Capitolo 13
Bella.
Diana era al settimo cielo. Stringeva tra le sue esili
braccia l’alto e scultoreo corpo di William, gli occhi dorati brillanti di
felicità.
Dopo tanta ansietà e tante brutture subite, era più che
giusto che i due innamorati godessero di un degno lieto fine.
Era una gioia poterli ammirare e i loro amorevoli sorrisi,
avrebbero potuto facilmente sciogliere il più freddo dei cuori. Darius era
stato finalmente sconfitto. La pace era calata con un sipario dorato, su di uno
scenario di distruzione. Molti vampiri erano stati stroncati dalla loro eterna
esistenza, per mani e- nel caso di Jacob- denti
differenti. Ma, osservando nuovamente la coppia abbracciata, ne era valsa la
pena.
Avvertii un braccio avvolgere il mio collo e una mano incorniciare
dolcemente il mio viso, mentre la mia guancia destra veniva posata su di un
petto familiare.
Chiusi gli occhi, abbandonandomi alle carezze delle labbra
vellutate di Edward, lungo il profilo destro del mio volto, fermandomi alla mia
tempia, scoccandovi un sonoro bacio, per poi sussurrare fra le ciocche castane:
“ E’ finita.”
Annuii, mugugnando e percorrendo con il palmo della mano
destra, ancorata alla sua vita, la linea elastica del fianco, arrivando al
bordo dei pantaloni, alzando l’orlo della camicia e, con le dita, disegnare
sulla sua pelle liscia dei ghirigori immaginari.
“ Si…”
La pausa di un sospiro stanco e sollevato insieme.
“ E’ finita.”
Mi allungai per baciargli il collo e per mordicchiargli
lievemente la pelle morbida della guancia, così, quasi per gioco. Edward rise
del mio dispetto, scostandosi e catturando le mie labbra in un bacio
liberatorio. Dovevo ammetterlo. Mi era mancata la sua bocca dolce e succosa
sulla mia.
Gli accarezzai il labbro inferiore e percorsi con la lingua
il contorno di quello superiore, sentendolo sospirare e ricambiare il tutto con
un bacio altrettanto profondo.
Ci staccammo solo il tempo di vedere la causa del riso
gioioso di Nessie che, presa fra le braccia muscolose e bronzee di Jacob,
ritrasformato in forma umana, con solo un bermuda beige a coprirlo, girava su
sé stessa, ad opera del suo fidanzato, le onde dei suoi lunghi capelli ramati,
a ricoprirle il volto ridente e le spalle candide.
“ Jacob, smettila! Fammi scendere!”
Da qui, altre risate, visto che Jacob, continuava nella sua
opera, lanciandola in aria e riprendendola al volo.
“ Sei il solito lupo cattivo!”
Esclamò, sussultando sorpresa quando la trattenne fra le sue
braccia, il viso a pochi centimetri dal suo. Quello a cuore di Nessie, divenne
completamente rosso di piacere ed imbarazzo.
Jacob, dopo un attimo di serietà, le sorrise luminoso.
“ Lupo cattivo, eh?”
Le disse, baciandola e cullandola nello stesso tempo, per
poi staccarsi momentaneamente, farle toccare i piedi al suolo e riabbracciarla
stretta, immediatamente.
“ Allora, vuol dire che tu sei la mia deliziosa Cappuccetto
Rosso.”
Renesmee rise dolcemente, per poi ricambiare l’abbraccio e
baciarlo senza replicare.
“ Sono sempre i soliti.”
Commentò Edward, catturando il mio sguardo ridente e
baciandomi a sua volta. Un semplice contatto di labbra, che mi fece fremere
dentro.
“ Come sono teneri.”
Disse Esme, la voce una colata di zucchero fuso.
Credevo si riferisse a Jacob e Nessie, ma dovetti ricredermi
quando la vidi al fianco di Carlisle, lo sguardo rivolto a William e a Diana, staccati ma comunque legati con
incrocio di sguardi e mani intrecciate. Sembrava quasi che, una volta
ritrovati, non volessero più lasciarsi.
Era incredibile come fossero in simbiosi, l’uno con l’altra.
Diana giocava con le dita del compagno con le sue, osservando la loro unione
interessata; poi alzava il viso verso il suo, prima decisa, poi intimidita. In
seguito, strofinava la sua fronte sulla sua spalla destra, posandovi il volto e
sospirando beata.
William, dal canto suo, seguiva ogni piccolo movimento della
compagna, ora scrutandola intensamente, ora sorridendole dolce ed innamorato,
stringendola a sé come se fosse il più prezioso dei tesori, da custodire con
riguardo e devozione. Era lo stesso sguardo che avevo visto riflesso negli
occhi di Edward più volte, nell’arco del nostro stare insieme. Erano gli occhi
dell’amore.
Ma l’idillio durò poco, con il sopraggiungere di Alice che,
districatasi dalla presa della mano di Jasper, afferrò quella libera di Diana,
tirandola a sé.
All’intenzione di Alice, William alzò gli occhi scuri,
corrucciato e risentito. Come ingelosito, strinse ancora di più a sé Diana, che
non si ribellò a quell’atto di possesso, abbandonandosi alle sue cure, senza
comunque divincolarsi dalla presa gentile di Alice.
Il piccolo folletto dispettoso, rinsaldò la presa sulla mano
di Diana, e tirò, come a volerla liberare dalle braccia di William che,
infuriato, le ringhiò contro.
Alice non si scompose, ricambiando lo sguardo di fuoco che le
lanciò William.
Jasper l’affiancò, afferrandole il braccio libero, come a
voler sottolineare la difesa della sua compagna.
“ Alice, smettila.”
Le disse Edward, sciogliendo gentilmente la nostra presa,
avvicinandosi al quartetto.
Alice scosse la testa, determinata a non cedere, senza
staccare gli occhi dorati da quelli scuri di William.
“ Alice. Lasciali stare. Vogliono stare soli.”
Continuò Edward.
Alice scosse ancora la testa cocciuta.
“ Smettila di fare la bambina, Alice.”
Le disse dura Rosalie, scuotendo i lunghi capelli
biondo-grano, mentre Emmett, al suo fianco, rideva divertito.
Ma Alice non demorse, tirando ancora a sé Diana che, questa
volta, levò il volto dal petto di William, osservandola smarrita.
William la pretese per sé, cercando di scostarla da lei,
senza tuttavia attaccarla direttamente. Forse, questa, era opera di Jasper, che
strinse gli occhi, concentrato.
Ad un tratto, Alice si fermò, alzando gli occhi al cielo,
esasperata.
“ Non vorrai farla rimanere così, sporca di polvere e
sangue, vero? Non so tu, ma tutto ciò incupisce molto la sua bellezza.”
Gli disse, calma ma accusatoria.
William, in risposta, ringhiò sommesso, spazientito.
Diana portò lo sguardo prima a William e poi ad Alice, per
poi ritornare al volto teso di William, che accarezzò con la mano destra, prima
posata sul suo petto.
Al suo tocco, il vampiro si rilassò, abbandonandosi alle sue
carezze, reclinando la guancia destra sul palmo della sua mano, posandovi un
bacio.
Comprendevo il suo nervosismo. Anch’io, se avessi ritrovato,
dopo un secolo di separazione, il mio Edward, avrei preteso di averlo tutto per
me, almeno per un’intera giornata.
“ Non fare l’egoista. Deve prima ristorarsi e rimettersi in
sesto, e poi potrete stare insieme finché vorrete.”
Concluse Alice, sorridente.
William la guardò di traverso, per poi osservare Diana, che
sembrò perdersi nel suo sguardo.
“ Tu, cosa vuoi fare?”
Le chiese, baciandole la fronte. Alice lasciò la sua mano,
forse in attesa di una sua risposta.
Diana si morse il labbro inferiore, oscurandolo con quello
superiore, guardandosi circospetta e pensosa. Osservò a lungo la spalla
ricoperta di sangue, arricciando di poco il naso, con aria triste e disgustata
insieme, per poi incatenare lo sguardo a quello di William, che le ravviò i
capelli, scostandole dei ricci ribelli dal volto.
“ Vorrei cambiarmi.”
Disse infine, la voce pari ad un soffio leggero.
A quelle parole, Alice sorrise vittoriosa. Tuttavia, non le
riafferrò la mano libera come credevo che facesse. Forse aveva già visto, in
una delle sue visioni, ciò che sarebbe accaduto tra poco.
Infatti, Diana abbracciò William, accarezzandogli i capelli
caramellati.
“ Però, voglio anche stare con te. Non so…”
William sorrise della sua indecisione, scostandola di poco
da sé e posando dolci carezze sul suo viso.
“ Ascolta, facciamo così. Tu andrai con Alice…”
Disse, guardandola scocciato, ricambiato con un sorriso
gongolante.
“ Ed io ne approfitterò per andare a caccia.”
Concluse, sorridendo a Diana, che annuì ricambiandolo lieve.
William, la strinse a sé, accarezzandole la nuca e i
capelli, baciandole la fronte e parlandole all’orecchio.
“ Poi, staremo insieme.”
Le sussurrò roco, baciandole l’angolo della bocca e poi
lieve le labbra.
Diana sospirò ed annuì, questa volta più decisa.
“ Va bene.”
Gli disse sorridente, scostandosi di poco da lui.
Diana solcò le occhiaie perenni, che ustionavano i suoi
occhi neri come pece, pensosa.
“ Di cosa ti nutri?”
Gli chiese, incolore.
William si abbandono alle sue carezze, come in precedenza,
mugugnando, assorto.
“ Uhm…sai che non me lo ricordo?”
Disse, inclinando un angolo della bocca in un mezzo sorriso,
quasi divertito.
Diana aggrottò la fronte, increspando le sopracciglia,
percorrendo, con la punta delle dita, dallo zigomo destro al labbro inferiore ,
giocando con il mento, descrivendone i contorni.
“ Cosa vuoi dire?”
Gli chiese, confusa.
William trasse un lungo sospiro, prima di rispondere,
catturando la sua mano nella sua e baciandola dolcemente in ogni punto.
“ Che non mangio da tanto tempo.”
Le rispose, quasi assente, troppo impegnato a ricoprirla di
attenzioni. Sembrava un sacerdote che venera la sua dea pagana.
“ Da quanto, esattamente?”
Continuò lei, quasi preoccupata.
William fece spallucce.
“ Non so…due, forse tre mesi.”
Le disse lui, scoccandole un bacio al centro della mano.
“ Tre mesi?!”
Esclamò lei, avvolgendole il volto con entrambe le mani,
esaminandolo attenta.
“ Tre mesi che non tocchi nemmeno una goccia di sangue? È
impossibile.”
Sussurrò accorata, causandogli un risolino divertito.
“ Ti dirò…non sono nemmeno sicuro che siano davvero tre
mesi. Forse è passato anche un anno.”
“ Un anno? Ma…”
Scosse la testa, incapace di crederlo.
William rise ancora, ad occhi chiusi, racchiudendo le sue
mani fra le sue, conducendole in prossimità dei loro ventri.
“ Ero così disperato, che ho perso anche la nozione del
tempo. Vagavo senza sosta da una città all’altra, guardando ovunque, cercando
di scorgerti…ma niente. Ad un tratto, ho smesso di fare o dire qualsiasi cosa.
Ignoravo tutto e tutti, all’infuori del mio dolore. Quello provocato dalle
fiamme della trasformazione, non era nulla al confronto. La gola bruciava?
Avevo sete? Che importanza aveva! Tu non c’eri, non eri con me. Nei luoghi che
visitavo, niente e tutto mi parlava di te. E la consapevolezza di averti
perduta per sempre, dissipava ogni mia volontà, uccideva ogni mio desiderio,
anche quello di dissetarmi. Ho cercato anche di farmi uccidere da alcuni
vampiri nomadi, ma nemmeno quello è servito a scacciare la mia angoscia. Ora
che ci penso, era piuttosto umiliante come situazione.”
Disse, sorridendo amaro. Diana sembrava in preda ad
un’antica tristezza che, stranamente, accentuava la sua indiscutibile bellezza.
Posò dolcemente il capo al centro del suo petto, lasciando
un bacio nel triangolo di pelle, scoperta dallo scollo della sua t-shirt.
“ Povero amor mio. E’ stata molta la pena che hai dovuto
patire, a causa mia.”
Disse, con voce strozzata, quasi prossima al pianto,
cingendogli il collo con le braccia.
“ Perdonami.”
Gli sussurrò, con tono soffocato.
William le accarezzò i capelli, sorridente.
“ Non dire sciocchezze. Non è stata colpa tua. Anzi, non
avrei mai dovuto parlartene. Una sofferenza inutile per entrambi, dato che,
ora, è finito tutto.”
Diana si staccò da lui, un sorriso leggero ad incresparle le
labbra.
“ Hai ragione, ma hai fatto, comunque, bene a dirmelo. Non
voglio che ci siano segreti, tra noi.”
William reclinò il capo, ridendo sulla sua pelle, baciandole
la gola.
“ E non ce ne saranno, mai.”
Diana rise felice, baciandogli le labbra e la guancia
destra.
Fu proprio allora, che Alice decise di intervenire,
afferrandole nuovamente la mano destra.
“Bene. Allora è deciso. William andrà a caccia con Edward,
Emmett e Jasper. Mentre noi, invece…”
Disse, trascinandola al suo fianco, stringendole la vita,
amichevole.
“ Ci faremo un bel bagno rilassante e ci cambieremo d’abito.
Ok?”
Le chiese, senza darle nemmeno il tempo di rispondere.
“ Bene, perfetto. Andiamo!”
Esclamò entusiasta, non prima di aver baciato Jasper sulla
guancia, che le sorrise scuotendo la testa, divertito, osservandola mentre
trascinava letteralmente Diana per mano, all’interno di Villa Cullen. Erano già
sui gradini del portico, quando la sentii chiamare:
“ Bella! Vieni anche tu! Rose! Nessie!”
Sospirai, affranta. Sapevo che mi avrebbe coinvolta, contro
la mia volontà. Edward rise della mia esasperazione, baciandomi dolce le
labbra.
“ Ci vediamo dopo.”
“ Sicuro? Non dovrai forse pagare un riscatto per il mio
sequestro?”
Edward scoppiò a ridere, divertito del mio umorismo.
“ Bella.”
Sussurrò il mio nome, posando un altro lieve bacio sulla mia
bocca imbronciata.
Sbuffai, subito dopo.
“ Va bene. Buona caccia.”
Gli augurai, alzandomi in punta di piedi per baciare le sue
labbra socchiuse in un sorriso. Semplicemente irresistibili.
Ci staccammo con un relativo affanno, il desiderio bruciante
di rimanere insieme era palpabile, quanto quello di Diana e William.
Edward mi sorrise, strofinando la sua fronte sulla mia.
“ Se mi guardi così, dovrò davvero rapirti.”
Risi maliziosa, parlando sulle sue labbra.
“ Be’…in tal caso, non mi opporrei.”
Edward sorrise, quasi compiaciuto ed insieme divertito dalle
mie parole.
Ma la bolla luminosa in cui esistevamo solo noi, scoppiò
all’entrata in scena di Alice, che si arpionò al mio braccio, trascinandomi
lontano da mio marito.
“ Bella, possibile che tu non abbia ancora capito, che io
vinco, sempre?”
Sorrisi, mentre salutavo Edward che, con un nuovo sorriso,
mentre un raggio di sole gli illuminava il viso, luccicante di brillanti,
scuotendo leggero il capo, scomparve fra le fronde degli alti pini.
“ Credimi, Alice. L’ho capito, il primo giorno che ti ho
incontrata.”
Abbandonando il suo broncio risentito, scoppiò in una risata
cristallina, prendendomi per mano, come l’amichetta del cuore che mostra le sue
bambole, con orgoglio e compiacimento.
Appena varcammo la soglia di casa, vidi Nessie sfrecciare
dalla parte opposta, afferrando la sua tracolla preferita. Si era cambiata. Ora
indossava un grazioso vestito acquamarina, che la faceva assomigliare ad una
sirena uscita dall’oceano, pronta a conquistare il suo principe.
Si fermò solo il tempo per baciarmi la guancia, affettuosa.
“ Mamma. Vado a La Push con Jacob. Vuole informare a Seth,
Leah, Sam e gli altri i risvolti della battaglia. Jake ha preferito non
coinvolgerli, ma Sam è ansioso di conoscere i particolari.”
Annuì, contagiata dal suo sorriso.
Alice mugugnò al mio fianco, a braccia incrociate, rigida
come una statua di marmo.
“ E immagino, che dopo andrete in spiaggia.”
Disse, calma ma con una nota accusatoria. Nessie portò una
ciocca ramata dietro l’orecchio, mordendosi le labbra, rossa d’imbarazzo.
“ Be’…si, se rimane tempo…”
“ Così abbandonerai
la tua cara zia preferita, per spassartela con un lupo spelacchiato che vedi
ventiquattrore su ventiquattro.”
Continuò, sintonizzandosi sulla modalità “ Alice offesa e
tenera”.
Renesmee la guardò sorpresa e rammaricata, sporgendosi per
abbracciarla.
“ No, zia Alice. Io…davvero…non…”
Intervenni, prima che la situazione degenerasse, a sfavore
di Nessie, già irretita dalla trappola emotiva di Alice, compiaciuta dal risultato
ottenuto.
“ Non preoccuparti, tesoro. Vai pure a La Push con Jacob.”
Le diedi il permesso che cercava, mentre Alice mi fulminava
con lo sguardo, rinforzando la presa sul corpo di Nessie, che si voltò, per
osservarmi sorpresa.
“ Ma…zia Alice…”
“ Non preoccuparti. Zia Alice, capirà. Non è vero, Alice?”
Nessie la guardò speranzosa, mentre lei sospirava, con un
sorriso, accarezzandole i capelli.
Accettava la sconfitta.
“ Si, certamente. Staremo dopo, insieme.”
Nessie sorrise beata, abbracciandola forte, per poi volare
fra le mie braccia, baciandomi la guancia destra.
“ Grazie, mamma. Tornerò presto.”
Disse, correndo aggraziata verso Jake, che l’abbracciò
protettivo.
“ Ah, Renesmee. La giac…”
Ma mi bloccai, alla vista di Jacob che le ricopriva le
spalle con una giacca bianco latte, accarezzandole i boccoli ramati, facendoli
ricadere sulla schiena.
Sorrisi. Ci aveva già pensato lui.
“ Cosa, mamma?”
Scossi la testa.
“ Niente, tesoro. Divertitevi.”
Li salutai, mentre camminavano abbracciati verso l’auto di
Jacob, che le cingeva le spalle.
Sospirai, intenerita da quella scena.
Alice, per scacciare la mia malinconia, mi cinse il collo,
saltando allegra.
“ Evviva, evviva! Ora possiamo divertirci. Su, andiamo di
sopra! Rosalie e Diana ci stanno aspettando!”
Esclamò giuliva, correndo al piano di sopra, varcando la
soglia della camera di Alice e Jasper.
Mi lasciò la mano, solo per saltare sull’ampio letto,
abbracciando Diana, seduta comodamente sul suo bordo, facendolo sdraiare, per
l’esuberanza.
Sentii l’acqua del bagno privato della camera, scorrere
veloce. Rosalie era già sotto la doccia.
“ Finalmente, hai ritrovato la memoria, Diana. Io lo sapevo
fin dall’inizio.”
Diana si torturò una ciocca di capelli ricci, tornando
nuovamente alla sua composta posizione iniziale.
“ Si. Ne sono felice.”
Rispose, timida.
“ Certo, è naturale. Ora, tu e William potrete passare tutta
la vostra eternità insieme. Non trovi che sia una cosa meravigliosa?”
Le chiese, racchiudendo le ginocchia nel circolo delle sue
braccia, dondolandosi come una bambina curiosa. Mi sedetti sulla poltroncina in
velluto dorato, osservandole distesa.
Diana incrociò il mio sguardo, ma non lo abbassò, come mi
aspettavo, ma lo sostenne seria, per poi sorridermi leggera.
“ Grazie, per ciò che hai fatto per me e per William,
Bella.”
Mi sorpresi del tono modulato della sua voce, nel
pronunciare il mio nome, con tanta sofficità da sconcertarmi.
“ Oh, figurati. Era il minimo che potessi fare.”
Mi schermii, ravviandomi i capelli, in un gesto nervoso.
Diana mi sorrise grata, alzandosi come una principessa dal suo trono, avanzando
verso di me, a passo di fata, per poi inginocchiandosi e racchiudermi in un
abbraccio morbido e delicato, come lei.
I suoi capelli mi solleticavano il volto, e il suo odore di
fiori e frutti di bosco, mi invase le narici, stordendomi. Era incantevole
quella creatura. Emanava un senso di purezza ed innocenza così forte, da
lasciarti scossa ed in pace con il mondo. Mi rammaricai soltanto, che fosse
stata trasformata in vampira dal perfido e ormai defunto Darius, talmente
egoista da profanare una tale bellezza d’animo.
Sorrisi, ricambiando la sua stretta, con calore. Pazienza.
Ora, aveva William che si sarebbe preso cura di lei. Mi suggeriva fragilità, ma
anche forza, come la prima volta che l’avevo scorta, nel salone di casa Cullen,
una macchia blu cobalto in un universo di candido bianco.
“ Ti ringrazio, ugualmente.”
Mi sussurrò, come se il discorso non fosse ancora terminato,
distaccandosi veleggiando verso Alice, a
cui accarezzò una guancia, con la punta delle dita.
“ E ringrazio anche te, Alice.”
Le disse, per poi abbracciare dolcemente Rosalie, appena
uscita da una nuvola di vapore, avvolta in un telo bianco, mai quanto la sua
pelle.
Ricambiò il sorriso, mentre Diana diceva:
“ E te, Rosalie. Grazie.”
La ringraziò, distaccatasi e girando su sé stessa, leggera
come l’elica di un seme.
“ Siete le migliori amiche che abbia mai avuto. E…”
Disse, ora con un sorriso malinconico.
“ Non vi dimenticherò. Mai, ve lo prometto.”
Sentii una fitta al cuore muto, a quelle parole. Era ovvio
che lei e William volessero partire, costruirsi una vita propria, quella vita
che non avevano mai vissuto insieme, stroncata sul nascere, prima ancora di
consumare l’amore che li univa, prima dell’ultimo bacio, prima di tutto.
Era giusto, lecito. Eppure, perché faceva così male, la
prospettiva di una sua partenza?
Possibile che mi fossi già affezionata così tanto, a quella
ragazza? La osservai, mentre veniva investita da un abbraccio di Alice. Dovetti
ricredermi. In fondo, una cosa in comune, l’avevano, nonostante apparissero
così differenti. Era impossibile non volerle bene.
“ Su, forza. Togliamoci questi vestiti, e facciamo un bel
bagno ristoratore. Ne hai bisogno.”
Disse Alice, voltandola con grazia e lasciando scorrere la
lampo del vestito che indossava, mentre Diana, divertita, le agevolava il
compito, trattenendo con entrambe le mani i lunghi capelli ricci sulla sua
spalla destra.
Improvvisamente, Alice si bloccò, i grandi occhi da
cerbiatto spalancati e fissi verso un punto impreciso del vuoto.
Compresi che stesse avendo una visione, e anche piuttosto
piacevole, visto il sorriso contagioso che illuminò il suo volto d’elfo.
“ Presto. Nella vasca da bagno. E poi, subito a scegliere un
vestito nel mio armadio…no, nessuna replica.”
Rise gioiosa, mentre trascinava sotto il getto d’acqua
tiepida un’incredula Diana, che sprofondò comunque beata nella schiuma
profumata dal bagnoschiuma all’albicocca di Alice.
Osservai Rosalie, cercando aiuto, per capire le intenzioni
di Alice, ma lei scrollò le spalle, portandosi la chioma dorata dai suoi
capelli dietro la schiena e uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle
spalle, sorridendo.
“ Dov’è andata?”
Mi chiese, con la bocca spalancata per la sorpresa.
Non seppi cosa risponderle, ma subito sorrise rincuorata,
saltando sul letto ed invitandomi a sedermi al suo fianco, cosa che feci.
“ E’ andata a prendere i suoi fermagli. Vuole farle
un’acconciatura. Sarà bellissima.”
Non replicai, ricambiando il suo sorriso.
Poi, si diresse spedita nella sua cabina armadio, ritornando
subito dopo, carica di vestiti, camicette, bustini, top e pantaloni aderenti o
di jeans alla moda.
Inarcai un sopracciglio, ridendo divertita. Diana avrebbe
avuto l’imbarazzo della scelta.
****
“ Si! Sei perfetta!”
Esclamò euforica Alice, piroettando in circolo, attorno ad
una indecisa Diana.
“ Non so, Alice. Non mi sono mai vestita così, prima d’ora.”
“ Sciocchezze. Sei bellissima, così. Vero, Bella?”
Mi chiese Alice, ancorata alle spalle di Diana, il viso
rivolto verso di me, acciambellata sul suo letto.
Annuii, convinta, osservando Diana riflessa nell’ampio
specchio rettangolare di Alice.
Aveva insistito che indossasse un’accecante vestito giallo
girasole, con merletti bianchi delicati sul l’orlo della gonna, che discendeva
fluida come acqua, sulle sue lunghe gambe, ricoprendo a mal appena le
ginocchia, e sull’ampio scollo a “V”, che lasciava scoperto buona parte del
petto e nell’incavo fra i seni, Rose
aveva lasciato scorrere una perla bianca, trattenuta da una sottile catenina
d’oro bianco, ed era quella che ora Diana stava torturando fra le dita,
agitata.
“ Stai benissimo, Diana.”
Le dissi, per rassicurarla.
“ Lo credi davvero, Bella?”
Mi chiese, titubante e la voce ridotta ad un soffio.
“ Certamente. Fidati.”
Lei sospirò e si guardo ancora allo specchio e fu dal suo
riflesso che la vidi ricambiare i nostri sorrisi, il mio e quello raggiante di
Alice, che batté le mani quando disse:
“ D’accordo. Mi avete convinto.”
“ Perfetto! Ora, siediti qui e lascia che
Rosalie ti sistemi i capelli. È più brava di me”
Si schernì modesta, volando al mio fianco, mentre Rose
trafficava con la scatola dei fermagli per
capelli, tirandone fuori uno bianco di dal bordo doppio,
ravviando i ricci ribelli dalla fronte, portandoli tutti all’indietro e
fermandoli con il cerchietto e sorridendo dell’insieme, portandone una ciocca
lungo la spalla destra.
“ Ecco. Così sei davvero perfetta.”
Alice si alzò entusiasta e la fece girare su sé stessa,
tenendola per mano.
“ Adesso, dobbiamo solo aspettare che i ragazzi tornino.
Oh!”
Esclamò beata, sorridendo subito dopo maliziosa.
“ Sono già qui. Più in fretta di quanto mi immaginassi.”
Detto questo, spalancò la porta e corse per le scale,
urlandoci uno squillante:
“ Venite, forza!”
Disse, esortandoci. Rosalie uscì sghignazzando, i lunghi
capelli biondi, fluttuanti lungo la schiena coperta da una canotta rossa.
Feci per seguirla, ma l’immobilità di Diana mi bloccò.
Sembrava assalita dai dubbi, come poco prima, durante il suo esame allo
specchio.
Sorrisi, avanzando verso di lei e prendendola per mano,
stringendola per darle coraggio.
“ Coraggio. Ci aspettano.”
Diana sbatté gli occhi incredula, per poi sorridere dolce e
rinforzare la stretta della sua mano nella mia.
“ Si. Andiamo.”
E ridendo, discendemmo le scale.
Diana.
Appena io e Bella discendemmo le scale in legno che
conducevano ai piani inferiori, avvertii una stretta al cuore fermo non appena
giungemmo in salotto, invaso dai membri della famiglia Cullen. Emmett era tutto sporco di terriccio,
e rideva mentre Rosalie cercava di liberarsi, senza troppa convinzione, dalla
sua stretta d’acciaio.
Mi voltai verso Edward che si stava togliendo le scarpe
sulla soglia di casa, anch’egli ricoperto di fango e con un ciuffo d’erba fra i
capelli ramati, ma sorridente.
Jasper aveva afferrato la mano di Alice e il loro sguardo
era così intenso da costringermi a voltarmi, imbarazzata. Nonostante tutto, i
miei occhi avevano scorto i pantaloni e il collo del biondo Cullen, macchiati
di polvere e chiazzati del muschio liquido delle felci del bosco.
Sembrava quasi che avessero sostenuto una lotta. Ma ogni mio
pensiero e timore si dissipò alla vista di William, soltanto con la camicia e
l’orlo dei jeans scoloriti macchiati.
Il suo viso si illuminò di meraviglia alla mia vista e i
suoi occhi color miele, si oscurarono di desiderio e compiacimento, quando
esaminarono da capo a piedi il mio corpo.
Mi morsi il labbro inferiore, imbarazzata, distogliendo
appena lo sguardo, per poi rincatenarlo al suo, più ardente di pochi attimi fa.
Nel momento in cui avanzai verso di lui, William fece lo
stesso, raggiungendomi ed arrestandosi così vicino a me da far sfiorare i
nostri petti ansanti per l’emozione.
Ora che ricordavo tutto di noi due e che ogni residuo della
malvagità di Darius, era defluito via dal mio corpo, ogni volta che i miei
occhi lo scorgevano, sembrava la prima.
“ Sei bellissima.”
Sorrisi, lusingata dal complimento, mentre mi cingeva la
vita con le mani, accarezzando la mia schiena e facendo scorrere fra le sue
dita i miei ricci biondo cenere.
“ Grazie. Anche tu.”
Gli dissi, mormorando emozionata dal contatto perfetto dei
nostri corpi, scompigliandogli i capelli caramellati con una, sola, lunga
carezza della mia mano destra, a cui lui si abbandonò senza riserve,
socchiudendo gli occhi e serrandoli, in un attimo adorante, per poi abbassarsi
e catturare le mie labbra in un bacio tenero e, nell’insieme, profondo.
Quando si distaccò, con relativo sforzo, data la ruga
sottile che aggrottò la sua fronte liscia, afferrò la mia mano destra, ora
posata sul suo petto, sul suo cuore muto, dove la strinse delicato,
sussurrandomi roco:
“ Vieni. Devo parlarti.”
Annuii, incapace di parlare o di resistergli, tanto che
lasciai che mi prendesse fra le braccia e, ancorata al suo collo con le braccia
nude e frementi, dopo averci congedato dai Cullen con un calmo:
“ Scusateci.”
Sfrecciò fra la vegetazione rigogliosa del bosco di Forks,
addentrandosi nel cuore più profondo della foresta, rallentando solo quando il
sole ci colpì rovente, bagnando la nostra pelle di una miriade di brillanti.
Mi depose a terra, mentre sentivo lo scorrere d’acqua alle
nostre spalle e il vento sollevare la mia gonna, gonfiandola dispettoso.
Mi voltai, cedendo alla curiosità e lasciai vagare il mio
sguardo stupito dal ruscello fresco e dissetante, dalle acque limpide e
popolate di pesciolini dalle scaglie marroni ed argentee.
Lontano dalla riva ghiaiosa, fra l’erba corta, a causa
dell’ombra di alti faggi che minacciavano di oscurare il cielo sereno, con le
loro scure e verdeggianti chiome ampie e spirate al vento, scorsi un fragile
salice piangente, ma dal tronco forte e dalla corteccia levigata, luminosa di
scorci d’argento, ai raggi tenui del caldo sole primaverile.
Osservai deliziata le sue lacrime smeraldine, protese verso il
suolo, che mai riusciranno a toccare, e più in là, verso la riva sinistra del
fiume, le canne e le code di volpe ergersi flessuose, fra le ninfee
galleggianti, con i loro fiori di loto bagnati di stille di rugiada.
Mi voltai verso William, che mi sorpresi trovare con lo
sguardo fisso su di me, contemplandomi come la più bella delle opere d’arte.
Stranamente, non mi imbarazzai sotto quegli occhi carichi di
sentimenti indecifrabili, dove solo uno di essi, tuttavia, riusciva a
prevalere: l’amore.
Cercai di ricambiarlo con tutto l’ardore che riuscivo a far
eruttare dal mio essere anelante a lui, tendendogli la mano e lasciando che
l’afferrasse, spingendolo a sedersi, al mio fianco, sotto il chiarore
smeraldino della rada chioma del salice piangente, luogo dove, un secolo fa,
lui mi aveva donato il mio primo bacio.
Lasciò che mi sdraiassi, le mani ai lati del mio capo,
affondate nel ventaglio dei miei ricci, che assunsero una strana tonalità
argentea, alle luci soffuse dei raggi che, penetrati fra i sottili rami del
salice, languidamente, li andavano a lambire.
La folta chioma castana di William, posto, silenzioso, al
mio fianco, una gamba fra le mie, una mano ad accarezzarmi il volto, l’altra
affondata fra i ciuffi d’erba, assunse riflessi fiammeggianti, fra il goloso
caramello del suo singolare colore.
Gli occhi dorati, ardevano come oro fuso dalla lava di un
vulcano in eruzione, ribollendo di un desiderio così forte, da sopraffarmi.
Sospirai abbandonata, chiudendo gli occhi al passaggio delle
sue labbra sulle mie palpebre abbassate. Poi, quelle stesse labbra, si posarono
sulla punta del mio naso ed infine, combaciarono con le mie, dilettandosi ad
assaporarle senza fretta, gustandole come un frutto prelibato.
Non appena si staccò con un lieve respiro strozzato, dolce
come zucchero filato e dissetante come l’orzata d’estate, mormorai in un
soffio, gustando il suo:
“ Ti amo.”
Lo sentii incurvare le labbra in un sorriso, e rispondere
sulle mie, turgide a causa dei ripetuti baci.
“ Anch’io. Ti amo.”
Dischiusi le labbra e sollevai le braccia, per cingergli il
collo, affondando una mano nei suoi capelli e l’altra ad accarezzargli la nuca,
spingendolo verso il mio corpo, invitandolo ad aderire al mio.
William non si fece pregare, e rispose alla mia silenziosa
richiesta con più passione di quanto mi aspettassi. Mi strinse a sé,
sollevandomi dal suolo erboso che scricchiolo al nostro spostamento repentino,
modellandomi a sé, a suo completo piacimento.
Si dilettò a torturarmi la bocca, assaporò con la lingua il
sapore celato del mio palato, tintinnò i miei denti, morse con i suoi il mio
labbro inferiore, contornò quello superiore, facendomi languire in un universo
di dolcezza e passione liquida.
Ricambiai con tutta me stessa, aggrappandomi alle sue forti
spalle, stringendo le ciocche seriche dei suoi folti capelli, accarezzando la
pelle del suo petto, scoperto dalla camicia sbottonata.
Le sue mani adulavano il mio corpo, sollevando l’orlo della
gonna, percorrendo con il palmo della mano destra la linea esterna della
coscia, fermandosi all’incavo del ginocchio, sollevando la gamba destra e
guidandola a cingere il suo fianco. Ora, eravamo avvinghiati in un abbraccio,
che avrei preferito durasse in eterno. Ma, ahimè, dovetti tornare alla realtà, quando,
intento a baciare il mio collo, prendendo fra i denti affilati la catenina di
Rosalie, mi sussurrò roco sulla pelle fremente:
“ Devo parlarti, Diana.”
Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece fremere dentro,
ma mi imposi di staccarmi da lui, nonostante le mie membra eccitate, avrebbero
preferito di gran lunga trattenerlo per sempre.
“ Dimmi. Ti ascolto.”
Gli dissi, ancora ansimante, ravviandomi i capelli e posando
il capo sulla sua spalla nuda. Nuda?
Feci scorrere la fronte sulla sua pelle, notando che la sua
camicia, che mie dita aveva contribuito a sbottonare, era scivolata via dalla
sue braccia, scoprendo il suo petto, brillante in alcuni punti, dove i raggi
del sole riuscivano a colpirlo.
Era bellissimo e una fitta di desiderio mi colpì prepotente,
tanto da costringermi a sollevare una mano, ad accarezzare il suo petto e
fermarmi solo in prossimità dell’ombelico, che tintinnai quasi distrattamente,
con la punta del dito medio.
Lo sentii fremere al mio tocco e chiudere per un breve
attimo gli occhi, ma non mi scansò né mi trascinò su di sé, per approfondire il
contatto.
Inaspettatamente, lo vidi sorridere.
“ Spero non ti dispiaccia che abbia tolto la camicia. Era
già sporca.”
Risi, per poi avvicinarmi a lui ed abbracciarlo dolcemente.
“ L’ho notato. Cosa avete fatto? Avete giocato alla lotta,
tu e i fratelli Cullen?”
Lui rise sulla punta del mio orecchio destro, baciandomi la
guancie ed accarezzandomi i capelli.
“ Si, una cosa del genere. È stato Edward a rivelarmi questo
posto. Ti piace?”
Annuii, mugugnando e strusciando la guancia sinistra sulla
pelle levigata del suo petto.
“ Si, molto.”
“ Mi fa piacere.”
Ci furono leggeri attimi di silenzio, in cui gli unici
rumori furono lo scorrere dell’acqua del ruscello,
lo spirare del vento fra le fronde degli alberi e lo
sbattere delle ali di uno stormo di uccelli di passaggio.
“ Diana.”
Mi chiamò William, invitandomi a guardarlo negli occhi, le
sue mani affusolate ad imprigionare il mio viso, le mie sul suo petto, le sue
labbra a pochi centimetri dalla mia bocca socchiusa in un moto di sorpresa e di
curiosità.
William trasse un lungo sospiro, per poi chiedermi in un
soffio, gli occhi luccicanti di stelle:
“ Vuoi sposarmi?”
Strabuzzai e trasalii di meraviglia a quella richiesta
inaspettata ma, ora che l’avevo udita, intimamente aspettata.
Il vento frustò i miei capelli e i ricci biondi andarono ad
oscurare i lati del suo volto in attesa, teso e deciso nello stesso tempo,
mentre con gli occhi appannati da lacrime che non potevano sgorgare ma, questa
volta, per sfogare una felicità traboccante, gli risposi in un sorriso ampio e
gioioso, abbracciandolo stretto, non prima di avergli detto:
“ Si. Si, William. Con tutto ciò che posso donarti, si.”
William trasse un sospiro di beato sollievo, per poi
ricambiare il mio sorriso con pari gioia, scostandomi dolcemente, solo per
prendere dalla tasca dei jeans un anello. Era semplice, d’oro bianco con solo
una pietra di cobalto levigato ad abbellire il gioiello delizioso.
“ Questo, è tuo.”
Mi disse, con voce velata d‘emozione, prendendo la mia mano
ed infilandola all’anulare. Si infilò senza intoppi, perfettamente, come se
desiderasse da sempre unirsi al mio dito.
“ L’ho conservato. Non avrei mai avuto il coraggio di darlo
via. Apparteneva ed appartiene tutt’ora a te. Avrei voluto dartelo quella sera,
prima che…”
Lo bloccai, serrando le sue labbra e scuotendo la testa
energica.
“ Basta pensare al passato. Il presente ed il futuro è ciò
che conta.”
Sciolsi la presa dalle sue labbra, che si curvarono in un
sorriso.
Osservai ancora l’anello, che luccicava in mille pagliuzze
blu.
“ E’ bellissimo. Grazie.”
Lo ringraziai, commossa. Lui mi accarezzò il volto,
attirandomi a sé, stringendomi forte.
“ Non devi ringraziarmi di nulla. Il regalo più bello, è
quello che mi stai nuovamente donando.”
Sapevo che si riferisse al matrimonio, e mai come in quel
momento, capii quanto un semplice “si”, può renderti la vita ancora più bella e
preziosa di quanto già non fosse, lì, fra le forti e delicate braccia di
William.
Il mio William. E lo sarebbe stato, per sempre.
Bella.
“ Secondo te, a William e Diana sarà piaciuto il regalo che
gli abbiamo fatto?”
Chiesi ad Edward, mentre versavo dei sali profumati nella
nostra ampia ma semplice vasca da bagno, unendoli alla dolce essenza di menta
del bagnoschiuma.
Assaporai l’aria imbevuta di fragranze rilassanti nella
piccola stanza accessoriata, respirando a pieni polmoni e lasciando che mi
rilassasse i nervi.
Lo sentii ridere, mentre mi inginocchiavo vicino alla vasca
da bagno, accelerando lo sciogliere dei sali nell’acqua calda.
“ Due biglietti, andata e ritorno, per tre settimane in un
albergo a cinque stelle, fra le colline innevate degli Appennini? Notti da
sogno, aria fresca, nessun pericolo dei dispetti del sole, escursioni, cervi in
quantità? Credo proprio di si, amore.”
Risi del suo umorismo, così simile a quello di Alice, in
certi casi. E questo, fu uno di quelli.
“ Se dici così, però, mi costringi a pregarti di ripetere
l’esperienza, dopo di loro.”
Dissi, mentre mi alzavo dal pavimento, scostando i capelli
in avanti, sulla spalla destra, afferrando l’inizio della zip del tubino nero,
cercando di abbassarne la lampo. Ma due mani gentili, mi precedettero,
afferrandola al mio posto.
“ Lascia. Faccio io.”
Lo lasciai fare, come desiderava, sorridendo quando, dopo
aver compiuto il suo compito, Edward mi cinse i fianchi, penetrando fra i lembi
aperti del vestito, posando le labbra sulla mia schiena, nell’incavo fra le
scapole.
“ Facciamo che, tu spogli me ed io spoglio te?”
Lui rise del mio tono malizioso, accarezzando con la pelle
della sua fronte quella delle mie spalle, solleticandomi la nuca con i ciuffi
ramati dei suoi capelli scomposti.
Le sue mani risalirono lungo i miei fianchi, attraversarono
l’addome e si fermarono sulle spalle, dove le sue dita afferrarono le sottili
maniche del vestito, tirandole giù, fino a quando il vestito non si afflosciò
ai miei piedi nudi, come i suoi.
“ Non è male, come idea. Io sono già a metà dell’opera.”
Mi disse, sorridendo sulla mia pelle, nell’incavo destro del
collo.
“ Be’…allora dovrò sbrigarmi a cominciare, prima che l’acqua
si raffreddi.”
Dissi, divertita quanto lui, voltandomi verso di lui, con
solo l’intimo a coprire il mio corpo.
Mi rispecchiai in quegli occhi ardenti di desiderio ed
amore, dalle iridi dorate solidificate in due pietre di topazio perfette, dove
fu con piacere che mi feci adulare.
Con dita sicure, ma con movimenti lenti e calcolati,
allentai il nodo della sua cravatta nera, sfilandogliela con un gesto fin
troppo lento per i nostri standard.
Gliela sventolai di fronte, facendolo ridere di gusto,
quando me la attorcigliai al collo, a mo di foulard.
“ Non vale! Io ti spoglio, e tu ti ricopri!”
Esclamò divertito e mentre io cercavo di trattenere un
sorriso, cominciai a sbottonargli la camicia immacolata.
“ In guerra e in amore, tutto è concesso.”
Dissi tra il serio e l’ironia più pungente.
Edward scosse la testa, sorridente, ma lo sentii
rabbrividire, quando, tolti i lembi della camicia dai pantaloni del vestito per
cerimonie, lasciai che scivolasse fluida dalle sue spalle, andandosi ad unire
al mio tubino.
Gli accarezzai il petto in un’ampia carezza, per poi scendere, seguendo una linea
immaginaria, verso la cintura dei suoi pantaloni che, con un gesto secco, feci
scattare, sfilandola dai passanti dei pantaloni.
La lasciai tintinnare a terra, in un rumore di acciaio e
ceramica che si uniscono.
“ Due a uno, per me.”
Edward annuì, per poi farmi sedere sul bordo della vasca,
sfilandomi gentile le calze dalla gambe, baciando la punta del ginocchio destro
e percorrendo con le labbra, il dolce declino della gamba, fino al dorso del
piede, che lasciò andare, non appena l’ebbe liberato dalla costrizione della
stoffa.
Gli accarezzai i capelli, quando mi aiutò ad alzarmi.
“ Due a due.”
Dissi, falsamente contrariata, mentre lui baciava il broncio
in cui si era increspata la mia bocca.
Smise di ridere, quando feci scivolare il bottone dei
pantaloni, fuori dall’asola, abbassando la zip e con essa, i pantaloni stessi,
che scivolarono fino alle sue caviglie. Fu Edward stesso a liberarle dalla costrizione
della stoffa nera, scalciandoli vicino dove giacevano le calze.
Ora, eravamo entrambi in intimo.
“ Tre a due. Ho vinto.”
Gli sussurrai languida, baciandogli le labbra, incapace di
resistere alla sua bellezza, come se i suoi baci fossero il premio pattuito per
la mia vittoria.
Lui mi strinse a sé, percorrendo con le sue mani tutto il
mio corpo, ed io lo imitai, impadronendomi di ogni lembo della sua schiena.
Mi sollevò, facendomi cingere la sua vita con le gambe, per
poi sprofondare entrambi nell’acqua profumata dalle vasca, allagando il bagno
per l’impeto dell’impatto.
Scoppiammo a ridere, divertiti, mentre lui mi baciava il
collo, ancora scosso dai sussulti delle risate.
“ Oh, Edward! Che disastro!”
Esclamai, incapace di essere contrariata.
“ Vendetta.”
Mi sussurrò lui all’orecchio, mentre gli bagnavo i capelli
con le mani impastate di schiuma.
Ben presto, anche l’intimo fradicio si unì al resto dei
vestiti bagnati sul pavimento piastrellato di marmo, e mi ritrovai stretta fra
le sue gambe, mentre facevo volare schiume e bolle dalle mie mani, al suo
volto, che si scostava all’ultimo momento, sorridendo malizioso.
Si allungò per baciarmi, mentre mi passavo la spugna,
imbevuta di acqua e bagnoschiuma, sulla pelle candida delle braccia.
Sorrisi, ricambiandolo, per poi dirgli, mentre si
ammorbidiva sullo schienale di marmo, giocando con i miei capelli bagnati.
“ E’ stato un bellissimo matrimonio. William era
emozionatissimo e Diana era splendida, in quell’abito bianco di Gucci.”
Edward mugugnò in risposta, cingendomi le spalle e sfregando
il suo viso sulla mia guancia sinistra, posandovi un bacio delicato, come
petali di rosa.
“ Si. Alice ha dato il meglio di sé. Sposarsi in prossimità
del ruscello, con il baldacchino ricoperto di rose bianche sotto il salice
piangente, è stato un vero e proprio colpo di genio, devo ammetterlo.”
Risi sommessamente, baciandogli il petto, rannicchiandomi
sotto la sua spalla sinistra.
“ Si, è vero. E’ stata geniale.”
Ci furono attimi di silenzio, riempiti solo dallo smuovere dell’acqua
di Edward, che si sporse sulla mensola, per prendere il flacone di shampoo alla
fragola, invitandomi a spostarmi, con lo sguardo rivolto in avanti, le sue
gambe a sfregare sulle mie, quando alzò la destra, per lasciare che l’accarezzassi
fino al ginocchio, scoperto dal mare di schiuma.
“ Posso lavarti i capelli?”
Mi chiese, gentile e premuroso, come sempre.
Annuii, sorridendo.
“ Certo.”
Lo sentii sorridere, forse contento, per poi iniziare a
massaggiarmi la cute, premendo dolcemente i polpastrelli imbevuti di shampoo,
su punti del capo in tensione, rilassandomi all’istante.
Ricominciai a giocare con le bolle di sapone, creandole con
le dita immerse bruscamente nell’acqua, raccolte sul palmo della mano destra e
soffiandole, lasciando che si infrangessero da sole o con l’impatto di schiuma
o del marmo del bordo opposto della vasca.
“ Edward.”
Lo chiamai, pensierosa, avvertendo la schiuma dello shampoo
alla fragola, scivolare lungo i miei capelli, confondendosi con quella alla
menta del bagnoschiuma.
“ Si.”
Mi rispose lui, concentrato nel suo operato.
“ Secondo te, Diana e William potranno essere finalmente
felici, insieme?”
Gli chiesi, con una nota di preoccupazione nella voce.
Ormai, erano diventati nostri amici e la prospettiva che potessero subire altre
atrocità che li rendessero infelici, mi angosciava.
Edward colse quella nota d’ansia che inclinava la mia voce e
massaggiandomi i capelli fra le sue mani, mi rispose:
“ Il loro è stato un passato ricco di ostacoli, e la loro
storia d’amore non avuto certo un decorso semplice.”
Iniziò lui.
“ Un po’ come la nostra.”
Edward rise, versando altro shampoo sulle sue mani e
continuando ad insaponare i miei capelli.
“ Si. In effetti, tutte le relazioni sentimentali, nel bene
o nel male, hanno i loro problemi di fondo.”
Continuò, afferrando il manico della doccia, ed iniziando a
risciacquare i miei capelli, avvertendoli più leggeri, al passaggio dell’acqua
pulita e fresca. Sorrisi. Edward aveva fatto un ottimo lavoro.
“ Ma tutte, alla fine, riescono a sopravvivere e a superare
i vari ostacoli che la vita antepone loro, come nel nostro caso e in quello di
William e Diana. Il loro amore è forte e duraturo. Sono convinto, che sarò
questo a garantire la loro felicità, contando l’uno sull’altra.”
Sorrisi. Sembrava quasi che si stesse riferendo a noi,
invece che a William e Diana.
Mi voltai verso di lui, afferrando la spugna ed iniziando ad
insaponargli il petto.
Mi guardò, senza parlare, per poi sorridermi dolce.
“ Non dici nulla? Non è da te.”
Ricambiai il suo sorriso, alzando il suo braccio destro,
insaponando ogni centimetro di pelle visibile, fino alle dita della mano, che
intrecciai alla mia, abbandonando per un attimo la spugna, che galleggiò
lontana.
“ Hai già detto tutto.”
Mi voltai completamente verso di lui, annegando nell’oceano
dorato dei suoi occhi, che mi accarezzavano amorevoli.
“ Ti amo, Edward. Lo sai, vero?”
Edward rise, divertito, sollevando entrambe le gambe ed
incatenandole con le mie, pressandomi con le mani al suo corpo scultoreo, petto
a petto, cuore a cuore.
“ Lo so. Ma, è sempre bello sentirselo dire.”
Risi con lui, abbracciandolo e baciandolo simultaneamente,
le nostre labbra ad esplorare i profondi abissi dell’altro, in un incastro
d’anime perfetto.
Dopo il bacio, mi abbandonai alle cure del sue mani sulla
mia schiena e su tutto il mio corpo, adorandolo incondizionatamente, amandomi
come solo lui poteva amarmi.
Sospirai, il capo chino sulla sua spalla, intrecciato e
legato a lui, indissolubilmente.
“ Ti amo, Bella. E ti amerò per sempre, mio dolce amore.”
Sorrisi. Come dubitarne?
Fine.
Angolo dell’autrice.
Ehilà! Salve a tutti, amici ed amiche di EFP!!!
Scusate il ritardo, ma il mio cervello era in modalità: Lavori in Corso.
In poche parole, NON avevo idee!!! Zero, nada de nada!
Non mi era mai successo, ma credo che alla fine,
l’ispirazione è servita a qualcosa!XD
Vi è piaciuto l’ultimo capitolo??? Scene d’amore a
quantità!!!XD
Ora, passiamo ai…
Ringraziamenti a…
Albicoccacida: Ciao, Albicocca!!! Grazie
per avermi commentato!!!Come sempre, sei stata molto gentile e
divertentissima!!! Mi mancherai anche tu, ma non disperare, ci risentiremo
presto!!! Non ti libererai facilmente di me!!!XD Ti saluto, ma non ti dico
addio, ma arrivederci, con tanto affetto!!! Baci baci e grazie ancora,
Fuffy91!!!^__^***
Un milioni di grazie
a tutti quelli che mi hanno seguito, mi hanno sostenuto e commentato!! Mi
riferisco a Albicoccacida, Lizzie95, la
mia carissima Beuzz94, Nanerottola, Pucciosa97…e ovviamente i…
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E Grazie Infinite a tutti voi, carissimi lettori e
carissime lettrici che mi hanno seguito con tanto interesse e devozione,
leggendo la mia storia fino all’ultima riga!!
Grazie, grazie mille!!!
Baci baci e alla prossima!!!
Sempre vostra, Fuffy91!!!
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