POV EDWARD
Do
you know where your heart is?
Do
you think you can find it?
Or
did you trade it for something, somewhere
better
just to have it.
[Say,
All I Need- One Republic]
Il
sole era già alto, simbolo di un’estate che non se
ne era ancora andata del
tutto. La sera prima mi ero addormentato con il mio prediletto ipod
nelle
orecchie. Era ancora carico e sentivo una canzone Indie Rock.
Sarei
riuscito ad affrontare la scuola? Beh, bella domanda… Altre
frecciatine di
fuoco da parte delle cheerleader, risate alle mie spalle da parte degli
altri
ragazzi.
Io
ero solo.
Certo
non sono mai stato molto sociale, e del resto
nessuno è mai stato contento di avermi come compagno di
laboratorio… Ma del
resto chi sono io per piacere alla gente?
Solo
uno stupido secchione soprappeso, con occhiali e capelli rossi.
Ma
quanto avrei voluto che lei mi notasse… Lei che è
così bella; lei che siede al
banco delle cheerleader e non mi ha mai guardato in faccia; lei che di
me
conosce solo gli strati di grasso… E’
così opprimente non avere il coraggio di
parlarle.
Ma
un giorno mi riscuoterò, e lei cadrà ai miei
piedi…
Sì
sì… forse in un’altra vita!
Presi
la cartella e scesi le scale con malagrazia, come sempre. Dovevo
sbrigarmi perché
ero già in ritardo a scuola, così salutai mia
madre e mio padre frettolosamente
ed imboccai la porta. I miei genitori erano molto diversi da
me… Nessuno
riusciva a capire da chi avessi preso il colore di capelli, e nemmeno
la
corporatura era dei miei genitori.
Arrivai
a scuola poco dopo. Tutti vagavano per i corridoi della Forks High
School,
anche lei… Rideva con le altre cheerleader.
Ma io
so che tu sei diversa, Isabella.
Appena
varcai la porta dell’istituto mi sentii solo:
un’altra volta. Solo e
invisibile. Come se tutti gli esercizi che avevo fatto
l’estate non mi fossero
serviti a niente. Eppure credevo di essere migliorato così
tanto! Di sicuro era
solo una mia illusione…
Alla
prima ora avevo letteratura… Perfetto per iniziare un anno
da incubo! Il corso
di letteratura, era quello che odiavo con tutto il cuore. Non che non
mi
piacesse la materia, ma il professore cercava in tutti i modi di
mettermi un
voto basso. Ma erano cose che io avevo fatto e rifatto, quindi i
desideri del
professore non si avveravano mai…
Mentre
lui parlava di Shakespeare, io scrivevo i versi di una canzone sulla
gomma da
cancellare. Quella mattina mi sentivo particolarmente ispirato. Forse
perché
Isabella era a pochi banchi da me… Quanto ero patetico!
Se
solo ci fosse stato un modo per farmi notare da lei… Di
sicuro non potevo
competere con i giocatori di football della scuola, ma magari avrei
potuto
provare a… beh no, non avevo idea di cosa avrei potuto
fare…
L’ora
passò tutto sommato velocemente. La mia gomma era
già piena di scarabocchi e
versi di canzone.
Li
avevo dedicati tutti a Isabella, che quella mattina rideva e scherzava
con
Jessica, il capo delle cheerleader. Non riuscivo a pensare che la
ragazza per
cui mi ero preso una cotta, fosse uguale al capo delle cheerleader. Lei
non era
un’oca giuliva… Lo riuscivo a percepire. Anche se
nessuno mi vuole, io sono
bravo a capire le persone. Ho sempre avuto questo dono.
Nonostante
tutti i pensieri, le ore passarono come un lampo… ed arrivai
all’ultima ora. Quella
di biologia.
“Signor
Cullen, l’unico posto libero è vicino alla
signorina Swan” il cuore perse un
battito. Poi guardai nella sua direzione, lei storse il naso.
“Non abbiamo
tutta l’ora…” osservò il
professore. Mi avviai vicino a Isabella. Lei si girò
dall’altra parte e si rannicchiò
nell’angolo più remoto della sedia. Non mi
voleva, ma questo era ovvio.
Però
adesso eravamo compagni di laboratorio… Mi doveva notare
anche solo un po’, no?
Bella aprì bocca, ma non per dire ciao o altre cose del
genere. “Ti puoi fare
un po’ più in là?” ubbidii
come un cagnolino.
Alla
fine dell’ora ero ancora più demoralizzato di
prima e uscii dalla classe
sconsolato. Come se non ne avessi già abbastanza, Mike
Newton venne a prendere
Bella e le stampò un bacio sulle labbra. NO! Impossibile,
quei due si erano fidanzati…
beh lui era l’attacante, lei la cheerleader. Mi sembrava
giusto…
Stavo
tornando a casa a piedi, sconsolato, quando un volantino mi
arrivò in faccia. Pensavo
che cose del genere potessero succedere solo in stupidi film
adolescenziali, ma
no. Il volantino di Italia’s Got Talent era proprio davanti a
me. E la cosa più
sconcertante era ciò che c’era scritto.
Italia’s
Got Talent
Audizioni
alla Forks
High School
Lunedì
12 settembre ore 18:00
Era
un segno del destino! E dovevo sbrigarmi o non avrei fatto in tempo.
Corsi più
veloce che potevo. Con quell’audizione era in gioco
l’unica possibilità che
avevo di farmi notare da lei…
Mi
catapultai in casa, presi lo spartito della mia canzone preferita -
Never Say
Never di The Fray- e la mia chitarra elettrica. Uscii dicendo a mia
madre: “Vado
a Italia’s Got Talent!”. Non le ho dato nemmeno il
tempo di ribattere: ero già
in strada. La scuola distava davvero poco… e lì
mi attendeva il mio destino.
“Il
prossimo…” i giudici scartavano tutti senza
pietà ed io avevo paura di essere l’ultimo
di una lunga sfilza. Avevano massacrato i peggiori, messo in campo i
migliori.
Toccava
a me. Uscii fuori con la chitarra elettrica e i giudici trattennero le
risate.
Ero patetico.
Anche
gli spettatori ridevano.
Poi
però ho iniziato a cantare, e non contava più chi
mi ascoltasse, chi ridesse… c’eravamo
solo io il microfono e la chitarra.
Partì
un applauso che durò per svariati minuti… Forse
ce l’avevo fatta. Poi fu un
giudice a parlare, si chiamava Jasper: “Hai una bellissima
voce, ma non c’è la
presenza scenica, sei troppo timido…” mi
distusse… Poi arrivò il commento
dell’altro
giudice: “Non sei di certo il tipico idolo delle
folle… Ti manca l’aspetto
esteriore” a parlare era un giudice di nome Emmett.
“Sinceramente io credo che
lo possiamo migliorare… Lo prendo sotto custodia per qualche
settimana e, se
lui vuole, apporteremo qualche modifica dentro e
fuori…” era un giudice minuto,
una ragazza. Si chiamava Alice.
L’ultimo
giudice - Rosalie- espresse
la sua
opinione. “Secondo me è senza speranze, ma se
Alice vuole prenderlo con sé e
migliorarlo… sono affari suoi. Io gli darei un mese. Poi
ritornerebbe a fare l’audizione.
Tu, Edward, te la senti di prendere questo impegno? Migliorare al
livello
estetico e artistico?” io annuii.
Alice
si alzò e mi prese sotto braccio. “Scusate, ma
abbiamo molto lavoro da fare… E
relativamente poco tempo per farlo…”
così uscimmo dalla sala.
E
da lì iniziò la mia avventura.
|