Era
lì,
davanti a lui, in carne e ossa. Se ne stava in piedi, a testa alta,
come se fosse orgoglioso, fiero di se stesso; come se stesse compiendo
un atto di grande coraggio. Credeva che, sacrificandosi, li avrebbe
salvati tutti: i suoi amici che tanto amava, i membri dell'Ordine della
Fenice, i suoi professori, la scuola...
Erano
tutti solo
un branco di rammolliti, di deboli, che per tutto quel tempo avevano
cercato protezione sotto le sottane di Silente e che ora, dopo la sua
morte, si erano ridotti a un gregge di pecore spaurite e senza meta.
Senza più la protezione del preside era stato un gioco da
bambini prendere possesso di Hogwarts. Aveva insediato i suoi
Mangiamorte nel corpo docenti, aveva fatto ammettere al nuovo anno
scolastico solo i ragazzi purosangue, allontanando dalla scuola tutta
la feccia che ne insozzava le mura, e grazie ai suoi infiltrati al
Ministero, di fatto, aveva il pieno controllo del paese. Era stato
tutto più facile da quando, un anno prima, Silente si era
tolto
dai piedi. Un po' si rammaricava di non averlo potuto uccidere lui
stesso. Certo, era stato un grande mago, sarebbe stato uno stupido a
volerlo negare, ma aveva scelto di prendere la via dei deboli. Era
stato troppo vigliacco per osare percorrere quella che lui definiva la
strada del male. La verità era che bene e male non
esistevano;
erano solo un'invenzione degli sciocchi per giustificare le loro
debolezze. C'erano solo il potere, e quelli troppo codardi per ambire a
raggiungerlo.
Ma ormai miente poteva più fermarlo. Aveva eliminato ad uno
ad
uno tutti coloro che si erano intromessi lungo il suo cammino. Piton
era stato l'ultimo di quelli. Nonostante fosse stato il suo
più
fedele servitore e, soprattutto, il meno adulatore, si era trovato
costretto ad ucciderlo. Era indispensabile se voleva che la bacchetta
di Sambuco fosse finalmente sua. E infatti la Stecca della Morte, tanto
a lungo agognata, ora era nelle sue mani. Se la rigirava tra le dita,
quasi con dolcezza, assaporando quel senso di assoluta
invincibilità che la sola vicinanza con quel bastoncino di
legno
gli procurava. Nulla avrebbe più potuto contrastarlo,
nemmeno la
morte. Con quella bacchetta al suo fianco sarebbe diventato il padrone
del mondo. Nemmeno il pensiero degli Horcrux distrutti lo rabbuiava
più come prima. E' vero, erano stati decimati, il lavoro di
tutta una vita mutilato orribilmente da Silente e il suo leccapiedi, ma
gli rimaneva sempre Nagini. La stava proteggendo come il più
prezionso dei tesori, non sarebbero arrivati anche a lei. In quel
momento si sentiva pervaso da una sicurezza come solo poche volte nella
vita ne aveva provata.
Tuttavia restava ancora un ultimo ostacolo da eliminare. Gli veniva
quasi da ridere a pensarci. Eccolo là, a pochi passi da lui,
con
i suoi abiti babbani, gli occhiali rotondi e naturalmente la cicatrice.
Provò un moto di rabbia nel vederla. Era il ricordo chiaro e
lampante del suo unico fallimento, dell'unica volta in cui le sue
capacità magiche erano venute meno, sconfitte da un'insulsa
magia dettata dell'amore. Se non avesse fatto l'errore di attardarsi
sulla madre, Lily, se avesse subito ucciso il bambino...niente di tutto
quello che aveva vissuto fino a quel momento sarebbe successo. Ma ormai
quell'insignificante fatto non contava più nulla. Poteva
rifarsi, ora.
Guardò negli occhi il ragazzo, colui che tutto il mondo
acclamava come il "Prescelto". Ben due volte si erano trovati
così, faccia a faccia, e in entrambe le occasioni gli era
sfuggito. Ora non più. Non ci sarebbe stato nessun Silente a
salvarlo questa volta, nessun padrino si sarebbe sacrificato per lui,
nemmeno la protezione delle bacchette gemelle poteva funzionare. Erano
solo loro due. Da quanto tempo aveva aspettato quel momento.
-"E così sei venuto, Harry", la sua voce uscì
come un
sibilo dolce e sereno, "Devi avere davvero molto coraggio ad affrontare
la morte così a sangue freddo. Si direbbe che non ti importi
dei
tuoi amici. Li stai abbandonando sai? Crederanno che tu fossi troppo
codardo per continuare a combattere".
Si fermò un momento e studiò l'effetto che le sue
parole
avevano avuto sul ragazzo. Sembrava fremere per l'indignazione, o la
rabbia, o semplicemente la paura. Sorrise, malignamente, come un gatto
che gioca col topo prima di mangiarlo, e poi riprese:
-"No, non sarà così, vero? Crederanno che hai
fatto un
gesto nobile, che ti sei immolato per salvarli. Diranno tuttti che hai
avuto fegato per affrontarmi ancora una volta, non è vero?
Dopo
tutto, tu sei il grande Harry Potter, l'unico ad assere mai
sopravvissuto al Signore Oscuro!"
-"Basta! Uccidimi e basta, facciamola finita!" proruppe infine Harry
con voce esasperata.
-"Ma sentitelo! Il pupillo di Silente, il Prescelto, che striscia ai
miei piedi implorando di ucciderlo. E' questo che ti ha insegnato il
vecchio Albus? A prostrarti ai piedi del nemico quando sai che non puoi
batterlo? Un po' deludente, in effetti. Speravo in qualcosa di
più. Ma questo non fa che dimostrare quanto abbia avuto
ragione in tutti questi anni; è solo per pura fortuna che
sei riuscito a sfuggirmi in passato. Non si ripeterà
più.... addio, Harry Potter".
Pronunciò queste ultime parole in un sussurro, lievemente,
ma in modo ben udibile nell'assoluto silenzio della foresta dove si
propagarono in un'eco inquietante. Con estrema lentezza
sollevò la mano che impugnava la bacchetta e la veste nera
che indossava, scivolando, scoprì un braccio magro e
pallido. Sulle sue labbra si disegnò un sorriso trionfante,
i suoi occhi cremisi sprizzarono scintille di fuoco, la sua lingua
saettò tra i denti con un sibilo serpentesco. Si stava
gustando quel momento, l'ora del suo trionfo.
Le parole dell'anatema mortale che di lì a poco avrebbe
scagliato risuonarono nella sua mente. Quante volte le aveva
pronunciate e, tuttavia, questa era la più importante, la
più fondamentale di tutte. La sua bocca si dischiuse, pronta
all'atto, e sentì che aveva finalmente vinto. Il Bambino che
era Sopravvissuto, non sarebbe sopravvissuto ancora una volta.
-"Avada Kedavra".
Un lampo di luce verde, il tonfo di un corpo che cadeva a terra e poi
fu tutto finito. Lord Voldemort aveva vinto.
O forse no...perchè l'Oscuro Sire non sapeva che il
Prescelto aveva ancora un'ultima parte da recitare nella storia, prima
di andarsene per sempre.
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