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Feathers {I Knew}
L’aria era colma di canti, il cielo limpido, così terso, così candido,
una distesa di soffice brina trasparente, lucida, un foglio bianco più che
azzurro. Tutto era illuminato, tutto, coperto da una luce soffusa e serena.
Sariel guardava nel vuoto. Così luminosa da ferirgli gli occhi. Li socchiuse,
assaporando sulla pelle la carezza di un vento che non avrebbe mai spirato, non
lì. Il Paradiso risuonava di sospiri e respiri gioiosi, la perfezione che non
apparteneva alla terra si trovava in quel luogo di assoluta seraficità. Un
movimento alle sue spalle, lo ignorò. Una mano gli sfiorò il braccio, appena, e
lui voltò leggermente il capo. Non che ce ne fosse realmente bisogno, sapeva
bene di chi si trattasse: l’angelo inquisitore e ribelle, l’angelo rispettoso
che non voleva interrompere il silenzio. Il suo silenzio.
“Sariel” mormorò alla fine il nuovo arrivato, perentorio e gentile al
tempo stesso.
Non era da lui, non l’avrebbe fatto con nessun altro, con nessun altro
avrebbe soppesato ogni parola, ogni gesto, come faceva con Sariel. L’altro lo
sapeva, e lo ringraziò mentalmente per questo.
“Non volevo disturbarti”
Sariel distolse alfine lo sguardo dall’orizzonte imperturbato che non
riusciva a distinguere, fuso inesorabilmente con il candido luccichio di quel
suolo eburneo al pari della neve. Volse le spalle al Paradiso, fissò gli occhi
in quelli dell’angelo che lo guardava con una viva luce negli occhi, e i suoi
lunghi capelli biondi ondeggiarono lievemente.
“Belzebù…”
“Sono così belli, i tuoi capelli d’oro” ribattè l’altro, come
sovrappensiero.
Sariel sorrise, imbarazzato da quel commento improvviso.
“Cosa volevi dirmi?”
Belzebù parve riscuotersi, eppure Sariel continuava ad avvertire la
lama dei suoi occhi ferma su di lui, sui fili lucenti della sua chioma.
“Volevo parlarti…”
“Di cosa?”
“Ho pensato così tanto, negli ultimi tempi…”
Sariel si rabbuiò all’improvviso. Abbassò lo sguardo, piegò le labbra
sottili in una smorfia di insoddisfazione. Di paura.
“Non si tratta di ciò che temo, vero?”
Belzebù non distolse gli occhi dall’amico che lo fronteggiava, continuò
a guardarlo, in un misto di ammirazione e reverenza. Era così bello, così
dannatamente, maledettamente bello. Se solo parole simili fossero state concesse
in quel luogo di claustrofobica perfezione, Belzebù le avrebbe dette. Se solo un
gesto simile fosse stato ammesso in quel posto di perfetta claustrofobia,
Belzebù avrebbe allungato la mano, avrebbe sfiorato con le dita la guancia
pallida di Sariel, avrebbe disegnato il profilo delle sue ciglia lunghe e
chiare, delle sue labbra rosee e maestosamente tratteggiate da chissà quale
mano. Dio. Sariel era un’opera di Dio. Sì, lo era? E allora perché, perché
quello stesso Dio non gli permetteva di chinarsi su di lui e baciarlo? Baciarlo,
con tutto l’amore di cui era capace, tutto l’amore che provava per lui. Non
aveva dubbi su se stesso, sul proprio sentimento, lo sapeva essere grande e
forte, sincero, travolgente, puro, più puro di tutto quell’immenso, stritolante
Paradiso di canti e luce e serenità. Che cosa gli importava? Lui non si sentiva
felice, né sereno, mai lo sarebbe stato se non in compagnia di Sariel. Solo lui,
solo lui. Tenerlo tra le braccia, accarezzarlo, baciarlo, passargli una mano tra
i capelli, sentirne tra le dita la morbida consistenza, soffice setosità che gli
scorreva sulla pelle. No, non dubitava di questo, non poteva. Lo sentiva così
forte, ardergli nel petto ogni giorno. L’unica cosa su cui nutriva dei dubbi era
la bontà di quel Dio crudele che negava la purezza del suo desiderio. Se solo
avesse potuto chiederglielo, domandargli perché…
“Belzebù?”
Alzò lo sguardo. Adesso Sariel lo stava fissando con aria preoccupata.
“Che cos’hai?”
Non aveva la forza di sorridere, e forse le sue parole suonarono più
dure di quanto avrebbe voluto.
“E’ che io vorrei combattere” disse con amara fermezza.
Giungerà l’angoscia e cercheranno pace, ma pace non vi sarà.
(Ezechiele 7,25)
“Perché stai facendo tutto questo? Vuoi vendicarti dei serafini? In
questo modo distruggerai anche l’inferno!”
Belzebù lo guardava con la stessa intensità di quel giorno, quando per
la prima volta, faccia a faccia in una luce surreale, avevano parlato di
raggiungere Dio. Sariel non lo voleva, non lo aveva mai voluto, non quanto lui.
Invece l’aveva seguito, non aveva fatto nulla per fermarlo, non gli aveva
impedito di proseguire nel suo folle piano, di guadare quel fiume di sangue
ancora e ancora. Ma c’era stato un motivo.
Io volevo stargli vicino, volevo solo proteggerlo. Io l’ho fatto per
lui…
Io l’ho fatto perché non
volevo che mi lasciasse indietro.
“Non mi interessa. Sariel…questo ha dimostrato tutto. Non è buffo?
Non è in paradiso e nemmeno all’inferno, ma in questa terra desolata chiamata
purgatorio…la strada che noi stavamo cercando già allora…”
La verità era che Sariel non lo stava ascoltando. Quello che poteva
cogliere erano soltanto parole, poche, sparse parole. Erano solo suoni, non
avevano importanza. Lo guardava, solo questo era necessario. Osservava i capelli
neri di Belzebù, quegli occhi freddi che non erano più i suoi, i segni eterni
della sua dannazione. Le sue ali nere. Che cosa era successo?
Le ali mi dolgono…Anche se
lo ricordo come se fosse ieri…noi ormai siamo…così lontani
Gli sembrava di vivere in un sogno, in un incubo. Adesso il cielo non
era più latteo, né la terra soffice e fresca. Non c’era luce o respiri ridenti.
Non c’era niente. Soltanto lui e l’amico di un tempo, Sariel e Belzebù, e tra di
loro una quantità di tempo indefinita che aveva spazzato via il passato. Erano
cambiati, troppo diversi per riconoscersi, eppure lui la sentiva ancora, quella
strana forza che correva tra di loro e li spingeva l’uno verso l’altro.
“Ho capito. La persona che eri un tempo non esiste più. Quindi farò
il mio dovere di angelo…e ti fermerò, dovesse costarmi la vita”
Un pensiero gli attraversò la mente, non credeva gli avrebbe dato voce.
Ma lo fece.
“Perché…rinneghi Dio fino a questo punto?”
“Rinnegare? Lascia che ti chieda una cosa: Dio ti ha mai amato? Non
sai rispondere, vero? Questo perché Dio non è mai esistito”
Io ti amavo. Io. Non lui. Lui non ti amava, io l’ho fatto, ma tu non
vedevi. E per questo sono stato punito.
“Sei
impazzito”
“Sì, sono pazzo. Lo sono da quando ho lasciato il paradiso. Non ho
fatto altro che sognare questo momento”
Sono impazzito perché ti amavo, perché ti ho amato troppo. Sono
impazzito perché non potevo esistere senza di te, senza di te non ero completo.
Ho lottato, ho combattuto per noi. Volevo delle risposte, volevo sapere perché
non mi era concesso amarti, a me sembrava la cosa più bella de mondo. Non potevo
stare fermo a guardare, non volevo, non l’ho mai voluto. Io dovevo sapere. Se
solo non fosse stato proibito, anche tu avresti capito e mi avresti ricambiato,
ne sono sicuro come di nient’altro in questo mondo che crolla a causa mia. Mio
vecchio amico, mio unico amore.
Sariel aveva domandato, Belzebù aveva risposto, ma gli sembrava la voce
di un estraneo, di un altro angelo, di un altro demone, forse di un demonio
annidato dentro di lui. Vide i propri capelli fluttuare nel vento mentre si
lanciava all’attacco di Belzebù. Vide lo sguardo limpido di un amico che lo
guardava con occhi tristi e innamorati.
Lui lo sapeva, l’aveva sempre saputo.
Questa lama che taglia la mia pelle e la mia carne con così tanta
facilità, mi fa male vederla riflessa nei tuoi occhi di ghiaccio. Belzebù, mi
stai uccidendo. Stai ponendo fine alla mia vita e lo sai. Ma questo non mi
addolora come credevo. In fondo sono sempre stato conscio del fatto che, prima o
poi, ti avrei ceduto.
“Ma…c’è un’altra cosa per cui all’epoca fui condannato”
Belzebù si chinò su Sariel, con decisione e rapidità. Gli chiuse le
labbra in un bacio assaporato da tempo nei meandri della sua mente, quando la
notte era troppo buia e l’inferno troppo terribile per essere sopportato, e lui
pensava all’amico di un tempo e vedeva la sua luce. Quante volte, allora, gli si
era avvicinato e l’aveva attirato a sé, quante volte gli aveva chiuso le labbra
con le proprie e lo aveva stretto forte tra le braccia per evitare che fuggisse.
Quante volte quel bacio cruento e pieno di passione, desiderio, amore, quante
volte l’aveva vissuto e ogni volta era stato più difficile ammettere che non
sarebbe mai accaduto. E adesso…il sangue sulle mani, la sua lingua che
assaporava quella di Sariel, sentiva l’aroma paradisiaco, tremendamente dolce
della sua pelle e delle labbra perfette che aveva violato impunemente. Ne
avrebbe pagato le conseguenze. Il suo cuore avrebbe cessato di battere.
“Quanto ho desiderato…baciarti in questo modo -mormorò appena-
Scommetto che non lo sapevi”
Sariel riusciva a malapena a respirare, sentiva la testa girargli e le
forze venirgli meno. Sentiva la morte avvicinarsi, sentiva le braccia forti di
Belzebù che lo sorreggevano e ancora il suo sapore aleggiargli sulle labbra,
nella bocca che lo aveva desiderato così tanto.
Sorrise.
“E
invece lo sapevo…”
Il rosso del sangue. Il mio, il tuo. Sariel. Lo ha sempre saputo, forse
mi amava anche lui, forse mi ha sempre amato, forse anche lui ha combattuto per
noi, prima di tradirmi, prima di decidere che gli ordini di Dio erano più
importanti dei suoi, dei miei sentimenti. Forse. Potrei chiederglielo, ma ho
paura della sua risposta. Io, che non temo questo dolore, la sua spada che si
nutre della mia vita, che la trascina via. Non mi fa male, sono insensibile a
tutto. Ho avuto la mia ribellione, le mie risposte. Ho appreso tutto quello che
volevo. Soltanto una cosa…non saprò mai se anche tu mi ami.
“Sì…quanto tempo è passato…Sariel…”
Quando, intrecciate, una piuma
bianca e una piuma nera toccarono il suolo, la pioggia prese a cadere.
E conoscerete la verità, e la
verità vi farà liberi.
(I Giovanni 8,32)
*****
Salve! Beh, come presentare questa fan fiction? Angeli e
Demoni, un manga su cui, secondo me, qualcosa andava scritto. Sarebbe stato più
giusto, forse più logico, scrivere della coppia protagonista, Karasu e Shirasagi,
ma cosa posso dire? Le ultime pagine del terzo volume hanno riservato una
piacevole sorpresa: l'amore, appena accennato, tra Sariel e Belzebù, coppia a
mio avviso bellissima e struggente. Quindi perchè non dotarla di una propria
storia? Di qualche piccola riflessione, di qualche pensiero vagante? Insomma,
prendete questa fiction per quello che è, un esperimento che, nella mia mente,
voleva essere struggente e malinconico, spero di esserci riuscita almeno un pò.
La primissima parte della fiction, è completamente
inventata da me, la seconda è un'interpretazione "arricchita" della battaglia
tra i due che si tiene nel volume 3 del manga. Ultima osservazione: Le battute o
parti sottolineate sono tratte parola per parola dalle pagine del manga, dunque
non si tratta di farina del mio sacco, mentre quelle in corsivo sono pensieri
dei protagonisti, che godono di voce propria anche nei due paragrafi in prima
persona, il primo con il punto di vista di Sariel, il secondo con quello di
Belzebù.
E questo è quanto. Ringrazio in anticipo chiunque leggerà,
recensirà, seguirà, ricorderà e quant'altro, sperando che esistano altri fan di
questa coppia e, in questo caso, augurandomi che questa umile storia vi sia
piaciuta!
Un saluto a tutti e buone vacanze!
*Ilaria*
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