Then you catch him CAP1
Spoiler: Episodio 2x11
Disclaimer: I personaggi non mi
appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS.
Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Ho provato a immaginare lo svolgersi degli avvenimenti quattro anni dopo l'episodio 'Eros e Tanathos'.
Then you catch him
CAPITOLO
1
Stava
lentamente riprendendo possesso delle facoltà del suo corpo. Quel corpo che era
stato sconvolto così pesantemente fino a qualche secondo prima. L’orgasmo lo
stava abbandonando, lasciando il respiro ancora irregolare e i battiti del
cuore accelerati. Aspettava da tanto questo momento e non pensava che avrebbe
provato sensazioni del genere. Per parecchio tempo si era dovuto frenare, non
aveva potuto fare quello che sentiva più naturale, ma ora si sentiva bene,
finalmente vivo.
Alzava piano
le mani dinanzi a sé e un ghigno si disegnava sul suo volto. Il sangue scorreva
fino ai gomiti, provocandogli intensi brividi di piacere. Poi l’attenzione
cadeva su quel corpo esanime a terra, e subito la forza di un nuovo orgasmo
crescente lo colpiva. Per accompagnare il momento, si voltava per afferrare
qualcosa nella tasca del suo cappotto scuro.
Niente
poteva più fermarlo stavolta.
L’agente
speciale Aaron Hotchner si voltava a guardare l’alba dalla finestra del suo
ufficio nell’edificio dell’ FBI di Quantico. La vedeva spesso, visto che
passava tra quelle quattro mura la maggior parte della sua giornata. E non solo
perché era il capo dell’Unità Analisi Comportamentale, ma soprattutto perché
sapeva che quando toglieva le vesti dell’agente supervisore, restava di lui
solo un uomo che soffriva per la lontananza del figlio. Il suo appartamento non
era rallegrato dalle risate di Jack quando la mattina facevano colazione tutti
insieme, nessuna traccia del sorriso della moglie, Haley, quella donna che
tanto aveva amato, e per cui continuava a provare un profondo sentimento.
Nonostante lei l’avesse tagliato fuori dalla sua vita senza mezzi termini,
avevano pur sempre un figlio insieme.
Un sospiro
faceva sollevare le spalle di Hotch, prima di concentrarsi nuovamente sul
rapporto che stava finendo di scrivere. Poi lo squillo del telefono lo fece
quasi sobbalzare.
“Hotchner!”
rispondeva portandosi l’apparecchio all’orecchio sinistro.
“Agente
Hotchner, sono il detective Carlson.” Una voce affannata si stava qualificando
prima di dare la motivazione della telefonata. Aaron aveva già inteso che non
erano buone notizie. “Abbiamo appena trovato una vittima in un motel di
Washington. Il modus operandi è compatibile con quello di Ronald Weems, dal
database risulta che l’avete arrestato voi quattro anni fa.”
“Ricordo il
caso, le prostitute del Campidoglio...cosa posso fare per voi?” Hotch si
stropicciava con le dita la zona tra l’attaccatura del naso e la fronte. Quel
vecchio caso l’aveva portato a scontrarsi con il deputato Karen Steyer, una
donna che di certo non le mandava a dire. Sperava stavolta di non dover
affrontare nulla del genere.
“Vorremmo chiudere
il caso il prima possibile, quindi vorremmo il vostro aiuto per confermare che
sia veramente opera sua.” Chiedeva il poliziotto con voce calma.
“Mi dia il
tempo di raccogliere la squadra e presentare il caso. Mandi tutto quello che
avete all’agente Jennifer Jareau e ci risentiremo al più presto.” L’agente
supervisore sapeva che quando i poliziotti si mettevano in testa di chiudere un
caso in fretta, si concentravano solo su quello che poteva tornare utile perché
ciò accadesse. Non importava se in carcere mettevano un innocente, e
l’assassino era ancora libero di continuare la sua azione indisturbato. Il caso
era chiuso e loro potevano andare a festeggiare la vittoria. Per la sua squadra
non funzionava così.
“La
ringrazio agente Hotchner. Aspetto una sua.” Il rumore della cornetta che si
poggiava all’apparecchio fu l’ultima cosa che sentì prima di restare qualche
minuto con il telefono vicino all’orecchio. Lo poggiò lentamente con un sospiro
profondo e lo riprese subito dopo componendo velocemente un numero.
“Agente
Hotchner, faccia una chiamata d’emergenza agli agenti Jareau, Rossi, Morgan,
Prentiss, Reid e Garcia. Abbiamo un nuovo caso...” alla risposta affermativa
all’altro capo del telefono Hotch aveva riposto delicatamente la cornetta.
Poi aveva
finalmente apposto l’ultima firma sul rapporto che stava compilando, guardava
quelle lettere incise sul foglio con la penna nera fortemente impugnata nella
sua mano sinistra. Ma ora era il momento di impegnarsi in un nuovo caso.
Pochi secondi dopo lo squillo di sei cellulari in diverse parti della
città stava svegliando altrettante persone. Ognuna di loro era
impegnata in diverse attività, ma dopo quel segnale erano tutti
pronti a raggiungere l'ufficio.
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