Nice to meet you.
“…Hermione?”
Alzò gli occhi al cielo, sbuffando sui mille libri
aperti
sul tavolo, e sì voltò spazientita, ritrovandoselo davanti.
Rieccolo.
Per mille zucche, possibile che si sentisse
chiamare con
quella vocina lagnosa almeno tre volte al giorno?! Senza
contare quando c’era un compito in
classe in vista, e allora sì che i suoi timpani sembravano volersi
staccare.
Che poi, se c’era una cosa che non sopportava, che
non
tollerava, che la faceva letteralmente uscire di cervello, era quella.
Santo Albus, non lo vedeva, quello scemo, che lei
stava
cercando di studiare?!
Eppure Ron avrebbe dovuto saperlo; voglio dire, si
conoscevano
da anni, da quando lei aveva ancora i denti così in fuori da
assomigliare alla
caricatura di un castoro e lui parlava con un tono di voce che sembrava
il
pianto di un lamantino.
Insieme a Harry avevano passato più tempo a
rischiare la
vita e a fare cose che teoricamente a
Hogwarts erano proibite, che stare
seduti ai propri banchi nell’aula di Pozioni.
Ok, certo, le lezioni con Piton annoiavano perfino
lei, ma
questo era un dettaglio…insomma, chiunque si sarebbe addormentato
sentendo un
tizio dai capelli unti parlare, parlare e riparlare per un’ora degli
effetti
della Bevanda Balbettante, cosa che si può facilmente intuire solo con
il nome
della pozione.
Comunque.
Dopo anni in cui avevano passato praticamente
ventiquattr’ore su ventiquattro insieme, dopo che avevano rischiato di
farsi
mangiare, maledire, mordere o ammazzare…si aspettava un minimo che lui
la
conoscesse.
O che, almeno, sapesse ciò che tutti
sapevano, in quella scuola.
E cioè, che lei odiava, odiava
essere interrotta mentre studiava.
Insomma, lei sapeva tutto di lui. O almeno, quel
minimo
indispensabile che bisognerebbe conoscere di una persona per definirla
‘migliore amico’.
Sapeva che odiava la BurroBirra con la cannella,
che da
bambino detestava i Chudley Cannons e che uno dei suoi incubi
ricorrenti era venire
inseguito da un Hagrid che, al posto della testa, aveva un enorme e
disgustoso
ragno parlante.
E poi, beh, sapeva anche che era stato con Lavanda.
In quel senso,
cioè, nel senso che ‘avevano fatto roba’.
Bah, come abbia fatto a reprimere i conati di
vomito
guardandola in faccia, Hermione se lo sarebbe chiesto per tutta la vita.
Ma sta’ di fatto che era successo, ed era un
qualcosa che
non riusciva proprio a tollerare.
Come tutto ciò che lo riguardava, del resto.
Perché, se da una parte era il suo migliore amico,
dall’altra non riusciva proprio ad accettare certi suoi atteggiamenti
così…così…infantili.
Harry non faceva che bacchettarla, da questo punto
di vista,
ripetendole più volte che Ron non poteva essere perfetto solo perché
lei
pretendeva che lo fosse, e ogni volta Hermione lo zittiva, spasmodica,
dicendo
al suo migliore amico di non impicciarsi dei suoi affari di cuori e
limitarsi a
salvare il Mondo Magico.
“…Hermione?”
“Cosa vuoi, Ronald? Non vedi che sto studiando, io?” sottolineò, con una punta di
acidità nella voce.
Ron, la cravatta allentata e i capelli decisamente
spettinati, la guardò scettico, inarcando un sopracciglio rossiccio.
“Ma dài, non mi dire?!” esclamò, ironico “credevo
che stessi
giocando a bingo con una puffola pigmea invisibile”.
“Ok, Ron, dimmi cosa vuoi così la facciamo finita”
disse
lei, un po’ più accondiscendente, capendo che, se gli avesse dato retta
per un
attimo, poi lui l’avrebbe probabilmente lasciata in pace.
Ron perse la sua espressione di scherno per
assumerne una
completamente diversa: abbassò la testa con aria colpevole, e
nonostante
cercasse di nascondere l’imbarazzo il viso gli prese fuoco
improvvisamente.
“...il saggio per la McGranitt. ”
“Cosa?!” sbraitò lei, alzandosi dalla sedia e
avvicinandoglisi “Ancora?! Ron, sono settimane
che ti dico di prepararlo! La consegna è domani!”
Hermione iniziò uno dei suoi soliti e lunghissimi
monologhi
sulla responsabilità, su quanto fosse importante per lui prepararsi con
dedizione, perché forse c’era il rischio di una guerra e blablablabla.
Ron, che cedeva alle tentazioni come Caramell alle
moine, si
distrasse dopo circa due secondi, e senza starla veramente a sentire si
finse
interessato, riuscendo però solo a pensare
a quanto fosse insopportabilmente prevedibile.
Oh, miseriaccia, lei era sempre
prevedibile, quando si trattava di scuola.
E questo la rendeva anche noiosa, per non dire
saccente,
sbruffona, impertinente e piena di sé.
Eppure, sapeva benissimo che, dopo tutto il
discorso, dopo
avergli tenuto il broncio e dopo avergli dato una bacchetta dietro la
nuca…dopo
tutto questo, sapeva che si sarebbe riseduta, lo avrebbe costretto ad
andarle
vicino e si sarebbe messa a scrivergli il saggio, continuando ad
insultarlo al
di sopra della piuma.
Senza rendersene conto, preso com’era dai suoi
pensieri
bizzarri, Ron sorrise con naturalezza.
Quando Hermione lo notò, fermò in un attimo la sua
lingua lunga
e lo osservò irata.
“Ronald, per l’amor del cielo…vuoi farmi
arrabbiare oggi, o
sbaglio? Non mi stai neanche a sentire!”
“Hermione, senti, dammi una mano!” disse lui,
quasi
disperato “Hai ragione, hai ragione su tutto, sono un cretino, anzi,
anzi…un…un…”
“Deficiente ignorante.” Suggerì lei, apatica e con
le
braccia conserte.
“…sì, sì, come ti pare. Farò tutto ciò
che vuoi, ma ti prego..ti scongiuro, aiutami!”
Hermione, interdetta, rimase un istante in
silenzio,
fingendo di pensarci e godendosi quella scena.
Senza dire niente, si voltò e tornò alla
scrivania,
chinandosi nuovamente sul suo amato libro di Antiche Rune.
Ron, che per un istante avesse sperato che quella
che
teoricamente sarebbe dovuta essere la sua migliore amica lo aiutasse,
capì
l’antifona e fece per uscire dalla Sala Comune, scontrandosi con uno
del terzo
anno.
Ma poi Hermione lo chiamò, e tornò a guardarla con
un
barlume di patetica speranza.
“…devo andare a Hogsmeade, la prossima settimana,
ma Harry
si vede con tua sorella. Accompagnami.”
Lo aveva detto senza voltarsi, e Ron non avrebbe
mai saputo
quanto le si erano arrossate le guance, nel dire una cosa del genere.
Lui restò a fissarle la schiena per un attimo, i
capelli
ricci e un po’ ispidi che le ricadevano sulle spalle, la mano dietro la
nuca
che, sapeva, profumava di miele, perché lei…lei sapeva sempre di miele.
Sorrise ancora una volta, la raggiunse camminando
e, presa
una sedia, le si mise accanto.
Lei si voltò a guardarlo, e per la prima volta
quelle
lentiggini le sembrarono terribilmente carine.
…ok, non era la prima volta.
“Va bene. E ti offro la BurroBirra, dato che sono
un
gentiluomo.”
Hermione, suo malgrado, non trovò una battutaccia
acida, e
si limitò a ridere un po’.
Poi gli diede un colpetto con la mano sulla
fronte, e fece
ridere anche lui.
“Mmmh, conoscendoti dirai che hai scordato il
portafogli in
stanza.” Disse, senza cattiveria.
Le fece la linguaccia, divertito.
“E conoscendoti, tu fingerai di crederci.”
Hermione, stavolta, una fitta al cuore la sentì
davvero.
“Già, “ disse, guardandolo ancora, “mi conosci
troppo bene,
credo.”
Note dell’autrice:
La mia prima ff
nella sezione Harry Potter! *si commuove*
Bene, inizio
col dire che per me è stata una saga talmente
importante che non ho mai scritto al riguardo perché temevo quasi di
mancarle
di rispetto. Lo so, sono scema XD.
Ma era da tempo
che volevo scrivere qualcosa su loro due,
perché sono la mia coppia preferita (l’unica CANON che io abbia mai
appoggiato)
e ho cominciato a sperare che si mettessero insieme da quando avevo
all’incirca
dieci anni.
Da quando lessi
la scena del secondo libro in cui Hermione
tornando dall’infermeria abbraccia Harry e si limita a dare la mano a
Ron,
capìì che avrei tifato per loro, e così è stato.
Vive l’amour,
dunque :D
Spero sia stata
una shot carina. Mi rendo conto che non è
granchè, ma mi ha fatto piacere scriverla. Se vi va, lasciatemi un
parere
(anche le critiche sono ben accette, ovviamente). Grazie per aver letto!
Alla prossima J
MagikaMemy
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