Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Buonsalve a tutti! Ecco una mia fan fiction, prodotta dalla mia testa non sana sicuramente xD Troverete i nomi dei protagonisti conosciuti, poichè amando follemente Becky Bloomwood e Luke Brandon, ho voluto dare ai miei personaggi i loro nomi e volti. Ma giustamente ho dovuto cambiare i cognomi, altrimenti mi sarei tenuta estremamente legata a loro e non mi va. Ringrazio la mia amica Fe, per avermi suggerito questo titolo =) Spero vi possa piacere! Attendo i vostri pareri <3 Buona lettura!
Lov-boutin
Ho bisogno di spendere.
Questa parola rimbomba nella mia testa e
fa male, tanto male.
Spendere! Spendere! Spendere!
Giro famelica per quella via, quella
meravigliosa, ma tremenda via di New York, e non so dove andare.
E’ tutto così bello, scintillante,
glamour.
I manichini sembrano chiamarmi verso di
loro, sembrano tirarmi con una corda invisibile verso le porte dei negozi e
come non poter seguire il canto delle sirene?
Sarebbe stato impossibile.
Ed eccola..la luce. Lì, davanti a me,
dietro quel doppio vetro, di quella boutique.
Mi avvicino lentamente, il mio passo è
malfermo, il mio respiro affannato ed il mio sguardo fisso sulla visione più
bella del mondo.
Sono loro, sono davvero, assolutamentissimamente loro ed io le ho
davanti.
L’ultima creazione di Christian Louboutin
è proprio lì davanti a me.
Cantano, cantano..ed io non posso non
spingere la porta di quel negozio e non entrare.
“Salve, la posso aiutare?” La commessa si
è avvicinata a me con il solito sorriso prescritto da contratto. Non potrei mai
essere come loro, non potrei mai fare questo lavoro, sarebbe impossibile.
“Vorrei..vorrei quelle.”ed indico le mie amate, ancora lì in vetrina.
Più si avvicinano verso di me, più sento
il mio petto gonfiarsi di soddisfazione, gioia pura, amore.
“Vuole provarle signorina?”
Annuisco distrattamente e quando
finalmente infilo il mio sottile piede al loro interno..mi sento completa, come
poche volte in vita mia.
Sono mie. Sono state create per me. Le
mie anime gemelle.
“Le prendo!”esclamo immediatamente e
sopporto in silenzio il dolore che provo quando me le prende via dalle mani.
Ma ciò che il rumore della carta di
credito che striscia nella barra magnetica può provocare ad una ragazza come
me, non potete immaginarlo.
No, perché è qualcosa di unico, strambo,
eccezionale. E’ ciò che ufficializza il possedimento di ciò che ami e per cui spenderesti dollari su
dollari per averlo, a costo di vivere sotto un ponte.
Lo ami, è tuo, ti appartiene e niente
potrebbe dividerti da lui.
Ed infine..quando esci da quel negozio,
stringendo forte nella mano la busta nera con una scritta bianca stilizzata,
senti di essere una donna migliore, diversa, completa, una Donna con la D
maiuscola.
Mi fermo sul limite del marciapiede e non
appena alzo una mano, un taxi giallo si blocca, facendo stridere i freni.
“Upper
East Side, 155a strada. 52
B.”
L’auto si immerge nel fiume di macchine
del pieno centro di Manhattan ed intanto mi godo, come sempre, le magnifiche
luci, i grattaceli, le insegne, tutto ciò che ho sempre amato di New York, da
quando sono arrivata.
Ma meglio fare un passo indietro.
Mi chiamo Becky Grif e sono nata a
Portland, sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Ho vissuto i miei primi
anni di vita lì, ma poi all’età di dieci anni io e mia madre siamo giunte qui,
nella grande mela.
Inutile raccontare i miei voti
scolastici, i miei scarsi successi in amore ed il resto della mia insulsa vita
prima di capire che era la moda ciò che amavo. E quando l’ho incontrata, bè..ho
iniziato a vivere.
Sono l’assistente della temibile
Christine Durou ed è come essere sull’olimpo. Ok, non sono proprio
l’assistente, ma..ci sto lavorando.
Lei è la direttrice di Elle America ed
io..io le porto il caffè.
Ma già essere un membro di quella rivista
è per me qualcosa di sublime, il sogno che diventa realtà.
So che prima o poi diventerò qualcuno,
voglio diventarlo, anzi..devo diventarlo.
Il taxi si ferma davanti un’elegante
palazzo in stile Liberty e dopo aver consegnato un banconota al tassista,
scendo con i miei acquisti ed entro nell’elegante hall.
Le mie Jimmy Choo provocano un ticchettio
particolarmente gradito al mio udito e sorrido soddisfatta mentre chiamo
l’ascensore.
‘E’ stata una giornata positiva.’penso,
mentre controllo il mio riflesso nello specchio dell’ascensore.
I sinuosi boccoli color rame, scendono
dolcemente e perfettamente sulle mie
spalle ed il trucco è ancora lì, intatto, a contornare gli occhi verdi come gli
smeraldi. Devo ammettere che quel mascara appena comprato è davvero a tenuta
giornaliera.
Le porte metalliche si aprono,
accompagnate da un leggero dlin ed
entro nel mio appartamento o meglio di Luke Bray, il mio ragazzo.
Lo intravedo seduto ad uno sgabello in
cucina, che legge attentamente dei fogli, mentre sgranocchia delle noccioline.
“Ehi, sono tornata!”esclamò allegra,
lasciando le buste e il cappotto sul divano di pelle bianca.
Entrando in cucina, stampo un bacio sulla
guancia di Luke.
“Ciao amore, com’è andata?”mi domanda
senza alzare gli occhi dalle pratiche che sta studiando.
“Oh, bene! Giornata
meravigliosa!”rispondo con un sorriso che tocca entrambe le orecchie ed apro il
frigorifero per bere del succo d’arancia.
Luke alza il capo e mi guarda con un
sopracciglio sollevato. “Che cosa hai comprato?”
Uhm. Mi conosce fin troppo bene.
Assumo l’espressione più indignata e lo
guardo offesa. “Sei proprio incorreggibile eh!”, ma lui non accenna a
cancellare quell’espressione dal suo viso e mi ritrovo a sbuffare. “Ok, ho
comprato qualcosina.”
“Qualcosina?”
“Ok, qualcosa di eccezionale!”mi correggo
e l’euforia sprizza da tutti i pori del mio corpo.
Corro a prendere le buste e con un gesto
teatrale, tiro fuori le mie
incredibili, meravigliose, divine anime
gemelle.
Le pongo davanti gli occhi di Luke, che
le osserva inespressivo.
“Sai cosa sono queste?”gli chiedo quasi
con la bava alla bocca. Lui scrolla le spalle e con fare semplice risponde
“Delle scarpe.”
Delle scarpe! Mantieni la calma Becky,
non è colpa sua, non è colpa sua.
“Queste non sono delle scarpe. Guarda attentamente..suola rosso sangue.”gli suggerisco.
“Ci hanno ucciso qualcuno?”
“No!”quasi grido indignata. “Sono delle
incantevoli Louboutin, le ultime..che io dovevo
avere.”
“Cosa hanno di speciale?”
Spalanco gli occhi. Sono al massimo
dell’indignazione, non potrei sopportare altro. Rinfilo bruscamente le scarpe
nella scatola, mentre osservo Luke che cerca di trattenere una risata.
“Non intendo rispondere.”affermo e
afferro i miei amori e le altre buste, dirigendomi verso la camera da letto.
Ora arriva il momento più bello, quello
che amo di più. Prendo le scarpe come se fossero fragili e apro le ante del mio
armadio, anzi no..del mio mondo.
I miei abiti, i miei accessori, le mie
scarpe, le mie borse..tutte lì, racchiuse in quella stanzetta così preziosa per
me.
Mi pongo davanti la rastrelliera delle
scarpe e finalmente trovo un posto libero accanto alle nuove Christian Dior
rosse, comprate la settimana scorsa.
Le guardo con venerazione e quasi una
lacrima di gioia fuoriesce dai miei occhi.
Luke entra eprende una camicia bianca dal suo quarto di
armadio, che gli ho concesso (con non poca tristezza, a dir la verità).
“Dove vai?”domando confusa ed inizio ad
aiutarlo ad abbottonare i polsini.
“Ho una cena con i nuovi clienti che
abbiamo, dobbiamo trattare una questione importante.”
“E proprio di venerdì sera?”mormoro con
il broncio e Luke mi prende il viso fra le mani, concedendomi un sorriso così
dolce da togliere il fiato.
Era capace di far sciogliere il mio cuore
con niente. Lui e le Louboutin ovviamente.
“Film e popcorn li faremo domani se
riesco a liberarmi, ok?”
Annuisco, accennando un sorriso e mi
avvicino alla rassegna di cravatte, optando per una rossa.
“E..”inizio, mentre gli faccio il nodo.
“chi sono questi clienti?”
“Mah, possiedono una multinazionale che
si è messa in mezzo a qualche guaio. Ma nulla di troppo grave, per fortuna.”
“E tu cosa devi fare?”chiedo
ingenuamente, terminando di aggiustargli la cravatta.
Luke prende la giacca, e mentre se la
infila risponde: “Io devo difenderli, ovviamente. Sono il loro avvocato.”
Corrugo la fronte. “Ma come fai a
difendere chi sbaglia a prescindere?”
Mi sorride dolcemente e sfiora il suo
naso col mio. “ Non sempre possiamo fare ciò che più ci piace, Becky.”
Mi è naturale storcere la bocca
contrariata. “Va contro i tuoi principi però.”
“E’ il mio lavoro.”sorride, allargando le
braccia.
“Gran bel lavoro di merd..”
“Forse torno tardi, quindi non mi
aspettare alzata.”mormora, uscendo dalla stanza, ma lo blocco prima che si
avvicini alla porta.
“Ehi! Non dimentichi qualcosa?”
Luke sorride e corre indietro,
stampandomi un forte bacio sulle labbra. “A dopo.”sussurra e va via,
chiudendosi la porta alle spalle.