Sirius
Black aprì lentamente la porta di casa. Le sue mani girarono
sulla maniglia, chiudendola alle sue spalle. Non sarebbe dovuto uscire,
quella sera, in fin dei conti lui era un ricercato, ma non poteva
resistere al richiamo dell’inverno, con la neve che si posava
leggera sui marciapiedi, sui giardini nascosti dai muretti, sui taxi
neri di Londra. Per anni aveva dimenticato cosa volesse dire vivere,
ora non vi avrebbe certo rinunciato.
Scosse le ampie spalle, lasciando scivolare con un gesto elegante il
lungo cappotto nero per terra. Accennò appena un movimento
della bacchetta e questo si ritrovò appeso
all’appendiabiti nell’ingresso.
Le scarpe nere, lucide, scivolavano leggere, ma decise, sul pavimento
di legno, scricchiolando appena quando pose piede sulle scale.
Fece scorrere le dita sul corrimano, sfiorandolo soltanto, e raggiunse
il piano di sopra, per varcare la porta della biblioteca di casa Black.
Davanti al camino, acceso, una poltrona e una bottiglia di vino
sembravano aspettarlo. La stappò con delicatezza, versandosi
un caldo e rosso Bordeaux nel bicchiere di cristallo.
Quella casa, che un tempo gli era stata così ostile, che un
tempo era stata così fredda nei suoi confronti, presto si
sarebbe riempita. Presto sarebbe arrivato Harry e presto quella sarebbe
diventata Casa. Era davvero tutto perfetto.
Si sedette e solo allora notò la lettera e il pacchetto
posati sul tavolino vicino a lui. Aprì la busta, e lesse:
“Carissimo Felpato,
mi sembra di vederti, seduto sulla tua poltrona preferita, di fronte al
camino, mentre sorseggi un bicchiere di vino. – Sirius
sorrise, sentendosi lievemente a disagio, domandandosi come il suo
interlocutore avesse indovinato - Sicuramente ti domanderai come lo
so... La verità è che, amico mio, in quattordici
anni non sei cambiato di una sola virgola e io credo di conoscerti
molto bene.
Immagino anche che tu oggi abbia lasciato Grimmauld Place senza
permesso, perché tu ami le giornate invernali come questa, e
che ti sentirai abbastanza soddisfatto della tua bravata.
Posso immaginarti salire le scale e toglierti il cappotto, come in
un’immaginaria danza.
Ebbene, son certo che ritieni tutto ciò assolutamente
perfetto, ma mi dispiace dire che se Sirius Black non è
cambiato, il mondo sì, perciò fammi la cortesia
di aprire il pacchetto, consideralo un regalo fra gentiluomini, e di
fare esattamente come c’è scritto sulle
istruzioni. Allora sì che tutto sarà perfetto.
Buon Natale,
Remus John Lupin”
Incuriosito, Sirius sfilò il regalo dal involucro. Un disco,
un Lp, come direbbero i Babbani. Si alzò dalla poltrona, con
teatrale lentezza, dirigendosi verso un vecchio grammofono in un angolo
della sala. Seguire le istruzioni? Sirius Black sapeva esattamente cosa
fare. Sistemò il disco, centrandolo, e assaporò
il piacere di sollevare e posare la puntina sulla sua superficie. Erano
anni che non lo faceva.
Il disco saltò, per pochi secondi, poi una musica
orchestrale accompagnò una voce calda, che si
librò nella stanza. Remus aveva ragione, ora era davvero
tutto perfetto.
Tornò alla poltrona e prima di sorseggiare il vino, le sue
labbra si mossero piano, canticchiando una strofa della canzone:
“I did it... My way.”