The shattering point of silence

di Helen Lance
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The shattering point of silence










È un attimo, meno di un secondo, meno di un respiro.
Meno di un respiro e, nel silenzio, dentro di lei, una voce sussurra Non è così che sarebbe dovuta finire. Non così, non può, non così.
Ti prego, non così.

C'è il silenzio, e c'è lui in mezzo.
C'è il silenzio, in quell'attimo, nell'attimo in cui l'immagine di Gin sdraiato su un masso riempie il suo sguardo: è un silenzio simile a quando, una vita fa, lui le tendeva la mano sotto il sole, e lei lo guardava da sotto, circondato di cielo, con in mano la vita.
Rangiku immagina come deve sentirsi lui ora, a guardare lei da sotto, circondata di cielo, con negli occhi la morte, ed è quasi crudele, è ironico, che come la sua vita è iniziata [con lui, con il cielo], ora quella di Gin sta finendo [con lei, con il cielo].
In quell'attimo, ecco, mentre lei ricorda l'inizio nella fine, lì c'è silenzio.
Se solo non ci fosse così tanto sangue.
È un attimo.
Poi il silenzio esplode, e le schegge le strappano le orecchie, e lui è lì, una macchia d'argento accecante su un masso, qualcuno urla ed è lei, fiumi di ricordi annegati nel sangue [dove sei stato, Gin?] , nel suo sorriso [diventerò uno shinigami. E cambierò le cose], nei suoi occhi [lui è quello che devo...], e ora è lì, Gin, Gin e il sangue.
Solo Gin.
[<< Mi dispiace, Rangiku. >>]
<< GIN!! >>


Non dovrai mai più piangere.” aveva promesso lui, all'inizio di tutto.
Ma promesse di Gin pregavano per essere spezzate.
E Rangiku si lascia andare in pezzi con loro.











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