveva obbligato a prendersi un periodo di riposo in Cornovaglia –
durante il quale aveva comunque lavorato, poiché eravamo stati coinvolti nella
faccenda del piede di diavolo –, e il nostro viaggio sul continente, che
risaliva ad alcuni anni prima e si era tragicamente concluso a Reichenbach. In
entrambi i casi avevamo rischiato la vita.
«Holmes, c’è qualcosa che la turba?», domandai
con apprensione.
Lui parve intuire la direzione verso cui si erano spinti i
miei pensieri, perché sorrise e mi posò una mano sul ginocchio. «Non si preoccupi, mio caro, non ho alcuna battaglia
psicologica aperta con chissà quale malvagio professore. Ma
effettivamente, stasera, mi sento in parte affine all’umore di quel periodo».
«Cosa intende dire?» lo interrogai
perplesso.
«Credo che la scomparsa del diadema di Lady Winter sia
l’ultimo caso della mia carriera» chiarì.
«E vuole trasferirsi nel Sussex?» esclamai incredulo «Ma mio
caro Holmes, che farà laggiù?»
«Che faremo, spero lei voglia dire. Non so, alleverò api» buttò lì meditabondo.
«Api?», ripetei,
sempre più convinto che mi stesse prendendo in giro.
«Api», confermò ridacchiando. «Dunque,
viene con me?» aggiunse poi, massaggiandomi il ginocchio sul quale il suo palmo
era ancora posato.
«La gente parlerà» riflettei ad alta voce.
«Oh, basterà che lei metta tra le mani del suo amico Doyle
un racconto dove dice che si è risposato ed io ho traslocato per conto mio»
sbuffò Holmes con un gesto noncurante della mano, come se volesse scacciare una
fastidiosa zanzara.
«Certo, scriverò che lei si è trasferito
nel Sussex ad allevare api, è molto credibile» concordai cedendo all’ironia, e
gli afferrai un polso sottile, per poi attirarlo a me e posargli un bacio sulle
labbra.
«Credibilissimo» asserì con una risata sommessa che si
estinse sulla mia bocca.
FINE.
*La frase d’introduzione è un aforisma di Oscar Wilde.
Note finali: Chi ha letto gli
ultimi racconti della saga, può ben vedere - sotto la
mole di Fluff - la sottile ironia di questa Flash.
Secondo Doyle, infatti, Holmes si
trasferì davvero nel Sussex e divenne un apicoltore - scrisse perfino un libro
sull'argomento - ed oggi vive ancora lì pacificamente,
soffrendo di reumatismi. Watson, invece, si è sposato per la seconda volta.
Ma tutta la faccenda di api, campagna e reumatismi è decisamente poco credibile, non trovate? Se ci aggiungete
che non si è mai saputo il nome della nuova moglie di Watson... be’, ottenete il delirio qui sopra XD