All The King's Horses - Parte I
Disclaimer: I personaggi
di Merlin non
mi appartengono, benché meno lo sceneggiato. Da questa
storia non ci ricavo
assolutamente nulla ù_ù
All
The King's Horses
Parte
I
“Avreste
dovuto dare retta al commerciate” disse
Merlin entrando nella camera di Arthur con una borsa di cuoio sotto
braccio.
“Non
infierire! E’ già stato abbastanza umiliante
così…” rispose lamentoso il
principe, prima di andare a sedersi scompostamente sulla sedia
prediletta che, per
quanto fosse la più comoda in suo possesso, al momento gli
pareva un trono di
rovi.
“Io
ve
l’avev- Come non detto” disse Merlin abbassando lo
sguardo cercando di
trattenere un ghigno.
Arthur
sbuffò e osservò il candido fazzoletto con cui si
era tamponato il viso fino a
quel momento, constatando con disappunto che il grigio e il rosso
avevano preso
il posto del bianco immacolato.
“Hai
trovato Gaius?” domandò poi il Principe facendo
una smorfia.
Merlin
annuì e mostrò al biondo la borsa che aveva con
sé.
“Ha
detto
che se domani il dolore alla spalla non sarà passato,
verrà a guarirvi di
persona.”
“Perché
non dopo?”
“I
vostri
aspiranti cavalieri non hanno dato prova di grande tempra e resistenza
nel
portare a termine la breve missione di prova che gli avete assegnato.
Gaius
ovviamente si sta occupando della cosa.”
“Io
sono
il Principe, vengo prima” borbottò Arthur offeso.
“C’
stata
anche qualche ustione e quella ha la precedenza. Gaius vi reputa forte
a
sufficienza per resistere a qualche livido ed escoriazione.”
“Certo
che lo sono!”
“Mi
ha
comunque istruito su come pulire, disinfettare e medicare le vostre
ferite. Non
temete” disse Merlin, ignorando le proteste del Principe
mentre questo assumeva
un’espressione preoccupata.
“Tu?
Medicarmi?”
Merlin
annuì.
“Ho
le
istruzioni necessarie su come prestarvi un primo soccorso. Comunque non
temete,
che siate guarito o no, sono certo che verrà ugualmente ad
accertarsi della
qualità del mio operato.”
Arthur
sbuffò nuovamente, chiaramente poco fiducioso nelle
capacità taumaturgiche del
suo servo.
“Al
momento non avete molta scelta” gli fece notare Merlin con un
sorriso saccente.
Il biondo
scrutò attentamente l’altro mentre cercava
d’ignorare il bruciore sempre più
crescente al viso e al braccio destro.
“E
sia,
fa pure quel che devi” mormorò Arthur avvertendo
una fitta dolorosa alla spalla
nel momento in cui posò il fazzoletto sul tavolo.
Il mago
annuì prima di guardarsi in giro mentre Arthur alzava gli
occhi al cielo non
ancora del tutto convinto se affidarsi o no alle cure del suo servo.
“Ehm…
dovreste stendervi” annunciò Merlin posando la
borsa con i medicamenti sul
letto.
“Certo
che devo stendermi, razza d’idiota!”
Il mago
finse di non sentire: era frustrante essere sempre insultato e dover
sempre
comunque obbedire agli ordini di quel borioso asino. Per non parlare di
tutte
volte che gli aveva salvato la vita se poi al Fato o ad altri era stato
attribuito il merito di ciò.
Arthur si
alzò dalla sua postazione e raggiunse il letto con la sua
solita espressione
altezzosa finalizzata in questo caso a mascherare il dolore. fu solo
nel
momento in cui si distese che un lamento gli sfuggì dalle
labbra.
Merlin si
sedette sul letto accanto al Principe e aprì la borsa che
gli aveva dato Gaius.
“Perché
avete insistito per montare quel cavallo?” domandò
il moro prendendo un
fazzoletto e bagnandolo con un liquido rosso scuro contenuto in una
boccetta “Vi
era stato detto che era una bestia pericolosa, difficile da
domare.”
“Perché
sono il Principe di Camelot e- Hey! Cosa credi di fare?!”
disse Arthur
bloccando il polso del servo.
“Disinfettarvi
le ferite che avete sul volto, Sire”
rispose l’altro dandogli un irrispettoso schiaffo sulla mano
che gli bloccava i
movimenti.
L’espressione
indignata del Principe fece quasi ridere il mago, ma decise che al
momento era
meglio concentrarsi sulle cure di cui necessitava l’asino. A deriderlo ci avrebbe pensato più tardi.
“Amo
le
sfide, la cosa è ampiamente risaputa. Ed è
comunque un mio compito provare le
cavalcature… soprattutto se voglio che quei cavalli
diventino miei” asserì
Arthur facendo una smorfia quando Merlin gli passò il
fazzoletto appena sotto
il labbro inferiore.
“Anche
fare la figura del babbeo rientra fra i vostri compiti?” gli
domandò Merlin
cercando – ma senza impegnarsi troppo - di trattenere una
risata.
“Tu
tendi
sempre a dimenticarti con chi stai parlando.”
“Chiudete
la bocca, Sire.”
Arthur
sbarrò gli occhi offeso.
“A-”
“Vi
siete
tagliato le labbra contro le pietre, devo pulirvi le ferite prima che
s’infettino, stavolta non v’era nulla
d’irrispettoso nelle mie parole” spiegò
il mago assumendo l’espressione più seria
possibile.
“Uhm”
borbottò Arthur facendo però quanto Merlin gli
aveva ordinato.
Gli fece
uno strano effetto percepire il tocco lieve e delicato dei polpastrelli
di
Merlin inumidite contro le sue labbra. Per un istante Arthur fu tentato
di
mettere in imbarazzo il suo servo, bloccandogli le esili dita con i
denti e
divertirsi alle sue spalle vedendolo basito ed incerto su come reagire,
ma il
ricordo dell’orribile sapore di quell’intruglio lo
fece desistere dal prendersi
gioco di Merlin.
“Ora
dovreste girarvi” disse il moro richiamando
l’attenzione di Arthur, che non si
era accorto di aver chiuso gli occhi mentre l’altro, con le
dita
impiastricciate di quella schifosa sostanza gli aveva medicato le
labbra,
sfiorandogliele. Il pensiero di quel tocco gli mandò un
brivido lungo tutta la
spina dorsale. Merlin lo notò ma evidentemente
imputò quella reazione al dolore
che provava il biondo, cosa che fu confermata da un gemito che il
Principe non
si sforzò nemmeno di trattenere nel momento in cui dovette
mettersi prono.
Il mago
sbuffò. Davanti agli altri fingeva sempre che nulla fosse e
che i dolori delle
battaglie fossero sciocchezze, ma non appena Arthur si ritrovava nelle
sue
stanze da solo con Merlin, il ragazzo diventava un unico lamento.
Quando poteva
permetterselo, ovviamente; nel momento del vero pericolo Merlin non
l’aveva mai
visto tirarsi indietro davanti a nulla, neanche alle sfide
più dure o
apparentemente impossibili da vincere. Eppure Arthur ce la faceva
sempre.
Certo, non senza qualche piccolo aiuto esterno facilmente imputabile a
Merlin,
ma il mago non poteva negare che se il borioso asino non fosse stato di
natura forte
e coraggioso abbastanza, tutti i suoi aiuti sarebbero stati vani. Lo
ammirava
molto per questo. Anche per questo, se
non altro.
“Allora?”
lo riscosse dai suoi pensieri la voce del biondo.
“Ehm…
Gaius ha detto che non necessitate d’altro che un massaggio
con…”
“Uno
dei
suoi intrugli miracolosi” completò per lui Arthur
mentre il moro cercava la
boccetta di liquido oleoso e giallastro che il medico di corte gli
aveva
mostrato quando era andato a chiedergli aiuto per curare il Principe.
“Infatti”
disse poi Merlin togliendo il tappo e versando un po’ di
liquido direttamente
sulla pelle di Arthur.
“E’
freddo!” si lamentò il ragazzo.
“Si
scalderà” replicò il moro ignorando a
prescindere la protesta.*
Le mani
del mago iniziarono a massaggiare lentamente un punto gonfio ed
arrossato
vicino al rene sinistro, anche se a catturare la sua attenzione fu il
gonfiore
sulla spalla. Stando ai sintomi che aveva descritto a Gaius, poteva
occuparsi
facilmente della prima botta – da cui molto probabilmente ne
sarebbe scaturito
un livido, nulla di più – mentre la spalla
sembrava leggermente più malconcia:
il braccio era gonfio e pieno di graffi che si estendevano fino al
gomito… se
solo avesse potuto usare la magia lo avrebbe curato in battito di
ciglia. Ma praticare
incantesimi sul figlio di Uther Pendragon non era saggia idea.
Soprattutto se
il suddetto figlio era ancora perfettamente cosciente,
perché per il resto non
si era mai fatto grossi scrupoli ad usare la magia su di lui, anche se
era
tutt’altro che finalizzata a ledere la sua
incolumità. Faceva già abbastanza
fatica ad evitare che l’asino ci rimettesse in qualche modo
la pelle, di certo
lui non avrebbe reso ancor più complicato il suo
già arduo compito.
“Era
proprio un bell’animale però…”
“Sicuro”
ne convenne Merlin più per educazione che per reale
interesse. Stava cercando
di ricordarsi esattamente i punti che Gaius gli aveva raccomandato di
massaggiare per sciogliere la contrattura alla spalla.
“Ancora
non capisco perché mi abbia disarcionato” si
lamentò il biondo Principe “Puoi
metterci anche un po’ più di forza,
Merlin!” gli ingiunse poi mentre il mago,
sbuffando, andava a sollecitare maggiormente la pressione sui muscoli
indolenziti del collo.
“Non
potete pretendere di piacere a tutti” disse Merlin
distrattamente cercando di
dare una spiegazione plausibile all’altro.
Arthur
alzò leggermente la testa, volandosi verso il ragazzo con un
ghigno stampato
sul volto.
“E
a te
Merlin? A te piaccio?”
Le
braccia del mago cedettero per un momento.
“Cos’è?
Una domanda a trabocchetto per spedirmi alla gogna e sfogare la vostra
rabbia repressa?”
Arthur
sbuffò dal naso: Merlin riusciva comunque a spiazzarlo con
una delle sue
risposte taglienti sempre pronte. O quasi, almeno.
“Sono
il
futuro re e voglio piacere alla mia gente. Mio padre – anche
se spesso non
sembra - è ben voluto. Non abbastanza però. Io
voglio andare oltre, superare la
sua fama, far divenire il mio nome una leggenda-”
“Sempre
modesto” lo interruppe Merlin.
“Se
mi
lasciassi finire di parlare!” lo rimbeccò il
biondo cercando di dargli un pugno
sulla gamba, ma ottenendo così solo di sforzare invano il
braccio già dolente.
“Sembrate
il cavallo che vi ha disarcionato. Riuscite a stare fermo per
più di un momento?”
Arthur
sbuffò e Merlin fece altrettanto.
“Far
divenire il mio nome una leggenda… e poi?” lo
incitò il mago a proseguire il
suo discorso mentre lui continuava ad occuparsi della spalla malandata.
“…”
“Avanti,
vi ascolto!”
“Mio
padre mi ha spesso ripetuto che non posso essere il Re di Camelot e
amico del
popolo... però voglio che sia così. Voglio essere
un Re giusto, severo se
necessario ma non voglio far nulla che possa ledere in qualche modo la
mia
gente. Le leggi – talvolta anche severe – sono
necessarie però…”
“Però…”
lo incitò nuovamente Merlin, speranzoso nelle parole del
Principe.
“Alcune
sono ingiuste. Altre andrebbero modernizzate. Altre ancora andrebbero
revisionate.”
“Qualche
idea a riguardo?” non riuscì a trattenersi dal
chiedere il mago.
“Diverse,
credo. Tu ci sarai quando… accadrà?”
Merlin
rise.
“Vi
ho
già detto che sarò felice di servirvi fino alla
morte, ma non capisco cosa ve
ne possiate fare di un servo?”
“Tutto!
Dovrò pur incaricare qualcuno di lucidare la mia corona! E
non affiderei questa
mansione a nessun’altro che a te” disse Arthur
riuscendo, con quell’arrogante
immagine di lui in veste di sovrano di Camelot, a far sorridere il
mago. Dietro
quelle parole, Merlin sapeva celarsi la frase ‘sei
un buon amico’. Probabilmente Arthur non glielo
avrebbe mai
detto, ma oramai era diventato bravo ad interpretare i giri di parole
dell’asino.
“Sarà
un
onere” iniziò a dire Merlin vedendo la faccia del
biondo contrarsi in una
smorfia, anche se non avrebbe saputo dire se fosse per il dolore o le
sue
parole “Ma un onore.”
Il volto
di Arthur si distese e per qualche minuto il ragazzo rimase in silenzio
godendosi la sensazione dei muscoli che smettevano pian piano di dolere
sotto
al tocco di Merlin.
“Non
voglio mandarti alla gogna. Non questa volta almeno.”
“Uhm?”
“Non
mi
hai ancora risposto Merlin. Ti piaccio o no?”
Merlin
sbuffò più o meno per la ventesima volta da che
aveva iniziato a prendersi cura
di Arthur dopo la caduta da cavallo.
Certo che
l’asino gli piaceva! Per quanto
insopportabile e
borioso, arrogante e presuntuoso, ingrato e un qualche altro aggettivo
dispregiativo terminante in –oso,
Arthur era il ragazzo per cui avrebbe sacrificato senza alcuna
esitazione la
sua vita. E non l’avrebbe fatto perché lo diceva
il destino, ma perché Arthur –
seppur a modo suo – si era guadagnato la sua devozione (o
qualcosa di simile,
da che lo aveva incontrato Merlin non si era mai dimostrato
particolarmente
rispettoso nei suoi confronti), la sua fiducia e… qualcosa. Un qualcosa che inizialmente il
ragazzo aveva imputato
alle parole del Drago, al fatto che fossero le due facce della stessa
medaglia
e via dicendo. Ma Merlin sapeva che non era così. Arthur gli
era entrato
dentro. E non come Gwen, Morgana, Gaius. Arthur, come ogni cavaliere,
era
irruento e si era fatto spazio a suon di stoccate e fendenti nella sua
vita.
Quindi, checché ne dicesse il Drago, il destino in qualche
modo se l’erano
forgiati da sé. Arthur aveva saputo plasmare il suo,
mostrandosi come il vero
eroe puro di cuore capace di tutto. E Merlin aveva deciso di seguirlo,
sapendo
che gli sarebbe stato fedele fino alla fine.
“Sì,
mi
piacete” rispose il mago borbottando, non del tutto sicuro di
voler essere
udito dal Principe.
Arthur
però non disse più nulla e lasciò che
il suo servo continuasse a massaggiargli
la spalla e il braccio, riuscendo lentamente a mitigare il dolore. Non
era
esperto quanto Gaius, ma aveva avuto ragione quella volta che gli aveva
detto
che imparava in fretta.
Fu solo
dopo diverso tempo che Merlin annunciò che aveva finito,
rassicurandolo sul
fatto che non ci sarebbe stato bisogno di alcuna fasciatura e che il
dolore
sarebbe scemato con le ore e col riposo notturno.
“Col
vostro permesso, io mi ritirerei” disse il mago ricevendo
però come unica
risposta un mugugno indistinto dal parte del Principe. Mugugno che
Merlin decise
d’interpretare come un sì.
Il
ragazzo raccolse i medicamenti di Gaius e li ripose nella borsa di
cuoio che
gli aveva affidato il medico di corte.
Fu solo
prima di andarsene che Arthur lo chiamò, fermandolo sulla
porta.
“Anche
tu
mi piaci, Merlin” borbottò il Principe osservando
l'altro rimanere completamente
spiazzato dalle sue parole. Il mago si girò verso di lui e
gli fece un lieve
inchino prima di sparire.
Il biondo
però era riuscito a distinguere un inconfondibile sorriso
stampato sulle labbra
del suo servo.
Continua...
Note
dell’autrice:
Tadan!
Slash in arrivo!
Era
iniziata come una oneshot, ma poi mi sono persa nei dialoghi, nelle
riflessioni
di Merlin e… alla fine era troppo bella così
perché in qualche modo vi
infilassi lo slash a tradimento (esclusi gli imput palesi).
Così ho da parte un secondo capitolo che in qualche modo
rende questa una sorta di brevissima longfic. O una oneshot divisa in
due
parti, dipende dal punto di vista. Lo so che è una miseria,
ma volevo che
comunque questa prima parte rimanesse così ^^
So anche che
il punto di partenza della storia non ha molto senso, ma poi i dialoghi
sono
nati con una facilità disarmante, che quasi ringrazio di
essere caduta da
cavallo x3 Ok, non è vero che sono felice di essere caduta,
però probabilmente
se non mi fossi schiantata sulla ghiaia non avrei avuto il pretesto per
iniziare
questa storia. Questo spiega anche il perché della mia
fissazione equestre
all’interno dei miei racconti… mi basta leggere la
parola sella e io non capisco
più nulla XD
Intanto
ne approfitto per ringraziare GiulyB, elyxyz,
Chiby
Rie_chan,
bilancina92
e ely_scorpioncina
per
aver commentato la prima shot Colin/Bradley Magic
is Might <3
Note,
citazioni, credits e
quant’altro:
- Il
titolo è l’omonimo di una canzone dei Blind
Guardian
- E’ freddo – Si
scalderà sono battute che
le qaffiane conoscono bene. La
citazione non era voluta, ma è uscita comunque, e una volta
scritta ho pensato
che comunque qualcuno avrebbe potuto apprezzarla lo stesso x3
- Il
fatto che Arthur non può essere Re ed amico del popolo viene
dalla 2x06
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