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Harleen posò le sue labbra dipinte meticolosamente di rosso
scuro su un paio di ben conosciute labbra rosse. Labbra di un rosso
sbavato, come rossetto messo al buio. Labbra che aveva imparato a
conoscere e rispettare e forse anche temere. La piccole mani pallide
accarezzavano febbrilmente ciocche di capelli verdi, percorrendo poi
una schiena muscolosa nascosta dentro una giacca viola acceso.
Altre mani pallide, questa volta più grandi e forti, la
sollevarono per i fianchi stretti e la posarono malamente su un vecchio
tavolo di legno. Sopra di loro, un vecchio tendone di un circo.
Harleen aprì le gambe mentre l’uomo le sfilava le
scarpette da giullare dalla punta ricurva, soffermandosi sui piccoli
piedini bianchi e sfiorandoli, provocandole un brivido per il
solletico. Le scappò una risata, una risata incontenibile e
gioiosamente inquietante. L’uomo sogghignò alla sua risata
e le sfiorò di nuovo le piante dei piedi con le dita, facendola
ridere di nuovo. Poi le sfilò la calzamaglia rossa e nera,
accarezzandole le gambe esili.
Le dita esili di Harleen si soffermarono sul panciotto giallo acceso
dell’uomo, slacciandone alcuni bottoni e provocando la risatina
penetrante dell’uomo. Molti a Gotham City la trovavano
fastidiosa, alcuni spaventosa e portatrice di sventura ma per lei era
semplicemente meravigliosa.
Gli levò il panciotto, scoprendo il torace asciutto e
pallidissimo, sfiorandogli i fianchi e provocando altre risate da parte
dell’uomo, che stava al gioco.
Lui le sfilò la parte sopra della calzamaglia, scoprendo il seno
acerbo di Harleen e le sfiorò i capezzoli facendola ridere di
nuovo ma anche sospirare di piacere.
Lei serrò le labbra sulle sue, non riuscendo a trattenere un
attacco di risa quando il Joker le sfilò le mutandine di pizzo.
Con il solito sorriso enorme sul viso minuto, Harleen slacciò
l’unico bottone dei pantaloni viola dell’uomo e attese che
lui la prendesse.
Il Joker rideva follemente, quando all’improvviso la
sollevò e la penetrò. Entrambi scoppiarono a ridere, una
risata folle e incontrollata, alternata a sospiri e gemiti.
Le piccole mani di Harleen scorrevano sul corpo del Joker, mentre
quelle dell’uomo erano stabilmente posate sui fianchi della
ragazza, intente a farle il solletico.
Quando vennero, dopo qualche minuto di spinte e risate incontrollate,
Joker scoppiò in una risata di cuore mentre Harleen raggiunse
l’estasi sorridendo e urlando.
I due si staccarono e la ragazza giacque in silenzio sul tavolo
malandato, ancora con il sorriso sulle labbra, passandosi una mano
sulla fronte sudata e facendo tintinnare i piccoli campanelli appesi al
suo buffo copricapo bicolore.
Il Joker si chinò su di lei e la fissò sorridendo: - Continua a sorridere, mia bella Harley Queen.-
Nata da un'ispirazione improvvisa, una one-shot sulla coppia più incompresa e folle di cui abbia mai sentito parlare.
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