Prologo
Talvolta il vero amore arriva sottovoce
PROLOGO
Servizio
civile. Lo avevano messo a fare servizio civile. Era assolutamente la cosa più
assurda che quei vecchi babbei del ministero, Remus Lupin in primis, potessero
escogitare. Ricordava ancora il sollievo che aveva inondato tutto il suo corpo,
dopo il verdetto del giudice.
Seduto su una sedia al centro della sala, il volto madido di sudore, di fronte a
lui si ergevano i banchi della giuria e del nuovo giudice supremo del
Wizengamot, Remus J. Lupin.
Un membro della giuria si alzò in piedi, si schiarì la voce e lesse qualcosa
scritto su un pezzo di pergamena.
“La giuria reputa l’imputato: colpevole.”
Draco chiuse gli occhi. Era finita. L’avrebbero spedito ad Azkaban.
Osservò le catene arrugginite che gli legavano i polsi, e non poté fare a meno
di odiare se stesso. Per essersi fatto catturare, ma ancora di più per aver
servito la causa sbagliata, e l’aveva capito quando ormai era già troppo tardi.
Aveva ucciso troppi babbani e altrettanti maghi figli di babbani. Doveva saperlo
fin dall’inizio che se l’avessero preso non sarebbero stati indulgenti.
Ma quando Lupin, il giudice, parlò, le sue parole furono come una dolce musica
per la sua mente spossata.
“… perciò io condanno il qui presente Draco Lucius Malfoy, a scontare la sua
pena con quindici anni di servizio civile, prestando assistenza e soccorso ai
feriti in battaglia.”
Insomma, li per
li non ci aveva fatto caso più di tanto. Era felice, il fatto che non dovesse
andare ad Azkaban lo aveva riempito di gioia. Ovviamente
era rimasto algido, glaciale, non aveva mosso un solo muscolo, mantenendo la
dignità e l’orgoglio di un Malfoy. Ma in cuor suo era stato davvero troppo
contento. Quando gli spiegarono però in cosa consisteva questo servizio civile,
impallidì.
“Oh, non se ne parla proprio. Neanche per scherzo.” Aveva detto il biondo, in
tono stizzito.
“Ma caro, il giudice si è spiegato. E’ stato cristallino quando ha detto che se
non avessi ubbidito, saresti stato rinchiuso ad Azkaban, e la tua pena sarebbe
stata duplicata da quindici a trent’anni” gli rammentò sua madre, Narcissa.
“Perché devo mettere la nobile casa Malfoy a loro disposizione?” disse lui furente.
“Perché hai un marchio nero in bella mostra sul braccio e ci sono purtroppo
prove schiaccianti delle tue malefatte. Io te l’avevo detto di non seguire le
orme di tuo padre… e quel Lucius… lo sapeva che sarebbe successo… ma siete due
zucconi, non mi avete mai dato retta…”
Smise di ascoltare sua madre che aveva attaccato per l’ennesima volta col
discorso ‘Io t’avevo avvertito’ e si sedette su una delle poltrone di pelle nera
di uno dei tanti salotti del maniero. Innanzitutto pensò che sua madre non aveva
il diritto di parlare, dato che era uscita da Azkban da nemmeno un anno, dopo
aver scontato la sua pena di cinque anni. Comunque, i patti erano chiari: doveva mettere la
casa a disposizione dell’ordine della fenice, perché era un luogo protetto e
ormai Grimmauld place, così aveva sentito dire si chiamasse la loro base,
straboccava di feriti. Così i prossimi li avrebbero portati a Malfoy Manor,
essendo un castello con più di trenta camere da letto libere.
Era piuttosto irritante.
Si alzò dal letto.
Non riusciva a prendere sonno. Poco prima gli era giunto un gufo della
professoressa McGranitt, che dalla morte di Silente aveva preso posto non solo
come preside di Hogwarts, ma anche come capo dell’Ordine. Lo aveva avvisato che
i piani erano temporaneamente cambiati. Che ora una sola persona aveva bisogno
di lui, che aveva bisogno di cure mediche molto costose che lui DOVEVA dargli e
che per il resto non doveva preoccuparsi di nulla. Gli aveva anche detto che la
persona in questione alloggiava al San Mungo – Reparto 12, e che lui DOVEVA
andare a trovarla tutti i giorni.
“Ci mancava solo questa…” borbottò fra sé e sé. Che razza di servizio civile.
Non potevano fargli fare altro? Magari mandarlo ad aiutare sul campo di guerra,
o addestrarlo come militare in grado di aiutare la gente a scappare o cose
simili. Beh, d'altra parte era sempre meglio che mettere la sua abitazione a
disposizione dei "buoni". Però, perché doveva fare una cosa stupida come pagare spese mediche ad una
persona che neanche conosceva?
O che almeno credeva di non conoscere...
***
Quel mattino si
svegliò molto presto. Un elfo domestico con gli occhioni azzurri e l’aria
spaventata aprì le tende, sperando non lo sgridasse. Quando Draco grugnì che non
voleva svegliarsi, e riaffondò la testa nel cuscino minacciandolo di appenderlo
a testa in giù dalla torre più alta, con una piuma che gli solleticava sotto i
piedi, l’elfo gli rammentò che era Sabato, il giorno prestabilito in cui lui
doveva fare la sua prima visita alla persona affidatagli dalla McGranitt, che
erano le otto di mattina e che entro pochi minuti sarebbe giunta una macchina
del ministero per scortarlo al San Mungo.
Infatti si ricordò
che gli avevano proibito di usare passaporte, smaterializzarsi, usufruire della
polvere volante e avevano anche sequestrato la sua Nimbus 2001. Non doveva PER
NESSUNA RAGIONE uscire da Malfoy Manor senza una scorta di Auror che avrebbero
dovuto proteggerlo da mangiamorte che lo ritenevano traditore, e che avrebbero
anche dovuto tenerlo d’occhio ed assicurarsi che non tornasse sulla ‘cattiva
strada’. Che razza di situazione…
Si alzò dal letto
mugolando qualche epiteto poco carino verso la McGranitt, cose che suonavano
molto come “Vecchia megera”
e “Brutta stregaccia rugosa”, si avviò verso il suo bagno personale e fece
una doccia veloce. Uscito dalla cabina doccia indossò l’accappatoio di velluto
nero con laccio e colletto verdi, e tornò in camera. Accese la luce del
guardaroba e vi entrò, decidendo velocemente cosa indossare quella mattina.
Prese una camicia, tanto per cambiare, nera e dei jeans chiari, sull’azzurro,
classici e casual al tempo stesso. Scarpe da ginnastica ai piedi. Secondo lui
una sola cosa erano bravi a fare i babbani: gli abiti.
Vestito di tutto
punto, tirato a lucido, con almeno un quintale di gel nei capelli stirati
indietro e perfettamente immobili, Draco Malfoy si spruzzò un goccio della sua
costosissima acqua di colonia e scese nell’atrio, dove due auror lo stavano
aspettando. Inorridì realizzando chi fossero i due già guardandoli di spalle,
mentre scendeva lo scalone principale al centro dell’immenso ingresso.
“Ma che bella
sorpresa. E chi si sarebbe mai aspettato di rivedervi fuori dal campo di
battaglia.- disse con la sua voce algida, facendo sobbalzare i due, che si
voltarono di scatto con espressioni indecifrabili sul volto.
“Fossi in te farei
poco lo spiritoso, Malfoy…” disse un ragazzo alto e atletico, con due profondi
occhi blu e capelli rosso carota. Accanto a lui una ragazza bionda e carina, con
l’espressione di una che non sapeva come ci fosse arrivata lì, l’aria svagata, e
due grandi occhi blu elettrico. Ron Weasley e Luna Lovegood. Lui Auror
qualificato, con tanto di almeno una dozzina di medaglie al valore, e lei
guaritrice molto famosa nel suo ambiente per aver trovato la cura ad alcune
malattie magiche di cui fino a poco tempo prima non si sapeva nulla.
“Ciao, Malfoy”
disse lei, senza neanche una nota di ostilità nella voce, a differenza dei due.
Draco giunse
accanto a loro e, ignorando la mano che Luna gli aveva teso in segno di pace,
guardò con un sorriso beffardo il più piccolo dei fratelli Weasley.
“Ehi, lenticchia…
più passa il tempo e più diventi alto… peccato però che il cervello non cresca
velocemente tanto quanto l’altezza…”
Ron non gli diede
retta, fu Luna a prendere parola.
“Malfoy, ora ti
portiamo dalla persona di cui ti sei gentilmente offerto di prenderti cura…”
Gentilmente
offerto? Ma dove viveva quella?
“Posso sapere chi
è?” chiese con un pizzico di curiosità.
I due finsero di
non sapere, si erano già avviati fuori dal castello. Draco non ci fece caso.
Fece spallucce e li seguì.
***
Entrò nel reparto
con un vago senso di inquietudine. Non ricordava che il Reparto 12 fosse quello
di lungo degenza.
I due che
camminavano davanti a lui si fermarono ai lati dell’ultima porta in fondo.
Ronald aprì la porta e gli fece cenno di entrare. Luna spiegò che poteva entrare
solo lui, perché c’era già qualcuno dentro. Loro l’avrebbero aspettato fuori.
Draco Malfoy per
la prima volta si sentì incerto sui suoi passi. Odiava gli ospedali. Sapeva che
in quelle stanze probabilmente c’era tanta gente ferita da lui stesso, e
altrettanta morta per causa sua e del lato che fino a pochi giorni prima aveva
servito. Anche la persona che avrebbe dovuto sostenere era ridotta male per
colpa sua?
Entrò nella stanza
con lo sguardo basso, quasi per paura di scoprire chi era a letto. Sentì una
risata cristallina provenire a qualche metro di distanza. Alzò il viso e mise
qualche secondo per riconoscere le figure in contro luce. In piedi accanto al
letto c’erano la mezzosangue so-tutto-io che tanto detestava, Hermione Granger,
e accanto a lei la persona che avrebbe voluto scomparisse dalla faccia della
terra, Harry Potter.
Non si erano
accorti ancora della sua presenza e il suo cervello ebbe tutto il tempo di
registrare le informazioni inviategli dai suoi occhi, quando guardò la persona
stesa a letto, con tubi dappertutto e un cappellino in testa per coprire
l’assenza dei capelli rossi caratteristici dei Weasley. Indossava una camicia a
maniche lunghe, ma sulle mani potette scorgere facilmente una forte irritazione,
la pelle era ricoperta di macchie. Osservò il medicinale nella flebo e rinunciò
quasi subito a capire cosa fosse, poiché era un miscuglio di nomi indecifrabili
mai sentiti, che suonavano molto come
doxorubicina,
ciclofosfamide, mitoxantrone e metotrexato.
Non era un esperto, ma non ci voleva un genio per capire che quelli fossero
antibiotici. E inoltre, sotto quei paroloni,
spiccava una scritta più grande: "Citotossici". Che stesse facendo una
Chemioterapia? Rabbrividì riguardando quella figura familiare, eppure così
diversa. Non l’avrebbe riconosciuta, se non fosse stato per gli occhi neri e
grandi da gattina e il viso ricoperto di efelidi.
La persona nel
letto era Ginevra Weasley.
…continua...
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