Love Boat- Capitolo 1
LOVE BOAT
Disclaimer: I personaggi
presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono di
proprietà dell’autrice Riyoko Ikeda, della casa editrice
Shueisha e della Tokio Movie Shinsha. Questa storia non è stata
scritta a fini di lucro, ma con intento esclusivamente amatoriale. Il
diritto d’autore dei personaggi originali appartiene
all’autrice Tetide.
Il titolo di questa fanfic è ripreso da quello dell’omonimo telefilm degli Anni ’80.
CAPITOLO 1
FERIE DI LUGLIO
Avete presente la banchina di un porto turistico? Sì, proprio
quella da cui, di solito, partono le navi da crociera durante i mesi
estivi. Orbene, la banchina del porto turistico di Barcellona ne
è un ottimo esempio: affollata, chiassosa e colorata. Sempre.
E quel mattino di Luglio non faceva di certo eccezione!
Una folla ondeggiante e multicolore animava la costruzione in cemento
che si protendeva nel mare: una marea confusa e spensierata di
vacanzieri, pronti a buttarsi nella più sfrenata delle vacanze:
la crociera!!
“André, accidenti, ma dove cavolo hai messo i teli da
mare? Nella borsa non riesco proprio a trovarli! Sono in valigia, per
caso?”,
“Stà tranquilla, Oscar: non ci sono, semplicemente perché non li ho portati. Li troveremo in cabina”,
“E come fai ad esserne certo?”,
“Perché me lo ha detto il tizio dell’agenzia. Su
queste navi fighe non ti fanno mai mancar niente. Te ne
accorgerai”.
Oscar chiuse la borsa “Voglio davvero vedere…”.
Trillò un cellulare: quello di André.
“Pronto?”, lo prese; si allontanò per alcuni minuti
tra la folla, mentre proseguiva la conversazione; quindi
tornò da Oscar.
“Chi era?” chiese questa,
“La nonna. Voleva sapere com’era andato il volo da Parigi
fin qui. Continua a chiedere perché non siamo partiti da
Marsiglia”,
“Dovrebbe chiederlo alla compagnia, che ha scelto questo porto come base”.
I due scoppiarono a ridere.
Accanto a loro, defilata, stava una ragazza dall’aria timida, i
lunghi capelli castano chiaro raccolti in una coda; dal suo viso
traspariva tutta l’insofferenza per aver dovuto prender parte a
quella vacanza contro la propria volontà.
“Rosalie! Vieni?”, la chiamò Oscar,
“Arrivo, sorellona” sbuffò lei,
“Tesoro? Ci sei?” André le sventolò una mano davanti al viso,
“Ci sono, ci sono. Anche se non avrei voluto esserci…”,
Le ultime parole erano state pronunciate in un soffio, ma non sfuggirono ad Oscar.
“Non puoi continuare a disperarti per lui in eterno, Rosalie. E
poi, era un deficiente! Hai fatto benissimo a lasciarlo!”,
“Ti ricordo che è stato lui a lasciare me!!” quello di Rosalie fu quasi un ruggito,
“Okay, okay! Come non detto!” si ritrasse Oscar.
E Rosalie ripiombò nei suoi pensieri.
Tre mesi. Erano passati esattamente tre mesi da quando aveva sorpreso
il suo fidanzato Bernard a fare sesso con la loro comune collega
Jeanne, in ufficio per di più. Si era appena allontanata per la
pausa pranzo, Bernard le aveva detto che l’avrebbe raggiunta non
appena avesse terminato di svolgere una pratica; all’improvviso,
lei si era ricordata di aver lasciato nel suo ufficio le pasticche per
il mal di testa, ed era ritornata indietro; ma, una volta entrata,
aveva avuto un’amara sorpresa: Bernard era chino sulla sua
scrivania, letteralmente avvinghiato tra le gambe di Jeanne Valois, una
dei capi-reparto, senza dubbio molto bella, ma di costumi assai facili:
quel poveretto di suo marito Nicholas ne sapeva qualcosa…
Non fosse stato che si trattava del suo fidanzato, Rosalie avrebbe
riso, dato che la scena era davvero grottesca: quei due, letteralmente
rotolati su una scrivania da cui erano stati cacciati in tutta fretta
vari oggetti da cancelleria, finiti disordinatamente sul pavimento, con
lui che cercava di slacciarle i ganci del reggicalze sotto alla gonna
con l’orlo rivoltato, e lei che armeggiava con la patta dei
pantaloni di lui; entrambi, sudati, affannati e con sul viso
un’aria confusa che li faceva sembrare attori di una commedia da
quattro lire…
Sul momento, Rosalie era rimasta senza parole: la scena le era sembrata
troppo assurdamente cruda e… vera, per essere reale! Poi, aveva
saputo che la cosa andava avanti da quasi due anni, ed allora non aveva
esitato a cantare in faccia a Bernard il fatto suo, e a chiedere il
trasferimento immediato in un altro ufficio, per non aver più
niente a che fare con quei due, specie dopo che lui l’aveva
scaricata.
Ne erano seguiti mesi d’inferno; e solo da una ventina di giorni,
lei aveva deciso di rialzare un po’ la testa e di riprendersi un
po’ di dignità, anche grazie al sostegno della sorella e
del cognato; di riprendersi il buonumore, invece, non se ne parlava
proprio…
Così, un po’ per aiutarla, Oscar le aveva proposto quella
vacanza, che lei aveva accettato solo perché spinta dalle
pressioni della sua migliore amica Charlotte e della stessa Oscar.
“E’ una vacanza diversa… ti aiuterà tantissimo a distrarti, vedrai!”,
“Scusa, Charlotte… ma cosa troverò al mio ritorno,
di mutato? Niente, presumo! E allora spiegami che senso ha illudersi di
star bene, quando al tuo ritorno i problemi sono lì e pronti ad
accoglierti uguali a prima!”,
“In questo, hai ragione… però la crociera è
una vacanza un po’ “diversa” dal normale, ed è
piena di eventi inaspettati: chissà, potrebbe anche capitarti
qualcosa di inaspettato che sia risolutivo per il tuo
problema…”,
“Non vedo cosa potrebbe essere”,
“Non hai mai sentito parlare di amori nati in vacanza?”,
“Ah, no, eh? Non venirmi a parlare di uomini!! Sono stufa ed
arcistufa!! Per un po’, non voglio nemmeno sentirne parlare,
chiaro?”,
“Va bene! Io dicevo così, tanto per dire…” alzò le mani l’altra, in segno di resa.
Ripensare a quella conversazione avuta con l’amica le faceva
salire un senso di noia misto a rabbia: quel deficiente di un
depravato!!! E lei, che come una cretina si era lasciata ingannare per
tutto quel tempo!! E adesso, dulcis in fundo,
se ne stava lì, su quella banchina, in mezzo a quella
insopportabile e chiassosa folla vacanziera, ad aspettare di imbarcarsi
su quella nave del cavolo… per far cosa, poi?? Ad ogni modo,
ormai era lì, quindi tanto valeva fare buon viso a cattivo
gioco, almeno per non scontentare la sorella ed il cognato.
Si incanalarono in fila per l’imbarco e la successiva
accettazione a bordo; certo che quella traballante scaletta sul mare
metteva davvero i brividi!! Ma era l’unica via per salire sulla
nave.
“Speriamo che la cabina sia all’altezza del prezzo, almeno!” stava dicendo Oscar ad André,
“Fidati! Ho visto un depliant: il nostro ponte è il più lussuoso, dopo quello delle suites”,
“Quand’è così…” Oscar tirò un sospiro.
Finalmente varcarono la soglia d’ingresso della nave, ed
immediatamente un mondo nuovo ed incredibile si presentò davanti
ai loro occhi.
Una enorme sala, al cui centro troneggiava una scultura ultramoderna in
metallo dorato che girava su sé stessa, ed una moquette rossa
erano il benvenuto ai passeggeri della nave.
Però!, pensò
Rosalie; alzò lo sguardo, e vide che la sala, in realtà,
era un gigantesco atrio, che si estendeva verso l’alto per
parecchi piani, e sul quale si affacciavano saloncini e bar di vario
genere; da qualche parte provenivano le note di un pianoforte.
La ragazza seduta al bancone dell’accoglienza-clienti stava fornendo le prime spiegazioni al passeggero che li precedeva.
“Ecco qui la tessera: tutti i passeggeri devono averne una. La
sua tessera non è soltanto la chiave per la sua cabina, ma anche
lo strumento che le permetterà di usufruire di tutti i servizi
della nave: acquisti, sala fitness, estetista e parrucchiere, bar e
night-club, e via dicendo; inoltre, presentando questa al cambio del
casinò, potrà avere dei gettoni per giocare alla roulette
o a qualunque altro gioco preferisca”.
L’uomo stava rigirandosi tra le mani la piccola tesserina, guardandola e riguardandola, con espressione divertita.
“E dica un po’… se cado in mare si trasforma anche in salvagente?”.
La ragazza rise, evidentemente a disagio; l’uomo la guardò
con un sorriso obliquo sul viso, che si rifletteva negli occhi blu
oltremare; di esser bello, lo era: alto, atletico, lunghi capelli
biondo-ramato… e quegli occhi blu obliqui; non c’era da
stupirsi dell’aria letteralmente estasiata della receptionist nell’averlo davanti!!
“Dunque, il suo nome, signore?”, la donna prese in mano una penna, per darsi un contegno,
“Louis Saint-Just”, rispose l’altro senza interrompere il sorriso,
“Bene. Benvenuto a bordo, signore!”.
La donna era rimasta imbambolata, seguendo con lo sguardo l’uomo
che si allontanava nell’interno della nave, quando André
la risvegliò con un colpetto di tosse; immediatamente, quella si
voltò, rossa in viso.
“Prego, signore”,
“André Grandier. Cabina doppia al ponte 10”;
quella si mise a cercare nel registro; poco dopo, fece un largo sorriso
“Ecco qui. Benvenuto, signore” e gli consegnò la
tessera, ripetendo le stesse istruzioni impartite un attimo prima
all’altro.
“Grazie”, André avanzò di alcuni passi
trascinandosi dietro la valigia, e si fermò nell’atrio,
facendo cenno ad Oscar e Rosalie che le avrebbe aspettate.
“Dica, signora!” riprese la ragazza,
“Oscar Grandier”,
“Come?!?” , fece l’altra, interdetta,
“Oscar Grandier” ripeté lei.
Sbigottita, la ragazza si alzò dalla sedia, appoggiandosi al banco con le due mani e sporgendosi meglio per guardare.
“Cosa cerca?” Oscar era stupita,
“Il suo bambino… e comunque, io le avevo chiesto il suo nome, non quello di suo figlio!”,
“Ma io non ho nessun figlio!!” esclamò Oscar “Quello è il mio nome!”,
“Eh?” l’altra era ancora senza parole; Oscar riprese, trattenendo un risolino.
“Il nome della figlia di un commissario dei gendarmi in pensione
che voleva tanto un figlio maschio! Allora, me la dà questa
tessera, o no?”,
“Certo, certo, signora! Ecco a lei, e buona crociera!”,
rispose la ragazza, senza guardarla negli occhi per l’imbarazzo.
Rosalie si piantò davanti alla receptionist.
“Buongiorno” la salutò quella; lei rispose con un lieve cenno del capo, quindi disse il suo nome.
“Ecco a lei, signora Lamorliere” le porse la tessera “faccia buon viaggio”.
Inoltrandosi nel grande atrio, Rosalie osservò la tessera, la quale recava scritto il numero 989.
“Che cabina ti hanno dato?” Oscar le fece alzare la testa; lei le mostrò la tessera.
“Sei al ponte 9, quello immediatamente sotto al nostro: noi siamo al 10”(1).
“Bene, allora andiamo in cabina” fece André
“Ci vediamo fra un’ora qui, nell’atrio, ed andiamo
fuori sul ponte a vedere la partenza”,
“O.K.” fu la risposta, poco convinta, di una Rosalie che fissava ancora la propria tessera.
Rosalie percorse un lungo ed elegante corridoio sui toni
dell’amaranto, notando come i suoi passi non facessero alcun
rumore sulla mouquette; raggiunse la sua cabina, inserì la tessera nella fessura ed entrò.
Però, si presenta bene!,
fu il primo, istintivo pensiero che le saltò in mente osservando
il suo alloggio. La cabina era abbastanza grande per essere chiamata
cabina: non aveva nulla in comune con le sue “colleghe” dei
traghetti; era spaziosa, ampia; da una grande finestra (ben diversa
dagli oblò classici delle navi) entrava la chiara luce del sole
riflesso sul mare; il pavimento, sempre coperto di mouquette,
era sui toni chiari del beige-ocra, di una tonalità appena
più chiaro dei tappetini ai lati del grande letto matrimoniale
che troneggiava addossato al centro della parete in fondo alla stanza;
il letto, appunto, aveva una struttura bassa e spaziosa
anch’esso, con una lunga testiera di legno scuro che correva al
di sopra di esso, immediatamente sotto alla grande finestra; ai due
lati, due comodini, sempre in legno scuro, con due sculture luminose
sopra, di vetro opale color rosa-cipria, che spandevano una luce
soffusa dalle loro superfici smerigliate e cosparse di piccoli cerchi
bianchi sottili; sulla sinistra, abbastanza distante dalla porta, stava
l’angolo toeletta, composto da un mobile solido e largo, sempre
in legno scuro e sovrastato da un grande specchio, con un tubo luminoso
che correva lungo tutto il suo perimetro; sul ripiano stavano una
confezione di kleenex ed un portacipria color ottone antico; una
poltroncina completava il tutto; nell’angolo a destra, invece, si
trovava un salottino in miniatura costituito da due divanetti imbottiti
biposto disposti a formare un angolo, ed un basso tavolino quadrato che
riempiva l’angolo; sul tavolino, stava la sorella maggiore delle
due lampade da comodino, in tutto e per tutto uguale, tranne che nelle
dimensioni, che erano maggiori, poiché questa era la fonte di
luce principale della camera.
Rosalie sospirò, lasciando cadere la valigia di mano: quello era
il posto ideale per una vacanza d’amore a due, pensò; e di
nuovo le tornò in mente Bernard, mentre una fitta di dolore le
attraversava il cuore.
“Oh, và a quel paese!”, disse ad alta voce, rivolta
con il pensiero al suo ex-fidanzato, mentre riprendeva in mano la
valigia per disporla su un piccolo portabagagli che si trovava in un
angolo al lato del letto; poi si avvicinò alla finestra, e
salendo ginocchioni sul letto, si appoggiò al davanzale; la
scena che le si presentava era tutto fuorché rattristante: una
banchina di un porto del Sud illuminata da uno squillante sole estivo,
e ricolma di gente chiassosa ed indaffarata nelle sue mansioni
quotidiane, svolte con animo evidentemente allegro; sorrise. Non voleva
davvero sprecare quei giorni così diversi dalla sua solita vita,
per di più deludendo la sorella ed il cognato che erano stati
così gentili da invitarla ad andare con loro: no, per quelle tre
settimane almeno, decise che non ci avrebbe pensato, o almeno avrebbe
cercato di farlo il meno possibile.
Scese dal letto e guardò l’orologio che portava al polso:
mancava appena una ventina di minuti all’appuntamento,
così decise di darsi una rinfrescata, avviandosi in bagno.
Anche questo era ben curato, anche se non molto grande: piastrelle
lucide marrone scuro, lavandino con ripiano in marmo e due lavabi,
vasca abbastanza grande.
Tutto per due, accidenti! Ma non c’erano singole, su questa nave?!?
Scosse la testa. Non ci doveva pensare. Si sciacquò il viso, poi
andò in camera e si cambiò, indossando un abito di
tessuto leggero rosa, in stile sottoveste, con una scollatura a V sulla
schiena, ed un’altra rotonda davanti che metteva in evidenza il
seno, che sul suo corpo sottile risaltava con evidenza, ma senza
invadenza, né volgarità.
Si avvicinò allo specchio per pettinarsi, e notò un
foglio poggiato sul ripiano della toeletta; lo prese, e lo lesse: era
il benvenuto a bordo del comandante Maximilien de Robespierre, ed il
programma delle attività della nave del giorno successivo; certo
che a fare tutto, non sarebbe rimasto un minuto libero nemmeno per
mangiare!! Quella vacanza si stava rivelando davvero
“speciale”, come aveva detto Charlotte…
Ma come fai ad avere sempre ragione?
Uscì, chiudendo la porta della cabina, e si accorse di un
profumo sempre più forte che veniva dal fondo del corridoio
verso di lei; aveva un che di… conturbante, quel profumo:
muschio selvatico misto a sandalo, un’impronta maschile
fortemente seducente… ma… un momento… era desiderio, quello che aveva avvertito?
“Buongiorno, signora!”; Rosalie alzò la testa,
trovandosi davanti il biondo rossiccio che aveva già notato al
momento dell’imbarco; il suo profumo così sensuale,
insieme al suo obliquo sguardo blu, le fecero uno strano effetto.
“… ‘Giorno” rispose, confusa e stordita,
“Anche lei su questo corridoio?”,
“Sì… sembra che sia una sorta di confino per i singles…”,
“Io non la vedrei così… piuttosto come una sorta di
“corsia preferenziale”, per pochi fortunati”,
“Interessante…” Rosalie era sempre più stordita,
“Sto salendo a vedere la partenza: posso avere il piacere di accompagnarla?” le porse il braccio,
“Ecco, io… mia sorella e mio cognato mi stanno aspettando, veramente…”.
Rosalie non avrebbe saputo dire perché, ma la vicinanza di
quell’uomo le faceva girare la testa e la metteva in uno strano
ed imbarazzante senso di confusione; così, poco educatamente,
girò le spalle e se ne andò, diretta all’atrio.
Cominciamo bene!, pensò.
Decisamente, quella vacanza di Luglio non sarebbe stata noiosa!
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(1)In realtà, quando si parte in crociera si conosce già
quale sia il ponte dove si è alloggiati, poiché questo
viene stabilito in sede di prenotazione (e le tariffe salgono man mano
che si sale di ponte!! Chi ha già fatto almeno una crociera lo
sa bene!!); la sola cosa che non si sa è il numero della cabina,
e la posizione in cui essa è ubicata.
Ma ciaaao!
Rieccomi qui con una storia molto "estiva", ed ambientata, per di più, in un contesto che io amo molto: la crociera!!
Si tratta di un contesto parecchio insolito per i nostri eroi, ma,
ormai lo sapete, io sono quella degli "esperimenti letterari"...
Riguardo alla cabina, ho descritto quella che è stata la mia
cabina durante la crociera di qualche anno fa alle Isole Greche; anche
altri particolari della nave che vedrete più avanti saranno
tutti reali, anche se non sempre presi dalla stessa nave, poiché
ho fatto tre crociere su tre navi diverse.
E anche qui, sia Saint-Just che Rosalie sono molto diversi dai
personaggi dell'anime; desidero pertanto dedicare questa storia
innanzitutto a tutti gli amanti del mare, poi a Ninfea Blu, ed infine a
tutti coloro che hanno amato "Blue Velvet". Buona lettura e buone
vacanze! Tetide.
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