Note: Cominciamo col
dire che
questa storia sarà probabilmente un cliché
clamoroso, lo so, ma
non ho resistito.
Negli ultimi mesi sono
stata ossessionata dal telefilm di Merlin, ho visto le puntate fino a
saperle a memoria, ho cercato furiosamente spoilers sulla nuova serie e
ovviamente ho letto tutte le fics che riuscivo a trovare ( e ancora ne
sto leggendo!)
Ammetto che all'inizio
trovavo stupida l'idea della storia con Merlin e Arthur reincarnati e
l'amore che torna ecc, ecc, ma poi ne ho letto una e... cavoli, mi
piacciono troppo!
Ma visto che a mio
modesto parere nel fandom italiano non ce ne sono abbastanza, eccola
qui! Una AU Reincarnation!Merthur in piena regola!
Spero che le diate
un'occasione di piacervi esattamente come ho fatto io con le altre, al
massimo avrete perso qualche minuto del vostro tempo e potrete
insultarmi nei commenti!!
Vorrei inoltre
sottolineare che il linguaggio di Arthur in questa storia non vuole
offendere nessuno, ma credo sarà chiaro!:P
Disclaimers: I
personaggi appartengono alla BBC e agli aventi diritto, se fossero miei
il merthur sarebbe canon!:P
Mille grazie alla meravigliosa crazyapple
per essersi offerta come beta
della storia!
Ripetizioni
d'amore.
Prologo
«Mi chiamo Merlin, piacere.»
L'idea era stata decisamente assurda.
Anzi, stupida.
L'idea più stupida e imbarazzante che potesse venirgli
in mente.
A sua difesa poteva dire di aver aspettato troppo a lungo per pensare
lucidamente, quasi duecento anni, centonovantotto anni sei mesi e
sette giorni per la precisione, era un tempo lunghissimo...
infinito e per tutto quel tempo lui aveva atteso e sperato.
La solitudine, la disperazione erano state compagne infelici in quel
periodo.
Aveva quasi temuto di non farcela, di impazzire.
A tratti aveva davvero creduto di essere diventato matto.
Tutti i ricordi, le battaglie, le morti, erano cose tanto assurde.
Se solo l'avesse raccontato a qualcuno, sarebbe finito come minimo
in manicomio.
Per questo quando lo aveva visto non aveva resistito.
Sapeva che era solo questione di tempo, sapeva che doveva essere
vicino e negli ultimi giorni non aveva fatto altro che sperare e
sognare.
Aveva sognato i suoi occhi azzurri come il cielo, i suoi capelli
dorati e la sua risata.
Amava la sua risata e più di tutto, amava la sua voce.
«Sparisci checca.»
Forse non sempre.
Merlin rimase pietrificato dalla sorpresa... aveva davvero...?
Per un attimo pensò a uno scherzo, a un gioco.
In fondo era sempre stato un arrogante babbeo dal pessimo senso
dell'umorismo, che cosa gli importava se era Merlin a vederlo morire
volta dopo volta? Se era Merlin a dover aspettare secoli solo per
poterlo avere al suo fianco una cinquantina d'anni per poi dirgli
addio e ricominciare da capo. Perché avrebbe dovuto
importare a quel reale asino se ogni volta era Merlin che doveva
cercarlo, conoscerlo e trovare un modo per fargli ricordare ogni
cosa?
Purtroppo il suo sfogo rimase prigioniero della sua mente, con
un'ultima occhiata malevola il ragazzo sparì con il treno
che era appena ripartito dal binario, treno su cui anche Merlin
sarebbe dovuto salire... treno che non sarebbe ripassato per altre
due ore pensò subito dopo...
«Quel... babbeo!»
Inutile dire che l'umore del povero ragazzo il mattino dopo non era
dei più felici.
Rifiutato in modo poco galante dal suo destino, non sapeva nemmeno se
e quando l'avrebbe rivisto.
In momenti di tale sconforto l'unica consolazione possibile era
sfogarsi con gli amici, certo nascondendo qualche piccolo
dettaglio... come la storia della reincarnazione, del destino o il
fatto che Merlin avesse qualche anno in più rispetto ai
sedici che dichiarava.
Sfortunatamente per lui, Gwen quella mattina era decisamente meno
comprensiva del solito e nel sentire la sua storia strappalacrime
invece di abbracciarlo e permettergli di piangere sulla sua spalla come
avrebbe dovuto in quanto migliore amica, scoppiò a
ridergli in faccia.
«Non posso crederci! Ci hai provato così?
Alla stazione? Da quando sei così audace
Merlin?»
«Non ci ho provato, volevo solo essere gentile, far
passare il tempo mentre aspettavamo il treno... tutto
qui.» la scusa che balbettò a mezza voce era
talmente poco convincente che perfino lui ne dubitò e
dovette convincere Gwen ancora meno, la ragazza non lo
degnò nemmeno di una risposta limitandosi ad alzare un
sopracciglio con aria scettica.
Aveva incontrato Gwen solo un mese prima, all'inizio dell'anno
scolastico.
Non sapeva nemmeno lui perché avesse deciso di cambiare
città o iscriversi a un liceo, probabilmente era stato
l'ultimo disperato tentativo di non impazzire del tutto, di avere una
specie di vita oltre la continua attesa a cui si sottoponeva
continuamente.
Era stata una scelta fortunata.
Durante uno dei suoi vagabondaggi alla ricerca dell'aula di francese,
Gwen era spuntata come da un sogno e col sorriso di sempre si era
offerta di accompagnarlo poiché andavano alla stessa
lezione.
Erano diventati subito ottimi amici, ma in fondo era sempre
impossibile non andare d'accordo con Gwen, dolce e affidabile...
quando non lo derideva e calpestava i suoi sentimenti.
L'incontro con la ragazza però aveva svelato ben altre
sorprese.
«Di cosa parlate con quell'aria divertita? Voglio
partecipare anche io!»
Morgana era la sua migliore amica.
All'asilo aveva salvato Gwen da alcuni bambini che la prendevano in
giro, quando aveva finito con loro piangevano disperati... o
almeno così gli aveva raccontato minacciandolo di
comportarsi bene con l'amica.
Per qualche strano motivo in ogni vita Morgana si convinceva che Merlin
amasse Gwen.
Era una cosa che il ragazzo proprio non riusciva a spiegarsi, ma il
modo in cui lo minacciava ogni volta era molto dolce... e divertente.
Era sempre molto felice di vederle assieme, libere di essere chi
erano, di amare chi volevano. Senza sogni premonitori o magia a
minacciarle.
A entrambe donavano certamente più quelle vite che Camelot.
«Di Merlin e il suo ultimo attacco di deficienza mentale.»
rise Gwen voltandosi verso Morgana.
Questa guardò Merlin in attesa di una spiegazione che il
ragazzo si rifiutava di dare «Un altro? Merlin,
Merlin... così inizierò davvero a
preoccuparmi per te, cosa hai fatto stavolta?»
chiese con tono canzonatorio.
In tutta risposta il ragazzo sbuffò indignato.
Se non lo avesse considerato un comportamento estremamente inadatto
per una ragazza, le avrebbe alzato il dito medio.
Beh poteva sempre farlo nella propria mente...
Lo scherzo della deficienza mentale poi era così superato
ormai, non era certo il caso continuare a tirarlo in ballo ogni volta.
Era tutto dovuto al Professor Philips e la sua stupida lezione di
educazione fisica.
Durante il riscaldamento Merlin era scivolato inciampando in uno degli
ostacoli sistemati per la corsa che avrebbero dovuto affrontare
subito dopo.
Purtroppo questo aveva provocato una reazione a catena su tutti gli
ostacoli, l'insegnante aveva dato di matto chiedendogli davanti a
tutti se soffriva di qualche deficienza mentale di cui non aveva
parlato e cacciandolo nello spogliatoio con un bel zero... il primo
di una lunga e triste fila... le attività fisiche non
erano mai state il suo forte.
«Il nostro audace ragazzone ha cercato di abbordare un
altro bel ragazzone alla stazione» se ne uscì
Gwen ridacchiando.
Merlin sbuffò seccato e decise di dileguarsi verso il suo
armadietto, sperando che l'imbarazzante conversazione terminasse
prima del suo ritorno.
La fortuna quel giorno sembrava però averlo abbandonato del
tutto.
Proprio davanti al suo armadietto, infatti, trovò una
coppia intenta a pomiciare selvaggiamente.
Guardandoli Merlin sentì il desiderio di tornarsene a
casa e seppellirsi sotto una calda coperta per il resto del giorno.
Indeciso sul da farsi, rimase a fissarli per un po' sperando che
si decidessero ad andarsene.
Il ragazzo era poco più alto di lui e aveva capelli
biondi, proprio dello stesso colore dei capelli di...
Merlin si bloccò.
Sparisci checca
A un tratto odiava quella stupida schiena con i suoi stupidi
capelli biondi e la sua stupida ragazza che non aveva di meglio da
fare che starsene appollaiata sul suo armadietto!
Con decisione provò prima a schiarirsi la voce e poi, non
avendo sortito alcun effetto, a picchiettare più volte
la spalla del ragazzo.
«Che cavolo vuoi?» ringhiò lui
all'ennesimo tentativo di attrarne l'attenzione.
No, non è
possibile...
Il ragazzo si voltò con l'aria decisamente seccata.
Occhi azzurri come il cielo, le pupille lievemente dilatate dalla
passione, labbra dolcemente imbronciate ma rosse e gonfie di baci.
Quante volte lo aveva guardato così dopo averlo ricoperto
di baci?
Quante volte gli aveva sussurrato all'orecchio di amarlo con voce bassa
e roca e quella stessa espressione negli occhi... solo che non era
più in quel mondo...
...non era più per lui quella bocca...
«Sei la checca di ieri!»
Per l'ennesima volta Merlin maledì la sua sfortuna e
già che c'era maledì anche quel reale asino
di Arthur...
Tbc...
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