Crack couple contest
Questa
è una storia che ha partecipato al CRACK PAIRING CONTEST
indetto da Only:me sul forum di Efp ed è arrivata undicesima.
E'
una storia a cui tengo molto *_* e ne vado fiera,nonostante non sia
arrivata prima.
Spero
piaccia anche a voi.
Non amo il buio.
Non amo i gufi che lanciano i loro suoni gutturali sulla mia
testa come se volessero mangiarmi.
Non amo quella lucertola che ho appena scansato per un soffio.
C'è chi dice che io, Narcissa Black Malfoy, non ami nessuno
se
non me stessa: punti di vista, parole nate da cervelli che non hanno
visto e vissuto
quello che io ho dovuto sopportare e sentire sulla mia pelle.
Ho avuto tanto è vero, ma altrettanto mi
è stato tolto.
La vita è una bilancia in cui il piatto di ciò
che ti
viene tolto è spesso il più pesante e io ho
accettato il
mio destino molto tempo fa.
Cammino nel buio senza guardare il terreno, mi lascio guidare dalla
memoria dei miei piedi
estremamente fiduciosa, mentre spero nel più profondo del
cuore di
non incappare in un'altra lucertola.
Se fossi stata Bellatrix avrei ucciso la mia paura.
Se fossi stata Andromeda me ne sarei presa cura, facendola diventare un
amore.
Ma non sono nessuna delle due.
Mi sento, talvolta, meno viva di questo giardino che attorno a me
sprigiona tutta la sua forza naturale lasciando che i rami di alberi
diversi, abbandonati al vento, si intreccino tra di loro dimentichi
della pianta che li ha generati.
Un gufo mi fissa dal ramo basso di una quercia e io accelero il passo
verso la mia meta, continuando a guardarmi indietro per
assicurarmi che
l'infido animale non mi segua.
Arrivo a destinazione sana e salva: ho imparato da bambina a guardarmi
le spalle, non è un'abilità improvvisata la mia.
Guardo la capanna che ho davanti a me e deglutisco, nascondendomi
meglio sotto il
cappuccio di seta del mio mantello seppur io sappia che stando qui non
rischio
nulla.
Lucius mi ha lasciata all'ingresso non più di dieci minuti
fa,
in questo momento starà tentando di spadroneggiare
anche in un regno che non appartiene ne a lui ne ai suoi
soldi.
In questo regno, non gli appartengo nemmeno io.
Lo sanno tutti che Hogwarts non fa parte del mondo reale: quando
oltrepassi i cancelli sei in un luogo dove può
succedere qualunque cosa.
Sento voci lontane accompagnate da passi pesanti, passi che coprono
qualsiasi altro suono compreso quello del mio amico gufo.
Sorrido quando mi rendo conto che non ho dimenticato le sue abitudini,
e che riesco ancora a riconoscere il suo passo da mezzo gigante a
numerosi metri di distanza.
Mi muovo improvvisamente spavalda, ma tutta la mia strana allegria che
mi fa assomigliare ad un pagliaccio muore quando i miei occhi
incontrano la figura claudicante che accompagna la mascotte della mia
adolescenza.
Indietreggio perdendomi nel buio e mi appoggio, per non cadere a terra,
all'albero più
vicino alla capanna mentre il fiato mi muore in gola.
Totalmente avvolta nella stoffa nera, faccio appena capolino
dall'intelaiatura della finestra per spiarli.
Lui ha ancora i segni della luna piena incisi sul volto e sopporta
tutto con quella stoicità che continua a farmi tenerezza,
oggi
come allora.
Un mezzo gigante.
Un lupo mannaro.
Non ho mai avuto una visione della vita estremamente proporzionata e
canonica.
Non sono cattiva e subdola.
Non sono coraggiosa e buona.
Sono fuori da molte definizioni.
Li vedo sedersi ai soliti posti:Hagrid si lascia cadere su un piccolo
divano sgangherato che ha visto giorni migliori e Remus è
vicino
alla finestra, a debita
distanza.
Le voci di due ragazzini aleggiano nell'aria, nei ricordi, e io mi
conficco le unghie nei palmi delle mani per non estraniarmi dalla
realtà.
Pretendo dalla mia mente che rubi ogni attimo di questa scena e che
custodisca il tutto gelosamente.
Pretendere.
Ordinare.
Imporre.
Sono indubbiamente diventata la Black che i miei genitori volevano, se
do ordini perfino alla mia memoria.
Vorrei avere la forza di girare le spalle e dirigermi verso il castello.
Vorrei avere il coraggio di entrare da quella porta e sorridere.
Vorrei non avere la vigliaccheria necessaria a rimanere ferma dove
sono, cosa che inevitabilmente faccio.
Ho sempre amato l'ambizione, la furbizia e l'orgoglio dei miei
Slytherin e come nel più realistico dei libri non incarno
nessuna di queste qualità.
Sono ricca.
Bella.
Incommensurabilmente sola.
Mi basterebbe girare l'angolo e spingere quella porta dai cardini mai
oliati, ma il mio amico gufo si decide ad aprire quel becco inopportuno
proprio
quando stavo per avanzare un passo, bloccandomi sul posto per la paura.
Ottimo alibi, ho quasi convinto me stessa.
Il premio per la miglior scusa va a : Narcissa Black Malfoy.
Stanno parlando.
Posso sentirli dalla mia postazione ma provo a non
ascoltare perché so qual'è l'argomento della
serata:Lucius Malfoy, il mangiamorte redento, la più grande
delle mie fortune secondo il sadico senso dell'umorismo dei miei
genitori.
Oggi un ippogrifo ha ferito un ragazzo e sarà abbattuto.
Nello
stesso istante in cui il pensiero mi sfiora le meningi abbasso
vergognosa lo sguardo.
Quando Draco ha smesso di somigliarmi ed
è diventato un piccolo Lucius?
Non lo so, visto che non posso fare a meno di amarlo.
Potrebbe anche essere il diavolo, ma rimarrebbe comunque mio figlio.
Quando rialzo gli occhi si stanno versando del vino.
Vino rosso.
Gocce infinite di color Amaranto scivolano da una bottiglia
lievemente sbeccata che conosco fin troppo bene, fino agli altrettanto
conosciuti bicchieri di coccio,ma io per uno strano scherzo del destino
le sento in gola.
Deglutisco e socchiudo le palpebre come se stessi realmente bevendo.
L'amaranto del vino è quel ponte verso i ricordi che il mio
inconscio stava disperatamente cercando da quando lui si è
impossessato del mio campo visivo.
''Cissy,tu non sei come
loro,tu ami in una maniera speciale'
La voce che mi rimbomba nella testa,come la scena che mi ritrovo
davanti una volta rifocalizzato lo sguardo, non appartiene al
presente ma ai tempi che furono.
Remus portava la divisa,io invece mi ero messa un vestitino rosso come
il vino
per farlo contento: adorava così tanto questo colore
chiassoso che
non sono mai riuscita a fare a meno di vestirmi così dopo la
luna piena, per farlo sorridere.
'Siamo qua per parlare
di me forse?'
'Ovviamente...'
La frase gli morì in gola e un sorriso malandrino
spuntò
di fronte al mio cipiglio severo made in Black; diceva sempre che gli
sembrava di avere davanti una versione più disciplinata di
Sirius quando facevo così.
Più disciplinata e bella, ma ho sempre tentato di
dimenticare i complimenti che mi facevano arrossire.
'Tu quest'anno hai i M.A.G.O. e una ragazzina di un anno più
piccola deve aiutarti a ripassare pozioni. Vergogna Caposcuola Lupin!'
Una risata simile ad un ululato riempì al stanza, e fu lui
quella volta ad assomigliare a Sirius.
Sirius era, davanti agli occhi del mondo, l'unica cosa che noi avessimo
in comune: mio cugino e uno dei suoi migliori amici.
Ma il mondo era chiuso fuori dalla porta della capanna di Hagrid e noi
amavamo far finta di nulla e perderci in un mondo tutto nostro.
Sognavamo, sognavamo ad occhi aperti.
Sognavamo anche mentre lui era chino su quel libro di pozioni quasi
intonso: quella materia proprio non ce la faceva a sopportarla e
invece a me veniva spontanea e naturale.
Essere soli in quella piccola casetta cadente non ci metteva in
difficoltà, ci sentivamo parte di qualcosa di unico e
protetto
ed eravamo così sicuri del nostro minuscolo universo da non
sentire il bisogno di parlarne, di raccontarci sentimenti e pensieri.
Forse avremmo dovuto: l'avevo pensato più volte
negli anni a venire, quando tutto era ormai finito.
Avevo pensato più volte a tante cose.
Al giorno in cui l'avevo visto per la prima volta, per esempio,a soli
undici anni : Sirius
era in infermeria ferito e io andavo a trovarlo quando
nessuno mi
vedeva. Un piano sicuro ed affidabile, ma non avevo tenuto conto che i
suoi amici avevano la stessa identica tendenza a ficcarsi nei guai e
finire in infermeria. Un pugno di tenerezza mi raggiunse lo stomaco
alla vista di quel volto emaciato che dormiva e non riuscii a fare a
meno di fargli una timida carezza proprio li, su quei tagli profondi.
Sbirciai la cartellina che l'infermiera teneva su di lui e lessi per la
prima volta il suo nome : Remus J. Lupin.
Una volta, sei anni dopo, lui mi disse che non avrebbe mai dimenticato
il
tocco gentile di quella creatura bionda che pensava gli fosse apparsa
in sogno: fu l'ultima cosa che mi disse prima di uscire per sempre
dalla mia vita.
Lo amavo e lo lasciai andar via.
Non ho mai voluto la scusante di essermi accorta solo dopo averlo perso
ciò che provavo per lui: sapevo benissimo che Remus poteva
farmi
felice più di molti altri, ma non ero realmente la versione
femminile di Sirius e non avevo abbastanza fegato da rinnegare la mia
famiglia.
Narcissa non era Narcissa senza il suo bel cognome.
Lui sapeva benissimo che non avrei mai scelto lui, ma ha permesso
comunque a due ragazzini innamorati di vivere sei splendidi anni.
Mi capiva più di chiunque altro e ha sempre compreso quale
peso avesse per me l'imposizione
della mia famiglia, quanto fosse estremamente simile alla bestia che
lui portava nel sangue.
La mia vita era decisa da prima che io potessi essere concepita:come si
può combattere tutto questo?
Non è passato natale senza che il nostro primo bacio mi
tornasse alla mente.
'Non voglio andare a quella festa,non voglio'
'Sarà solo una festa 'Cissy...'
Le voci irruppero di nuovo nei miei pensieri, con la determinata
testardaggine di quelle maledizioni che non ti lasciano mai in pace e
mi fecero volare, per l'ennesima volta, fino al mio secondo anno ad
Hogwarts.
Eravamo in una delle aule in disuso dei sotterranei, Remus mi stava
pazientemente ascoltando mentre mi lamentavo della festa di natale alla
quale avrei dovuto partecipare e alla quale avrei dovuto ballare con
Lucius.
Io non volevo ballare con Lucius: ero una ragazzina sognatrice e
viziata che pensava bastasse pestare i piedi per far girare il mondo a
proprio piacimento, ricevendo indietro nient'altro che inchini
ossequiosi.
Io volevo ballare con Remus.
'Voglio andarci con te..'
La mia voce a distanza di anni rimbomba nelle mie orecchie patetica e
rotta da un dolore
che pensavo troppo grande, non immaginando minimamente cosa sarebbe
venuto dopo.
Ci fissammo negli occhi per un attimo interminabile e alla fine di
quello sguardo lungo come un sogno, entrambi avemmo bene in chiara
nella
mente la consapevolezza di quanto tutto quello fosse difficile.
Lui mi accarezzò un zigomo pallido e poi mi
baciò: fu il
primo di mille e mille baci e il bacio più bello che io
abbia mai
dato.
A volte è strano come un qualcosa di infinitesimale ci possa
far
cambiare il modo in cui vediamo il mondo. Un semplice bacio ci permise
di crederci invincibili, più forti del destino.
'Sarò qui ad
aspettarti quando tornerai..'
Mi aspettò veramente quella volta, come tutte le altre che
seguirono, asciugò le mie lacrime e io medicai le sue ferite
ignari che il tempo ci stava scappando tra le mani.
C'è un solo ricordo che non si è mai allontanato
dalla
mia mente un solo istante,ed è quello del nostro ultimo
bacio.
Avevo diciassette anni e lui era già diplomato da un anno,
ma
non avevamo smesso di vederci continuando ad utilizare tutte le
più piccole
locande di Hogsmeade per ritagliarci qualche ora.
Il nosto amore negli anni si era trasformato da timido affetto a
passione orgogliosa,tenace e gelosa di qualsiasi cosa ci distraesse
dall'altro ma, allo stesso tempo, tante cose fra noi non erano
cambiate: lui mi aspettava dopo ogni incontro con la mia famiglia e io
ero sempre
li ad accoglierlo, dopo ogni luna piena, con qualcosa di rosso addosso
per strappargli un sorriso.
Lo amavo profondamente.
L'affetto e il desiderio che provavo per lui permeavano ogni mia
più piccola cellula, ma quel giorno avevo sentito che c'era
qualcosa che non andava: le carezze erano state malinconiche e il fare
l'amore aveva assunto un tono rabbioso e angosciato.
I nostri corpi si erano divisi solo quando le energie erano allo stremo
e fu allora, quando lui che non fumava mai si accese una delle mie
sigarette, che fui investita dalla consapevolezza che stavano per
arrivare parole che lui non avrebbe voluto dire e che io non volevo
sentire.
'Ti fa male fumare dopo la luna piena...'
'Fa male fumare in generale..'
'Io faccio tante cose che mi fanno male...ma sono sempre quì
no?'
La mia voce aveva qualcosa di patetico nel palese tentativo di
riportare il discorso su qualcosa che non fossero le parole che stavano
per uscirgli dalle labbra, anche se ancora non ne conoscevo l'esatta
forma.
'Prenditi cura di te 'Cissy..'
'Non ce n'è bisogno..ci sei tu.'
'Fra due settimane ti diplomi...'
Sapevo che sarebbe arrivato quel momento: la festa per il mio
fidanzamento ufficiale era fissata dopo un mese
esatto dal mio diploma, in piena estate, nel giardino di Malfoy Manor.
Non ebbi nemmeno il bisogno, o la forza, di parlare per intristirmi: le
lacrime scesero da sole mentre qualcosa nella mia anima si rompeva.
Mille piccole schegge di anima rimasero li, per terra, in una locanda
di second'ordine.
Chiusi gli occhi nel vano tentativo di far scomparire quel momento
atroce, ma quando li riaprii lui mi dava ancora le spalle e io mi
aggrappai alla sua pelle ancora nuda abbracciandogli il collo da dietro
per il bisogno spasmodico di sentirlo contro la mia pelle.
Eravamo vicinissimi ma non ci guardavamo.
Le mie lacrime scesero copiose e fu solo quando lui ebbe la schiena
interamente bagnata che si voltò ad asciugarmele.
'Non ho mai preteso che tu scegliessi me,'Cissy...Ognuno ha la sua
belva..'
Si stava rivestendo e io singhiozzavo, sempre più patetica.
Vederlo andar via mi stava dilaniando ogni più piccola
cellula
del mio inutile corpo purosangue; stringevo il lenzuolo fra le dita e,
non riuscivo a staccare i miei occhi
dai suoi, nei quali vedevo scorrere quei sei splendidi anni che avevamo
passato insieme e che erano finiti.
Era finito tutto e non potevo far altro che accettarlo.
'Ti amo Remus...'
'Ti amo anche io 'Cissy, è per questo che vado via..'
Lui non piangeva mai, eppure in quel momento sentii il fantasma delle
lacrime nella sua voce e corsi verso di lui, allacciando le mie braccia
al suo collo per consolarlo un'ultima volta.
Lo baciai fino a che le labbra non mi fecero male e poi continuai a
piangere, con il volto contro la sua camicia.
'Non voglio perderti..'
'Sarò nei tuoi ricordi...'
'E io sarò nei tuoi?'
Alzai gli occhi verso i suoi e ancora oggi so che nessuno, nemmeno mio
figlio, mi ha mai guardato con tanto amore.
'Porterò sempre con me le carezze di questo angelo biondo
che è uscito dai miei sogni sei anni fa...'
'Remus...'
'Sarai sempre nel mio cuore Narcissa...'
Mi baciò per l'ultima volta e dopo aver guardato l'orologio
si
smaterializzò verso una vita nella quale io non ero
più
contemplata.
Si è
spesso ignari che
il tempo è un tiranno sadico, pensiamo di averlo in pugno ed
è solo quando è fuggito via che vorremmo riaverlo
indietro.
' Non ho intenzione di retrocedere, Preside'
Il sibilo quasi serpentino della voce del mio adorato marito mi arriva
alle orecchie come una stilettata, facendomi indietreggiare tanto
velocemente dalla finestra da rischiare di cadere all'indietro; mi ero
talmente crogiolata nei ricordi da rischiare di essere scoperta senza
potermelo permettere.
'Lucius...ragiona..'
La seconda voce è bassa, melliflua e unta: Severus Snape, un
uomo
che incarna un mistero perfino per me che sono abituata non solo a
leggerli gli spazi fra le righe, ma anche a viverci in mezzo.
Respiro a fondo e getto un'ultima furtiva occhiata all'interno della
capanna dove il mio grande gigante gentile e il mio lupacchiotto oramai
hanno avvertito presenze estranee. Volto le spalle a quel luogo dove
sono stata mille volte e mi tolgo il cappuccio, lasciando fuoriuscire
la maschera più vera di me : l'algida Narcissa Malfoy, la
regina
di ghiaccio.
Non posso
fare a meno di
studiare la figura di mio marito mentre cammino verso quel terzetto
male assortito di uomini: Lucius è impeccabile,
apparentemente
perfetto e privo di qualsiasi imperdonabile difetto, il che lo rende il
marito che
qualsiasi donna avrebbe voluto, al di fuori di colei che se
l'é sposato veramente.
Arrivo alle spalle di Albus Dumbledore e mi fermo a qualche passo da
loro, in una posizione che mi nasconde perfettamente alla vista la
capanna, per poi esibirmi in due educatissimi colpetti di tosse al fine
di attirare l'attenzione sulla mia figura.
Una serie di saluti si sovrappongono e la figura massiccia ed elegante
di Lucius si affianca alla mia provocandomi una seria di istinti
omicidi che solitamente ignoro benissimo, ma che stasera ho tutto il
diritto di lasciar sfogare almeno nella mia testa.
Il preside dopo avermi salutato cordialmente fa per chiedermi qualcosa,
ma Hagrid irrompe nella scena con la sua solita mancanza di
tempestività rompendo tutti i miei sogni di gloria.
A
distanza di pochi istanti il cuore mi sale fino alla gola per
la terza volta e rischio di strozzarmi nel tentativo di risultare
assolutamente impeccabile e affatto turbata.
'Non dovete stare qua..nella mia casa...io proteggo becco...becco
è un bravo animale..'
Anche a dieci metri e vent'anni di distanza riesco a sentire l'ingenuo
dolore che permea la voce di Hagrid e mi verrebbe quasi voglia di
urlare e proteggerlo, ma rimango a nascondermi dietro le spalle di
Dumbledore che mi protegge inconsciamente. Probabilmente se sapesse mi
costringerebbe a parlare, testardo
com'è a voler credere fino in fondo che tutti dobbiamo
essere
coraggiosi quando si tratta del nostro destino.
'Veramente è la proprietà della scuola...'
'Io non voglio sentire quello che dice lei..lei dice bugie..questa
è casa mia,il preside fa stare quì..'
Il mio grande gigante gentile che morirebbe pur di difendere coloro
che ama.
Un tempo quell'omone immenso che ora si sbraccia per scacciare
Lucius e gli altri era stato un mio caro amico, ma
probabilmente
ora non si ricorda più di me se non come della ragazzina che
ha
rinunciato al suo sorriso per diventare la Signora Malfoy.
L'idea che lui ora possa anche lontanamente provare odio per me
è più dilaniante quì, a pochi passi
dalla casa e dagli animali che
vuole a tutti i costi difendere, di quanto non sia stato negli ultimi
decenni.
'lei è un irresponsabile..'
'io ho detto di essere attenti a Becco..'
Mi fa quasi piangere quest tono strenuo e disperato con il quale
difende una delle sue tante creature, sembra un bambino a cui stanno
portando via la mamma e io sono quì, impotente, a fare la
parte
della cattiva che non ho mai sentito meno mia.
Sono una brava attrice ed è da quando ho diciassette anni
che
recito la parte di Narcissa lasciando 'Cissy in soffitta, ma ci sono
dei momenti che mettono a dura prova il mio autocontrollo e questo
è in cima alla lista. Lui è fuori la porta, lo
sento
anche se non lo vedo e non so quale istinto prevale in me, se quello
autolesionistico di correre da lui o quello di sopravvivenza che mi
grida di rimanere dove sono e nascondermi fino a che non
sarà
tutto finito.
'Signor Malfoy...si calmi.'
'Preside, mio figlio è stato profondamente ferito per
l'incompetenza di questo....'
Posso sentire il disprezzo nella voce di Lucius anche se non lo guardo
in volto.
Posso sentire il veleno uscire dalle sue labbra mentre il bel volto
virile rimane impassibile.
Posso immaginarlo perchè somiglia a qualcuno che conosco
molto bene: me stessa.
La lite continua ma io non li ascolto più, riesco solo a
guardare con terrore quello spicchio di terra dove prima stazionavano i
piedi di Dumbledore e che ora lascia invece intravedere la terra
lasciandomi scoperta.
Ho lo sguardo basso e nemmeno il cappuccio a proteggere i miei capelli
biondi, sporcati da quell'unica ciocca nera che mi ha sempre marchiato
la testa per ricordarmi, in ogni istante della mia vita, il mio essere
una Black.
Sento i loro sguardi su di me mentre le parole di Lucius continuano a
riempire l'aria di prosopopea, e percepisco distintamente che il mio
autocontrollo comincia
a cedere.
So che Lucius non si fermerà fino a quando non
sarà
sicuro di aver avuto l'ultima parola e respiro a fondo, pronta ad
affrontare quello che mi aspetta.
Non rispondo alla domanda che mi arriva da Dumbledore semplicemente
perchè
sono troppo impegnata a non alzare lo sguardo per aver realmente capito
cosa mi è stato detto.
Riesco a vedermi: elegantemente vestita di nero, con lo sguardo basso e
un'espressione poco felice sul volto; senza volerlo sono ancora una
volta perfettamente calata nella parte che mi viene assegnata.
'il figlio suo mente..'
'come si permette'
'io dico parole vere preside...'
La lite continua senza esclusione di colpi ed è solo
questione
di attimi perchè Dumbledore torni a voltarsi verso di me lo
so,
lo sento nell'aria umida di questa foresta che sembra volermi soffocare.
'Narcissa...'
'Mia moglie è sconvolta Preside...'
Alzo la testa, ma ho gli occhi ancora bassi e quando tento di dire
qualcosa il fiato mi muore realmente in gola.
Sembro sincera, ma in realtà mi vergogno di me stessa ed
è questo il solo motivo per il quale non riesco a far
fuoriuscire una sola parola dalle mie labbra pallide. Vedo, in questa
strana trance che mi ha colto, una mia mano alzarsi in aria come a
voler prendere parola per poi piegarsi su se stessa in un
spasmo involontario.
Mi faccio pietà da sola.
Pietà.
Uso questa parola con cognizione di causa e non la scambio con
ipocrisie come tenerezza o tristezza.
Sono pietosa.
Andromeda e Bella non farebbero mai niente del genere, anche se per
motivi diversi.
Le mie sorelle reagirebbero ma io sembra che abbia perso la
capacità di farlo.
'Narcissa...tu cosa ne pensi?'
Ancora Dumbledore.
Sento l'aria attorno a me fermarsi, i cuori spegnersi nell'attesa di un
mio cenno o di una mia qualsiasi parola e decido di continuare la farsa.
The Show must go on.
Lo show deve andare avanti e qualsiasi cosa tu debba sacrificare per
non rompere l'equilibrio è un sacrificio ben speso: una
delle
tante massime di mia madre.
'Mio figlio....'
Ci provo o per meglio dire, ci ho provato.
Sento per qualche istante la mia voce perdersi nell'aria tremante
per poi morire, priva della forza di volontà necessaria
perchè le parole possano essere portate avanti.
Miracolosamente basta questo cenno e si disinteressano di me,
lasciandomi libera di sentirmi sicura, costringendomi a sbagliare:
quando perdo la mia naturale
diffidenza verso il mondo faccio sempre qualcosa di estremamente
stupido.
Alzo gli occhi ma non avrei mai dovuto, perchè lui
è
li ad aspettarmi al varco con i suoi immensi occhi color Ambra.
C'è chi dice che chi ami a diciotto anni lo amerai per
sempre
nel mondo dei ricordi, ma purtroppo il mio amore per lui non appartiene
solo ai ricordi.
Sono ancora capace di perdermi nei suoi occhi anche se sono passati
più di quindici anni da quando ci siamo visti per l'ultima
volta, il suo sguardo pulito e indifeso è ancora capace di
farmi
battere quel cuore su cui ho poggiato accorata una mano senza nemmeno
rendermene conto.
Sono in fondo alla fila, non mi vede nessuno e mi regalo qualche
ulteriore attimo di malinconia.
Muovo le labbra come per parlargli anche se lui non fa niente di simile
e mi fermo prima di fare un'idiozia: Lucius è a pochi passi
da
me, mio figlio è forse sotto i miei piedi in non so quale
galleria dei sotterranei e io ho dei doveri.
Narcissa e i doveri.
I doveri e Narcissa.
Un binomio tragicamente indissolubile.
E' quando sorrido amara e triste a me stessa che il suo sguardo si
risveglia.
Ora non si limita a vedermi, ora mi sta guardando.
I sogni mi invadono e mi ricordo all'improvviso, come se avessi aperto
un nefasto vaso di Pandora, di tutti quei progetti romantici che
avevamo ricamato su una nostra possibile vita insieme.
Avremmo avuto una figlia e l'avremmo chiamata Andromeda Lily come le
nostre migliori amiche e sorelle.
Avremmo avuto un figlio e l'avremmo chiamato Sirius James,
condannandolo a diventare un rubacuori scapestrato e un amico fedele.
Saremmo stati degli ottimi genitori e non avremmo fatto nessuno degli
errori che erano stati fatti con noi.
Io avrei fatto la pozionista e lui qualsiasi cosa tranne quello.
Avremmo vissuto a Grimmauld Place insieme ai Malandrini.
Immagini, suoni e colori mi invadono la mente rendendola annebbiata e
facendomi rischiare lo svenimento per troppe emozioni;
più
emozioni in un solo attimo di condivisione con lui che in decenni.
Muove appena gli angoli delle labbra in quello che sembra un sorriso
ben mimetizzato, ma forse è solo una smorfia.
Tremo mentre la mia mente è invasa da pensieri di
ammutinamento,pensieri che
corrono veloci attraverso il pensiero fino a riversarsi nello sguardo
di Remus.
Lui poteva leggermi quando ero un'adolescente e sento che
può farlo anche adesso: per un solo istante condividiamo di
nuovo la stessa testa, gli stessi ricordi e gli stessi sogni.
Potremmo scappare e lasciarci tutto alle spalle, fare finta che non
esistono Malfoy e Lupin ma solo 'Cissy e Remus.
Potremmo farlo realmente e insieme, in silenzio, immersi nel giardino
di
Hogwarts davanti ad uomini potenti che litigano, ci illudiamo di avere
ancora quindici anni e una vita semplice attorno a noi.
Ci fissiamo negli occhi per un attimo interminabile e alla fine di
questo sguardo lungo come un sogno, entrambi abbiamo bene in chiara
nella
mente la consapevolezza di quanto tutto questo sia impossibile.
Lucius mi prende per la mano e mi strattona via, verso i cancelli.
Non ho avuto nemmeno la possibilità di guardarlo per
l'ultima
volta e questa volta sono io quella che volta le spalle e va via, anche
se forse sono sempre stata io l'artefice di tutto,anche tanti anni fa.
Mi affido al passo marziale di mio marito e chiudo gli occhi per
conservare nella memoria lo scatto di quell'ultimo sguardo,
ringraziando di non aver potuto carpire la sua espressione nel vedermi
andar via, perchè voglio potermi ancora illudere.
Pretendo di potermi ancora illudere, di poter sperare ancora di
cambiare il mondo per poter un giorno tornare da lui.
Ho bisogno di nutrire nel mio cuore la muta speranza di poter un giorno
provare a me stessa che non è vero che il sogno è
l'infinita ombra del vero, ma che di tanto in tanto i
sogni si avverano.
Undicesima
classificata:
§
- lilyblack, The Beauty and The Beast ''Always in my heart'':
-
Originalità: 9.5/10;
-
Grammatica: 7.5/10;
-
Forma: 7/10;
-
Caratterizzazione personaggi: 9.5/10;
-
Attinenza al tema: 9.25/10;
-
Gradimento personale: 4.75/5;
-
Punto bonus: 1/4.
Totale:
48.5/59.
Testo
nascosto - clicca qui
Commento:
cosa dire di questa storia? Molto originale, senza dubbio; una
bellissima coppia, senza dubbio, i personaggi sono molto ben
caratterizzati, indiscutibilmente.
Forma e grammatica buone, se non fosse per qualche errore di battitura
e di spazi mancati e/o punteggiatura scorretta.
Hai ricevuto un solo punto bonus perché, nonostante abbia
utilizzato tutti gli elementi del set, l'unico abbastanza approfondito
era il luogo; per questo sei stata penalizzata anche
nell’attinenza.
Detto ciò.. la tua fic mi è piaciuta molto. Non
avevo mai letto di questa coppia, e ho scoperto che mi intriga
parecchio. Spero di leggere altre storie con questo pairing.. che dici,
un pensierino ce lo fai? ;)
In più i commenti delle sette sante persone *_* sono troppo
belle e perfette e commoventi per poter rispondere una ad una.
Ringrazio tutte *.* Sul serio. Non speravo che la storia avesse questo
alto tasso di gradimento e spero che continuerà ad essere
letta.
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